domenica 28 settembre 2014

La NATO dietro il golpe neo-nazista in Ucraina


Fonte: Aurora sito slide_334279_3346485_freeLe nazioni occidentali, guidate dall’Unione europea e dall’amministrazione Obama, sono la base di un vero e proprio golpe neo-nazista in Ucraina. Se il tentativo ha successo, le conseguenze si estenderanno ben oltre i confini dell’Ucraina e degli Stati confinanti. Per la Russia, un tale golpe costituirebbe un casus belli, avvenendo nel contesto dell’espansione della difesa missilistica della NATO verso l’Europa centrale e dell’evoluzione della dottrina USA-NATO del “Prompt Global Strike“, che presuppone che gli USA possano lanciare un primo attacco contro Russia e Cina e sopravvivere alla rappresaglia. Gli eventi in Ucraina costituiscono il potenziale innesco della guerra globale che potrebbe rapidamente e facilmente sfociare in una guerra termonucleare. Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di questo fine settimana, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha avuto uno vivo scambio pubblico con il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, in cui quest’ultimo accusa la Russia di “retorica bellicosa” e Lavrov ha risposto citando il programma di difesa missilistica in Europa come tentativo di garantirsi la possibilità del Primo Attacco nucleare contro la Russia. Nelle sue osservazioni formali a Monaco e della settimana prima al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, Lavrov ha anche accusato i governi occidentali di  sostenere organizzazioni terroristiche neo-naziste nel zelante tentativo di mettere l’Ucraina sotto il controllo dell’Unione europea e della Trojka stringendo il cappio della NATO intorno la Russia. Se non altro, Lavrov ha compreso la situazione.
Gli squadristi nazisti prendono l’iniziativa
Da quando il Presidente Viktor Janukovich ha annunciato che l’Ucraina abbandonava l’intenzione di  firmare accordo di associazione dell’Unione europea, il 21 novembre 2013, le organizzazioni filo-occidentali costituite da residuati bellici e dell’immediato dopoguerra del collaborazionismo nazista dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini banderisti (OUN-B) e i loro successori, hanno lanciato una campagna di provocazioni volta non solo ad abbattere il governo del Primo ministro Mykola Azarov, ma a rovesciare il presidente democraticamente eletto Janukovich. Il partenariato orientale dell’Unione europea fu avviato nel dicembre 2008 da Carl Bildt e Radek Sikorski, ministri degli esteri di Svezia e Polonia, dopo la prova di forza militare della Georgia contro la Russia in Ossezia del sud. Il partenariato orientale punta a sei ex-repubbliche dell’Unione Sovietica: tre nella regione del Caucaso (Armenia, Azerbaigian, Georgia) e tre in Europa centro-orientale (Bielorussia, Moldavia, Ucraina). Non dovevano essere invitate alla piena adesione all’UE, ma trascinate nella morsa europea attraverso i cosiddetti accordi di associazione, incentrati su un ampio e globale accordo di libero scambio (DCFTA). Il primo obiettivo era l’Ucraina. Nell’ambito dell’accordo di associazione negoziato con l’Ucraina, ma non firmato, l’economia industriale dell’Ucraina sarebbe stata smantellata, il commercio con la Russia devastato (con la Russia che poneva termine al regime di libero scambio con l’Ucraina, per evitare che i propri mercati venissero invasi via Ucraina) e i giocatori dei mercati europei avrebbero arraffato materie agrarie e prime da esportare dall’Ucraina. Lo stesso regime di austerità mortale imposto ai Paesi mediterranei dell’Europa, con la truffa del piano di salvataggio della Trojka, sarebbe stato imposto all’Ucraina. Inoltre, l’accordo di associazione avrebbe avuto una “convergenza” sulle questioni di sicurezza, con l’integrazione nei sistemi di difesa europei. Con un tale accordo aggiornato, i trattati a lungo termine sull’uso della Marina russa dei porti cruciali della Crimea sul Mar Nero sarebbero stati conclusi, in ultima analisi consegnando alla NATO basi avanzate sul confine immediato della Russia. Mentre i resoconti  stampa occidentali hanno promosso le manifestazioni di piazza Indipendenza di Kiev (Maidan Nezalezhnesti, o Euromaidan come è ora chiamata) inizialmente come pacifiche, la realtà indica che fin dall’inizio le proteste coinvolgono neonazisti dichiarati, picchiatori di estrema destra e “afghansy“, veterani delle guerre in Afghanistan, Cecenia e Georgia. Secondo il parlamentare ucraino Oleg Tsarjov, 350 ucraini sono rientrati dalla Siria, nel gennaio 2014, dopo aver combattuto con i ribelli siriani, anche con i gruppi di al-Qaida quali il Fronte al-Nusra e lo Stato Islamico d’Iraq e Siria (SIIS).
