lunedì 28 luglio 2014

La quiete prima della tempesta: l’Europa pronta a unirsi alla guerra economica contro la Russia


di A.E. Pritchard Fonte: controinformazione
 
La quiete prima della tempesta: l'Europa pronta a unirsi alla guerra economica contro la Russia

 
A.E. Pritchard sul Telegraph commenta la più pericolosa confluenza di circostanze da trent’anni a questa parte: gli USA hanno dichiarato guerra economica alla Russia, l’Europa si accoda, compiacente, ed è altissimo il rischio che la Russia possa lanciare una rappresaglia sul terreno tentando di rovesciare l’assetto post guerra fredda… è la quiete prima della tempesta? Ma i Russi hanno interesse a far scoppiare la guerra?
A.E. Pritchard, Telegraph – La Russia sta correndo ai ripari. Questa mattina la banca centrale è stata costretta ad alzare i tassi di interesse all’8% per difendere il rublo e arginare la fuga di capitali, 75 miliardi di dollari finora quest’anno, e chiaramente di nuovo in crescita.
La strana calma sui mercati russi sta cominciando a cambiare come gli investitori prendono in considerazione la possibilità terribile che l’Europa alla fine imporrà le sanzioni, escludendo le banche russe dalla finanza globale.

I rendimenti delle obbligazioni in rubli a 10 anni sono saliti a 9.15%, il livello più alto dal “taper tantrum” dei mercati emergenti dell’anno scorso. Il costo dell’assicurazione contro il default russo dei contratti CDS è salito di 17 punti, a 225. L’indice azionario MICEX è sceso al minimo da tre mesi a questa parte.
Lars Christensen di Danske Bank ha detto che il punto di svolta arriverà se l’UE in effetti imporrà le misure “Tier III” volte a paralizzare il sistema bancario russo, come sembra ormai probabile. “Questo è l’evento che spegnerà la luce al mercato russo. Vedremo una fuga di capitali di natura completamente diversa” ha detto.
Questo momento della resa dei conti si sta improvvisamente avvicinando sempre più. Questa mattina (25 luglio) i 28 ambasciatori dell’Unione europea si sono riuniti per il secondo giorno per confrontarsi sulle proposte draconiane formulate dalla Commissione europea.
Essi sembrano aver raggiunto un ampio consenso. Un gruppo di incaricati dalla Commissione redigerà gli atti giuridici durante il fine settimana.
Quando il pacchetto arriverà ai ministri degli Esteri per la ratifica finale, all’inizio della prossima settimana, ci saranno dei mercanteggiamenti sul risarcimento per chi si trova in prima linea Le sanzioni possono ancora andare a monte. Ma il comunicato dei diplomatici questa mattina è stato che anche Cipro, Bulgaria e Ungheria sembrano essere d’accordo, anche se a malincuore.
Non c’è più nessuna spaccatura tra la Gran Bretagna e la Germania. Le due potenze stanno lavorando in tandem, sostenute da Olanda, Svezia, Danimarca, Polonia e dagli stati baltici. E i francesi non sono così colombe come si sarebbe potuto dedurre dopo la debacle della vendita delle navi da guerra Mistral alla Russia, vissuta da Parigi con un doloroso imbarazzo.
Sarebbe sciocco per chiunque supporre che queste sanzioni avranno scarse conseguenze. Un’azione drastica è ora assai probabile, e se succederà, le conseguenze saranno esplosive. Siamo in una fase pericolosa.
Le sanzioni previste prenderanno di mira sia il debito che il patrimonio netto delle principali banche della Russia, tagliando efficacemente l’accesso ai mercati dei capitali mondiali. Punteranno anche alla tecnologia per la perforazione nell’Artico e per l’apertura del bacino di shale di Bazhenov, entrambi necessari per sostituire le riserve di petrolio della Russia che si vanno riducendo.
La Russia ha un sacco di gas, ma in Europa il gas è scambiato al prezzo dell’equivalente in petrolio greggio di 60 dollari al barile. Non è molto redditizio. Gli analisti sospettano che l’accordo del gasdotto di Gazprom con la Cina sia pari o inferiore al costo di produzione, sempre che si realizzi davvero.
L’Agenzia internazionale per l’energia dice che la Russia ha bisogno di $ 750 miliardi di nuovi investimenti nei prossimi 20 anni solo per fermare il declino della produzione di petrolio e gas. Questo è già diventato impensabile. Chi andrà a scommettere così tanto denaro, per dei rendimenti discutibili, di fronte a tanto rischio politico?
I 478 miliardi di $ di riserve della Russia (meno se si detraggono gli swap) non sono così grandi come sembrano. La banca centrale ha bruciato 200 miliardi di dollari di riserve in sei settimane dopo la crisi Lehman alla fine del 2008, prima di abbandonare l’intervento sul Forex come irrimediabilmente sbagliato.
