lunedì 8 dicembre 2014

Putin: «Guai a chi tocca la superiorità russa»


Fonte: Il Manifesto
Sullo sfondo di una situa­zione interna e inter­na­zio­nale non certo tra le più tran­quille, il pre­si­dente russo Vla­di­mir Putin ha pre­sen­tato ieri al Crem­lino il suo undi­ce­simo mes­sag­gio annuale all’Assemblea della Federazione.
Caduta del prezzo del petro­lio (una delle prin­ci­pali voci d’entrata russe), infla­zione e sva­lu­ta­zione del rublo che al momento sem­brano senza freni, all’interno; cre­scente accer­chia­mento da parte della Nato e crisi ucraina alle fron­tiere e san­zioni occi­den­tali all’esterno. A cavallo, il recente arre­sto del pro­getto del “Juzh­nyj potok”, il gasdotto “South stream”.
Nei 70 minuti che Vla­di­mir Vla­di­mi­ro­vic ha dedi­cato al suo inter­vento, ha toc­cato per primo il tema della riu­nione della Cri­mea alla Rus­sia, che «per il nostro paese, per il nostro popolo ha un carat­tere spe­ciale», dato che nel Cher­so­neso tau­rico (Putin è ricorso alla deno­mi­na­zione così cara alla let­te­ra­tura greca) «vivono le nostre genti e il ter­ri­to­rio è così impor­tante stra­te­gi­ca­mente». Dalla Cri­mea all’Ucraina e all’influenza Usa: «A volte non si sa quasi con chi sia meglio par­lare: coi governi di alcuni Stati oppure diret­ta­mente coi loro patroni e spon­sor ame­ri­cani. Nel caso dell’accordo di asso­cia­zione dell’Ucraina con la Ue, ci è stato detto che non erano affari nostri». A pro­po­sito dell’Ucraina, pro­prio ieri Ria Novo­sti ripor­tava dalla pagina Face­book dell’ufficio stampa delle ope­ra­zioni nel Don­bass che “lunedì e mar­tedì scorsi 110 mili­ziani sono stati uccisi nella regione di Done­tsk”; anche se è sem­pre dif­fi­cile sta­bi­lire di quanto la mil­lan­te­ria superi l’immaginazione.
Sulle san­zioni, Putin ha detto che esse «non sono solo la rea­zione ner­vosa degli Stati uniti o dei loro alleati alla nostra posi­zione sugli avve­ni­menti e il colpo di stato in Ucraina. La poli­tica di con­te­ni­mento non è stata inven­tata ieri. Viene con­dotta da secoli con­tro il nostro paese. In breve, ogni volta che qual­cuno pensa che la Rus­sia sia diven­tata troppo forte». Da qui alla sicu­rezza inter­na­zio­nale: «Noi non inten­diamo essere tra­sci­nati in una costosa corsa agli arma­menti, ma garan­tiamo un’efficiente e sicura capa­cità di difesa nelle nuove con­di­zioni. Nes­suno riu­scirà a rag­giun­gere la supe­rio­rità mili­tare sulla Russia».
All’interno, le attese libe­ra­liz­za­trici non sono andate deluse, anche se ai gior­na­li­sti che chie­de­vano a Dmi­trij Peskov se si potesse par­lare di una nova Nep (la rela­tiva libertà di com­mer­cio adot­tata nei primi anni ’20 da Lenin per risol­le­vare il paese dopo la guerra civile), il por­ta­voce pre­si­den­ziale lo ha escluso. «Biso­gna eli­mi­nare al mas­simo le restri­zioni al busi­ness», ha detto Putin. E il corso del rublo tor­nava a salire. E Putin lan­ciava «un alleg­ge­ri­mento fiscale e una sua ‘vacanza’ di due anni per le nuove imprese». Il cul­mine con «la piena amni­stia per i capi­tali che tor­ne­ranno in Rus­sia», accanto alla richie­sta alla «Banca di Rus­sia e al Governo di pro­ce­dere a severe azioni per far pas­sare la voglia agli spe­cu­la­tori di gio­care con le flut­tua­zioni della valuta russa». Con un’ulteriore pun­tata sull’orgoglio nazio­nale: «dob­biamo eli­mi­nare la cri­tica dipen­denza da tec­no­lo­gia e pro­du­zione indu­striale straniere».
Entu­sia­ste le rea­zioni del mondo poli­tico: da «una chiara espres­sione dell’idea nazio­nale, con la riaf­fer­ma­zione della sovra­nità e l’apertura alla col­la­bo­ra­zione con tutti gli Stati», secondo lo spea­ker del Con­si­glio fede­rale Valen­tina Mat­vienko, alla chia­mata in causa di altri da parte del lea­der del PC Gen­na­dij Zju­ga­nov «spe­riamo che il segnale lan­ciato dal Pre­si­dente sia rac­colto dal Governo».

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