Già tra il 30 novembre e  il 1 dicembre 2013, i rivoltosi lanciavano molotov e sequestravano l’ufficio del sindaco di Kiev, dichiarandolo “quartier generale rivoluzionario”. I manifestanti dell’opposizione del partito Svoboda, già partito nazionalsocialista, marciano sotto la bandiera rossa e nera dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini di Stepan Bandera (OUN-B), i collaborazionisti filo-nazisti che sterminarono ebrei e polacchi coadiuvando la macchina da guerra nazista, in adempimento delle proprie idee radicali sulla purezza etnica, durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo slogan del partito Svoboda, “l’Ucraina agli ucraini“, fu il grido di battaglia di Bandera durante il collaborazionismo dell’OUN-B con Hitler dopo l’invasione nazista dell’Unione Sovietica. Fu sotto questo slogan che esecuzioni di massa e pulizia etnica vennero eseguite dai fascisti di Bandera.  Fonti ucraine riferiscono che il partito Svoboda effettuava addestramento paramilitare nell’estate del 2013, mesi prima che il Presidente Janukovich decidesse di respingere l’accordo di associazione con l’UE. Il carattere neo-nazista, razzista e antisemita di Svoboda non ha impedito ai diplomatici occidentali, tra cui l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed euroasiatici Victoria Nuland, d’incontrare pubblicamente il leader del partito Oleg Tjagnibok, espulso dal movimento Nostra Ucraina nel 2004 per i suoi discorsi velenosi contro “moscoviti ed ebrei”, usando denominazioni offensive e dispregiative verso entrambi. La rinascita fascista dei banderisti è chiara dalla “rivoluzione arancione” del 2004, quando Viktor Jushenko fu piazzato presidente dell’Ucraina con una campagna di piazza eterodiretta e fortemente finanziata dalla Fondazione Rinascimento Internazionale di George Soros e da altre 2000 organizzazioni non governative di Europa e USA, dopo essere stato ufficialmente dichiarato perdente alle presidenziali con Viktor Janukovich. Il 22 gennaio 2010, uno degli ultimi atti di Jushenko da presidente, dopo aver perso la rielezione con Janukovich con un ampio margine, fu nominare Stepan Bandera Eroe d’Ucraina, una grande onoreficenza dello Stato. La seconda moglie di Jushenko, Katerina Shumachenko, era membro del gruppo giovanile dell’OUN-B banderista di Chicago, dove è nata, secondo fonti. Nel 1980, Shumachenko era a capo degli uffici di Washington del Comitato del congresso ucraino di America (in cui l’influenza dell’OUN-B era grande al momento, secondo l’Internet Encyclopedia of Ucraina) e del Comitato nazionale delle nazioni in cattività, prima di passare all’Ufficio per i diritti umani del dipartimento di Stato. Nel gennaio 2011, il Presidente Janukovich annunciò che il titolo di eroe dello Stato dell’Ucraina a Bandera era stato ufficialmente revocato.
