Esercitazioni. Il progetto «atlantico» in funzione anti Mosca
I complessi war games avranno il compito di certificare le strutture del comando strategico alleato da poco trasferito a Lago Patria come il Centro di direzione e controllo della Nato Response Force (Nrf), la forza di pronto intervento dell’Alleanza Atlantica a cui sono assegnati 25.000 militari. «Trident Juncture ha lo scopo di accrescere le competenze e le capacità di comando a un livello operativo bellico, grazie all’addestramento, la pianificazione e l’esecuzione delle missioni all’interno di un complesso scenario politico-militare», hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa l’ammiraglio Mark Ferguson (comandante in capo di Jfc Naples e delle forze navali Usa in Europa e Africa) e il generale dell’esercito italiano, Leonardo di Marco. «L’esercitazione è il coronamento di un anno d’addestramento di unità tattiche più piccole – task forces speciali terrestri, aeree e navali — messe a disposizione a rotazione dai paesi membri della Nato. Esse faranno parte della Nrf che a partire del 2015 ricadrà sotto il controllo del Comando alleato di Napoli».
Nel corso di «Trident Juncture 14», lo staff di Jfc Naples coordinerà a distanza le operazioni di numerose unità di pronto intervento distribuite in tutta Europa per affrontare una crisi in rapida evoluzione. «Lo scenario previsto in questa esercitazione annuale — l’invasione dell’Estonia da parte di un paese di confine fittizio — potrebbe interessare le nazioni del fianco orientale della Nato che, come l’Ucraina, hanno fatto parte dell’Unione Sovietica e hanno una popolazione considerevole di lingua russa», commentano gli ufficiali del Comando Nato di Napoli. «Il conflitto evolve progressivamente, passando da operazioni di stabilizzazione e combattimenti irregolari a una guerra terrestre in grande scala». Le attività prevedono «combattimenti ibridi», attacchi di sistemi missilistici, cyber defence e «protezione» da attacchi nucleari, biologici e chimici (Nbc).
L’esercitazione si tiene contemporaneamente in diversi paesi europei: prendono parte a «Trident Juncture», il Joint Warfare Center (Jwc) Nato di Stavanger, Norvegia; il French Joint Force Air Component Command di Lione (Francia); il quartier generale delle forze navali spagnoli a bordo dell’unità da guerra Lpd Castilla; il Comando delle forze speciali polacche di Cracovia e il Comando supremo delle forze alleate in Europa (Shape) di Mons, Belgio. Sono coinvolti complessivamente 1,255 tra militari e dipendenti civili del settore difesa.
«A settembre, il summit Nato in Galles ha fornito alle autorità militari un Readiness Action Plan basato su un programma di esercitazioni avanzate di difesa collegialee Trident Juncture 14, la prima grande esercitazione Nato dopo il summit, è parte integrante di questo sforzo» ha dichiarato il generale Reinhard Wolski, direttore e comandante del Joint Warfare Centre di Stavanger. In Galles, in particolare, è stata decisa la creazione di una forza di pronto intervento con «punte di lancia» (Spearhead), capaci di entrare in azione nel giro di 48 ore, con il supporto di aviazione, marina e forze speciali. La task force avrà a disposizione basi permanenti, depositi di munizioni e carburante e tutte le infrastrutture di supporto necessarie nei paesi Nato prossimi alla frontiera con la Russia.
Lo scorso 3 novembre, il generale Philip Breedlove, comandante delle forze armate Usa in Europa e del Nato Supreme Allied Commander Europe, ha formulato al Congresso Usa la richiesta di aumentare il numero delle unità statunitensi in Europa orientale e dei depositi di equipaggiamenti e armamenti militari come «risposta alle continue mosse aggressive delle forze armate russe». Breedlove ha affermato che la dimensione numerica delle forze Usa presenti stabilmente in Europa è «sufficiente» ma ha aggiunto che il suo Comando necessiterà nel continente di una maggiore presenza di forze militari su base rotazionale, utilizzando possibilmente unità di riservisti dell’Esercito e la Guardia nazionale. «Data la crescente pressione che avvertiamo oggi in Europa orientale e le misure di sicurezza che abbiamo preso in Baltico, in Polonia e in Romania, abbiamo bisogno di una presenza addizionale a rotazione», ha concluso il generale Usa. I dettagli sulle unità e sugli equipaggiamenti destinati a rafforzare la presenza statunitense in Est Europa sono in discussione al Pentagono per essere poi presentati al Congresso che dovrà deliberare sul bilancio militare 2016.
Dopo lo scoppio della crisi in Ucraina, Stati uniti e Nato hanno dato il via a una serie d’imponenti esercitazioni multinazionali in Europa orientale. Dal 15 al 26 settembre scorso, presso l’International Peacekeeping and Security Center di Yavoriv, Ucraina, si è tenuta «Rapid Trident» con il fine di «rafforzare la partnership è l’interoperabilità tra il Comando delle forze armate Usa in Europa, la Nato, le forze terrestri ucraine e gli altri paesi membri della Partnership for Peace». All’esercitazione hanno partecipato complessivamente 1,300 militari di 15 nazioni: Ucraina, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania, Spagna e Stati Uniti.
Dal 2 al 14 novembre, nei grandi poligoni di Pabrade e Rukla in Lituania si è tenuta «Iron Sword 2014», a cui hanno preso parte 2.500 militari provenienti da Canada, Estonia, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Stati uniti e Ungheria. Nell’ultimo mese, infine, 600 unità del 1st Brigade Combat Team, 1st Cavalry Division dell’esercito Usa di stanza a Fort Hood, Texas, sono statiti trasferiti in Europa orientale per una missione che avrà una durata non inferiore ai 90 giorni. Attualmente i militari si stanno addestrando con i carri armati M-1 «Abrams» e i veicoli da combattimento «Bradley» in Polonia, Lettonia, Lituania ed Estonia.
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