giovedì 27 marzo 2014

La NATO intensifica le attività contro la Russia

Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 27/03/2014
maxresdefaultLa NATO calcola le mosse per intensificare la pressione diplomatica e armare le sue minacce verbali mentre si prepara a provocare un’ulteriore escalation delle relazioni con la Russia. Alcuni aspetti ricevono poca attenzione o sono oscurati al pubblico nel vortice degli eventi legati a Crimea e Ucraina. Nel suo intervento alla Brookings Institution di Washington, il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha detto che la posizione della Russia sull’Ucraina può influenzare le prospettive sul controllo delle armi nucleari in Europa, che hanno già affrontato sfide politiche. Come ha sottolineato, “Certo che non si può escludere che gli eventi cui abbiamo assistito in Crimea avranno anche un impatto sul modo di pensare il controllo degli armamenti, comprese le politiche nucleari”. Il capo dell’alleanza non specificava se si riferisse a potenziali variazioni nelle posizioni della NATO o della Russia sul possibile ritiro delle armi nucleari tattiche in Europa, o a entrambe. Un’inversione su tagli alla difesa è probabile sia l’argomento principale del vertice NATO, come ha detto il ministro degli Esteri inglese William Hague a Sky News all’inizio del mese. Secondo notizie, un funzionario occidentale anonimo ma ben piazzato ha detto, “la NATO avrà un serio ripensamento su ciò che l’articolo 5 significhi veramente”, aggiungendo, “le nazioni occidentali hanno minimizzato la prospettiva di dover rafforzare i nostri alleati orientali. In un sol colpo, tutto è cambiato”.
Gli USA chiedono maggiore durezza
Il 3 marzo, il Pentagono ha annunciato che esercitazioni, incontri bilaterali, visite e conferenze di pianificazione con la Russia sono sospesi. Un crescente gruppo bipartisan di parlamentari, tra cui i senatori Dick Durbin (D-Ill.) e Kelly Ayotte (R-N.H.), ha ripetutamente chiesto agli Stati Uniti d’inviare aiuti militari all’Ucraina. I due hanno quasi chiesto l’invio di truppe USA a “Face the Nation” della CBS. “E’ importante prendere azioni per scoraggiare ulteriormente l’aggressione russa contro il popolo ucraino”, ha osservato Ayotte. “Potremmo inviare altre apparecchiature di comunicazione e assistenza tecnologica. Ci sono cose che potremmo fare senza coinvolgere i nostri soldati sul terreno”. Durbin ha incoraggiato il Congresso a prendere in considerazione l’invio di armi. “Si possono inviare armi leggere”, ha detto. La Casa Bianca intanto non esclude l’invio di aiuti militari all’Ucraina. Il viceconsigliere per la Sicurezza Nazionale Tony Blinken ha detto che l’amministrazione Obama avrebbe preso in considerazione “ogni richiesta che riceviamo dagli ucraini”. “Quello che vediamo ogni giorno è una Russia sempre più isolata e la sua economia colpita gravemente”, ha detto Blinken alla CNN il 23 marzo. “Questo richiede una rivalutazione completa di come avvicinare la Russia”, ha detto Fiona Hill della Brookings, un’ex-agente dell’intelligence nazionale statunitense dedita alla Russia. “Putin ha chiarito che intende riaffermare la sfera d’influenza della Russia… Non abbiamo una strategia per affrontarlo”.
Attività militari intensificate
La NATO dovrebbe rispondere con l’invio di altre forze militari statunitensi nell’Europa centrale e orientale, stimolando la spesa per la difesa dai Paesi europei. Anche se gli Stati Uniti hanno annullato Atlas Vision 2014, che avrebbe dovuto svolgersi a luglio nella città russa nord-orientale di Cheljabinsk, il Pentagono dice che andrà avanti con i piani per un’esercitazione militare multinazionale questa estate in Ucraina. Come Stars and Stripes riporta, “Il fatto che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno scelto di portare avanti l’esercitazione in Ucraina, mentre annulla quella in Russia, dimostra il sostegno occidentale a Kiev nel suo confronto con Mosca”. A luglio l’esercito statunitense prenderà parte a Rapid Trident 2014, esercitazione per coordinare le operazioni congiunte tra le forze armate partner in Ucraina occidentale, vicino al confine polacco. Il post di Adam Rippon è conciso ma riflette la sostanza della questione, “Ci hai messo tanto, Ucraina, a chiedermelo, e mi batterò per l’Ucraina contro la Russia! Con amore dall’Irlanda!” Questo