Le riserve si sono rivelate una linea Maginot, in ogni caso. Il loro impiego ha comportato una stretta monetaria automatica, provocando un crollo dell’approvvigionamento russo di moneta e un drastico calo del PIL (da cui la Russia non si è mai ripresa).
Gli ultimi dati della banca centrale mostrano che le aziende russe, le banche e gli enti pubblici devono 721 miliardi di $ in valuta estera, soprattutto dollari. Circa 10 miliardi di dollari devono essere rinnovati ogni mese. Il gruppo petrolifero Rosneft deve rimborsare $ 26 miliardi entro dicembre del prossimo anno, con picchi di rifinanziamento questo inverno.
Si potrebbe pensare che di fronte a così tanto rischio, il Cremlino avrebbe cercato di tagliare le sue perdite in Ucraina orientale, ma questo vuol dire fraintendere la natura essenziale di questa battaglia, e tutte le prove indicano il contrario, in ogni caso.
Le forze vicine a Putin continuano a abbattere aerei ucraini al ritmo di uno o due al giorno, nello sforzo sistematico di mettere a terra la forza aerea ucraina, anche dopo il disastro della Malaysia Airlines. Circa 20 aerei ed elicotteri sono stati abbattuti.
Né sono ormai soltanto le forze vicine a Putin. Convogli di artiglieria pesante, lanciarazzi e carri armati T64 sono fluiti da Novorossiya e la Repubblica popolare di Donetsk attraverso una frontiera che ormai non esiste più.
La regione è già un dipartimento militare della Federazione russa in tutto tranne che nel nome. I cosacchi e le milizie ribelli sono già parte integrante delle forze armate russe, sotto ufficiali militari russi, come è fin troppo chiaro dalle intercettazioni pubblicate dopo l’incidente aereo.
I capi dei ribelli sono per lo più cittadini russi, sia del vecchio KGB, l’FSB, o il GRU. Alexander Borodai, il capo della Repubblica popolare di Donetsk, è un agente politico di Mosca.
Tutta la Nato sa che questo movimento è un fronte del Cremlino. La Casa Bianca lo sa. Ogni diplomatico europeo a Kiev lo sa. L’invasione russa dell’Ucraina orientale, in un certo senso si è già verificata.
Sembra altamente improbabile che Putin ora possa permettere a Kiev di schiacciare la ribellione. I resistenti stanno già giurando su una “seconda Stalingrado”, una strenua difesa di Donetsk.
E’ ugualmente improbabile che Putin accetterà una Ucraina filo-occidentale sovrana che sfugga completamente al controllo russo. Se c’è un consenso su qualcosa in Russia in questo momento – dalla cima al fondo della scala sociale – è che il popolo russo è stato vittima di una sua propria forma di ingiustizia che ha provocato una diaspora alla fine della guerra fredda e che ora è vittima di un altro complotto occidentale. Che si pensi o no che questo punto di vista abbia un fondamento nella realtà – o una qualsiasi legittimità, dato che mezza Europa era sotto l’occupazione sovietica fino al 1989 – è irrilevante. Questo è il punto di vista nazionale.
L’Ucraina non è un membro della Nato. Essa non gode di alcuna protezione dell’articolo V (uno-per-tutti e tutti-per-uno). Putin sa che l’Occidente non andrà in guerra per l’Ucraina. E’ vero che Slobodan Milosevic ha fatto un calcolo simile in Bosnia/Kosovo e ha scoperto di essersi sbagliato, ma la Serbia è molto piccola e non ha armi nucleari.
L’unico vincolo in termini strettamente militari è quanto Putin reputi difficile occupare ulteriori territori (forse tutto il Donbass, forse fino al Dnieper, forse fino alla Moldavia), ed evitare di impantanarsi nella guerriglia.
C’è un altissimo rischio che il Cremlino possa sfidare le sanzioni occidentali e lanciare una “rappresaglia asimmetrica” sul terreno, rovesciando del tutto l’insediamento post-guerra fredda.
I mercati sembrano stranamente noncuranti mentre l’ordine geopolitico dell’Europa va a rotoli sotto i loro occhi. Una settimana fa gli Stati Uniti hanno lanciato una guerra economica contro la Russia. L’Europa tra pochi giorni ne seguirà l’esempio.
Si può plaudire alle azioni dell’Occidente, o condannarle, ma difficilmente si possono ignorare. Nei 30 anni o giù di lì che scrivo sulla geopolitica e l’economia internazionale, non ho mai visto una confluenza più pericolosa di circostanze, o una così notevole compiacenza.
Fonte: Voci dall’estero
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mercoledì 23 luglio 2014

