lunedì 20 gennaio 2014

Denunciamo il carattere fascista della nuova “rivoluzione colorata” in Ucraina

di Mauro Gemma 

Fonte: Marx21

 ucraina violenze 2014











Alcuni nostri lettori e compagni dell'Europa orientale ci hanno chiesto, con appelli accorati, di contribuire a far conoscere il livello inaudito che hanno raggiunto le violenze scatenate dai fascisti ucraini nelle manifestazioni che, ormai da molte settimane, si propongono di sovvertire con un vero e proprio colpo di Stato le istituzioni della repubblica ex sovietica e che da noi una indegna campagna mediatica continua a presentare come la pacifica espressione della volontà di un popolo ansioso di entrare nell'Unione Europea, che sarebbe vittima di una feroce repressione.
Va detto, per fare chiarezza, che questo “popolo”, che occupa la piazza principale della capitale e tanto osannato dal nostro sistema di comunicazione dominante, è costituito prevalentemente da bande di teppisti, alla cui testa si trova "Svoboda", un partito che mantiene legami "fraterni" anche con “Forza Nuova”, nostalgico del collaborazionismo con le SS, che ha tra i suoi "maestri" i criminali di guerra che si distinsero per lo zelo con cui parteciparono ai massacri di centinaia di migliaia di ebrei, comunisti e inermi civili nella Seconda Guerra Mondiale.
Costoro sono fautori dell'apartheid nei confronti delle decine di milioni di ucraini di etnia russa e russofoni. Si sono opposti con rabbia (insieme a quella Julia Timoshenko che, sebbene sia stata condannata per crimini economici, è stata proclamata “eroina dell'Occidente”) alla concessione al russo dello status di lingua ufficiale del paese. Nella parte occidentale dell'Ucraina questi gruppi di teppisti si sono resi responsabili di assalti alle sedi comuniste, di aggressioni ai veterani dell'Armata Rossa, di oltraggio ai monumenti che ricordano il periodo socialista. Sono gli stessi che, poco tempo fa, con furia vandalica hanno abbattuto la statua di Lenin nel centro di Kiev. Va detto senza incertezze: sono veri e propri fascisti. Fascisti che hanno trovato la solidarietà persino di esponenti del Partito Democratico, come il vicepresidente del parlamento europeo, Gianni Pittella, che, con un'inammissibile ingerenza negli affari interni di un paese sovrano, non ha avuto alcuna vergogna ad arringare e a farsi applaudire (insieme ad altri esponenti di questa Unione Europea che sta massacrando il nostro stato sociale e le prospettive di futuro per i nostri figli) da una folla che sventolava le bandiere di "Svoboda".
A fronte della campagna mediatica di sostegno a questi delinquenti fa riscontro, purtroppo, il silenzio mantenuto dalle forze più coerentemente di sinistra del nostro paese. E' ora di darsi una mossa, compagne e compagni. Con i venti gelidi di fascismo che soffiano in Europa, la denuncia e la mobilitazione sono oggi più che mai doverose. Il silenzio non ha più giustificazioni. - See more at: http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/23450-denunciamo-il-carattere-fascista-della-nuova-rivoluzione-colorata-in-ucraina.html#sthash.heC9ShhS.dpuf

mercoledì 15 gennaio 2014

i liberali tornano alla carica:” via Lenin dalla Piazza Rossa!"

E offrono a Putin uno scambio di stampo mafioso





Nella prossima estate si svolgeranno le celebrazioni per il 400° anniversario di Casa Romanov. Queste celebrazioni dovrebbero avvalersi del patrocinio dello stato con tutte le solennità che ne derivano. Gli ambienti monarchici dicono che se entro l’11 luglio 2013 il corpo di Lenin rimarrà al suo posto sulla Piazza Rossa, non ci potrà essere alcuna celebrazione del 400° anniversario dei Romanov così come essi intendono allestirla. E allora il restauro del Mausoleo potrebbe rappresentare una ghiotta occasione, poiché in simili circostanze può sempre succedere che si verifichino calamità varie, dagli allagamenti agli incendi.
Da oltre vent’anni nel nostro paese si susseguono modernizzazioni senza risultati visibili. Prima cominciò Gorbaciov con la ristrutturazione dell’economia (perestrojka), poi sono arrivati i giovani riformatori , poi ancora il presidente Medvedev… sempre senza risultati visibili. In altri termini, si è trattato di mistificazioni. E come si sa, quando vi è di mezzo la mistica compare Satana. E così Zhirinovskij urla che la colpa è di Lenin, se il paese non smette di degradare, e quindi bisogna assolutamente sfrattarlo dalla Piazza Rossa, dal suo Mausoleo. Una volta che ci siamo sbarazzati di lui tutto cambierà per incanto, comincerà un vertiginoso sviluppo economico e finalmente l’Europa crederà nella Russia e la abbraccerà!
Psicologicamente ciò è comprensibile. I responsabili del degrado non possono ammettere che sono loro il problema della Russia, sono loro che hanno governato e governano il paese in modo criminale e incompetente. Così raccontano che sono il popolo russo, la sua storia, i suoi padri la maledizione del paese. E’ compito assai tedioso e difficile pensare al riassetto economico, è molto più facile operare rimozioni e sublimazioni. Ora l’ostacolo satanico che sbarra la via della “normalità” vien visto nella necropoli sulla Piazza Rossa. Andrej Dunaev, presidente di “Pravoe delo” (“Causa giusta”, il partito del miliardario ultraliberale Michail Prochorov – N.d.T.) ha dichiarato che la sua formazione “farà di tutto per dare a Lenin una nuova sepoltura e chiudere l’istituto che ne cura la manutenzione”. Anche l’associazione “Memorial” si è di nuovo pronunciata al riguardo. Il suo rappresentante Jan Racinskij ha detto che “la piazza centrale di Mosca non è fatta per ospitare un cimitero. E’ meglio trasferire in altro luogo il Mausoleo e restituire alla Piazza Rossa il suo aspetto storico”.
Molti si aspettavano dal nuovo presidente Putin piani precisi per far uscire il paese dal vicolo cieco in cui si trova. E invece a questo paese si offrono di nuovo solo e soltanto spettacoli. Se si dovrà andare ad una resa dei conti con al centro ancora la questione del Mausoleo di Lenin, chi si preoccuperà dei desolanti dati economici e demografici del paese, dell’aumento dei prezzi di generi alimentari, trasporti, luce e servizi comunali, dei problemi abitativi, della disoccupazione, della scuola e della sanità? Si avrà l’ennesima lite sul nostro passato, invece di una contesa sulla oggettiva situazione presente.
Sbaglia Putin a credere che concedendo lo sfratto di Lenin dalla Piazza Rossa riuscirà a fare la pace con i liberali e i loro sponsor all’estero, che in tal modo otterrà per il tramite della Casa imperiale la garanzia della sua futura legittimazione. Lo smantellamento della necropoli sotto le mura del Cremlino sarà per lui una mossa fatale, di cui mille volte avrà a pentirsi. Ma sarà tardi.
(Da “Via Lenin dal Mausoleo: tranquillità apparente e gravità del momento” di Aleksandr Marusev dell’Agenzia “REX”)
(Traduzione dal russo di Stefano Trocini)
da : www.vkpb.ru  del 15.01.2013
Tratto da: Si@rivoluzione 