è solo uno dei tanti commenti postati sulla pagina facebook dell’esercitazione che riflette il pensiero degli aspiranti all’evento. Rapid Trident si terrà a Leopoli, vicino al confine polacco. “Promuoverà la stabilità e la sicurezza regionale, rafforzando la capacità del partenariato, stimolando la fiducia, migliorando l’interoperabilità tra USAREUR, le forze di terra di Ucraina e di altre nazioni (NATO e alleati)”, dice il sito USAEUR. La pagina facebook informa che, “le esercitazioni lo scorso anno videro più di 800 pezzi di artiglieria e circa 170 veicoli da combattimento… Inoltre, 4 elicotteri Mi-8, un aereo da trasporto militare An-26 delle Forze Armate dell’Ucraina e un aereo da trasporto C-160 tedesco furono coinvolti nelle operazioni per l’evacuazione dei feriti dal campo di battaglia”. Sullo sfondo degli eventi ucraini, ci potranno essere nuovi elementi nello scenario previsto. Ad esempio, il Pentagono ha rifiutato di fornire informazioni sul numero di forze USA che dovrebbero partecipare alle manovre. Oltre alle truppe statunitensi e inglesi, Rapid Trident 2014 comprenderà unità di Armenia, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Georgia, Germania, Moldavia, Polonia, Romania e Ucraina. Nel commentare l’evento Stars and Stripes ha scritto, “Il governo statunitense non ha promesso armi o intelligence al governo ucraino, ma potrebbe ripensarci se la situazione s’aggrava”. I quattro F-15C Eagles statunitensi schierati nella base lituana saranno affiancati da altri sei F-15 di Lakenheath in Inghilterra. Il 17 marzo, il Regno Unito ha annunciato che aerei Typhoon si uniranno alla missione di polizia. Il contingente statunitense nei Paesi baltici ha più che raddoppiato il numero di aerei da guerra statunitensi che attualmente pattugliano i cieli delle repubbliche ex-sovietiche di Lituania, Estonia e Lettonia. La NATO ritiene che con tale maggiore presenza s’intende istituire una forza di risposta rapida per contrastare eventuali minacce del Cremlino, come l’invio di bombardieri presso basi vicine allo spazio aereo del Baltico.
Il 5 marzo il segretario alla Difesa statunitense Chuck Hagel ha detto al Congresso che gli Stati Uniti, separatamente, aumenteranno i voli di addestramento negli Stati Uniti con l’esercito polacco. Tre C-130 e circa 100 effettivi di Ramstein dovrebbero arrivare ai primi di aprile, ma date le osservazioni di Hagel, ciò potrebbe cambiare. Saranno schierati nella base aerea di Powidz in Polonia. “Penso che sia chiaro… che gli eventi della scorsa settimana sottolineano la necessità per gli USA del costante impegno globale e della leadership”, ha detto Hagel al Comitato dei Servizi Armati del Senato. E pochi giorni fa, la NATO ha annunciato che gli E-3 AWACS da sorveglianza decolleranno dalle basi in Inghilterra e Germania per pattugliare Polonia e Romania, tenendo d’occhio l’attività nella vicina Ucraina. Il 14 marzo quattro membri della NATO dell’Europa centrale hanno firmato un patto militare a Visegrad, per coordinare la pianificazione della Difesa e creare un’unità di combattimento congiunta che operi sotto l’egida della NATO e dell’Unione europea, in risposta alla crisi in Ucraina. L’organo comune sarebbe composto da 3000 soldati forniti dai quattro Paesi. L’accordo firmato dai ministri della Difesa dei quattro Paesi include esercitazioni militari congiunte e coordinamento delle spese per la Difesa. Secondo il ministro della Difesa polacco Tomasz Siemoniak, l’unità da combattimento “V4-UE” sarà pronta a partecipare alle operazioni della NATO o dell’Unione europea entro il 2016, tuttavia ha aggiunto che la cooperazione militare V4 è “unica” nell’alleanza militare NATO”. Il ministro degli Esteri ungherese Janos Martonyi ha detto il 13 marzo che i membri V4 sono particolarmente “vulnerabili” alla situazione ucraina, e che venendo colpiti dalle sanzioni dell’UE contro la Russia, s’attendono “solidarietà” dagli altri Stati membri dell’UE. Varsavia, da parte sua, si concentra sulla promozione delle sue capacità antimissile nazionali. I vertici polacchi hanno avuto colloqui con il consorzio degli armamenti a guida USA responsabile del Medium Extended Air Defense System, ha riferito il Syracuse Post-Standard. La Polonia valuta il sistema di difesa missilistica a medio raggio MEADS e altre tre tecnologie rivali, per un possibile contratto da 5 miliardi di dollari per migliorare le capacità della difesa missilistica dell’ex-Stato satellite sovietico. Non c’era molto di nuovo nella descrizione del lieve incremento del dispiegamento di forze militari. I recenti spostamenti di velivoli F-16 e F-15 in Polonia per partecipare ad una missione di pattugliamento aereo della NATO sono solo temporanei, e saranno sostituiti da forze di altre nazioni quando Washington ritirerà i suoi equipaggiamenti, ha riferito il New York Times.
