Fonte: Aurora sito
Le fantasie occidentali sull’economia
russa al collasso per via dei bassi prezzi del petrolio sono ridicole.
La Russia sopravviverà alla guerra dei prezzi del petrolio e molto
probabilmente ne uscirà più forte.
Dopo
l’accoglienza gelida al vertice del G20 in Australia, il presidente
russo Vladimir Putin s’è preso un meritato riposo, almeno secondo la
spiegazione ufficiale data per la sua vistosa partenza anticipata dal
vertice. Tutto considerato sarebbe potuto andare peggio. La Russia è in
un campo familiare, dopo un semestre controverso evidenziato dalla
situazione sanguinosa e irrisolta dell’Ucraina. Tuttavia, le prospettive
di ulteriori sanzioni sono scarse e la Russia ha alte riserve di
petrolio e gas. Miopia? Forse, ma la Russia ha già dimostrato, nella
crisi finanziaria del 2008 per esempio, di saper salvaguardare le
rendite dalle risorse in una crisi economica prolungata. La maggiore
volatilità dei prezzi del petrolio e le sanzioni distinguono la crisi
attuale da quella del 2008, ma i fondamenti economici della Russia
rimangono gli stessi, sostenuti da un basso debito pubblico e da grandi
quantità di riserve valutarie. Inoltre, il coinvolgimento occidentale
nel petrolio e gas russi è più evidente che mai. La diversificazione
economica non è facile per la Russia, forse per una semplice ma efficace
ragione; petrolio e gas sono fonte di enormi ricchezze per il Paese.
Tuttavia, le gravi difficoltà della crisi globale del 2008 hanno
illustrato l’importanza della diversificazione finanziaria. Da allora, i
giganti del petrolio e del gas statali russi Rosneft e Gazprom hanno sempre permesso alle major occidentali come BP, ENI, Exxon, Shell, Statoil e Total
l’accesso ad alcuni dei programmi arretrati della Russia, ma non a
quelli migliori. Le aziende occidentali avrebbero 35 miliardi di dollari
legati al petrolio russo, centinaia pianificati e presso i fornitori di
servizi Halliburton e Schlumberger, e traggono il cinque per cento
delle loro vendite globali dal mercato russo. Le major occidentali sono
impegnate nelle loro iniziative extra-nazionali e questi potenti
rapporti in definitiva limitano la portata delle sanzioni. Eppure, con
la collaborazione sospesa, la Russia è costretta a guardare altrove e
sempre più all’interno. Rosneft ha deciso di annunciare nuovi
partner per l’Artico entro la fine dell’anno, un ruolo precedentemente
dominato da Exxon. La Cina sembra il probabile pretendente mentre i due
Paesi hanno già intrapreso un partenariato petrolifero promettente
nell’Estremo Oriente della Russia, oltre ai molto pubblicizzati accordi
sul gas a lungo termine. Sul piano nazionale, Rosneft e Gazprom hanno
rafforzato la loro alleanza e Putin ha approvato la creazione di una
società per servizi petroliferi statale.