Presidente Vladimir Putin: “Scenari per destabilizzare l’attuale ordine mondiale” e minacciare la sovranità della Russia

Vladimir Putin ha presieduto una riunione del Consiglio di Sicurezza al Cremlino. La discussione era incentrata sul mantenimento della sovranità e dell’integrità territoriale della Russia.
Presidente Vladimir Putin Global Research, 23 luglio 2014
Fonte: Aurora sito
kaletsky-putinDiscorso di apertura in occasione della riunione del Consiglio di Sicurezza
Vladimir Putin: Buon pomeriggio, colleghi.
Oggi prenderemo in considerazione le questioni fondamentali del mantenimento dell’integrità territoriale e della sovranità di questo Paese. Vi annettiamo tutti gli aspetti politici, etnici, giuridiche, sociali, economici ed altri che l’argomento comprende. La sovranità e l’integrità territoriale sono valori fondamentali, come ho già detto. Ci riferiamo al mantenimento dell’indipendenza e dell’unità del nostro Stato, alla protezione efficace del nostro territorio, del nostro sistema costituzionale e della neutralizzazione tempestiva delle minacce interne ed esterne, di cui molte presenti nel mondo di oggi. Vorrei chiarire fin dall’inizio che, ovviamente, non vi è alcuna minaccia militare diretta all’integrità territoriale e alla sovranità di questo paese. In primo luogo, l’equilibrio strategico delle forze mondiali lo garantisce. Noi, da parte nostra, siamo rigorosamente conformi alle norme del diritto internazionale e agli impegni con i nostri partner, e ci aspettiamo che altri Paesi, unioni di Stati e alleanze politico-militari facciano lo stesso, mentre la Russia non è fortunatamente membro di una qualche alleanza. Ciò è anche garanzia della nostra sovranità.
Ogni nazione che faccia parte di un’alleanza cede parte della sovranità. Ciò non sempre soddisfa gli interessi nazionali di un dato Paese, ma è una decisione sovrana. Ci aspettiamo che i nostri legittimi interessi nazionali siano rispettati, mentre eventuali controversie, sempre presenti, siano risolte solo attraverso sforzi diplomatici, per mezzo dei negoziati. Nessuno dovrebbe interferire nei nostri affari interni. Tuttavia, sempre più spesso, oggi, sentiamo parlare di ultimatum e sanzioni. La stessa nozione di sovranità dello Stato viene cancellata. Regimi indesiderati, Paesi che hanno una politica indipendente o che semplicemente si frappongono degli interessi di qualcuno vengono destabilizzati. Gli strumenti utilizzati a tale scopo sono le cosiddette rivoluzioni colorate o, in termini semplici, rivolte istigate e finanziate dall’estero. L’obiettivo naturalmente sono i problemi interni. Ogni Paese ha sempre molti problemi, soprattutto gli Stati più instabili o con un regime complicato. I problemi esistono, ma ancora non è chiaro perché dovrebbero essere utilizzati per destabilizzare e abbattere un Paese, come vediamo piuttosto di frequente in varie parti del mondo. Spesso le forze utilizzate sono radicali, nazionaliste, spesso anche forze fondamentalmente neo-fasciste, com’è avvenuto, purtroppo, in molti Stati post-sovietici, come in Ucraina oggi. Ciò che vediamo è praticamente la stessa cosa. Gente va al potere attraverso l’uso della forza armata e con mezzi incostituzionali. È vero, hanno avuto le elezioni dopo l’avvento al potere, tuttavia, per qualche strana ragione, il potere finisce nuovamente nelle mani di coloro che o finanziano o dirigono tale presa del potere. Nel frattempo, senza alcun tentativo di negoziato, cercano di reprimere con la forza quella parte della popolazione che non è d’accordo con tale piega degli eventi. Allo stesso tempo, presentano alla Russia un ultimatum: o ci lasciate distruggere la parte di popolazione etnicamente, culturalmente e storicamente vicina alla Russia, o introduciamo sanzioni contro di voi. Questa è una logica strana, assolutamente inaccettabile, naturalmente.