Una forza militare russa pronta al combattimento con cui fare i conti
La Russia adotta le risposte. La Bielorussia riceve altri aerei da guerra russi. Il ministero della Difesa questo fine settimana ha annunciato che aerei di primo allarme A-50 sono stati riassegnati alla base aerea di Baranovichi in Bielorussia. Questi aerei-radar sono fondamentali per la gestione dello spazio aereo durante i combattimenti, coordinando le missioni aria-aria e aria-terra di 10 aerei  alla volta. La scorsa settimana, l’aeronautica russa ha inviato in Bielorussia sei caccia Su-27 costruiti per contrastare gli F-15 degli Stati Uniti. Sono altamente manovrabili, ma possono anche svolgere missioni di supporto aereo contro obiettivi a terra. Unità russe in Bielorussia hanno appena condotto “esercitazioni tattiche” con i nuovi aerei da guerra. Entro la fine dell’anno ci sarà un intero reggimento di 24 Su-27 in Bielorussia. I nuovi sistemi a lungo raggio di Difesa aerea con capacità di difesa missilistica S-400 (Trjumf) sono stati recentemente installati nelle aree suburbane di Mosca di Zvenigorod, Elektrostal e Dmitrov. La nuova arma può colpire aerei, velivoli senza pilota e missili balistici a una distanza di 400 km. I sistemi sono protetti dal sistema di difesa aerea a breve-medio raggio Pantsir-S1 su ruote gommate, cingolati o stazionarie con 2-3 operatori. Si compone di cannoni antiaerei a tiro rapido e missili superficie-aria con un sistema di puntamento radar ed ottico e guida via radio-comando che può monitorare 36 obiettivi alla volta. Gli S-500 (55R6M “Trjumfator-M”) entreranno nell’arsenale delle forze armate a breve. L’S-500 è un sistema missilistico superficie-aria di nuova generazione (non un aggiornamento), progettato per intercettare i missili balistici intercontinentali e per la difesa contro gli Airborne Early Warning e i sistemi di controllo e disturbo. Con una gittata di 600 km l’S-500 potrà rilevare e inseguire contemporaneamente fino a 10 bersagli balistici supersonici che volano a 5 km/s alla quota di 400 km. Questo sistema di difesa missilistico può colpire testate strategiche in volo. Il Ministero della Difesa della Russia ha stanziato 55 miliardi di dollari per la Difesa migliorando notevolmente la capacità delle difesa aerea, e introducendo nelle forze armate nuovi caccia Su-35 ed SSBN.
Gli eventi mondiali recenti, tra cui la situazione interna della Russia, testimoniano il fatto che nessuno si preoccupa dei deboli. Di regola le norme del diritto internazionale e morali sono dimenticati dai forti. Ad esempio, la Jugoslavia era un Paese con un’economia di mercato che non rappresentava alcuna minaccia per l’occidente. Fu bombardata e divisa, mentre il mondo intero guardava. L’atteggiamento nei confronti della Russia è evidente. Non appena ha posto il veto alla risoluzione che vietava il diritto all’autodeterminazione della Crimea, indicato nella Carta delle Nazioni Unite, l’ambasciatore russo Vitalij Churkin Nazioni Unite è stato letteralmente aggredito dalla collega statunitense Samantha Power che, essendo eccessivamente emotiva, gli si avvicinò per dire che la Russia aveva perso e non vinto la guerra fredda. Nessuno considera un perdente da pari. In realtà la Russia non ha mai perso la Guerra Fredda, ma piuttosto vi ha posto fine. Continua ad essere una grande potenza con proprie politiche interna ed estera, attuate senza badare ai cosiddetti “vincitori”. Per evitare qualsiasi tentazione nel testare la forza di volontà della Russia nel difendere la propria indipendenza, rafforza il suo potenziale militare, soprattutto la difesa aerea. Rafforzare le capacità difensive è il modo migliore per dare agli altri una visione realistica del mondo e della sua realtà.
75070La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

