- Fonte: Contropiano
Il
presidente russo Vladimir Putin ha concesso all'Uzbekistan la
cancellazione di gran parte del suo debito verso Mosca, nel tentativo di
convincere le autorità della repubblica ex sovietica ad avvicinarsi
all'Unione economica eurasiatica. Uzbekistan e Russia hanno
comunque già deciso di aprire una consultazione sulla creazione di una
zona di libero scambio tra Tashkent e l'unione guidata da Mosca.
"Abbiamo convenuto che avvieremo una consultazione per la possibile firma di un accordo tra Uzbekistan e Unione economica eurasiatica su una zona di libero scambio" ha detto Putin ai giornalisti dopo un incontro con il presidente uzbeko Islam Karimov. "L'accordo per regolare le reciproche richieste finanziarie contribuirà ad ampliare i nostri legami economici" ha aggiunto il capo dello stato russo, riferendosi all'intesa per cancellare gran parte del debito di Tashkent, che secondo le agenzie russe riguarda una cifra di 865 milioni di dollari su un totale di impegni uzbeki verso Mosca di 890 milioni.
Tashkent è sempre stata relativamente critica nei confronti dell'Unione eurasiatica, perchè la popolosa repubblica centroasiatica teme di perdere autonomia politica. Karimov oggi ha suggerito che Mosca dovrebbe sostenere l'attuale Comunità degli stati indipendenti, composta dai Paesi dell'ex blocco sovietico, piuttosto che promuovere nuove alleanze. Ma, ha aggiunto, l'Uzbekistan "è sempre stato aperto alla Russia" e spera di "rafforzare lo sviluppo delle relazioni uzbeko-russe".
Russia e Uzbekistan hanno discusso anche questioni di sicurezza regionale e Karimov ha espresso preoccupazioni per il ritiro delle truppe occidentali dal vicino Afghanistan. Non perché a Tashkent ci siano particolari simpatie per la Nato, quando per la possibilità che il ritiro delle truppe straniere permetta una nuova offensiva islamista in tutta la regione. "Ciò che causa massima preoccupazione è l'espansione dell'estremismo militante" ha detto Karimov. "Qualunque vuoto della sicurezza in Afghanistan verrebbe riempito rapidamente da vari gruppi terroristici... Ci sono già segnali di elementi dell'Isis in ingresso in Afghanistan" ha aggiunto il presidente uzbeko.
Creata da Russia, Bielorussia e Kazakistan, l'allenza economica sarà operativa dal prossimo 1 gennaio 2015, sulla base dell'unione doganale già in vigore tra i tre paesi ex sovietici. Nell'Unione è entrata di recente anche l'Armenia, che ha voltato le spalle alla Ue, con la quale stava negoziando un accordo di Associazione ritenuto svantaggioso e pericoloso per l’economia del piccolo paese.
Intanto sembrano essersi relativamente normalizzate le repubbliche caucasiche della Federazione Russa. In particolare il Daghestan, a lungo epicentro degli attacchi islamisti non solo contro Mosca, che negli ultimi tempi si sta candidando a diventare un territorio leader nella produzione di petrolio e gas. Almeno questi sono i piani esposti dall'amministratore delegato della Compagnia petrolifera e del gas daghestana Lev Yusufov, annunciando a Mosca che questo ambizioso obiettivo sarà realizzato attraverso l'accesso ai giacimenti offshore nel Mar Caspio.
Le enormi riserve scoperte potrebbero valere sino a 200 miliardi di dollari, cosa nota sin dall'epoca sovietica, ma finora il Cremlino aveva sempre rimandato lo sfruttamento su larga scala soprattutto a causa dell'instabilità della zona, dovuta alle tensioni generate da alcune minoranze islamiste fomentate dai network jihadisti e da alcuni centri occidentali di destabilizzazione.
Ma in epoca di rinnovato scontro tra blocchi e di sanzioni e controsanzioni l'oro nero del Daghestan potrebbe diventare fondamentale per Mosca che potrebbe utilizzare una parte dei proventi per placare le spinte secessioniste e islamiste radicali di una parte della popolazione del territorio non certo economicamente sviluppato.