Sulla terribile tragedia avvenuta nei cieli di Donetsk, vogliamo ancora una volta esprimere il nostro cordoglio alle famiglie delle vittime; è una terribile tragedia. La Russia farà tutto quanto in suo potere per garantire una corretta un’indagine completa e trasparente. Ci viene chiesto d’influenzare la milizia nel sud-est. Come ho detto, faremo tutto quanto in nostro potere, ma questo è assolutamente insufficiente. Ieri, quando le milizie consegnavano le cosiddette scatole nere, le forze armate ucraine hanno lanciato un attacco corazzato sulla città di Donetsk. I carri armati combatterono fino alla stazione ferroviaria aprendovi il fuoco. Gli esperti internazionali giuntivi per studiare il luogo del disastro, non hanno potuto recarvisi. Chiaramente non erano le milizie a sparare. Dovremmo infine chiedere alle autorità di Kiev di rispettare le norme elementari della decenza umana e introdurre un cessate il fuoco almeno per un breve periodo, per rendere possibile l’indagine. Faremo ovviamente tutto quanto in nostro potere per assicurarci che l’indagine sia approfondita. Questo è esattamente il motivo per cui la Russia ha appoggiato la risoluzione del Consiglio di sicurezza (delle Nazioni Unite) proposta dall’Australia. Continueremo a collaborare con tutti i nostri partner per garantire un’indagine completa ed esauriente. Tuttavia, se torniamo su tali scenari, in generale, come ho detto, sono assolutamente inaccettabili e controproducenti. Destabilizzano l’ordine mondiale esistente.
Indubbiamente, tali metodi non funzionano con la Russia. Le ricette utilizzate per indebolire gli Stati con i conflitti interni, non funzioneranno con noi. Il nostro popolo, i cittadini della Russia, non permetteranno che ciò accada e non potranno mai accettarlo. Tuttavia, tentativi vengono chiaramente fatti per destabilizzare la situazione sociale ed economica, per indebolire la Russia in un modo o nell’altro o per colpire i nostri punti deboli, e continueranno renderci soprattutto più gradevole risolvere le questioni internazionali. I cosiddetti meccanismi internazionali sulla concorrenza vengono utilizzati pure (questo vale per la politica e l’economia); a tale scopo vengono utilizzati i servizi speciali, insieme alle moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione e alle organizzazioni non governative dipendenti, marionette dei cosiddetti meccanismi del potere morbido. Ciò ovviamente è il modo con cui certi Paesi percepiscono la democrazia. Dobbiamo dare una risposta adeguata a tali sfide e, soprattutto, continuare a lavorare in modo sistematico nel risolvere i problemi che comportano un rischio potenziale all’unità del nostro Paese e della nostra società. Negli ultimi anni abbiamo rafforzato le nostre istituzioni statali e pubbliche, le basi del federalismo russo, e abbiamo fatto progressi nello sviluppo regionale, nella risoluzione di compiti economici e sociali. Le nostre forze di polizia e dei servizi speciali sono più efficienti nella lotta al terrorismo e all’estremismo; formiamo la base moderna della nostra politica etnica, regolando approcci all’istruzione; lottiamo costantemente contro la corruzione, tutto ciò ci  garantiscono sicurezza e sovranità. Allo stesso tempo, dobbiamo tenere a mente questi problemi. Se necessario, dobbiamo sviluppare rapidamente e attuare misure aggiuntive. Dobbiamo avere un piano a lungo termine per agire in questi settori, documenti e risoluzioni strategici. A questo proposito, vorrei richiamare l’attenzione su alcune sfide prioritarie.