OUN-B: un po’ di storia
L’eredità dell’OUN-B è fondamentale per comprendere la natura dell’insurrezione armata ormai in atto in Ucraina. L’Organizzazione dei nazionalisti ucraini fu fondata nel 1929, e quattro anni dopo Bandera era alla guida. Nel 1934 Bandera e altri leader dell’OUN furono arrestati per l’assassinio di Bronislaw Pieracki, ministro degli Interni polacco. Bandera fu liberato dal carcere nel 1938 e subito entrò in trattative con il comando d’occupazione tedesco beneficiando dei fondi e dell’addestramento organizzato dall’Abwehr per 800 dei suoi commando paramilitari. All’invasione  nazista dell’Unione Sovietica nel 1941, le forze di Bandera consistevano in almeno 7000 combattenti organizzati in “gruppi mobili” e coordinati dalle forze tedesche. Bandera ricevette 2,5 milioni di marchi tedeschi per condurre operazioni sovversive nell’Unione Sovietica. Dopo aver dichiarato uno Stato ucraino indipendente sotto la sua direzione, nel 1941, Bandera fu arrestato e inviato a Berlino. Ma mantenne legami e finanziamenti nazisti, ed i suoi “gruppi mobili” furono riforniti e appoggiati per via aerea dai tedeschi durante la guerra. Nel 1943, l’OUN-B di Bandera condusse una campagna di sterminio di massa contro polacchi ed ebrei, uccidendo circa 70000 civili durante l’estate di quel solo anno. Anche se Bandera dirigeva le operazioni dell’OUN-B da Berlino, il programma di pulizia etnica era gestito da Mykola Lebed, il capo della Sluzhba Bespeki, l’organizzazione della polizia segreta dell’OUN-B. Nel maggio 1941, nella seduta plenaria dell’OUN a Cracovia, l’organizzazione pubblicò un documento, “Lotta e azione dell’OUN durante la Guerra“, che dichiarava “Moskali, polacchi e ebrei ci sono ostili e devono essere sterminati in questa lotta.” (“Moskal” è un gergo dispregiativo ucraino per “moscoviti” o russi.)
Con la sconfitta dei nazisti e la fine della guerra sul fronte europeo, Bandera e molti leader dell’OUN-B si sparpagliarono nei campi degli sfollati in Germania e Europa centrale. Secondo Stephen Dorrill, nella sua autorevole storia dell’MI6, MI6: nel mondo occulto del Secret Intelligence Service di Sua Maestà, Bandera fu reclutato per lavorare per l’MI6 nell’aprile 1948. Il legame inglese fu organizzato da Gerhard von Mende, un ex-capo nazista che aveva guidato la divisione del Caucaso del ministero del Reich per i territori orientali occupati (Ostministerium). Von Mende reclutò musulmani del Caucaso e dell’Asia centrale per combattere con i nazisti durante l’invasione dell’Unione Sovietica. Alla fine della seconda guerra mondiale, lavorò per gli inglesi attraverso una società di copertura, il Servizio di ricerca sull’Europa orientale, un’agenzia di reclutamento per gli insorti musulmani operanti nell’Unione Sovietica. Von Mende fu determinante nella creazione di un importante polo di attività della Fratellanza musulmana a Monaco di Baviera e a Ginevra. Attraverso von Mende, l’MI6 addestrò gli agenti dell’OUN-B e li spedì in Unione Sovietica ad effettuare operazioni di sabotaggio e di assassinio tra il 1949 e il 1950. Un rapporto del 1954 dell’MI6 elogiava Bandera quale “sabotatore professionale dal passato di terrorista dalle nozioni spietate delle regole del gioco.” Nel marzo 1956 Bandera lavorò per l’equivalente tedesco della CIA, la BND, allora diretto dal generale Reinhardt Gehlen, capo dell’intelligence militare tedesca sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale. Ancora una volta, von Mende fu suo sponsor e protettore. Nel 1959, Bandera fu assassinato dal KGB in Germania ovest.
Al primo assassino di Bandera nell’OUN-B, Mykola Lebed, comandante locale della polizia segreta del gruppo, andò ancora meglio alla fine della seconda guerra mondiale. Lebed fu reclutato dal controspionaggio dell’esercito statunitense (CIC) nel dicembre 1946 e nel 1948 era sul libro paga della CIA. Lebed assunse quegli agenti dell’OUN-B che non se ne andarono con Bandera e l’MI6,   partecipò ad una serie di programmi di sabotaggio dietro la cortina di ferro, tra cui “l’operazione Cartel” e l'”operazione Aerodinamica”. Lebed fu portato a New York City dove costituì una società di facciata della CIA, la Prolog Research Corporation, sotto il controllo di Frank Wisner, capo della direzione operativa della CIA negli anni ’50. Prolog operò fino al 1990, ottenendo un grande impulso quando Zbigniew Brzezinski era National Security Advisor del presidente Jimmy Carter.
