sabato 22 novembre 2014

Il Giorno dell’indipendenza della Nuova Russia (Donetsk e Lugansk)


Il 3 novembre 2014 emerge il risultato finale delle elezioni di Donetsk e Lugansk, facenti parte della Nuova Russia, regione che comprende anche Odessa ed altre provincie più piccole attualmente non investite da guerriglia, e non facenti parte dell’area di crisi. Le probabili conseguenze di questo risultato politico (che porta le due principali Regioni del Donbass ad un’indipendenza dall’Ucraina), potrebbero essere gravi e drammatiche, la crisi potrebbe infatti concludersi con la fine del cessate il fuoco, l’inasprimento e l’allargamento in tutta l’area circostante ed oltre del conflitto (mai del tutto sedato), peggiorando la crisi internazionale tra USA-UE-Canada-Australia/Russia e aumenterebbero i rischi di degenerazione del tutto, in conflitto globale. Le prime reazioni internazionali, aldilà dell’entusiasmo della Nuova Russia e della rabbia del Governo di Kiev (piuttosto ovvie e per nulla inaspettate), sono state l’immediata accettazione dei risultati da parte della Russia e l’immediato disconoscimento di USA, UE ed alleati, della votazione e quindi dell’indipendenza.
Siamo al secondo round dopo la secessione civile, senza armi della Crimea che con referendum popolare ed un quorum del 97% ha voluto l’indipendenza e la successiva adesione alla Federazione russa. Questo round però rischia di trascinarci tutti veramente a fondo. Cerchiamo di fare chiarezza tra le notizie del momento, pervenuteci in ordine cronologico, partendo dalle dichiarazioni del Presidente ucraino Poroshenko rilasciate alla “Reuters”:
Il presidente ucraino Petro Porošenko ha definito “illegali” le elezioni in corso nell’est del paese e ha chiesto alla Russia di non riconoscere i risultati elettorali.
Porošenko ha dichiarato che il voto è stato “una farsa, condotta all’ombra dei carri armati e delle bombe”.
Per il presidente ucraino le elezioni nelle regioni separatiste dell’est del paese violano gli accordi del protocollo di Minsk, firmato il 5 settembre, che ha portato alla tregua tra separatisti filorussi e governo:
“Io conto sulla Russia, che non dovrebbe riconoscere queste cosiddette elezioni perché violano il protocollo di Minsk, firmato anche dai russi”.
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Figura 2: Foto: RIA Novosti/Mikhail Voskresenskiy
Vediamo cosa scrive invece riguardo le elezioni “La Voce della Russia”, una delle testate giornalistiche più grandi della Federazione, nonché maggiore radio moscovita e nazionale. Iniziamo con il risultato di Donetsk:
L’attuale Premier della Repubblica Popolare di Donetsk (Ucraina orientale) Alexander Zaharchenko ha vinto le elezioni. Secondo la CEC, la Commissione Elettorale Centrale, dopo lo scrutinio del 100% dei protocolli, hanno votato per lui 765.340 persone.
Il secondo posto va al vice Presidente del Parlamento dell’Unione della Nuova Russia Alexander Kofman, che ha ricevuto 111 mila voti. Alle votazioni hanno partecipato 1 milione e 12mila elettori, di cui 104.540 hanno votato a distanza. Alle elezioni per il Consiglio del Popolo è in testa il partito “Repubblica di Donetsk”, il cui elenco è guidato Zaharchenko. Il partito ha ottenuto 662 mila voti. Secondo il CEC, durante le elezioni non vi sono state violazioni che avrebbero potuto influenzare il corso del voto.
Vediamo anche cosa dice il network russo per quanto riguarda Lubiansk:
Il Presidente attuale della Repubblica Popolare di Lugansk (Ucraina orientale) Igor Plotnitskij ha ottenuto il 63,8% dei voti alle elezioni. È quanto viene comunicato dalla CEC, la Commissione Elettorale Centrale di Lugansk, dopo il conteggio del 100% dei voti.
Al Consiglio del Popolo della Repubblica fa il suo ingresso il movimento “Pace per Lugansk” dello stesso Plotnitskij, che riceve il 69.42% (nel conteggio sono inclusi i voti sul territorio della Repubblica e nei centri temporanei per i rifugiati nella Federazione Russa), ed anche l’”Unione Economica di Lugansk”. L’affluenza alle urne è stata del 68,71%.