La prima è lavorare costantemente per rafforzare l’armonia interetnica, garantire una politica d’immigrazione competente e reagire rigorosamente ad omissioni e crimini dei funzionari che possono attivare conflitti interetnici. Tali sfide riguardano ogni livello governativo, dal federale al comunale. E naturalmente è estremamente importante per la nostra società civile prendere una posizione attiva e reagire alle violazioni dei diritti umani e delle libertà, evitando radicalismo ed estremismo. Facciamo particolare affidamento all’aiuto efficace della società civile nel migliorare il sistema di governo statale in politica etnica e per educare i giovani allo spirito del patriottismo e della responsabilità per la sorte della Patria, cosa particolarmente importante. Ne abbiamo discusso dettagliatamente nell’ultima riunione del Consiglio per le relazioni interetniche. A proposito, voglio affermare con chiarezza che, anche con l’aiuto della società civile, non riusciremo mai a far pensare di migliorare il nostro lavoro in questi settori solo tramite dei giri di vite, per così dire. Non lo faremo in nessun caso; ci affideremo alla società civile, in primo luogo.
La nostra seconda importante sfida è proteggere l’ordine costituzionale. La supremazia costituzionale e l’unità economica e giuridica devono essere assicurate in tutta la Russia. Le norme federali definite dalla Costituzione sono inviolabili e nessuno ha il diritto di violare la legge e i diritti dei cittadini. E’ importante per tutti i russi, indipendentemente da dove vivano, avere pari diritti e pari opportunità. Questo è il fondamento di un sistema democratico. Dobbiamo rispettare rigorosamente tali principi costituzionali, e per farlo dobbiamo costruire un chiaro sistema di potere statale, cercando di assicurarci che tutti i suoi componenti operino in modo unitario, preciso e sistematico; ciò dovrebbe includere il crescente ruolo delle autorità locali nell’ambito del meccanismo complessivo governativo della Russia. Naturalmente, rafforzando l’efficacia del lavoro del sistema giudiziario, dei procuratori e delle autorità di regolamentazione e vigilanza, si rafforzerà la sovranità della Russia.
La terza sfida è un sostenibile sviluppo economico e sociale equilibrato. Allo stesso tempo, è di fondamentale importanza tener conto dei fattori territoriali e regionali. Voglio dire che dobbiamo garantire lo sviluppo prioritario delle regioni strategicamente importanti, come Estremo Oriente ed altre; dobbiamo ridurre drasticamente e contemporaneamente i divari tra le regioni in termini economici e di tenore di vita. Tutto questo deve essere preso in considerazione nello sviluppo dei programmi federali e industriali, nel miglioramento delle relazioni tra bilanci e piani per lo sviluppo delle infrastrutture, nella scelta dei siti per i nuovi impianti e la creazione di posti di lavoro moderni. Ritengo inoltre che dobbiamo pensare ad ulteriori misure per ridurre la dipendenza dell’economia nazionale e del sistema finanziario da fattori esterni negativi. Non mi riferisco solo all’instabilità dei mercati globali, ma anche a possibili rischi politici.
La quarta sfida, le nostre Forze Armate restano il garante supremo della sovranità e integrità territoriale della Russia. Reagiremo in modo adeguato e proporzionato all’espandersi delle infrastrutture militari della NATO verso i nostri confini, e non mancheremo di notare l’espansione dei sistemi di difesa missilistica globale e l’incremento delle riserve strategiche di armi di precisione non nucleari. Ci viene spesso detto che il sistema ABM è un sistema di difesa. Non è così. Si tratta di un sistema offensivo; fa parte del sistema offensivo periferico degli Stati Uniti. Indipendentemente da ciò che dicono i nostri colleghi stranieri, vediamo chiaramente ciò che accade realmente. Truppe della NATO chiaramente si rafforzano negli Stati dell’Europa orientale, anche nei mari Nero e Baltico. E scala ed intensità delle manovre operative e di combattimento crescono. A tale proposito, è indispensabile attuare tutte le misure previste per rafforzare la capacità della nostra difesa nazionale, pienamente e nei tempi previsti, tra cui ovviamente in Crimea e Sebastopoli, dove in sostanza abbiamo bisogno di ricreare una completa infrastruttura militare.
russia-s-president22 luglio 2014, 15:40 Cremlino, Mosca Copyright © 2014 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