sabato 4 gennaio 2014

Si alimenta la nostalgia del comunismo in ex Jugoslavia e nell’Est Europa

 Si alimenta la nostalgia del comunismo in ex Jugoslavia e nell’Est Europa

Il successo straordinario di una mostra a Belgrado di oggettistica della Jugoslavia di Tito mostra come in tutto l’Est Europa sia in atto un processo di critica dell’Europa e di rivalutazione del passato comunista.
A Belgrado si è tenuta una mostra interessante su oggetti e simboli della defunta Jugoslavia, una mostra che ha ottenuto un successo di pubblico straordinario, al punto che i media di diversi europei se ne sono occupati in prima persona. Del resto l’amore per l’Europa non è così di moda, soprattutto nei paesi dell’Est. A Belgrado si è tenuta proprio nel centro della città una mostra tesa a far rivivere i quarant’anni di socialismo dal 1950 al 1990, segno inequivocabile di una nostalgia crescente che si sta sviluppando anche e soprattutto in tutto i paesi dell’ex orbita sovietica. Di recente anche in Romania è fiorito il pensiero nostalgico del comunismo, per non parlare della Cecoslovacchia, dove il partito comunista ha raggiunto consensi impensabili, con quasi il 18% dei consensi nelle ultime elezioni. Per non parlare del successo  che in tutti i paesi dell’Est riscuotono le serie televisive sugli anni Ottanta del comunismo che vanno di moda a Mosca, ma pure in Bulgaria e nei Paesi baltici. La mostra di Belgrado si è inserita all’interno di questo filone e ha aperto i cancelli al pubblico proprio poco prima di Natale con il nome “Viva la vita”.In prima fila la vecchia Zastava, la macchina del popolo così familiare a tutti i cittadini della defunta Jugoslavia di Tito. Molta la nostalgia anche per il vecchio passaporto jugoslavo, quello che permetteva a tutti i cittadini di viaggiare ovunque. Ma la nostalgia del socialismo non è una meteora, è ormai radicata in tutto l’Est Europa, basti pensare che il 44,7% dei romeni, secondo un recente sondaggio, pensa che il comunismo non fosse poi così male. Del resto a Bucarest il luogo più visitato dai turisti è proprio la casa del popolo in marmo che fu anche la dimora di Nicolae CeausescuA Praga e Bratislava inoltre si è pensato bene di riesumare il marchio di esportazione della Cecoslovacchia, preferito dai Paesi africani e asiatici. Lo scorso anno il 32% dei cechi si sono detti convinti che il regime comunista fosse meglio dell’attuale democrazia. In Slovacchia le percentuali sono ancora più alte. Persino n Ungheria, paese ormai scivolato a destra, è tornato di moda l’aperitivo socialista Bambi e i sandali del vecchio governo comunista. In tutta l’Europa dell’Est poi il mercato dell’Ostalgie va a mille, con serie tv nostalgiche che tengono incollati di fronte alla tv migliaia di persone. Come dare loro torto del resto, con un’Europa sempre più proiettata verso la miseria e le ingiustizie e che sbandiera la democrazia come valore ormai vuoto. E, a segnalare che qualcosa sta cambiando in Europa dell’Est, The Economist ha ammonito: il rischio di disordini sociali e rivolte nell’Europa dell’Est, nel 2014, non ha mai raggiunto livelli così alti dalla caduta del comunismo.

Fonte: Tribuno del popolo