mercoledì 12 novembre 2014

Stato d'allerta: i russi hanno testato la fragilità aerea della NATO? Cosa è successo

 STATO D’ALLERTA: I RUSSI HANNO TESTATO LA FRAGILITA’ AEREA DELLA NATO ? COSA E’ SUCCESSO VERAMENTE ?

DI VALENTIN VASILESCU
romanian.ruvr.ru
Dopo che l’UE ha imposto sanzioni economiche alla Russia, nella speranza di metterla in ginocchio e ridurre la sua forza militare, la Russia ha dimostrato che i paesi europei non hanno affatto raggiunto i loro obiettivi. Senza aver perso la sua lucidità a causa delle sanzioni, la Russia gioca con gli europei come il gatto con il topo.
Una nuova ondata di isteria si è diffusa fra i media europei, in perfetto stile copia-incolla dai media americani. La cosa suona più o meno così: i paesi Nato hanno mobilitato le loro forze aere, la NATO è in stato di allerta.


Le star dell’informazione si chiedono che cosa occorra fare per risolvere il problema. Ma qual è il problema? Dato che tutti abbiamo qualche nozione di geografia, suggerirei di dare uno sguardo più approfondito alla carta d’Europa.
Cosa è successo davvero?
È accaduto che nel pomeriggio del 28 ottobre 2014 quattro aerei,  caccia bombardieri Su-34 e Su-24, scortati da un Su-27 e da un MiG-31, sono decollati dall’enclave di Kaliningrad ed hanno sorvolato le acque internazionali del mar Baltico. Sono quindi stati intercettati nel golfo di Finlandia dagli Eurofighter tedeschi in volo sull’Estonia. Il gruppo di aerei russi ha cambiato direzione di 180 gradi per tornare sul mar Baltico, dove sono stati poi seguiti dai caccia F-18 finlandesi, dai Gripen svedesi e dagli F-16 danesi. Tutto ciò nonostante i russi avessero trasmesso i piani di volo alle autorità responsabili del traffico aereo dei paesi limitrofi, con il codice di identificazione del giorno, secondo le norme dell’International Civil Aviation Organization.
Qualche ora più tardi, il 29 ottobre 2014 circa alle 03:00 UTC, i radar norvegesi hanno rilevato un altro gruppo di quattro bombardieri russi Tu-95, accompagnati da quattro aerei da rifornimento Il-78, mentre volavano nello spazio aereo internazionale al di sopra del mar di Norvegia. Dopo essere stati individuati, sei aerei hanno abbandonato la formazione tornando nelle acque del mare di Barents. Gli altri due Tu-95 hanno continuato a volare parallelamente alla linea di costa della Norvegia, sorvolando il mare del Nord verso la Scozia. I caccia bombardieri russi sono stati individuati nelle acque internazionali e sono stati obbligati a cambiare la loro direzione di volo, affiancati da jet britannici Eurofighter Typhoon, fino ai cieli sopra l’Oceano Atlantico. Nel frattempo, due altri aerei Eurofighter sono decollati nel sud dell’Inghilterra per intercettare un aereo-cargo lituano diretto a Londra, rimasto senza contatto radio.
Dopo aver attraversato l’Irlanda, i due bombardieri Tu-95 hanno nuovamente cambiato direzione di volo per raggiungere le coste del Portogallo, dove sono stati intercettati dagli F-16 portoghesi. In seguito, i due Tu-95 si sono ritirati dallo spazio aereo europeo, seguendo una rotta lungo l’Atlantico e fino al largo della Groenlandia, dove, verso le 16:00 UTC, hanno cambiato direzione per tornare alla base in Russia.
Sempre nel pomeriggio del 29 ottobre 2014, un gruppo di due bombardieri Tu-95, scortato da due aerei da combattimento Su-27 M, ha fatto evoluzioni nello spazio aereo del mar Nero, dove è stato intercettato dall’aviazione turca, sopra delle acque internazionali al largo delle coste dell’Anatolia.
