Fonte: L'intellettuale dissidente
È così che funziona in Italia. Gli Usa decidono di premere sempre più il pugno contro la Russia ed immediatamente dopo la politica italiana giustifica la guerra "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali": una guerra innovativa che incarna le vesti di un duro ricatto finanziario. E pazienza se la Russia rifiuta adesso il Made in Italy, perché nella guerra dei mercati si affievoliscono sempre più le armi ma si fa più prepotente l'istinto bellico di chi, nel proprio paese e nel mondo, inneggia falsamente alla "democrazia".
Due vertici cruciali, quello
dell’Alleanza Atlantica e della Ue sulle sanzioni alla Russia, hanno
fatto da sfondo all’aggravarsi dei rapporti Russia – Nato sulla
questione Ucraina. Tra le priorità del semestre di presidenza italiana
del consiglio Ue non può che esserci, secondo il ministro degli Esteri
italiano, Federica Mogherini, “l’aggiunta di nuove sanzioni, in campo
finanziario, nel commercio di armi, nella tecnologia e sui criteri per
aumentare la lista di persone e istituzioni colpite dalle misure
restrittive”, naturalmente contro la potenza nemica degli Usa.
È così che funziona in Italia. Gli Usa
decidono di premere sempre più il pugno contro la Russia ed
immediatamente dopo la politica italiana giustifica la guerra “come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”: una guerra
innovativa che incarna le vesti di un duro ricatto finanziario. E
pazienza se la Russia rifiuta adesso il Made in Italy, perché nella
guerra dei mercati si affievoliscono sempre più le armi ma si fa più
prepotente l’istinto bellico di chi, nel proprio paese e nel mondo,
inneggia falsamente alla “democrazia”. L’imposizione, testimoniata
dall’opposizione ancora non ufficializzata di diversi paesi dell’Ue
sulle decisioni in merito alle sanzioni contro Mosca proprio in seguito
al vertice Nato, è stata resa nota con una lettera congiunta dai
presidenti del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e della Commissione
Josè Manuel Barroso. Un “pacchetto di sanzioni duro e corposo” partirà
dai paesi dell’Unione Europea se non avrà successo il cessate il fuoco
concordato a Minsk tra i presidenti ucraino Petro Poroshenko e russo
Vladimir Putin. E tra questi, a minacciare guerra, è proprio l’Italia
che sostiene il TTIP (il trattato di libero scambio Usa- Ue),
promuovendo la morte dei produttori locali, come accaduto in Sicilia, e
contribuendo adesso a condannare numerosi imprese italiane ad una lenta
agonia. La politica anti russa imposta dagli “alleati” e voluta dai
nostri politici, significherà infatti per l’Italia un perdita di almeno
200 milioni di euro all’anno per il solo settore alimentare,
considerando che solo l’anno scorso le esportazioni Made in Italy in
Russia avevano toccato il record di 706 milioni di euro, entrate nelle
nostre casse.
Da una lato il sud, danneggiato
dall’importazione di prodotti stranieri qualitativamente scadenti
rispetto a quelli prodotti nelle proprie terre ed ormai svalorizzati e
poco esportati, dall’altro la proteste delle imprese del nord che si
oppongono alle misure di blocco in cui verranno coinvolti i loro stessi
prodotti. “Sono evidenti i riflessi negativi sull’economia italiana in
generale, e lombarda in particolare – scrivono i consiglieri della Lega
Nord delle Lombardia che hanno presentato al Consiglio Regionale una
mozione a favore delle imprese lombarde danneggiate dall’embargo russo-
bisogna individuare, tramite risorse proprie o derivanti da altre fonti
nazionali ed europee, ulteriori fondi da destinarsi ad alleggerire
l’impatto dell’embargo per i prodotti lombardi coinvolti nel blocco
delle importazioni”.
Nemmeno il settore turistico potrebbe
reggere l’impatto. “Il turismo dei super ricchi russi per noi è
diventato vitale” spiega all’Huffington Post Paolo Corchia, presidente
di Federalberghi Forte dei Marmi e Federalberghi Toscana. In allarme
dunque è proprio la città Forte dei marmi, preoccupata del fatto che le
limitazioni del flusso di viaggiatori russi potrebbe recare alla stessa
enormi danni che la politica italiana, tanto presa dall’accontentare
altrui pretese, sembra trascurare. Basta contare che nel 2013 i turisti
russi che hanno visitato l’Italia sono stati almeno 750 mila: quanti
saranno nel 2015? E poi ancora? Un paese che riforma tutto affinché
nulla cambi in nostro favore, un paese in cui è lecito e giusto “cedere
sovranità” a chi decide per te anche sulla stessa sopravvivenza. Un
paese, l’Italia, che si accontenta di morire per Maastricht per poi
andare a fare lezioni di mercato e finanza lì dove è scritta la sua
stessa sorte.
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