mercoledì 26 marzo 2014

Le ragioni di chi sta dalla parte di Putin


di Alfonso Piscitelli Fonte: millennivm



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Coloro che, partendo da diversi punti di vista,  hanno a cuore il tema della libertà dei Popoli, della sovranità e dell’indipendenza da un modello economico dominato dai grandi speculatori occidentali nelle ultime settimane si sono divisi riguardo alla valutazione della crisi in atto nella regione orientale del nostro continente. La divisione è legittima ed è doveroso ascoltare le ragioni degli altri, così come argomentare nella maniera più pacata possibile le proprie. Il modello da evitare è quello del tifo da stadio, il paradigma da perseguire è l’analisi della realtà che tenga presente i fattori strutturali (economo-sociali) e quelli valoriali nello stesso tempo. Chi scrive ritiene inoltre che sia doveroso un passaggio di livello da un piano di argomentazione “ideologico” a un piano di argomentazione più squisitamente “geopolitico”. Vedremo nei prossimi scritti di illustrare meglio – nei limiti delle nostre capacità – questo passaggio di livello.
Ciò premesso arriviamo al nocciolo della questione e della divisione. Vi è chi ritiene che i manifestanti di piazza Maidan abbiano agito per la libertà e il bene del loro popolo e che siano un esempio da seguire e un alleato da appoggiare. Vi è chi al contrario ritiene che gli “indipendentisti” di piazza Maidan – e ci riferiamo in particolare agli attivisti di Svoboda e Pravi Sector – siano stati più che altro la manovalanza di un colpo di Stato promosso all’esterno dei confini dell’Ucraina.
Questo colpo di Stato mira ad inserire l’Ucraina nella sfera di influenza della NATO, sottoponendola alle logica del Fondo Monetario Internazionale e dei grandi speculatori internazionali. Non si può parlare certo di “strumentalizzazione” di una rivolta partita con finalità giuste e con strategie efficaci: i leader della protesta di piazza sapevano benissimo quali movimenti si compivano nelle retrovie, chi forniva aiuti finanziari, logistici e addirittura armi nuove di zecca.
Come giudicare poi la figura e il ruolo assunto nel continente europeo da Vladimir Putin? Coloro che nel corso della crisi ucraina si sono schierati dalla parte della Federazione Russa sono stati accusati di essere succubi di una sorta di “emozione politica”: di una putin-mania. Se esiste questa affezione possiamo tranquillamente confessare di esserne affetti…
Ebbene sì, chi scrive è un “putiniano”: considera Vladimir Putin il più importante statista europeo e fatte le dovute differenze di contesto guarda a Putin come un patriota risorgimentale siciliano del 1861 guarderebbe a  Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele e come un patriota del Baden-Wurttemberg del 1870 guarderebbe a Bismark e al Re di Prussia. Ovviamente le analogie valgono fino a un ceto punto: qui non si tratta di costituire uno Stato accentrato monolitico, con capitale Mosca, ma di pensare a una vasta e articolata confederazione di popoli europei che non può non includere la Russia (che però non è propriamente uno Stato minore… e neppure una “media potenza regionale”).
Quali sono i motivi del giudizio positivo di Putin? Elenchiamoli, schematicamente e senza pretesa di esaustività:
1. Putin ha restaurato in Russia una “concezione spirituale della vita”, incentrata sul rispetto delle grandi tradizioni religiose russe (cristianesimo, buddhismo, islam scita, sciamanesimo siberiano). Esaurita definitivamente la fase del materialismo di Stato la Russia torna a essere un luogo spiritualmente libero dove vige la compresenza rispettosa delle grandi Tradizioni religiose e se Putin bacia le icone ortodosse, il suo ministro della difesa Shoigu è buddhista.
