di Gianni Petrosillo
Ormai in Ucraina si gioca a carte scoperte.
E’ difficile negare che questo paese sia stato aggredito ed invaso da
una potenza straniera, che però non è quella russa, come vuole la
propaganda occidentale, bensì quella nordamericana. Dopo la nomina, nei
mesi scorsi, del figlio di Joe Biden, cocainomane pentito, nel cda di
Burisma, una delle compagnie del gas più importanti di Kiev, arrivano i
ministri con passaporto americano, scelti da una società di cacciatori
di teste, sostenuta dalla Fondazione del Finanziere ungherese
naturalizzato statunitense, George Soros.
E’ uno scandalo del quale si è accorto il Sole24ore e nessun altro in Italia.
Silenzio dai “velinatori” della Nato che scrivono sugli altri
quotidiani nazionali, da Roberta Zunini a Leonardo Coen, da Fabrizio
Dragosei a Giuseppe Sarcina, da Anna Zafesova a Nicola Lombardozzi (eh
lo so, sono tanti perché la mamma dei giornalisti è sempre incinta),
forse anche loro si vergognano un po’, dopo aver parlato, senza prove,
di occupazione russa dell’Ucraina.
Mi aspetto un minimo di resipiscenza soprattutto dalla Zunini che
scrive per il Fatto e che si vanta di essere sempre alla ricerca della
Verità. Ecco la Verità, vediamo come la (mal)tratterà questa paladina
del giornalismo “travagliato”.
Se gli Stati Uniti sono arrivati a tanto la situazione è davvero preoccupante.
Obama dimostra di essere un autentico dilettante che fa la voce grossa
per mancanza di strategia e d’immaginazione diplomatica. Agitare così,
sotto il naso del Cremlino, questo affronto diretto, senza nemmeno
provare a mascherare la propria presenza in un Paese che da sempre fa
parte dell’orbita egemonica di Mosca, dimostra che la casa Bianca cerca
la rissa. Inoltre, Poroshenko, costituendo questo governo apertamente
filo-occidentale, con cittadini americani riconosciuti e abbastanza in
vista, sta di fatto sancendo la divisione dello Stato, poiché è chiaro
che nel Donbass, a maggioranza russofono, non accetteranno mai di essere
governati da yankee.
Ma vediamo la composizione del nuovo gabinetto ucraino,
letteralmente commissariato da Washington, dove spiccano i nomi di
questi allogeni che ricopriranno l’incarico in altrettanti dicasteri
strategici, almeno per la gestione degli affari economici.
Restano al loro posto Alexander Poltorak, Paul Klimkin e Arsen Avakov, rispettivamente
ministri della difesa, degli esteri e degli interni. Il ministro delle
Finanze sarà la statunitense Natalia Yaresco. Qui comincia il bello o il
brutto, a seconda dei gusti. Dai primi anni ’90 la signora ha lavorato
nel dipartimento economico dell’Ambasciata USA in Ucraina, dove ha fatto
una rapida carriera. Qualcuno però la ricorda, principalmente, per
essere un ex dipendente del Dipartimento di Stato americano. Yaresco è
una speculatrice, risulta infatti co-fondatrice della società di
investimento internazionale Horizon Capital che opera in Ucraina, in
Bielorussia e in Moldavia. Un analista ucraino ha però sostenuto che
costei è stata investita dell’importante ruolo perché un suo parente
stretto lavora alla Banca Mondiale, così forse Poroshenko crede di
blandire una istituzione che potrebbe dare una grossa mano a Kiev per
coprire gli ingenti debiti.
Poi c’è il georgiano Alexander Kvitashvili che va al Ministero della Salute,
dopo aver ricoperto lo stesso posto in patria, il quale ha le idee
chiare su come si gestisce la sanità. Si privatizza tutto e chi può
pagare vive, chi non può scucire il soldo fa prima ad individuare un
loculo al cimitero piuttosto che rivolgersi agli ospedali. L’America
insegna. Infatti, costui ha iniziato la sua ascesa negli Stati Uniti.
Nel 1993 era nel settore finanziario e amministrativo del Medical Center
di Atlanta. Come riporta il sito russo Vz.ru, “nel 2002-2003, lavorava a
New York. Nel 2004 è stato nominato direttore amministrativo
dell’EastWest Institute. Nel 2005 è stato nominato direttore capo
dell’amministrazione di questa istituzione e membro del cda”.
