- La
situazione attuale, anche alla luce della guerra civile in Ucraina, vede
la Russia e Putin sotto attacco dalle forze egemoniche dell’occidente.
Cosa ne pensa?
- Penso
che siamo al cospetto di un vero e proprio attacco continuato ai danni
della Russia di Putin. Questo perché è una potenza mondiale, che si sta
opponendo al nuovo ordine imperiale statunitense post 1989. È evidente
che la Russia di Putin è attaccata politicamente tramite rivoluzioni
colorate, come quella dell’Ucraina, ed è poi attaccata militarmente
tramite la collocazione di basi militari nei Paesi limitrofi. Infine è
attaccata culturalmente tramite un processo di destrutturazione pilotata
della cultura russa, vedi l’esempio delle Pussy Riots, finanziate
dall’Occidente americano ed europeo. Si tratta di un’operazione tesa a
destrutturare la cultura e l’identità russa per renderla facilmente
accessibile all’imperialismo della globalizzazione a guida statunitense.
Il
fatto che l’opinione pubblica e la manipolazione organizzata diffamino
continuamente Putin è la spia che ci rivela una cosa: Putin è dalla
parte giusta.
-
Lei vede quindi un rinnovato attacco, da parte del "capitale", sui quei
territori del globo non ancora assoggettai al pensiero unico dominante?
- Certo!
Ciò che pudicamente chiamiamo “globalizzazione” in verità corrisponde
all’invasione del mondo intero da parte della forma merce e del mercato
globale di tipo capitalistico. Parliamo di quella che io nei miei lavori
chiamo “ideologia del medesimo”. Il capitale con la globalizzazione
vuole vedere ovunque e sempre la stessa cosa: merce, economia, lingua
inglese, one way of life, one word, pensiero unico. Il capitale
globalizzato odia le differenze e deve sopprimerle per imporre ovunque
il medesimo sistema, il medesimo ordine. In questo senso, la Russia di
Putin che resiste a questo tenendo vivo il multipolarismo anche
culturale, è uno dei principali bersagli da parte della globalizzazione a
guida statunitense.
-
Dottor Fusaro, ma per trovare un’alternativa a questa situazione di
stallo, qual è la ricetta che lei propone nel suo ultimo libro “Il
futuro è nostro”?
- Il
mio libro “Il futuro è nostro” pone le premesse, o meglio le condizioni
ontologiche per un possibile riscatto. Con questa formula pomposa
intendo dire che per cambiare il mondo occorre anzitutto pensare che sia
possibile cambiarlo. Per resistere alla globalizzazione occorre pensare
che sia possibile resistere. Il mio libro è un tentativo dal punto di
vista filosofico e metafisico di tornare a pensare alla realtà come
possibilità, storia e prassi. Non come una realtà oggettiva data, che
dev’essere subita, sopportata e accettata come irreversibile. Bisogna
pensare ad una realtà capace di imbozzolare al proprio interno una
molteplicità di possibilità, che possono essere tradotte in atto tramite
la nostra azione. Resistere non soltanto è possibile, ma è necessario
per poter sopravvivere prima che il pianeta si estingua sotto il
capitalismo divenuto religione del mercato.
Fonte: La Voce della Russia
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