di
Pino Cabras.
In
Germania decine di grandi intellettuali, politici di tante tendenze,
ex presidenti della Repubblica, giornalisti, esponenti religiosi con
ruoli mondiali, ecc., hanno lanciato un appello drammatico in favore
della distensione e per non demonizzare la Russia. L'appello
s'intitola "Un'altra guerra in Europa? Non in nostro nome!".
Ormai
interi settori delle classi dirigenti tedesche vedono profilarsi il
rischio sempre più concreto di una guerra mondiale.
Assistono
sgomenti alle campagne di isteria anti-russa sui media e notano la
subalternità dei governanti tedeschi ed europei che, come un gregge
suicida, obbediscono ai cattivi pastori egemonizzati dai neocon di
Washington. Le menti più aperte della Germania indicano le gravi
responsabilità dei media, infestati da editorialisti
e commentatori che «demonizzano
intere nazioni, senza dare sufficiente credito alle loro storie».
Ricordano le lezioni micidiali della storia, che vedono nella Russia
una potenza con una funzione dirigente inaggirabile per la vita
politica europea. E sebbene le eminenti personalità tedesche
richiamino anche le classi dirigenti russe alla legalità
internazionale, il loro dito è puntato contro un tentativo folle e
fallimentare, il terzo dopo Napoleone e Hitler, volto a sloggiare la
Russia dall'Europa. Lo dicono personalità che si sono sempre
espresse con toni molto moderati.
Pochi
mesi fa avevamo tradotto un bellissimo saggio di Gabor Steingart, il
direttore editoriale del più importante quotidiano economico
tedesco, Handelsblatt,
L'Occidente
sulla strada sbagliata.
Avevamo colto nel segno, al momento di diffonderlo, nel pensare che
riflettesse un'inquietudine molto più estesa presso le classi
dirigenti tedesche. L'appello che pubblichiamo ora conferma in pieno
quanto questo sentimento sia esteso, dagli artisti ai capitani
d'industria. Naturalmente i grandi organi di informazione italiani
nascondono vergognosamente tutto questo.
Per
capire infatti quanto sia messa male la Repubblica Italiana non basta
indignarsi per l'ultimo scandalo di mafia e appalti a Roma (una
storia infinita e sempre uguale). Occorre constatare invece quanto le
(presunte) classi dirigenti italiote ignorino la portata e le
implicazioni della crisi europea in atto. Mentre il fior fiore degli
artisti, degli scienziati, dei politici germanici ha voluto conoscere
tutto quel che conta della nuova Guerra Fredda, e dopo averlo capito
ed essere inorriditi hanno lanciato un allarme fortissimo e
clamoroso, da noi - presso intellettuali e politici più eminenti -
non si profila ancora nulla di simile. Abbiamo ormai un ceto
intellettuale narcotizzato; artisti, registi, intellettuali con
l'elettroencefalogramma piatto, specie a sinistra; e abbiamo politici
vicini all'analfabetismo in materia di politica internazionale.
Leggono pessimi giornali, li scrivono, li credono e perciò non
capiscono più niente. Pertanto qui ripetono come pappagalli le
veline di John McCain e parlano di un inesistente Adolf Putin. I loro
colleghi tedeschi dicono l'esatto contrario: è questo Occidente ad
agire come Hitler. Infatti Kiev dà carta bianca alla manovalanza con
le svastiche, possiamo aggiungere.
Non
solo raccomandiamo ai nostri lettori di leggere l'appello, ma li
invitiamo a darne la massima diffusione attraverso tutti i canali di
cui dispongono. Venerdì 12 dicembre, nel simposio internazionale
Global WARning, in una sala della Camera die Deputati, intendiamo dare
il massimo risalto a queste riflessioni.
Di
seguito, la traduzione del testo pubblicato sul quotidiano tedesco
Zeit Online. Buona lettura!
____________________
Roman
Herzog, Antje Vollmer, Wim Wenders, Gerhard Schröder e molti altri
chiedono il dialogo con la Russia. ZEIT ONLINE documenta questo
appello.