lunedì 7 luglio 2014

Ucraina. A Kiev i simboli neonazisti verso l’ufficializzazione

 Ucraina. A Kiev i simboli neonazisti verso l’ufficializzazione

di G.B. 
Fonte: Tribuno del popolo 

Nicolai Lilin, l’autore di “Educazione Siberiana”, su “L’Espresso” ha denunciato con preoccupazione quanto sta accadendo in Ucraina, dove anche i simboli neonazisti utilizzati dai nazionalisti stanno per essere ufficializzati. Sono i simboli che richiamano alla Seconda Guerra Mondiale e al collaborazionismo con Hitler. Nicolai Lilin è stato uno dei pochi a prendere posizione contro il golpe avvenuto a febbraio in quel di Kiev, in Ucraina, prendendo in questo modo le distanze dalle violenze che si sono sviluppate da quel momento in avanti. Lilin è una delle pochissime voci libere che parla di cose che vengono ignorate da tutti i principali media e infatti è stato proprio lo scrittore russo di “Educazione Siberiana” quello che ha aperto gli occhi ai lettoti di “L’Espresso” su quanto sta succedendo a Kiev. Non solo, Lilin ha anche dato voce alle sofferenze dell’Ucraina dell’Est, pubblicando le foto degli attacchi indiscriminati compiuti dall’esercito ucraino in zone abitate da civili innocenti. Ora lo scrittore russo ha pubblicato sempre sull’Espresso un approfondimento su quanto sta succedendo, con il potere di Kiev che vorrebbe nientemeno che ufficializzare i simboli del nazismo. Avete capito bene, Lilin fa aperto riferimento ai simboli che erano stati utilizzati ai tempi di Bandera, quando nella Seconda Guerra Mondiale gli ucraini combattevano con Hitler. Giusto così per fare un ripasso veloce proprio quei collaborazionisti ucraini uccisero decine di migliaia di ebrei, russi, bielorussi e polacchi, ma evidentemente si fa finta che nulla fosse successo dal momento che la stampa ci presenta come “terroristi” i filorussi che hanno preso le armi contro ci vuole richiamarsi a tutto questo. Sempre Lilin ci ricorda che nelle tv ucraine in questi giorni stanno trasmettendo una variante distorta della storia “in cui presentano in chiave eroica e gloriosa i personaggi che si sono macchiati di terribili crimini contro l’umanità, come il boia nazista Stepan Bandera, il fondatore dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), nonché il collaborazionista e filo-nazista a cui si ispirano i moderni movimenti neonazisti ucraini, in particolare Pravy Sektor (Settore destro), i membri del quale oggi ricoprono alte cariche nel governo e nel parlamento ucraino. Persino qui in Italia il rappresentante del potere golpista ucraino, niente di meno che l’ambasciatore in persona Yevhen Perelygin, non è riuscito a trattenere la sua esaltazione nazista, urlando in pubblico “Viva Bandera!”, per replicare alle proteste degli aderenti al comitato di solidarietà all’Ucraina antifascista in occasione della sua visita al rettorato dell’Università di Catania“. Insomma a Kiev ci sono personaggi che rappresentano il governo ufficiale che non si vergognano di avere in simpatia il neonazismo! E non solo, costoro ci vengono presentanti come i legittimi rappresentanti dell’Ucraina e ci viene detto che condividono i concetti di democrazia e libertà europei! Ora però dall’appoggio formale e dalla propaganda di guerra sembra quasi che si stia passando a uno stadio successivo: quello della rivalutazione storica dei criminali nazisti e di quella storia e quindi dell’ufficializzazione anche a livello ufficiale dei simboli nazisti. Lilin fa l’esempio dell’ormai famigerato Battaglione Azov, responsabile di vari crimini di guerra tra cui la strage di Mariupol, che ha come simbolo quello del Wosfangel, ovvero il “dente di lupo” utilizzato nella Seconda Guerra Mondiale da diverse unità naziste. Il tutto mentre i media continuano a demonizzare a senso unico la Russia, addossando ogni responsabilità al Cremlino.