La nuova società punta a tassi di produzione di 6-7 milioni di tonnellate di petrolio all'anno, 5-7 miliardi di metri cubi all'anno di gas e 0,5 milioni di tonnellate all'anno di gas condensato. La "State Oil Company" della Repubblica del Daghestan è stata creata nel giugno 2014 dal governo della Repubblica federata alla Russia e il 100% delle azioni sono di proprietà dello Stato.
"Abbiamo convenuto che avvieremo una consultazione per la possibile firma di un accordo tra Uzbekistan e Unione economica eurasiatica su una zona di libero scambio" ha detto Putin ai giornalisti dopo un incontro con il presidente uzbeko Islam Karimov. "L'accordo per regolare le reciproche richieste finanziarie contribuirà ad ampliare i nostri legami economici" ha aggiunto il capo dello stato russo, riferendosi all'intesa per cancellare gran parte del debito di Tashkent, che secondo le agenzie russe riguarda una cifra di 865 milioni di dollari su un totale di impegni uzbeki verso Mosca di 890 milioni.
Tashkent è sempre stata relativamente critica nei confronti dell'Unione eurasiatica, perchè la popolosa repubblica centroasiatica teme di perdere autonomia politica. Karimov oggi ha suggerito che Mosca dovrebbe sostenere l'attuale Comunità degli stati indipendenti, composta dai Paesi dell'ex blocco sovietico, piuttosto che promuovere nuove alleanze. Ma, ha aggiunto, l'Uzbekistan "è sempre stato aperto alla Russia" e spera di "rafforzare lo sviluppo delle relazioni uzbeko-russe".
Russia e Uzbekistan hanno discusso anche questioni di sicurezza regionale e Karimov ha espresso preoccupazioni per il ritiro delle truppe occidentali dal vicino Afghanistan. Non perché a Tashkent ci siano particolari simpatie per la Nato, quando per la possibilità che il ritiro delle truppe straniere permetta una nuova offensiva islamista in tutta la regione. "Ciò che causa massima preoccupazione è l'espansione dell'estremismo militante" ha detto Karimov. "Qualunque vuoto della sicurezza in Afghanistan verrebbe riempito rapidamente da vari gruppi terroristici... Ci sono già segnali di elementi dell'Isis in ingresso in Afghanistan" ha aggiunto il presidente uzbeko.
Creata da Russia, Bielorussia e Kazakistan, l'allenza economica sarà operativa dal prossimo 1 gennaio 2015, sulla base dell'unione doganale già in vigore tra i tre paesi ex sovietici. Nell'Unione è entrata di recente anche l'Armenia, che ha voltato le spalle alla Ue, con la quale stava negoziando un accordo di Associazione ritenuto svantaggioso e pericoloso per l’economia del piccolo paese.
Intanto sembrano essersi relativamente normalizzate le repubbliche caucasiche della Federazione Russa. In particolare il Daghestan, a lungo epicentro degli attacchi islamisti non solo contro Mosca, che negli ultimi tempi si sta candidando a diventare un territorio leader nella produzione di petrolio e gas. Almeno questi sono i piani esposti dall'amministratore delegato della Compagnia petrolifera e del gas daghestana Lev Yusufov, annunciando a Mosca che questo ambizioso obiettivo sarà realizzato attraverso l'accesso ai giacimenti offshore nel Mar Caspio.
Le enormi riserve scoperte potrebbero valere sino a 200 miliardi di dollari, cosa nota sin dall'epoca sovietica, ma finora il Cremlino aveva sempre rimandato lo sfruttamento su larga scala soprattutto a causa dell'instabilità della zona, dovuta alle tensioni generate da alcune minoranze islamiste fomentate dai network jihadisti e da alcuni centri occidentali di destabilizzazione.
Ma in epoca di rinnovato scontro tra blocchi e di sanzioni e controsanzioni l'oro nero del Daghestan potrebbe diventare fondamentale per Mosca che potrebbe utilizzare una parte dei proventi per placare le spinte secessioniste e islamiste radicali di una parte della popolazione del territorio non certo economicamente sviluppato.
La nuova società punta a tassi di produzione di 6-7 milioni di tonnellate di petrolio all'anno, 5-7 miliardi di metri cubi all'anno di gas e 0,5 milioni di tonnellate all'anno di gas condensato. La "State Oil Company" della Repubblica del Daghestan è stata creata nel giugno 2014 dal governo della Repubblica federata alla Russia e il 100% delle azioni sono di proprietà dello Stato.
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