Più
di 60 personalità provenienti dalle fila della politica,
dell'economia, della cultura e dei media ci mettono in guardia
verso un'imminente guerra con la Russia e si appellano a una
politica di distensione per tutta l'Europa. Il loro appello
si rivolge al governo federale, ai membri del parlamento e ai media.
In
origine, l'appello è partito dall'ex segretario di cancelleria
Horst Teltschik (CDU), dall'ex segretario di stato alla difesa
Walter Stützle (SPD), cosi' come dall'ex vicepresidente del
Bundestag Antje Vollmer (Verdi).
Spiegando
le motivazioni che hanno spinto all'appello, Teltschik dichiara: «a
noi preme dare un segnale politico, di modo che la legittima critica
alla politica russa nei confronti dell'Ucraina non porti a
vanificare i progressi raggiunti in 25 anni di relazioni con la
Russia».
Hanno
firmato il testo, tra gli altri, gli ex capi dei governi regionali di
Amburgo, Berlino e Brandeburgo, Klaus von Dohnanyi, Eberhard Diepgen
e Manfred Stolpe, l'ex presidente dell'SPD Hans-Jochen Vogel, l'ex
cancelliere federale Gerhard Schröder, l'ex Presidente della
Repubblica Roman Herzog e l'attore Mario Adorf.
Il
testo dell'appello:
«Un'altra
guerra in Europa? Non in nostro nome!»
Nessuno
vuole la guerra. Ma il Nord America, l'Unione europea e la Russia vi
si stanno dirigendo senza scampo se non si
adopereranno per porre fine alla deleteria spirale di minacce e
controminacce.
Tutti
gli europei, inclusa la Russia, condividono la responsabilità per la
pace e la sicurezza. Solo chi non perde di vista questo obiettivo può
evitare di imboccare la strada sbagliata.
Il
conflitto in Ucraina dimostra che la sete di potere e di dominio non
sono problemi superati. Nel 1990, alla fine della Guerra Fredda, ci
avevamo tutti sperato. Ma il successo della politica di distensione e
delle rivoluzioni pacifiche ci hanno reso incauti
e sonnolenti. A Est come a Ovest.
Sia
fra gli americani, che fra gli europei e i russi, si è perso il
principio guida di bandire definitivamente la guerra dai loro
rapporti.
Non
si spiega altrimenti l'allargamento occidentale verso Est, minaccioso
per la Russia in assenza di un contestuale approfondimento dei
rapporti di collaborazione con Mosca, così come l'annessione della
Crimea da parte di Putin, contraria al diritto internazionale.
In
un momento di grande pericolo per il continente come quello che
stiamo vivendo adesso, la Germania ha responsabilità
particolari per il mantenimento della pace.
Senza
la volontà di riconciliazione del popolo della Russia, senza la
lungimiranza di Mikhail Gorbaciov, senza il sostegno dei nostri
alleati occidentali e senza l'azione prudente da parte del governo
federale di allora, non si sarebbe mai superata
la frattura dell'Europa. Rendere
possibile la riunificazione pacifica della Germania è stato
un grande e ragionevole gesto delle potenze vincitrici. Una decisione
di dimensioni storiche. Dal superamento di questa separazione doveva
nascere un duraturo ordine europeo di pace e di sicurezza, esteso da
Vancouver a Vladivostok, come stabilito nel novembre 1990 da tutti i
capi di Stato e di governo dei 35 stati membri dell'OSCE nella "Carta
di Parigi per una nuova Europa".
Sulla
base di principi concordati e delle prime concrete misure attuative
bisognava costruire una "casa comune europea", in cui
ciascuno Stato membro avrebbe potuto godere dello stesso livello di
sicurezza. Questo fondamentale obiettivo della politica del
dopoguerra fino ad oggi non è stato raggiunto. Gli europei hanno
ancora da temere.