sabato 5 luglio 2014

Simboli nazisti ufficializzati in Ucraina a livello statale

di Nicolai Lilin

Fonte: L'Espresso
Oh creature sciocche,
quanta ignoranza è quella che v’offende!
Or vo’ che tu mia sentenza ne ‘mbocche.

Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto VII, 69-72
Secondo la logica dei politici ucraini, dopo la svendita della proprietà nazionale agli oligarchi delle multinazionali occidentali, dopo il colpo di grazia all’economia locale, dopo lo smantellamento dei sindacati attraverso i roghi e gli assalti violenti alle riunioni sindacali da parte dei neonazisti e tifosi di calcio pilotati dalle organizzazioni governative, dopo i genocidi compiuti nelle regioni in cui la maggioranza dei cittadini non accettano il potere dei golpisti e rimangono fedeli alla Costituzione, il passo successivo per dare al Paese un taglio “moderno” e “democratico” è senz’altro l’ufficializzazione dei simboli del nazismo. Gli uomini del potere di Kiev lo sanno bene e si abbandonano di gusto alla nostalgia per i tempi in cui i loro antenati “patrioti” e “difensori dell’integrità nazionale” collaboravano con Hitler, sterminando centinaia di migliaia di civili ebrei, ucraini, russi, polacchi, bielorussi. La propaganda del nazismo è diventata l’apoteosi del nuovo regime portato al potere con il golpe di Maidan. Sulla TV Ucraina va in onda in continuazione una variante distorta della storia, in cui presentano in chiave eroica e gloriosa i personaggi che si sono macchiati di terribili crimini contro l’umanità, come il boia nazista Stepan Bandera, il fondatore dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), nonché il collaborazionista e filo-nazista a cui si ispirano i moderni movimenti neonazisti ucraini, in particolare Pravy Sektor (Settore destro), i membri del quale oggi ricoprono alte cariche nel governo e nel parlamento ucraino. Persino qui in Italia il rappresentante del potere golpista ucraino, niente di meno che l’ambasciatore in persona Yevhen Perelygin, non è riuscito a trattenere la sua esaltazione nazista, urlando in pubblico “Viva Bandera!”, per replicare alle proteste degli aderenti al comitato di solidarietà all’Ucraina antifascista in occasione della sua visita al rettorato dell’Università di Catania. Con questa semplice e apparentemente innocente frase (che non è stata notata da nessuno dei nostri politici o giornalisti) il rappresentante ufficiale dell’Ucraina ha chiarito i valori che il suo paese porta da noi in Europa Unita: xenofobia e razzismo ottusamente mascherati dietro i concetti di “democrazia” e “libertà”, che ci propone elogiando il regime nazista, approvando gli stermini di massa che avevano decimato la popolazione dell’Europa ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Le donne ucraine con il loro vestito tradizionale ai tempi del collaborazionismo con il nazismo.
Le donne ucraine con il loro vestito tradizionale ai tempi del collaborazionismo con il nazismo.
Ucraini ai tempi del collaborazionismo con il nazismo.
Ucraini ai tempi del collaborazionismo con il nazismo.
Un giovane neonazista ucraino accompagna un anziano collaborazionista nazista ucraino a una cerimonia di commemorazione dei caduti nazisti.