Lascia poi di sasso la dichiarazione dell’ex presidente georgiano Mikhail Saakashvili, il
quale ha detto ai media di aver rifiutato lo scranno di vice-primo
ministro dell’Ucraina, gentilmente offertogli dai “nuovi” dirigenti di
Kiev. Sarebbe stata una ciliegina sulla “cacca”.
All’economia è andato il banchiere lituano Abromavicius,
manager della società d’investimento East Capital. Ha mosso i primi
passi negli istituti di credito svedesi ma quel che caratterizza il suo
curriculum sono le operazioni ad alto rischio finanziario, proprio quel
che ci vuole in un Paese pieno zeppo di oligarchi furfanti, stracarichi
di soldi da moltiplicare, come l’Ucraina. Abromavicius si è fatto le
ossa nell’ University of Wisconsin e nella Scuola Internazionale
d’affari estone, emanazioni della Fondazione Soros.
Che bella squadra di teste di cazzo filo-Usa ha messo su Poroshenko. La
finta rivoluzione di Majdan è arrivata al suo epilogo, dritta dritta
nella merda fino al collo (almeno per i poveri cittadini che ci
credevano davvero), come sempre accade quando ci si fida dello zio Sam.
E di fronte a queste provocazioni,
ormai nemmeno più coperte, i nostri media continuano a sostenere che gli
assalitori dei popoli sono i russi. Ma andate tutti a quel paese, per
usare un eufemismo!
Meno male che qualche rivista
italiana specializzata non si lascia fregare dal coro propagandistico e
dice pari pari come stanno le cose. E’ la Nato che continua a
sfidare la Russia ai suoi confini e giustamente i russi rispondono colpo
su colpo a queste minacce. Come scrive Riccardo Ferretti su “Panorama Difesa”:
“Proprio il conflitto ucraino è il principale carburante delle tensioni
tra Occidente e Russia, ma in effetti rappresenta solo un capitolo
dello scontro per la ridefinizione delle rispettive aree d’influenza che
vede il suo fulcro nell’Europa Orientale. In effetti, non si può negare
che, da un punto di vista geopolitico, il progressivo allargamento ad
est della Nato e dell’Unione Europea abbia trasformato la Russia da vera
e propria potenza eurasiatica in una potenza sostanzialmente asiatica.
Non disponendo di strumenti di soft power all’altezza di quelli
occidentali è normale che Mosca sia portata a reagire ricorrendo alla
hard power. La crisi ucraina è un esempio lampante: alla rivoluzione
popolare alimentata dall’occidente, la Russia ha risposto con una
invasione mascherata”.
Appunto, Putin non aveva scelta, è
stato messo con le spalle al muro da partner che si mostravano
ragionevoli e che invece erano pronti a sacrificare ogni ucraino pur di
raggiungere i loro scopi, ma non ha perso la testa, anzi, sostiene
Ferretti, Putin è riuscito ad ottenere il massimo dalla situazione di
difficoltà in cui si trovava, annettendosi la Crimea e aiutando il
Donbass a sollevarsi, il quale prima o poi sarà ugualmente unito alla
Federazione.
Inoltre, riporta ancora il bravo Ferretti,
non si possono accusare i russi di attentare ai confini delle
repubbliche viciniore, quelle baltiche in primis, laddove è la Nato, con
le sue esercitazioni atte a coinvolgere gli ex membri del patto di
Varsavia, vedi la Steedfast Noon 2014, “volta a testare
le capacità di attacco nucleare delle aeronautiche dell’Alleanza”, a
causare problematiche frizioni tra le parti. Nell’esercitazione di
quest’anno, effettuata a Ghedi in Italia, è stata coinvolta la Polonia,
paese privo di capacità nucleare, anche in virtù di un atto del ’97
stipulato dalla Nato con la Russia che “vieta il dispiegamento di armi
nucleari nei paesi dell’Est Europa”. Portando la Polonia nel nuclear planning group della Nato quell’
accordo viene palesemente violato. Di qui la giustificata reazione
russa ed i voli dei suoi caccia ai limiti dello spazio aereo
dell’Alleanza. Siete ancora convinti che i russi siano sporchi, brutti,
cattivi ed aggressivi?
Fonte: Conflitti e Strategie
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