Noi,
i firmatari, ci appelliamo al governo federale, affinché
tenga fede alle sue responsabilità per la pace in Europa. Abbiamo
bisogno di una nuova politica di distensione per l'Europa. Questa ci
può essere solo sulla base di un'eguale sicurezza per tutti e fra
partner con eguali diritti e rispetto reciproco. Il governo tedesco
non fa nulla di strano, se in questa situazione di stallo lancia
appelli alla calma e al dialogo con la Russia. Il bisogno di
sicurezza dei russi è legittimo e ampio quanto quello dei tedeschi,
dei polacchi, dei baltici e degli ucraini.
Non
possiamo scacciare via la Russia dall'Europa. Sarebbe
antistorico, irrazionale e pericoloso per la pace. Fin dal Congresso
di Vienna già nel 1814, la Russia è riconosciuta come una delle
potenze dirigenti
dell'azione politica in Europa. Tutti quelli che
hanno cercato di cambiare questo stato delle cose con la violenza, si
sono scontrati con un sanguinoso fallimento, come
da ultimo il tentativo omicida e megalomane della Germania di Hitler
che si spinse oltre i propri confini per soggiogare anche la Russia
al proprio regime.
Ci
appelliamo ai deputati del Bundestag tedesco, in quanto delegati del
popolo, affinché si facciano degni della gravità della situazione,
e si facciano anche guardia degli l'obblighi di pace del governo
federale. Chi costruisce solo immagini del nemico e manipola i fatti
con attribuzioni di colpa unilaterali, esacerba le tensioni in un
momento in cui devono invece prevalere i segnali della distensione.
Incorporare (legare a sé, legare a noi), non escludere, deve essere
il leitmotiv dei politici tedeschi.
Facciamo
appello ai media, affinché assolvano in modo più convincente al
loro obbligo di riportare i fatti senza pregiudizi. Editorialisti e
commentatori demonizzano intere nazioni, senza dare sufficiente
credito alle loro storie. Qualsiasi giornalista esperto di politica
estera comprenderà i timori dei russi, da quando fin dal 2008 i
membri della NATO invitano Georgia e Ucraina ad associarsi
all'alleanza. Non si tratta di Putin. I Capi di Stato vanno e
vengono. Si tratta dell'Europa. Si tratta di togliere di nuovo alla
gente la paura della guerra. A questo scopo, un cronaca dei fatti
responsabile, basata su solide ricerche, può aiutare molto.
Il
3 ottobre 1990, il Giorno dell'Unità tedesca, il presidente tedesco
Richard von Weizsäcker ha detto: «La
guerra fredda è superata, Libertà e democrazia sono state
rapidamente applicate in tutti gli Stati ... Ora essi possono tanto
intensificare i loro rapporti e cementarli istituzionalmente, che da
essi per la prima volta potrà formarsi un comune ordine di vita e di
pace..
Per
i popoli europei inizia così un nuovo capitolo nella loro storia. Il
suo obiettivo è un'unione pan-europea. Si tratta di un traguardo
formidabile. Possiamo raggiungerlo, ma possiamo anche mancarlo. Siamo
di fronte alla chiara alternativa, unire l'Europa oppure ricadere
in conflitti nazionalistici sull'onda di dolorosi esempi storici».
Fino
al conflitto ucraino in Europa abbiamo pensato di essere sulla strada
giusta. Il promemoria di Richard von Weizsäcker è oggi, un quarto
di secolo dopo, più attuale che mai.
I
sottoscrittori
Robert
Antretter (ex parlamentare del
Bundestag)
Prof.
Dr. Wilfried Bergmann
(Vice - Presidente della Alma Mater Europaea)
Luitpold
Prinz von Bayern (Königliche Holding
und Lizenz KG, manifatture della porcellana di Nymphenburg)
Achim
von Borries (regista e sceneggiatore)
Klaus
Maria Brandauer (attore, regista)
Dr.
Eckhard Cordes
(presidente della commissione per le relazioni economiche con
l'Europa orientale)
Prof.
Dr. Herta Däubler-Gmelin
(ex Ministra della Giustizia)
Eberhard
Diepgen (ex sindaco di Berlino)
Dr.