Qualcuno potrebbe subito obiettare che meno del 70% dei votanti  non è un voto così rappresentativo, ma se guardiamo in faccia la realtà un voto del genere nelle nazioni occidentali, ce lo possiamo solo sognare, non avviene che raramente e non più da parecchio tempo. Come in ogni regolare elezione ci sono stati organi di controllo e il 100% dei voti sono stati scrutinati prima di rendere il voto pubblico. Vorrei però specificare una cosa importante su cui bisogna riflettere: al momento in Russia ci sono diverse centinaia di migliaia di ucraini delle due province, che si sono rifugiati e stabiliti in territorio russo; se questi fossero stati tutti presenti al voto ed avessero colmato quel 30% di non votanti, avrebbero permesso di arrivare ad un quorum più alto; infatti solo una parte dei russofoni attualmente rifugiati in Russia hanno potuto votare, e quelli che hanno potuto lo hanno fatto grazie alla Federazione russa. Riflettiamo insieme un momento; questi profughi non sono venuti a rifugiarsi in Europa, non sono stati ospitati dall’occidente, non hanno ricevuto assistenza sanitaria, cibo, scuole per i figli, alloggi e lavoro, concessi esclusivamente dalla Federazione russa. Quindi la popolazione ucraina, che ora si trova in Russia e si sente protetta, non avrebbe mai votato a favore del Governo di Kiev, ma al contrario avrebbe sostenuto la secessione e il nuovo Governo indipendente. Avremmo avuto in pratica un quorum di votanti più alto dell’attuale, ma con ancora più voti favorevoli all’indipendenza, anche se non saremmo arrivati ai livelli del referendum di Crimea del quasi 100%.
A questo punto vediamo cosa dice la Russia, Paese che ovviamente è sempre stato favorevole a questa secessione e garante dei cittadini russofoni della Nuova Russia, oltre che unico paese a mandare aiuti umanitari e sanitari:
Mosca tiene in considerazione le elezioni che si sono svolte nel sud-est dell’Ucraina e rispetta la volontà degli abitanti delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, lo ha detto in un comunicato il Ministero degli Esteri russo.
Il Ministero ha osservato che le elezioni hanno visto un’alta affluenza alle urne. I rappresentanti eletti hanno ricevuto il mandato di risolvere i problemi pratici per ripristinare la vita normale nelle regioni. Ora è importante prendere misure attive per promuovere il dialogo tra le autorità centrali ucraine ed i rappresentanti del Donbass, in linea con gli accordi raggiunti a Minsk, ha sottolineato il Ministero degli Esteri russo. Mosca insieme ai partner internazionali è pronta ad aiutare a risolvere la situazione in Ucraina.
Sempre da “La Voce della Russia” ecco cosa dicono i Paesi occidentali allineati contro la scelta della Federazione sulle elezioni nel Donbass:
Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e Kiev rifiutano di riconoscere le elezioni che si sono svolte nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, nel sud-est dell’Ucraina, perché in contrasto con gli accordi di Minsk.
In particolare, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha definito inutili le elezioni, il rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini ritiene che le elezioni siano diventate un “nuovo ostacolo alla pace in Ucraina”. Gli Stati Uniti condannano le elezioni delle autoproclamatesi Repubbliche Popolari. Questo è quanto ha dichiarato il rappresentante ufficiale del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Mark Stroh. Gli osservatori stranieri, a loro volta, hanno dichiarato che le elezioni si sono svolte secondo la prassi europea.
A parte le parole poco chiare del Segretario Generale dell’ONU, sembra netta la presa di posizione contro le elezioni popolari, che è sfavorevole all’indipendenza richiesta dal popolo della Nuova Russia. A tal proposito però gli stessi osservatori europei dell’OSCE presenti a Donetsk e Lugansk, così come alcuni parlamentari europei e nazionali hanno sostenuto che le elezioni sono state svolte con tutti i criteri e le norme europei e sono pertanto validi. Vediamo cosa riporta il network russo in data 2 novembre 2014:
Diverse decine di osservatori internazionali sono al lavoro nelle elezioni, che hanno avuto inizio alle 8 del mattino nella Repubblica Popolare di Donetsk. Nella Regione vi sono rappresentanti di Italia, Stati Uniti d’America, Russia, Ossezia del Sud e Bulgaria, ha comunicato l’ufficio stampa della Repubblica di Donetsk.
