mercoledì 26 novembre 2014

Cina: l’importanza immutata di Mao e della sua eredità per il PCC

D. S. Rajan,  South Asia Analysis Paper No. 5623, 26/12/2013
Fonte: Aurora sito 1310845-Mao_Zedong1. Le manifestazioni, in Cina per il 120.mo anniversario della nascita di Mao, saranno “solenni, austeri e pratici” secondo le istruzioni del Segretario Generale del Partito Comunista Cinese e Presidente della Repubblica Popolare Cinese (RPC), Xi Jinping. I programmi prevedono l’emissione di francobolli commemorativi, pubblicazione di libri, mostre fotografiche e concerti soprattutto nella Grande Sala del Popolo di Pechino, così come manifestazioni nella base rivoluzionaria di Yanan e nel luogo di nascita di Mao, Shao Shan.
2. Una questione chiave che assume importanza nell’occasione, sarà come l’attuale valutazione delle autorità cinesi sul ruolo di Mao si confronta su come sia stato visto in passato. A questo proposito, meritano attenzione le tre citazioni seguenti, che rivelano come la PRC abbia sempre assunto una posizione nel complesso coerente: ‘I contributi di Mao hanno superano i suoi errori‘.
Il compagno Mao Zedong fu un grande marxista e un grande rivoluzionario, stratega e teorico del proletariato. E’ del tutto sbagliato assumere un atteggiamento dogmatico nei confronti delle parole del compagno Mao Zedong, e considerare tutto ciò che ha detto come verità immutabile, da applicare meccanicamente in tutto il mondo, ed essere disposti ad ammettere onestamente che ha commesso degli errori nei suoi ultimi anni, e anche cercare di accanirvisi nelle nostre nuove attività. Tali atteggiamenti non distinguono tra pensiero di Mao Zedong, teoria scientifica formata e testata da molto tempo, e gli errori che il compagno Mao Zedong ha fatto nei suoi ultimi anni. Ed è assolutamente necessario che questa distinzione sia fatta. Vero che ha compiuto errori grossolani durante la “rivoluzione culturale”, ma se giudichiamo la sua attività nel suo complesso, i suoi contributi alla rivoluzione cinese superano di gran lunga i suoi errori. I suoi meriti sono primari e dei suoi errori secondari“. Risoluzione su alcune questioni della storia del nostro partito, dalla fondazione della Repubblica popolare cinese, adottata dalla sesta sessione plenaria dell’11.mo Comitato Centrale del Partito comunista cinese 27 giugno 1981.
I contributi del presidente Mao sono per il 70% positivi e per il 30% negativi“, Deng Xiaoping, 1981.
Le conquiste di Mao Zedong superano i suoi errori“: ‘concorda’ il 78,3% degli intervistati, ‘fortemente concorda’ il 6,8%, ‘è d’accordo’ l’11,7%, e ‘non sa’ circa il 3%. Indagine condotta dal Global Times affiliato al partito, edizione in lingua cinese del 25 dicembre 2013
3. Le dichiarazioni dei leader di partito, i contenuti di importanti documenti e i dettagli degli articoli di testa apparsi sui media ufficiali autorevoli della RPC, sopra menzionati, confermano la consistente prevalenza in Cina nel valutare i contributi di Mao. Ciò che sembra nuovo, tuttavia, è l’idea introdotta di recente dal regime di Xi Jinping: non ripudiare completamente le politiche dell’era di Mao. Questo tema trova una forte eco in Cina da quando Xi si pose la domanda (5 gennaio 2013) che “ciò che è stato raggiunto prima delle riforme non può essere negato sulla base di quello che è successo dopo, e viceversa“, insieme all’avvertimento che un ripudio totale delle politiche di Mao potrebbe portare al “grande caos sotto il cielo”. Il significato politico del passaggio sembra indubbiamente che alcuni elementi nella società, che alimentano un’opposizione cieca a Mao, subiscano l’attacco del partito.
4. Riflettendo sul trend impostato da Xi Jinping, un articolo a piena pagina sul Quotidiano del Popolo (8 novembre 2013) stilato dall’istituto di ricerca storica del partito, afferma che la Cina potrebbe prosperare solo sotto la leadership del partito, sfidando coloro che “predicano l’indiscriminata adozione del sistema occidentale“. Ha indicato come passi volti a minare la legittimità del partito, negare tragedie come la Rivoluzione Culturale del 1966-1976, che precedette le riforme nel 1978; ‘ciò seminerebbe solo i semi dell’autodistruzione del partito’. Chiedendo ai quadri ‘di sostenere e sviluppare il socialismo con caratteristiche cinesi, senza procedere per una strada chiusa e rigida, né prendendo la strada errata di cambiare i nostri bandiere e slogan’,  accusando ‘forze nemiche, in patria e all’estero, che ‘negano’ il periodo precedente la riforma e l’apertura per ‘demonizzare e negare la posizione dominante del PCC’.