Klaus von Dohnanyi
(sindaco della Città Libera e Anseatica di Amburgo)
Alexander
van Dülmen (Consigliere di
amministrazione della A-Company Filmed Entertainment AG)
Stefan
Dürr (Managing Partner e
Amministratore delegato della Ekosem-Agrar GmbH)
Dr.
Erhard Eppler
(ex ministro federale per lo sviluppo e la cooperazione)
Prof.
Dr. Heino Falcke
(Rettore)
Prof.
Hans-Joachim Frey
(Presidente del CdA della Semper Opernball di Dresda)
Padre
Anselm Grün
(frate)
Sibylle
Havemann (Berlino)
Dr.
Roman Herzog
(ex presidente federale)
Christoph
Hein (sceneggiatore)
Dr.
Dr. H. C. Burkhard Hirsch
(ex Vice Presidente del Bundestag)
Volker
Hörner (Rettore)
Josef
Jacobi (agricoltore biologico)
Dr.
Sigmund Jähn
(ex astronauta)
Uli
Jörges (giornalista)
Prof.
Dr. H. C. Dr. Margot Käßmann
(ex presidente del Consiglio Protestante tedesco e vescova)
Dr.
Andrea von Knoop
(Mosca)
Prof.
Dr. Gabriele Krone-Schmalz
(ex corrispondente del canale tv ARD da Mosca)
Friedrich
Küppersbusch (giornalista)
Vera
von Lehndorff Gräfin (artista)
Irina
Liebmann (sceneggiatrice)
Dr.
H. C. Lothar de Maizière
(ex primo ministro della RDT, ex ministro della RFT)
Stephan
Märki (direttore del Teatro di Berna)
Prof.
Dr. Klaus Mangold
(presidente Mangold Consulting GmbH)
Reinhard
e Hella Mey
(cantautori)
Ruth
Misselwitz (pastore protestante di
Pankow)
Klaus
Prömpers (giornalista)
Prof.
Dr. Konrad Raiser
(ex Segretario Generale del Consiglio ecumenico mondiale delle
Chiese)
Jim
Rakete (fotografo)
Gerhard
Rein (giornalista)
Michael
Röskau (ex dirigente ministeriale)
Eugen
Ruge (sceneggiatore)
Dr.
H. C. Otto Schily
(ex ministro federale degli Interni)
Dr.
H. C. Friedrich Schorlemmer
(teologo, attivista per i diritti civili)
Georg
Schramm (comico)
Gerhard
Schröder (ex Cancelliere federale)
Philipp
von Schulthess (attore)
Ingo
Schulze (sceneggiatore)
Hanna
Schygulla (attrice, cantante)
Dr.
Dieter Spöri (ex
ministro degli Affari economici)
Prof.
Dr. Fulbert Steffensky
(teologo cattolico)
Dr.
Wolf-D. Stelzner
(Managing Partner: WDS-Institut für Analysen in Kulturen mbH)
Dr.
Manfred Stolpe
(ex ministro federale, ex governatore del Brandeburgo)
Dr.
Ernst-Jörg von Studnitz
(ex ambasciatore)
Prof.
Dr. Walther Stützle
(ex segretario di Stato della Difesa)
Prof.
Dr. Christian R. Supthut (ex
Consigliere Direttivo)
Prof.
Dr. H. C. Horst Teltschik
(ex consigliere presso l'Ufficio federale per la sicurezza e la
politica estera)
Andres
Veiel (regista)
Dr.
Hans-Jochen Vogel
(ex ministro federale della Giustizia)
Dr.
Antje Vollmer
(ex Vice-Presidente del Bundestag)
Bärbel
Wartenberg-Potter (vescova emerita di
Lubecca)
Dr.
Ernst Ulrich von Weizsäcker
(scienziato)
Wim
Wenders (regista)
Hans-Eckardt
Wenzel (cantautore)
Gerhard
Wolf (scrittore, editore)
Traduzione
a cura di Roberto Quaglia e Alessandra Secci, con revisione di Pino
Cabras.
Tratto da Megachip
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