In nessuno di questo casi la NATO ha segnalato che gli arei russi stavano violando lo spazio aereo di uno Stato straniero. Qual è allora il problema? L’interrogativo è legittimo se consideriamo che nel marzo 2014 alcuni aerei AWACS scortati da caccia NATO hanno fatto esattamente ciò che i russi hanno fatto il 28 e 29 ottobre scorsi. E a tutto ciò si aggiungano i pattugliamenti quotidiani alla frontiera occidentale della Russia e del mar Nero, nello spazio aereo dei paesi NATO confinanti. I russi hanno forse mobilitato i loro aerei da caccia quando gli AWACS si erano pericolosamente avvicinati ai limiti dello spazio aereo russo?
La Russia non ha scatenato una campagna mediatica, né ha fatto alcuna menzione di questi fatti in un comunicato stampa. Temo che questa isteria mediatica non sia altro che un metodo di guerra psicologica utilizzato dalla NATO, attraverso gli organi di stampa, che ha come principali obiettivi gli stessi cittadini dei paesi membri. Soprattutto se consideriamo che gli stessi media hanno fatto di tutto per instillare nel subconscio della gente i timori per le possibili conseguenze di questi episodi.
In un articolo precedente abbiamo dato notizia del fatto che nel 2014 l’esercito russo aveva completato la messa a punto di una nuova struttura di riconoscimento C4I, destinata a permettere di individuare con grande precisione obiettivi militari a distanze di centinaia o migliaia di km. Abbiamo anche visto che il terzo livello della raccolta e del trattamento dei dati è il riconoscimento strategico, rappresentato da aerei di riconoscimento a lungo raggio d’azione con a bordo un equipaggio specializzato secondo i metodi ELINT. Fra gli altri, ci sono gli aerei Tu-95; Tu-142 e MiG 25RB; MiG 31 B, quelli che hanno preso parte alle manovre. Insieme c’erano anche nuovi aerei Su-34, a bordo dei quali era stato montato un contenitore M400 con un rilevatore a infrarossi Raduga, delle telecamere panoramiche AP-403 e 404, una macchina fotografica AP AK-108FM, e un contenitore M402 Pika di tipo SLAR (side-looking airborne radar), capace di creare una carta digitale del terreno situato al di sotto della traiettoria di volo, fino ad una distanza di 300 Km. Questa carta è costantemente confrontata con quella che è nella memoria del processore, al fine di rilevare eventuali cambiamenti o nuovi dispiegamenti di forze fra le fila del nemico.
I russi non hanno fatto nient’altro che testare la fragilità della capacità di risposta dell’aviazione di alcuni paesi NATO, nel Nord, nell’Ovest e nel Sud-est dell’Europa, in conseguenza della loro subordinazione agli USA. Ricordiamo che l’Inghilterra ha dispiegato una squadriglia di 12 aerei Tornado GR4 e dei droni di riconoscimento Mq-R Reaper nella base aerea di Akrotiri a Cipro per partecipare – a fianco degli americani, ai bombardamenti contro lo Stato Islamico di Siria e Iraq.
Per lo stesso scopo, Belgio e Olanda hanno inviato sei aerei F-16 (più due altri aerei di riserva) negli Emirati Arabi Uniti. La Danimarca ha ugualmente inviato nel Golfo sette dei suoi 30 F-16 della sua aviazione. La Norvegia, che aveva mandato sei F-16 in Libia nel 2011, si apprestava a mandare sei aerei in Iraq e Siria. Gli Stati Uniti si sono opposti alla partecipazione della Russia nella coalizione anti-ISIS.
Per aggravare le cose, la Germania ha dispiegato da 4 a 6 aerei Eurofighter in Estonia (sui 42 pronti al volo). In Lituania, oltre ai sei CF-18 canadesi, il Portogallo ha dispiegato sei F-16 (sui 30 di cui dispone). L’Olanda ha inviato sei caccia F-16 in Polonia, lasciando il proprio territorio nazionale senza difese in caso di invasione aerea.
Valentin Vasilescu

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