DI PEPE ESCOBAR
rt.com
Quindi l’UE “ha sconfitto” Putin forzandolo a cancellare il gasdotto
South Stream. Così hanno affermato i media occidentali. Idiozie. I fatti
concreti parlano diversamente.
Lo stratagemma del “Gasdottistan” continuerà a mandare scosse
geopolitiche di grande entità attraverso l’Eurasia per un buon lasso di
tempo. In parole povere, alcuni anni fa la Russia aveva ipotizzato di
bypassare l’Ucraina, in quanto paese inaffidabile per il transito del
gas, attraverso il North Stream – già perfettamente funzionante – e il
South Stream – ancora un progetto. Ora la Russia ha intavolato un nuovo
accordo con la Turchia per bypassare l’approccio “non costruttivo”
(parole di Putin) della Commissione Europea.
È essenziale un passo indietro per capire il gioco di oggi. Cinque
anni fa stavo seguendo nel dettaglio l’ultimo atto della scena del
Gasdottistan – la guerra tra i gasdotti rivali South Stream e Nabucco.
Nabucco alla fine è stato fatto a brandelli. South Strem potrebbe
resuscitare, ma solo se la Commissione Europea ritornasse sana di mente.
Il
gasdotto South Stream, lungo 3.600Km, dovrebbe venir ultimato entro il
2016, arrivando fino all’Austria e alla zona dei Balcani/Italia. La
Gazprom è proprietaria del 50% - insieme all’ENI (20%), l’EDF francese
(15%) e la tedesca Wintershall, una sussidiaria della BASF (15%). Per
come stanno le cose, questi colossi europei dell’energia non stanno
facendo i salti di gioia – per essere riduttivi. Per mesi la Gazprom e
la CE hanno trattato per giungere ad una soluzione.
Alla fine Bruxelles si è fatta fuori da sola.
La Russia riuscirà comunque a costruire un gasdotto sotto il Mar Nero
– ma ora lo dirigerà verso la Turchia e, punto fondamentale,
movimentando la stessa mole di gas che sarebbe passata attraverso South
Stream. In aggiunta la Russia riuscirà a costruire un nuovo hub per il
GLN (gas liquefatto naturale) nel Mediterraneo. Quindi la Gazprom non ha
speso 5 miliardi di dollari invano (costi finanziari ed
ingegneristici). La deviazione ha perfettamente senso anche dal punto di
vista del business. La Turchia è il secondo cliente della Gazprom dopo
la Germania, molto più grande di Bulgaria, Ungheria e Austria messe
assieme.
La Russia per di più porta avanti una rete unificata di distribuzione
del gas naturale in grado di movimentarne da qualsiasi zona della
Russia a qualsiasi hub lungo i propri confini.
E come se fosse nesessario, la Russia ottiene un’altra prova del
fatto che il suo vero mercato di crescita futura è l’Asia, specialmente
la Cina – non un’Europa timorosa, stagnante, lacerata dalle misure di
austerità e paralizzata politicamente. La partnership strategica in
evoluzione vede la Russia complementare alla Cina, eccellendo nella
costruzione di grandi opere come dighe o gasdotti. Questo è business con
ampio respiro geopolitico – non politica impregnata di ideologie.
“Sconfitta” russa?
Anche la Turchia ha fatto una vittima. Non si tratta solo
dell’accordo con la Gazprom, la Russia parteciperà alla costruzione
dell’intera industria nucleare turca, oltre alla maggiore interazione
dal punto di vista del soft power (più affari e turismo). Più di tutto,
la Turchia è sempre più sul punto di diventare membro a pieno del
Organizzazione per Cooperazione di Shanghai (OCS), Mosca sta facendo
lobbying a riguardo. Ciò significa che la Turchia arriverebbe ad una
posizione privilegiata come hub sia nella Cintura Eurasiatica sia nelle
nuove Vie della Seta cinesi. L’UE blocca la Turchia?
La Turchia si rivolge ad Est. Questa è l’integrazione eurasiatica in atto.
Washington
ha provato duramente ad innalzare un Nuovo Muro di Berlino dal Baltico
al Mar Nero per “isolare” la Russia. Ecco materializzarsi una nuova
contromossa di judo/scacchi/go da parte di Putin – che l’avversario non
si aspettava.
Proprio dall’altro lato del Mar Nero.