2. Putin promuove una grande alleanza di civiltà d’Oriente (India, Cina, Iran) per bilanciare l’unipolarismo promosso  da chi all’indomani del crollo del Muro di Berlino aveva la convinzione di annunciare la “fine della storia”.
3. Ultimamente, sia pur con risultati alterni, Putin ha intensificato le relazioni anche con il Giappone cercando di sottrarlo all’area americana.
4. Attraverso la cooperazione energetica (North Stream) e tecnologica (ammodernamento della Transiberiana) sta stringendo i legami strutturali tra Germania e Russia e l’integrazione tra le due grandi potenze europee procede nonostante il governo per molti aspetti occidentalista della Merkel.
5. Il Partito Russia Unita sta sviluppando i legami con quei movimenti identitari e sovranisti che – sia pur con qualche semplificazione intellettuale e qualche incertezza strategica – si propongono di ovviare ai guasti della società multietnica, del commissariamento dall’alto dei Popoli europei e dell’esposizione ai condizionamenti dei grandi speculatori occidentali.
6. Putin sta rinnovando il volto della Russia promuovendo opere come  la “Grande Mosca”, nella cui realizzazione peraltro un ruolo importante assume il  design di architetti italiani.
7. Putin ha vietato gli OGM sul suolo russo.
8. Putin ha indicato l’obiettivo dell’autosufficienza alimentare della Russia.
9. Egli ha indicato stabilito l’obiettivo del ripopolamento delle aree rurali e ha indicato la vita a stretto contatto con la natura come un  modello positivo da proporre ai giovani.
10. Putin combatte in Siria e Egitto il terrorismo salafita e nello stesso tempo impedisce che in Siria e Iran si pongano le premesse per un nuovo disastroso intervento armato.
11. Ha fatto spiccare un mandato di cattura internazionale per Soros, lo speculatore internazionale che invece in alcuni paesi occidentali è addirittura considerato un filantropo e un munifico mecenate di artisti della politica…
13. Putin ha posto un argine all’espansione del fondamentalismo islamico in Russia  e ha condannato l’ideologia del multiculturalismo ribadendo la necessità per gli immigrati di rispettare le leggi, le tradizioni religiose e civili del popolo che li ospita.
14. Guardiamo con interesse allo svilupparsi in Russia di iniziative come i Giochi militari studenteschi e al rinascere dell’Ordine dei Cosacchi. La storia dei prossimi decenni dirà se questo genere di iniziative saranno feconde per la conservazione della civiltà europea o se lo sarà invece un modello incentrato sul Grande Fratello, sul consumismo televisivo, sulla rivendicazione isterica di diritti di piccole lobby.
15. Importante è in Russia la rivalutazione dell’importanza del “pubblico”: scuola pubblica, sanità pubblica, gestione attraverso aziende strettamente legate alla sovranità statale del petrolio e delle altre risorse del sottosuolo, esercito pubblico basato sulla leva di popolo e non sull’impiego di professionisti delle armi.
16. Nella Russia di Putin sono disincentivati divorzio e aborto, vengono aiutate le famiglie prolifiche. È stato posto rimedio al drammatico crollo demografico che era frutto della crisi profonda degli anni Novanta.
18. La droga, ovviamente, è severamente proibita e sono stati previsti ceck up periodici per tutta la popolazione giovanile.
19. L’omosessualità tollerata in privato non viene innalzata a “modello pubblico”. Allo stesso modo le starlet del mondo dello spettacolo non vengono considerate profetesse di una qualche verità rivelata e se compiono provocazioni premeditate offendendo ciò che vi è di più sacro ne pagano le conseguenze.
Per tutti questi motivi Putin è entrato nel mirino di contestatori arguti ma abbastanza faziosi, come quel Bernard Henry-Levi che dalle colonne francesi e anche italiane tuona contro di lui. Per questi motivi (ma altri ancora più profondi potrebbero essere addotti: motivi di ordine storico, spirituale, culturale) noi stiamo con Putin.