“Vogliamo vedere se queste elezioni sono democratiche e legittime. Ci auguriamo che sarà così. Ci sono grandi aspettative per queste elezioni. Per far sì che prevalgano la stabilità e la pace nel Donbass e che venga formato un governo legittimo nella Nuova Russia ” sono le parole dell’osservatore bulgaro riportate dall’ufficio stampa.
Questo è invece ciò che riporta in data 3 novembre 2014 dopo la conclusione dello scrutinio. In pratica una totale conferma della correttezza delle elezioni e della loro validità e legalità secondo gli standard europei.
Gli osservatori europei affermano che elezioni nella Repubblica Popolare di Donetsk siano state caratterizzate dalla trasparenza e dal carattere democratico. Il Deputato francese dell’Europarlamento Jean-Luc Shaffhauser ha dichiarato che a Donetsk i risultati delle elezioni riflettono pienamente le reali aspirazioni del popolo.
Secondo il Senatore italiano Lucio Malan, il voto è del tutto coerente con gli standard internazionali, per quanto riguarda l’osservanza della segretezza e l’indipendenza. Ha anche sottolineato l’impressionante numero di elettori, nonchè che l’atmosfera alle votazioni era totalmente tranquilla e non vi è stata alcuna pressione. “Ci auguriamo che questo voto possa dare la pace nella regione” ha detto l’osservatore.
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Figura 3: Foto: RIA Novosti/ Alexey Kudenko
Sembra che la politica europea, gli osservatori dell’OSCE e i governi nazionali del’UE la pensino diversamente. I primi due, anche se in modo diverso, sono vicini al popolo del Donbass, i secondi ai poteri forti fedeli alla NATO. È emersa anche una divergenza di opinione (seppur limitata) tra UE e NATO in tema di sanzioni: l’UE vorrebbe rivedere le sanzioni alla Russia, ma ammette che la nuova situazione creatasi non favorisce certamente questa strada; l’Alleanza Atlantica invece dichiara apertamente e subito la degradazione della situazione, i rischi, l’illegalità delle elezioni, e punta il dito contro la Russia.
In tutto questo trambusto però, due notizie sembrano passare in sordina: la prima è che la Russia ha stanziato nuovo denaro per i profughi ed i rifugiati ucraini in Russia e prepara un nuovo convoglio umanitario da mandare in Ucraina; l’altra vede protagonisti Germania e Regno Unito:
Il Cancelliere tedesco Angela Merkel in una conversazione con il Primo Ministro britannico David Cameron non nega l’uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea a causa delle differenze in materia di immigrati provenienti dall’UE, scrive la rivista Der Spiegel.
La Merkel ha respinto la proposta del Primo Ministro di introdurre quote sui migranti non qualificati, sottolineando che l’obbligo di cambiare le regole sulla libera circolazione sono a un “punto di non ritorno.” The Guardian osserva che Downing Street non ha negato sia avvenuta questa conversazione. Lo scorso fine settimana Cameron aveva abbandonato il progetto di introdurre quote e stava valutando se espellere gli immigrati provenienti dall’UE qualora non possano provvedere a se stessi entro 3 mesi dopo l’arrivo in Gran Bretagna.
Direi che se il Regno unito uscisse dall’Unione Europea manderebbe a fondo una barca che ormai fa acqua da tutte le parti; le motivazioni di tale uscita sarebbero sicuramente più profondamente radicate ed importanti di quanto sembri, ma non sono e non devono essere argomento di discussione pubblica, non ancora almeno. Mentre l’UE rischia quindi di perdere una fetta importante, non sappiamo ancora cosa accadrà adesso nelle altre Regioni (che vogliono indipendenza o maggiore autonomia dall’Ucraina che pressa per entrare in Unione Europea e nella NATO) come la Transinistria e Odessa, quindi rimaniamo in attesa di nuovi sviluppi sullo scacchiere internazionale.

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