Un giovane neonazista ucraino accompagna un anziano collaborazionista nazista ucraino a una cerimonia di commemorazione dei caduti nazisti.
Neonazisti ucraini della rivolta Maidan.
Neonazisti ucraini della rivolta Maidan.
Ma il nuovo governo ucraino è andato ben oltre la banale rivalutazione storica dei criminali nazisti. Si è sentito talmente motivato e giustificato dall’appoggio dei protettori di Washington e di alcuni “illuminati” dell’UE da ufficializzare al livello statale anche i simboli nazisti. L’esempio migliore è lo stemma del reparto militare Azov composto da volontari provenienti dalle organizzazioni neonaziste ucraine che fa parte dell’esercito ucraino ed è oggi impegnato nel genocidio contro le popolazioni del Sud-Est ucraino che alcuni dei nostri politici e gran parte dei giornalisti ancora si ostinano a chiamare “operazione antiterroristica”. Questa “gloriosa” unità di boia nazisti si è già macchiata di molti crimini contro i civili, a cominciare dal massacro dei pacifici manifestanti a Mariupol, donne e uomini usciti a protestare contro la politica violenta del governo golpista, agli ultimi casi di fucilazione di massa dei difensori del Sud-Est feriti e massacrati direttamente sui letti dell’ospedale. Lo stemma del battaglione Azov riporta fedelmente un simbolo germanico che si chiama Wosfsangel, che sarebbe “dente di lupo”. Questo simbolo ha le origine runiche ed era adottato da numerose unità militari della Germania nazista. E nonostante i crimini compiuti dal nazismo condannato da tutta l’umanità, nessuno qui da noi, nell’Europa moderna, si scandalizza se nell’Ucraina golpista vengono usati i simboli nazisti, prima dai delinquenti violenti di Maidan e poi un’unità dell’esercito regolare. Qual è la prossima tappa? Lo sterminio dei propri cittadini che non acconsentono al potere del golpe, la censura, gli assassini dei giornalisti? O, scusate, che distratto, sta già accadendo! Persino il nostro connazionale, il giornalista Andrea Rochelli e il suo collega russo sono stati barbaramente uccisi dai nazisti dell’esercito di Kiev. E nessuno qui ha dato spazio a questa tragedia, nessuno ha raccontato la storia di Andrea, nessuno ha parlato della sua famiglia, nessuno ha condiviso con la sua nazione il momento dell’addio, dei suoi funerali. Che vergogna…
L'evoluzione del simbolo nazista dalle SS al Battaglione Azov ucraino.
L'evoluzione del simbolo nazista dalle SS al Battaglione Azov ucraino.
Neonazisti ucraini in corteo.
Neonazisti ucraini in corteo.
Giocando con l’ideologia nazista gli ucraini e i loro sostenitori europei e americani non si rendono contro che stanno giocando con il fuoco. Contagiati dalla febbre della nostalgia, i politici e molti cittadini ucraini dimenticano che si tratta di un sentimento molto pericoloso, che a volte può fare dei brutti scherzi, può portare verso le situazioni che si ritorcono contro. La Storia ha molti esempi di questo genere, basterebbe studiarla attentamente e imparare dalle esperienze umane del passato. Ovviamente questo richiede tempo, che purtroppo molti di loro preferiscono investire nelle manifestazioni pro golpiste, saltando e urlando in un’euforica estasi nella venerazione nazista.