di Luca Folegani - Fonte: Millennium
A livello geopolitico mai negli ultimi anni la situazione è stata
difficile come negli ultimi tempi al punto da vedere all’orizzonte i
preamboli di un quarto conflitto mondiale, dopo la Guerra Fredda.
Gli attori sono più o meno gli stessi del precedente conflitto, seppur
con ruoli totalmente diversi e, il teatro di questa guerra, l’Ucraina
non poteva essere che il più idoneo: un paese recentemente prostratosi
all’atlantismo, che col presidente Poroshenko e il contestuale ingresso
alla Nato e all’Ue ha ratificato la cooperazione in politica estera e
sicurezza, in poche parole strappandola a Mosca per consegnarsi a
Bruxelles.
Questa ratifica, dall’aria di un accordo di sottomissione e protezione
degno del peggior boss mafioso, comporta non solo la presenza di forze
armate e missili dal marchio Nato atti a controllare (e minacciare) da
Mosca a Damasco con tutto il medio oriente annesso, ma anche a occupare
le imprese belliche e i porti russi per danneggiare economicamente e
militarmente l’esercito e l’economia russa, oltre ovviamente a
compromettere la creazione di un’ alleanza eurasiatica che peggiori la
situazione per l’asse USA e UE.
Infine dal punto di vista commerciale, l’ Ucraina è uno dei principali
corridoi energetici, uno snodo cruciale per il passaggio delle tubature
che portano in Europa il petrolio e il gas del Caucaso. Il 30% del gas
consumato dall’Europa proviene dalla Russia. L’Ucraina stessa non può
sopravvivere per ora senza il gas russo. Perdendo il controllo
sull’Ucraina la Russia rischia dunque di perdere la cruciale partita che
ha come obbiettivo il controllo dei mercati dell’energia nei prossimi
venti anni.
Delineata la scacchiera, ci chiediamo ora a chi spetti la prima mossa:
se da un lato Obama, in occulto, arma delinquenti con o senza divisa di
diverse provenienze per portare a termine la sua conquista, dall’altro
il Cremlino preferisce la strada della diplomazia, limitandosi ai tanto
“minacciosi”, convogli umanitari, per fermare questo genocidio: una
controffensiva militare russa farebbe passare Putin come un invasore,
oltre a legittimare la Nato all’attacco (nonostante i caschi blu
dell’Onu siano già in prima linea, il tutto a favore dell’industria
bellica statunitense, fondamentale per risollevare il paese dalla crisi
economica.
A questo punto chi ha giocato la mossa peggiore è stata l’Ue, che ha ben
pensato di suicidarsi con le sanzioni, credendo invece di fare un
dispetto a Putin e prendersi gli applausi del boss Obama.
In tutto questo, l’Italia dei fidi cagnolini Renzi e Mogherini, invece
che agire come secondo partner commerciale della Russia, ha preferito –
con tanto di deliri degni dei peggiori leccapiedi- gli applausi dei
“padrini di Bruxelles” piuttosto che fare gli interessi del proprio
paese (ha risposto negativamente alle sanzioni la Slovenia!), il tutto
in perfetta linea con le strategie politiche degli ultimi governi.
Purtroppo l’ultimo governo italiano che ha avuto un minimo sussulto di
dignità in politica estera, è stato Berlusconi, che, seppur con tanti
difetti ed errori in altri campi, ha attuato una politica estera di
mediazione tra oriente e occidente: se solo fosse gradito ai
“camerieri” di Bruxelles che l’hanno deposto nel 2011, forse potrebbe
essere l’uomo giusto per risolvere pacificamente questo aspro e
difficile conflitto.
Quindi, mentre in Europa ci illudiamo che Putin e la Russia siano in
povertà per le nostre sanzioni, Mosca guarda ad est: l’asse con la Cina e
le emergenti potenze orientali metterà la Russia in una posizione
dominante rispetto chi in Occidente pensa di avere le spalle larghe,
lasciando che la situazione economica e politica precipiti in un tunnel
senza fine.
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