Un imperativo chiave della strategia turca è arrivare a rappresentare
una via di passaggio indispensabile dall’Est all’Ovest – facendo
transitare qualsiasi bene dal greggio iracheno al gas del Mar Caspio. Il
greggio dell’Azerbaijan passa già per la Turchia attraverso il gasdotto
BTC (Baku-Tblisi-Ceyhan) ideato da Clinton/Brzezinsky. La Turchia
diventerebbe comunque terra di transito se un gasdotto Trans-Caspio
verrà mai costruito (anche se per ora le possibilità sono scarse), per
portare gas naturale dal Turkmenistan all’Azerbaijan, poi in Turchia ed
infine in Europa.
Quindi ciò che la mossa di judo/scacchi/go di Putin ha ottenuto in un
colpo solo è di ritorcere le stupide sanzioni imposte dall’UE un’altra
volta contro l’UE stessa. L’economia tedesca sta già soffrendo molto a
causa degli affari persi con la Russia.
La brillante “strategia” della CE si gira attorno al cosiddetto Terzo
Pacchetto Energetico dell’UE, che impone che i gasdotti e i flussi di
gas naturale che vi fluiscono appartengano ad aziende diverse.
L’obiettivo di questo pacchetto è sempre stata la Gazprom – proprietaria
di molti gasdotti in varie nazioni del centro-est Europa; l’obiettivo
all’interno dell’obiettivo è sempre stato South Stream.
Ora è il turno di Bulgaria e Ungheria – che, per la cronaca, si sono
sempre opposte alla “strategia” della CE – per spiegare questo fiasco
alle proprie popolazioni e per continuare a fare pressione su Bruxelles;
dopotutto rischiano di perdere una fortuna, per non menzionare che non
otterrebbero gas, con South Stream fuori dal panorama.
Ecco la morale della favola: la Russia venderà addirittura più gas –
alla Turchia – e la classe dirigente dell’UE, su pressione degli USA, è
ridotta a ballare come un’accozzaglia di polli senza testa nei tetri
corridoi di Bruxelles, cercando di capire cosa la stia colpendo. Gli
Atlanticisti sono ritornati in modalità di default – preparando altre
nuove sanzioni mentre la Russia si appresta a comprare sempre più oro.
Attenti a quelle lance
Questa non è la fine dei giochi – ne siamo ben lontani. Nel prossimo futuro si incontreranno molte variabili.
Il
gioco di Ankara potrebbe cambiare – ma è tutt’altro che un fatto certo.
Il Presidente Erdogan – il Sultano di Costantinopoli – ha disicuro
identificato un Califfo rivale, il famoso Ibrahim dell’ISI/ISIL/Daesh,
che cerca di rubargli il fascino. Per cui il Sultano potrebbe flirtare
con l’idea di ammorbidire i suoi sogni Neo-Ottomani e riportare la
Turchia alla sua dottrina di politica estera del “non voglio problemi
con i vicini” che aveva abbandonato.
La Casa di Saud è come un cammello nell’Artico. Il suo gioco letale
in Siria si è sempre ridotto ad un cambio di regime, per cui potrebbe
essere costruito un oleodotto sponsorizzato dai sauditi dalla Siria alla
Turchia – eliminando l’oleodotto “islamico” dal 10 miliardi di dollari
tra Iran, Iraq e Siria. Ora i Sauditi vedono la Russia disposta a
fornire alla Turchia tutta l’energia di cui ha bisogno – e anche di più.
“Assad deve andarsene” non se ne andrà ancora per un po’.
I neo-con statunitensi stanno ugualmente affilando le punte delle
loro lance. Verso l’inizio del 2015 il Congresso potrebbe approvare un
Ukranian Freedom Act. Traduzione: l’Ucraina come “grande alleato USA non
facente parte della NATO”, che significa, in pratica, un’annessione
alla NATO. Passo successivo, altre iperboliche provocazioni neo-con
contro la Russia.
Un possibile scenario è che vassalli/burattini come Romania e
Bulgaria – pressate da Washington - decidano di garantire pieno accesso
al Mar Nero alla flotta della NATO. Chi se ne frega se questo
violerebbe gli accordi in essere per la Zona del Mar Nero, che
coinvolgono Turchia e Russia?
E poi c’è il “conosciuto sconosciuto” in stile Rumsfeld: come i
deboli Balcani saranno subordinati ai capricci di Ankara. Finchè
Bruxelles terrà Grecia, Bulgaria e Serbia strette in una camicia di
forza, in termini energetici queste inizieranno a dipendere dal buon
cuore della Turchia.
Al momento, godiamoci la portata di queste scosse geopolitiche. Ce ne saranno altre, quando meno ce le aspettiamo.
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is
Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a
snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does
Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: http://rt.com/
Link: http://rt.com/op-edge/211091-turkey-russia-east-pipeline-eu/
Tratto da: http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=3685
03.12.2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non
commerciali, citando la fonte comedonchisciotte e l'autore della
traduzione FA RANC
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