La curva d’avvio sarà probabilmente ripida, ma i primi successi sono alimentati da grandi speranze e da una produzione di petrolio che non tende a contrarsi. Gazprom Neft ha appena completato la sua terza fase del progetto Prirazlomnoe, la prima piattaforma stazionaria artica al mondo. Le prospettive del promettente giacimento superano gli 1,4 milioni di barili all’anno. Tecnologia nazionale e sviluppo interno hanno già dato risultati enormi in Siberia orientale, che sembra superare la Siberia occidentale quale principale regione produttiva della Russia nel prossimo futuro. Il dato è incompleto senza una discussione su prezzo e crollo del valore del petrolio, e la combinazione di bassa domanda e aumento dell’offerta, incluso il gas di scisto degli USA, è un incantesimo pericoloso per numerosi attori importanti, tra cui la Russia. Un prezzo o costo di produzione di pareggio per barile è il dato centrale qui, e nel gioco internazionale del ‘quanto in basso si può andare’, l’OPEC è in testa. Tuttavia, prezzi più bassi, con il Brent a 81 dollari al barile a novembre, non sono nell’interesse di nessuno e l’OPEC farà del suo meglio per mantenere alti i prezzi, difendendo le sue quote di mercato. La prossima riunione del cartello a Vienna il 27
seguirà un lungo cammino nel determinare la futura traiettoria dei prezzi del petrolio. La sovrabbondanza dell’offerta globale sarà al centro, ma le teorie su collusioni e conflitti tra di Stati Uniti e l’Arabia Saudita sono dubbie in qualsiasi piano per un’unica riduzione della produzione. Al solito, a Vienna vi sarà il benvenuto alla Russia e vedrà il declino della capacità degli Stati Uniti nel definire gli eventi geopolitici nell’emisfero orientale. La verità è che gli Stati Uniti non possono vincere un qualsiasi gioco d’azzardo su volume o prezzo con i tradizionali Paesi produttori, Russia compresa. Il gioco del scisto in Russia e Stati Uniti sarà presto chiuso dal continuo slittamento. A differenza degli Stati Uniti, tuttavia, la maggior parte della produzione della Russia proviene dai più economici, anche se in calo, giacimenti della Siberia occidentale. L’Agenzia internazionale per l’energia già prevede un calo del 10 per cento negli Stati Uniti sugli investimenti per il scisto, nel 2015. Se questo basterà ad arrestare le forniture globali resta da vedere. Le situazioni traballanti in Iraq e Libia potrebbero facilmente porre rimedio ai danni sul prezzo. Ciò che non uccide rende più forti, e la Russia può sopravvivere alla guerra dei prezzi.
La curva d’avvio sarà probabilmente ripida, ma i primi successi sono alimentati da grandi speranze e da una produzione di petrolio che non tende a contrarsi. Gazprom Neft ha appena completato la sua terza fase del progetto Prirazlomnoe, la prima piattaforma stazionaria artica al mondo. Le prospettive del promettente giacimento superano gli 1,4 milioni di barili all’anno. Tecnologia nazionale e sviluppo interno hanno già dato risultati enormi in Siberia orientale, che sembra superare la Siberia occidentale quale principale regione produttiva della Russia nel prossimo futuro. Il dato è incompleto senza una discussione su prezzo e crollo del valore del petrolio, e la combinazione di bassa domanda e aumento dell’offerta, incluso il gas di scisto degli USA, è un incantesimo pericoloso per numerosi attori importanti, tra cui la Russia. Un prezzo o costo di produzione di pareggio per barile è il dato centrale qui, e nel gioco internazionale del ‘quanto in basso si può andare’, l’OPEC è in testa. Tuttavia, prezzi più bassi, con il Brent a 81 dollari al barile a novembre, non sono nell’interesse di nessuno e l’OPEC farà del suo meglio per mantenere alti i prezzi, difendendo le sue quote di mercato. La prossima riunione del cartello a Vienna il 27
seguirà un lungo cammino nel determinare la futura traiettoria dei prezzi del petrolio. La sovrabbondanza dell’offerta globale sarà al centro, ma le teorie su collusioni e conflitti tra di Stati Uniti e l’Arabia Saudita sono dubbie in qualsiasi piano per un’unica riduzione della produzione. Al solito, a Vienna vi sarà il benvenuto alla Russia e vedrà il declino della capacità degli Stati Uniti nel definire gli eventi geopolitici nell’emisfero orientale. La verità è che gli Stati Uniti non possono vincere un qualsiasi gioco d’azzardo su volume o prezzo con i tradizionali Paesi produttori, Russia compresa. Il gioco del scisto in Russia e Stati Uniti sarà presto chiuso dal continuo slittamento. A differenza degli Stati Uniti, tuttavia, la maggior parte della produzione della Russia proviene dai più economici, anche se in calo, giacimenti della Siberia occidentale. L’Agenzia internazionale per l’energia già prevede un calo del 10 per cento negli Stati Uniti sugli investimenti per il scisto, nel 2015. Se questo basterà ad arrestare le forniture globali resta da vedere. Le situazioni traballanti in Iraq e Libia potrebbero facilmente porre rimedio ai danni sul prezzo. Ciò che non uccide rende più forti, e la Russia può sopravvivere alla guerra dei prezzi.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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