Nel 1985, il dipartimento di Giustizia statunitense avviò un’indagine sul ruolo di Lebed nel genocidio in Polonia e Ucraina occidentale, ma la CIA la bloccò e alla fine fu abbandonata.  Tuttavia, nel 2010, dopo il rilascio di migliaia di documenti del periodo bellico, i National Archives pubblicarono una relazione sui documenti, L’ombra di Hitler: criminali di guerra nazisti, intelligence USA e Guerra Fredda, di Richard Breitman e Norman Goda, che comprendeva un dettagliato resoconto sul collaborazionismo di Lebed e Bandera con i nazisti e il loro coinvolgimento nelle stragi di ebrei e polacchi. Tale eredità di Bandera-Lebed, e le reti create nel dopoguerra, sono al centro degli eventi in Ucraina.
Parlarne
Il 25 gennaio 2014, ventinove leader di partiti politici ed organizzazioni civili e religiose ucraini, tra cui l’ex-candidata presidenziale e parlamentare Natalija Vitrenko, inviarono una lettera aperta al Segretario generale e ai leader dell’UE e degli Stati membri delle Nazioni Unite, denunciando il sostegno occidentale alla campagna neonazista volta ad effettuare un sanguinoso colpo di Stato contro un governo legittimamente eletto. Sulla lettera aperta si legge: “… nel sostenere le azioni dei guerriglieri in Ucraina. … proteggete direttamente, incitate e istigate i neonazisti e neofascisti ucraini. Nessuno di questi oppositori (Jatsenjuk, Klishko e Tjagnibok) nasconde la perpetuazione dell’ideologia e delle pratiche dell’OUN-UPA. … Ovunque vada la gente di Euromaidan in Ucraina, diffonde slogan di cui sopra, neo-nazisti, simboli razzisti. … Inoltre, conferma la natura neo-nazista di Euromaidan l’uso costante di ritratti dei sanguinari carnefici del nostro popolo, gli agenti dell’Abwehr Bandera e Shukhevich“. La lettera aperta domanda ai leader occidentali: “L’ONU, l’UE e gli USA non riconoscono più la Carta e il Verdetto del Tribunale penale internazionale di Norimberga, dove i nazisti hitleriani e i loro seguaci furono condannati? I diritti umani non sono più un valore per i Paesi dell’UE e della comunità internazionale? La devozione dei nazionalisti ucraini per Hitler e i suoi stragisti di civili, sono oggi simbolo di democrazia?” Solo negli ultimi giorni, con le scene delle violenze di massa dei manifestanti armati che finalmente rompono la nebbia della propaganda, i media occidentali notano il carattere neo-nazista dell’attuale destabilizzazione. La rivista Time, il 28 gennaio, titolava il suo articolo da Kiev “Criminali di destra dirottano la rivolta liberale dell’Ucraina“, indicando un gruppo di picchiatori neonazisti chiamato Spilna správa (“Causa Comune”, ma le iniziali ucraine sono “SS”), vicino al centro delle proteste. Il giorno successivo, il 29 gennaio, il Guardian intitolò “In Ucraina, fascisti, oligarchi ed espansione occidentale sono al centro della crisi”, con il catenaccio: “La storia raccontataci sulle proteste di Kiev sono sommarie rispetto alla realtà“. Il giornalista del Guardian Seumas Milne candidamente scrive: “Non sapreste mai dalla maggior dei notiziari, che nazionalisti di estrema destra e fascisti sono al centro delle proteste e degli attacchi contro edifici governativi. Uno dei tre principali partiti di opposizione che guidano la campagna, è l’estremista antisemita Svoboda, il cui leader Oleg Tjagnibok sostiene che ‘mafiosi moscoviti-ebraici’ controllano l’Ucraina. Il partito, che ora dirige Lvov, ha guidato una  fiaccolata di 15000 elementi all’inizio del mese, in memoria del leader fascista ucraino Stepan Bandera, le cui forze combatterono con i nazisti durante la seconda guerra mondiale e che parteciparono ai massacri di ebrei.
Counterpunch ha anche pubblicato il 29 gennaio un articolo di Eric Draitser, “L’Ucraina e la rinascita del fascismo in Europa”, che avverte subito: “Le violenze nelle piazze dell’Ucraina sono molto più che l’espressione della rabbia popolare contro un governo. Invece, è solo l’ultimo esempio di forma più insidiosa di fascismo montante che l’Europa ha visto dalla caduta del Terzo Reich. … Nel tentativo di eliminare l’Ucraina dalla sfera d’influenza russa, l’alleanza USA-UE-NATO, e non per la prima volta, s’è legata ai fascisti.”
ucraina 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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