Storie. Il
Partito comunista sudafricano e l’Anc rivelano: quando fu arrestato, nel
’62, Madiba era un membro del comitato centrale del partito Sacp,
allora clandestino. L’ex leader della lotta anti-apartheid aveva sempre
negato, sia durante il processo di Rivonia che dopo la liberazione
La rivelazione ufficiale è trapelata sommessamente, affidata a poche righe dei comunicati di entrambi i partiti all’indomani della sua morte. Con un’enfasi mancata che ricalca ancora di più la notizia. «Al suo arresto nell’agosto del 1962, Nelson Mandela non era solo un membro dell’allora clandestino South African Communist Party, ma era anche un membro del Comitato Centrale del nostro partito. Per noi comunisti sudafricani, il compagno Mandela simboleggerà sempre il contributo monumentale del Sacp nella nostra lotta di liberazione. Il contributo dei comunisti nella lotta per ottenere la libertà sudafricana ha ben pochi paralleli nella storia del nostro Paese. Dopo il suo rilascio dal carcere nel 1990, il compagno Madiba è diventato un grande e stretto amico dei comunisti fino ai suoi ultimi giorni».
Dichiarazioni del South African Communist Party confermate parallelamente da quelle dell’Anc nel suo annuncio ufficiale della morte del primo Presidente nero e democraticamente eletto: «Madiba è stato anche un membro del South African Communist Party, in cui ha prestato servizio nel Comitato Centrale».
«La scomparsa del compagno Mandela segna la fine della vita di uno dei più grandi rivoluzionari del XX secolo che hanno combattuto per la libertà e contro ogni forma di oppressione nei loro paesi e nel mondo. Come parte delle masse che fanno la storia, il contributo del compagno Mandela nella lotta per la libertà si è collocato e preparato all’interno dell’adesione collettiva e della leadership del nostro movimento rivoluzionario di liberazione nazionale guidato dall’Anc. Nel compagno Mandela avevamo un soldato valoroso e coraggioso, patriota e internazionalista che, per dirla con Che Guevara, era un vero rivoluzionario guidato da grandi sentimenti d’amore per la sua gente», continua il Sacp nella sua orgogliosa seppur tarda rivendicazione di Nelson Mandela quale suo esponente di primo piano.
Le dichiarazioni del Sacp sono state ribadite dal vice segretario generale del South African Communist Party, Solly Mapaila, il quale ha aggiunto come non solo Mandela ma tutti gli imputati insieme a lui nel processo di Rivonia erano membri del South African Communist Party, affiliazione sempre negata «per ragioni politiche». «All’epoca c’era stata un’enorme offensiva da parte dell’oppressivo regime dell’apartheid contro i comunisti. L’Anc era raffigurata come un’organizzazione comunista, cosa che non era». Quando nel 1990 Nelson Mandela fu rilasciato dalla prigione, l’Unione Sovietica si stava sgretolando e «c’era molta negatività attorno al sistema sovietico», ragion per cui valse la negazione di ogni appartenenza al Partito comunista del futuro primo Presidente nero sudafricano eletto nel 1994. Questione liquidata con l’invito a lasciar stare per ora il dibattito e concentrarsi invece sulla perdita del «vecchio uomo».
Sebbene nel tempo diversi storici e studiosi abbiano suggerito gli stretti legami tra Mandela e il Sacp, questo non era mai prima d’ora stato né rivelato ufficialmente né provato. Nel 2012 era stato lo storico britannico Sthephen Ellis nel suo libro External Mission: The Anc in Exile a portare alla luce nuova documentazione che rivelerebbe l’affiliazione di Mandela ai vertici del Sacp per ottenere il sostegno delle potenze comuniste nella lotta di resistenza armata dell’Anc contro il regime della minoranza bianca. La prova riportata dal prof. Ellis sarebbe uno stralcio di un verbale – ritrovato in una collezione di carte private presso l’Università di Cape Town — di una riunione segreta del Sacp tenutasi il 13 maggio del 1982 in cui un ex membro del partito, John Pule Motshabi, rivela come Mandela fosse dagli inizi degli anni ’60 — all’epoca in cui era anche comandante della organizzazione per la guerriglia Umkhonto we Sizwe (Lancia della Nazione) — un membro del partito comunista. Affiliazione che Mandela ha sempre negato sia durante il processo di Rivonia che dopo la sua liberazione nel 1990.
Non dimentichiamo che, bandita dal governo dell’apartheid nel 1960, gran parte della leadership dell’Anc fuggì in esilio a Mosca e nei campi di addestramento militare nei Paesi africani pro-sovietici come l’Angola. E che varie amministrazioni americane, in particolare quella di Ronald Reagan nel 1980, sostenevano il governo dell’apartheid come baluardo regionale contro il comunismo.
Intanto, mentre con inni, lodi e canti di gioia la società multirazziale della Rainbow Nation da giovedì 5 dicembre, continua a rendere omaggio al fondatore della democrazia nel Paese arcobaleno, oggi i capi di stato del mondo si inchinano alla sua rettitudine di leader e combattente. E comunista? Il ministero degli Esteri sudafricano ha infatti comunicato che circa 91 attuali capi di Stato o di governo hanno confermato la loro partecipazione per oggi alla commemorazione funebre presso lo stadio Fnb di Johannesburg, insieme a «10 ex capi di Stato, 86 capi delle delegazioni e 75 persone eminenti». Tra questi, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, Francois Hollande, David Cameron, Enrico Letta e probabilmente Raul Castro. Degli gli ex presidenti degli Stati Uniti invece ci saranno George W. Bush, Bill Clinton e Jimmy Carter. Non saranno presenti invece il premier e il presidente israeliani Benjamin Netanyahu e Shimon Peres, che da ministro della Difesa nel 1970 sostenne legami militari e commerciali con i governanti bianchi del Sud Africa. Per i palestinesi invece, che considerano Mandela fonte di ispirazione, sarà presente il presidente Mahmoud Abbas.
Nessun commento:
Posta un commento