martedì 9 dicembre 2014

Dagli Usa chiamata alle armi in Ucraina


Fonte: Il Manifesto
La Camera dei rap­pre­sen­tanti degli Stati uniti d’America ha adot­tato quasi all’unanimità (411 voti con­tro 10) la Riso­lu­zione 758, che «con­danna con forza le azioni della Fede­ra­zione Russa, sotto il pre­si­dente Vla­di­mir Putin, per aver attuato una poli­tica di aggres­sione mirante al domi­nio poli­tico ed eco­no­mico di paesi vicini», in par­ti­co­lare l’Ucraina che «la Fede­ra­zione Russa ha sot­to­po­sto a una cam­pa­gna di aggres­sione poli­tica, eco­no­mica e mili­tare allo scopo di sta­bi­lire il suo domi­nio sul paese e can­cel­lare la sua indipendenza».
In tal modo la riso­lu­zione can­cella tutta la sto­ria della pene­tra­zione Usa/Nato in Ucraina, fino al putsch di piazza Mai­dan orga­niz­zato per susci­tare la rea­zione dei russi di Ucraina e della Fede­ra­zione Russa, ripor­tando l’Europa a una nuova guerra fredda. La riso­lu­zione chiama quindi il Pre­si­dente a for­nire al governo ucraino armi, adde­stra­mento e intel­li­gence, e con­tem­po­ra­nea­mente a rive­dere «lo stato di pron­tezza delle forze armate Usa e Nato».
Accu­sando la Rus­sia di vio­lare il Trat­tato Inf, che nel 1991 ha eli­mi­nato in Europa i mis­sili nucleari a git­tata inter­me­dia lan­ciati da terra (tra cui quelli Usa schie­rati a Comiso), la riso­lu­zione sol­le­cita il Pre­si­dente a «rive­dere l’utilità del Trat­tato Inf per gli inte­ressi degli Stati uniti» con la pos­si­bi­lità di «riti­rarsi dal Trat­tato» (non a caso nel momento in cui gli Usa ammo­der­nano le armi nucleari che man­ten­gono in Europa, Ita­lia com­presa). La riso­lu­zione sol­le­cita inol­tre il Pre­si­dente a veri­fi­care se cia­scun alleato è in grado di con­tri­buire all’«autodifesa col­let­tiva in base all’articolo 5 del Trat­tato nord-atlantico».
Tale arti­colo, che obbliga tutti i mem­bri dell’Alleanza a inter­ve­nire se uno di loro è attac­cato, viene esteso di fatto oggi anche all’Ucraina, pur non essendo ancora uffi­cial­mente mem­bro della Nato. Gli alleati ven­gono diret­ta­mente sol­le­ci­tati, nella riso­lu­zione, a «for­nire la loro piena quota di risorse neces­sa­rie alla difesa col­let­tiva», cioè ad accre­scere la spesa mili­tare in base all’impegno preso di por­tarla come minimo al 2% del pil. Il che implica per l’Italia un aumento dagli attuali 52 milioni di euro al giorno, secondo i dati uffi­ciali della Nato (72 secondo il Sipri), a oltre 100 milioni di euro al giorno.
Sul piano eco­no­mico, per «ridurre la capa­cità della Rus­sia di usare le for­ni­ture ener­ge­ti­che quale mezzo di pres­sione», la riso­lu­zione chiama l’Unione euro­pea a «soste­nere le ini­zia­tive di diver­si­fi­ca­zione ener­ge­tica» intra­prese dagli Usa, in par­ti­co­lare «l’aumento delle espor­ta­zioni di gas natu­rale e altri tipi di ener­gia dagli Stati uniti» verso la Ue, l’Ucraina e altri paesi euro­pei. In altre parole, chiama la Ue a rinun­ciare all’importazione di gas russo (e per que­sto gli Usa hanno affos­sato il gasdotto «South Stream») per impor­tare quello lique­fatto (tra l’altro molto più caro) for­nito dalle mul­ti­na­zio­nali statunitensi.
La riso­lu­zione infine chiama il Pre­si­dente a svi­lup­pare una stra­te­gia per «pro­durre e dif­fon­dere infor­ma­zioni in lin­gua russa in paesi con signi­fi­ca­tivi set­tori di popo­la­zione che par­lano russo», mas­si­miz­zando l’uso delle emi­tenti «Voce dell’America» e «Radio Europa Libera/Radio Libertà» attra­verso «part­ner­ship pubblico-private» con media nazio­nali. Rilan­ciando così in Europa l’isterismo pro­pa­gan­di­stico della guerra fredda.
Que­sto, in sin­tesi, il con­te­nuto della Riso­lu­zione 758 che, dopo che sarà stata appro­vata anche dal Senato, diverrà una vera e pro­pria legge per l’attuale e le future ammi­ni­stra­zioni. E allo stesso tempo una dichia­ra­zione uffi­ciale di guerra alla Rus­sia che, attra­verso la Nato, riporta l’Europa in prima linea di un nuovo peri­co­loso con­fronto militare.

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