lunedì 24 marzo 2014

La NATO scopre il nuovo esercito russo

Dedefensa 24 marzo 2014
Fonte: Aurora sito 1013798Secondo il blocco BAO, c’è stata l'”invasione” della Crimea da parte dell’esercito russo, o meglio un'”incursione” (è la parola d’ordine, e BHO ha anche usato la parola “incursione”). In questo contesto, accettata l’ipotesi di sviluppare ulteriormente la nostra analisi, è interessante sentire l’apprezzamento dei capi militari della NATO. Come il Comandante in Capo supremo della NATO (SACEUR), generale dell’USAF Breedlove, che istruiva il Forum di Bruxelles, l’assai ortodosso meeting annuale organizzato dall’atlantista German Marshall Fund, questo fine settimana a Bruxelles. (Per gli stralci di seguito, consultare il Wall Street Journal del 23 marzo 2014).
Breedlove è rimasto molto colpito, soprattutto dalla preparazione delle “incursioni” con il pretesto delle manovre consentite dall’accordo sulla sicurezza, e dalla loro esecuzione, “il generale ha detto che era chiaro che la Russia ha migliorato in modo significativo le sue capacità dopo la guerra in Georgia del 2008. “L’incursione della Russia in Georgia … probabilmente non fu la più morbida”, ha detto. “A titolo di confronto, l’incursione in Crimea ha funzionato come un orologio, a partire dalla disconnessione quasi completa delle forze in Crimea dal loro comando tramite disturbi ed attacchi cibernetici, e poi l’accerchiamento completo da parte delle forze russe in Crimea”.”
Breedlove è rimasto in costante contatto con il suo omologo russo, il Generale Gerasimov, Capo di Stato Maggiore Generale. Si erano informati sulla situazione e Breedlove riconosce che non è possibile determinare se questi colloqui abbiano indotto in errore sulle intenzioni russe, in un momento o nell’altro, ma intende comunque continuarli… E’ una situazione strana, perché si tratta di una miscela di cooperazione e antagonismo, cooperazione, perché la posta in gioco è troppo alta per  due potenze nucleari di queste dimensioni; e antagonismo, perché le operazioni in questione sono in realtà antagonistiche: Breedlove “... ha difeso i contatti che ha sviluppato con il suo omologo russo il Generale Valerij Gerasimov, capo di Stato Maggiore generale. Ha detto che avrebbe cercato di mantenerli in futuro. La NATO aveva cercato di migliorare i contatti ai vertici militari russi negli ultimi mesi e l’alleanza ha detto che i due uomini parlarono il 24 febbraio, subito dopo l’inizio della crisi in Crimea. Convennero di “tenersi reciprocamente informati” sulla situazione, secondo la NATO. “Venivo ingannato?”, si chiede il generale Breedlove. “Non posso affermarlo. Non so quando e come la sua leadership abbiano preso tali decisioni”.
Breedlove ritiene che i russi usino la pressione delle loro forze armate per considerare delle “incursioni” in determinate situazioni di conflitto latente, in modo da scoraggiare i piani per l’ingresso nella NATO di alcuni Paesi alle frontiere della Russia. Avrebbero mescolato efficacemente soft power (sistema mediatico per fare pressione) e hard power (sistema  tecnologista per la gestione delle loro forze armate) con risultati sostanzialmente politici più che militari. “Il generale Breedlove si era detto preoccupato che le forze russe nei pressi del confine ucraino attraversassero il sud dell’Ucraina verso la Transnistria, una provincia separatista filo-russa in Moldova. Mosca, ha avvertito, sembrava usare attivamente i conflitti congelati nei suoi confini, come Transnistria e Abkhazia in Georgia per porre un veto alla spinta dei vicini a legami più profondi con l’UE e la NATO. In altre parole, se la Russia è preoccupata da un Paese diretto verso l’occidente, un modo per risolvere tale incursione è un conflitto congelato e ora nessuno vuole pensare di trascinare tale nazione nella NATO, perché potrebbe significare un conflitto con la Russia molto preoccupante”, ha detto.”
66954Breedlove ha a lungo assicurato il suo pubblico che la NATO aveva avviato una ridistribuzione sostanziale delle sue forze in base alla nuova situazione e, soprattutto, delle nuove tattiche mostrate dall’esercito russo. Nonostante la sicurezza mostrata dal SACEUR in questo contesto eminentemente di pubbliche relazioni, sembra che il comportamento russo in Crimea, mescolando con competenza estrema flessibilità e coordinazione tra soft power e hard power delle forze militari, senza le vampate dei carri armati tra nuvole di fumo e crepitio di traccianti, sia un nuovo e assai sensibile problema per l’alleanza. Questo problema è dovuto semplicemente al fatto che, sotto la guida degli Stati Uniti, seguendo ciecamente concezioni basate su aree classificare secondo una visione ideologica rigida, la NATO ha sviluppato le funzionalità del nuovo tipo di guerra postmoderna (G4G o “guerra di 4.ta generazione”) per gli interventi “fuori area”, ritenendo l'”area  NATO” (e la Russia) “sotto controllo “. Il problema posto alla NATO dalle capacità e dai piani russi si evidenzia quando la cosiddetta zona “sotto controllo” non lo è affatto, ed è anche suscettibile a tattiche e tecniche completamente nuove. Tuttavia, questa area è intrinsecamente di fondamentale importanza dal punto di vista strategico, naturalmente, ma ancora più quale unico campo del confronto finale tra il sistema e la resistenza antisistema. Un altro rapporto (direttamente dal Forum di Bruxelles), che fornisce un ulteriore aspetto dell’intervento di Breedlove e di altri nel forum, è particolarmente orientato ad evidenziare