lunedì 3 novembre 2014

E' nata la “Nuova Russia”

 E’ NATA LA NUOVARUSSIA

 di Gianni Petrosillo



Le province separatiste russofone (costrette a staccarsi dalla madrepatria a causa di un governo golpista e filo-americano, insediatosi a Kiev con la violenza e perpetrando crimini contro l’umanità) ieri hanno scelto i propri rappresentanti. Non ci sono stati imprevisti e la popolazione ha confermato la propria fiducia a Zakharchenko in quel di Donetsk e a Plotnisky a Lugansk, nonché ai rispettivi partiti che si insedieranno nei Consigli popolari. Il dado è tratto. La sovranità della Nuovarussia non è in discussione perché Kiev non controlla più quella parte del suo territorio. Dopo la perdita della Crimea, passata sotto l’autorità di Mosca in seguito al referendum di marzo, quest’ennesimo schiaffo al governo degli oligarchi, appoggiati da Washington, certifica la morte del Paese.
Mentre gli Usa e l’Europa non riconoscono le libere consultazioni degli ‘Oblast dell’est la Storia non riconosce più l’Ucraina sfigurata geograficamente, divisa socialmente e devastata economicamente.
Gli ucraini non dimenticheranno questa lezione perché presto ne pagheranno tutte le conseguenze, maledicendo le manipolazioni a cui si sono prestati, raggirati ancora una volta da ricchi furfanti che mescolano affari e politica e che trasformano le istituzioni in un suk per compratori stranieri.
Nonostante la Capitale stia promettendo sfracelli pur di riappropriarsi dei suoi confini, né Poroshenko né Yatseniuk avranno la forza di ripristinare lo statu quo ante. Si sono giocati l’onore quando in sede parlamentare, con poca cautela e nessun realismo, assicurarono di arrivare a marciare su Sebastopoli dopo essere usciti vincitori dal conflitto contro filo-russi. Ma come scrive anche Panella su Libero, le elezioni nel Donbass sono state: “Una rottura radicale e formale dell’unità nazionale del Paese che evidenzia quello di cui Usa e Ue non vogliono prendere atto: cioè che il governo di Kiev – il quale considera i secessionisti dei «terroristi» ma che è stato da loro sconfitto sul piano militare – ha una strategia fallimentare. Battuta sul campo e pure politicamente, Kiev, oggi controllata dai due vincitori delle ultime elezioni,il presidente Petro Poroshenko e l’ex e futuro premier Arseni Yatseniuk, non riconosce le elezioni del Dontesk e del Lugansk, ma non sa come reagire. La Russia, invece, ha già annunciato che riconosce la legittimità di questo voto para secessionista…”.


 

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