5. Ad ampliare l’attacco contro chi nega le ‘grandi conquiste storiche’ del PCC, è un articolo autorevole intitolato “La denigrazione di Mao è guidata da motivazioni politiche” (Global Times, 22 dicembre 2013). Ammettendo l’esistenza dell’attuale dibattito ‘feroce’ nel Paese tra i fedeli a Mao e chi l’attacca, l’articolo osserva che anche a 37 anni dalla morte di Mao, è difficile ignorare la storia dell’era di Mao ed esprimervi un giudizio, perché siamo ancora più o meno influenzati dalla sua epoca, e una valutazione della sua eredità sarà influenzata dall’ideologia. Rilevando che l’osservazione di Deng Xiaoping su Mao sul “70 per cento giusto e 30 per cento sbagliato“, rappresenta l’idea tradizionale su Mao, l’articolo del Global Times afferma che una volta sbiadita la  Rivoluzione Culturale, la maggior parte del popolo cinese riconosce i suoi errori e le sue conquiste. E’ riconosciuto che lo stile personale della leadership di Mao aveva i suoi limiti, suscitando critiche verso di lui dopo la morte. La rivoluzione ha sempre un aspetto crudo, come la rivoluzione cinese guidata da Mao. Sottolineando che non esiste alcuna prova storica abbastanza convincente per denigrare Mao. Le voci che lo denigrano o lo sostengono completamente sono altamente polarizzate. Attualmente, le voci demonizzanti provengono principalmente dall’occidente, che critica il sistema socialista cinese. L’articolo conclude dicendo che coloro che criticano Mao lo fanno per motivazioni politiche piuttosto che per desiderio di un vero dibattito storico, invitando la società tradizionale cinese a resistere a coloro che cercano di minare la politica della Cina in nome del dibattito storico. Un altro articolo (Global Times, 22 dicembre 2013) afferma che ‘poche persone ripudiano Mao, intrattenendo fantasie infantili’.
6. Inoltre, colpisce il successivo articolo sul Quotidiano del Popolo, organo del PCC (23 dicembre 2013) dal titolo “Mao Zedong e le quattro pietre miliari sulla strada del ringiovanimento della nazione cinese“, che elogia il rapporto di Mao con la Rivoluzione di Xinhai del 1911, la fondazione del PCC nel 1921, la fondazione della Repubblica Popolare nel 1949 e la riforma e l’apertura iniziate nel 1978. Citando Deng Xiaoping, “compiamo il lavoro già avviato da Mao, ma che non aveva completato. Stiamo anche correggendo ciò che Mao fece in modo non corretto e miglioreremo il lavoro che Mao non ha adempiuto abbastanza correttamente.” L’articolo ammette le colpe e gli errori di Mao che suscitarono gli sconvolgimenti della Nuova Cina. Tuttavia, non denigrava per nulla la grandezza di Mao e i suoi contributi.
8. Da quanto precede, si può avere un ampio quadro dei fronti ideologici percepibili; il PCC definisce chi tenta di negare completamente il ruolo di Mao nel Paese, come politicamente motivato nel cercare di destabilizzare il dominio del partito. Sicuramente sembra esserci mancanza di chiarezza sull’identità di chi compia tali tentativi e quanto seri siano. Ciò premesso, è un fatto che ci sia un dibattito in corso in Cina sul ruolo di Mao; alcuni (Du Guang, un ex-docente della Scuola centrale del Partito) attribuiscono tale dibattito in Cina al fallimento nel chiarire pienamente gli errori di Mao. In ogni caso, può essere utile guardare la situazione dal punto di vista degli emergenti imperativi politici di Xi. La sfumata posizione a favore di Mao presa da Xi Jinping potrebbe segnalare l’aggravarsi delle spinte ad agire in modo equilibrato, in questa fase nei rapporti, in vista della competizione nel partito, in modo da consolidare ulteriormente la sua leadership. In generale, un compito difficile per Xi sarà raggiungere il tanto necessario equilibrio tra i suoi approcci ‘economicamente liberale’ e ‘politicamente conservatore’. Un indizio di tale situazione è il mancato annuncio, durante il Plenum del partito nel novembre 2013, di decise iniziative di riforma politica.
DENG XIAOPINGD. S. Rajan è direttore del Chennai Centre for China Studies, Chennai, India
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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