il problema delle capacità militari e il loro corretto utilizzo nelle crisi di tipo sempre più nuovo, postmoderno, caratterizzato da tumulti organizzati e spontanei, e da una generale situazione politica fluida e segnata dalla onnipotenza mediatica. L’azione psicologica sul nemico, anche se non direttamente coinvolto, gioca un ruolo importante, è ciò che Breedlove chiama “ambiguità strategica” (i russi durante la crisi di Crimea), ricordando la famosa tecnica nota come maskirovska dell’Armata Rossa (v. 13 agosto 2002), utilizzata con successo variabile durante la Guerra Fredda, la cui mentalità è molto più adatta alla situazione postmoderna, in cui trionfa il sistema mediatico con i suoi simulacri, la sua narrativa, ecc. “Breedlove (…) ha detto che non vi era dubbio che la Russia avesse anticipato l’operazione in Crimea da qualche tempo. “Parte del piano credo era creare ambiguità strategica”, ha detto. “La Russia ha cercato di dare un volto locale alle milizie della Crimea, ma c’era un sottile fronte di abitanti locali davanti e molti uomini in verde dietro”, ha continuato, riferendosi alle truppe russe con uniformi camuffate. (…) Una sessione successiva sulle differenze tra “hard” e “soft” power illuminava i diversi approcci ai conflitti tra Stati e attori non statali. Gitte Lillelund Bech, manager pubblico, consigliera ed ex-ministra della Difesa danese, ha detto che l’esercito cambia visione del proprio ruolo. “I militari non solo pensano a se stessi come hard power”, ha detto. “Si occupano anche di sviluppo e diplomazia”. Il generale John Allen, addetto alla politica estera presso la Brookings Institution ed ex-comandante alleato in Afghanistan, conveniva che l’uso del solo hard power non sia sostenibile. “L’applicazione di risorse soft power spiazza il nemico dal campo di battaglia e riduce l’hard power che si deve affrontare”.”
L’osservazione generale che si può trarre da queste poche osservazioni e confidenze è che i capi della NATO sono estremamente sorpresi dalle capacità di manovra, mobilità, disciplina e  discrezione delle azioni delle forze russe. Indubbiamente, si tratta di un nuovo elemento di notevole importanza per i militari e gli esperti del blocco BAO, finora inclini a trattare con disprezzo le forze armate russe. È una chiara indicazione che la riforma dell’esercito russo iniziata negli ultimi anni, e ancora in corso, da i suoi frutti e va molto oltre la semplice tecnica, forza materiale e struttura, concentrandosi anche sui piani psicologici e di comunicazione con una visione politica, tenendo conto delle dimensioni dell’analisi profonda dei caratteri fondamentali, tra cui quelli dell’ordine mentale che caratterizzano il nostro tempo metastorico. “Incursione” o meno (in Crimea), è bene che i capi del sistema siano convinti di questa evoluzione, il che complica l’analisi della situazione europea, sia dal punto di vista dell’equilibrio delle forze, del loro utilizzo come della dimensione mediatica con i suoi effetti psicologici. Improvvisamente, la situazione in Europa appare loro molto meno stabile nel suo orientamento dinamico, già caratterizzata dalla percezione trionfante dell’evoluzione a senso unico verso l’indebolimento e l’isolamento della Russia fino alla sua sconfitta finale (il grossolano “Dopo Kiev, Mosca” di McCain, caratteristico dello spirito ottuso della visione binaria del mondo (15 marzo 2014)).
1962887Si potrebbe anche dire che il comportamento russo durante questa crisi ha introdotto una nuova dimensione nell’utilizzo delle forze armate, senza dubbio una sorpresa militare per il blocco BAO. A nostro avviso, l’idea centrale di questa nuova dimensione riguarda la nuova “pseudo-guerra” (G4G),  introdotta nel periodo successivo l’attacco dell’11/9, un nuovo tipo schierato con vari gradi di successo soprattutto dalle forze del blocco BAO nei teatri esterni e periferici (Africa, Medio Oriente, subcontinente indiano), combinando l’uso del sistema mediatico nella dimensione psicologica con l’utilizzo di unità mobili speciali, ridotte, ecc. Ciò che dimostrano i russi, dal punto di vista del blocco BAO, è che questo tipo di “pseudo-guerra” sarebbe adatta anche all’Europa,  un’area che si riteneva estranea a tale schema, applicandolo loro stessi con maggiore abilità ed efficienza di quanto sia stato fatto finora nei cosiddetti “teatri esterni e periferici”, con un assai maggiore impatto politico grazie alle strutture di potere consolidate nell’area europea, indicando che una riuscita spinta dell’influenza psico-militare permette di far vacillare strutture politiche efficaci dalla parte di coloro che utilizzano queste tecniche. (Le varie campagne irachene e afgane del blocco BAO furono un disastro, dove la formula postmoderno si danneggiò in un pasticcio catastrofico, come altre campagne meno inefficaci ma nessuna di un qualche successo… La sorpresa russa sarebbe che un esercito percepito privo d’esperienza in questo tipo di intervento, riesca ad applicare la formula, notevolmente rinnovata e migliorata, con tanta efficienza e flessibilità in un teatro importante e finora considerato “sicuro” rispetto a tale tipo d’instabilità. È forse un nuovo sviluppo capitale, perfino rivoluzionario, del concetto di G4G. La psicologia russa, nutrita dalla politica del principio al contrario delle forze del blocco BAO che subiscono la pressione del sistema, ha indubbiamente un ruolo importante in questa evoluzione).
1924795Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

giovedì 20 marzo 2014

La giunta golpista di Kiev vuole mettere al bando i comunisti

 La giunta golpista di Kiev vuole mettere al bando i comunisti

Evgenij Tsarkov, primo segretario del comitato regionale del Partito Comunista di Ucraina di Odessa, commenta il nuovo tentativo della giunta di vietare l’attività del partito.
I nazionalisti ucraini, come i nazisti tedeschi, una volta saliti al potere intendono mettere fuori legge il partito comunista. Si tratta di una persecuzione politica e di una vendetta verso chi dissente. Definendo il Partito Comunista d’Ucraina come “la quinta colonna del Cremlino” e accusandoci di collaborazionismo “con un nemico esterno”, il potere vorrebbe cancellarci per le sue stesse debolezza e impotenza”.
Così il deputato comunista e primo segretario del comitato regionale di Odessa del Partito Comunista Evgenij Tsarkov ha commentato la presentazione da parte del deputato del partito “Patria”, Vjacheslav Kirilenko, di un nuovo disegno di legge per la messa al bando del Partito Comunista d’Ucraina.
Quando al potere in Germania sono saliti i nazisti, la prima cosa che hanno fatto è stato vietare il Partito Comunista”, ha proseguito Tsarkov. “Oggi al potere in Ucraina si trovano i nazionalisti radicali. Il numero dei membri del partito Svoboda che occupano posti ministeriali e hanno il ruolo di governatore ne è la conferma”.
È interessante notare che il nuovo governo non intende più vietare il Partito delle Regioni. Inoltre, hanno trovato ormai una lingua comune“. La ragione di questo, come notato da Evgenij Tsarkov, non è difficile da capire: “sul divieto del Partito Comunista il governo attuale si era già espresso lo scorso autunno, quando i comunisti avevano avviato la procedura per indire il referendum sul corso estero dell’Ucraina. Ascoltare l’opinione della gente su questo argomento non è stato voluto né dall’allora governo, né dall’opposizione che insieme hanno avversato il referendum. E oggi, non a caso, il nuovo governo ha trovato in ciò che resta del Partito delle Regioni un linguaggio comune e collabora con coloro che non molto tempo fa aveva accusato di corruzione e di depredare il paese“.
In effetti, il Partito comunista è l’unica forza politica che ha un’ideologia, una posizione di principio e che non abbandona le sue ragioni. Per questo è diventato oggetto di persecuzione da parte del regime nazionalista radicale. Difendendo gli interessi delle regioni sud-orientali dell’Ucraina, i comunisti hanno costantemente sostenuto, per l’espansione dei legami con la Russia, l’adesione dell’Ucraina all’Unione Doganale, maggiore autonomia degli enti locali e la conservazione della lingua russa“, ha spiegato Tsarkov.
Il deputato comunista ha aggiunto che il nuovo governo ha deciso di mettere fuori legge i comunisti per le sue stesse debolezza e impotenza, presentando il Partito Comunista come una “quinta colonna del Cremlino”: accusare l’opposizione di “collaborazione con un nemico esterno” è tipico di ogni regime dittatoriale che cerca scuse per continui giri di vite contro la democrazia, mentre diventa sempre più evidente il baratro economico verso cui si sta dirigendo l’Ucraina.
Ufficio stampa del PCU, 18 marzo 2014
Traduzione dal russo di Flavio Pettinari per Marx21.it 

Fonte: Tribuno del popolo

martedì 18 marzo 2014

Ucraina, Crimea libera e ritirata a stelle e strisce

di Alessandro Lattanzio
Fonte: aurorasito


Durante la votazione per la risoluzione sulla Crimea presentata dagli USA al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, cui la Russia ha ovviamente messo il suo veto, Samantha Power, l’ambasciatrice degli USA alle Nazioni Unite, in preda a una crisi di nervi, aggrediva Vitalij Churkin, l’ambasciatore della Federazione Russa presso le Nazioni Unite. Ricordando con tono sarcastico il comportamento della ‘signora’, Churkin commentava: “Poteva andare in tour mondiale con le Pussy Riot, prima a San Pietro a Roma e a La Mecca, per poi terminare con un concerto davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme“. Infatti Samantha Power aveva invitato due ex-membri delle Pussy Riot a pranzo a New York, prima del concerto organizzato in loro onore da Amnesty International.
1977103Il 97% degli elettori nel referendum in Crimea ha risposto ‘sì’ al quesito “La Crimea dichiara l’indipendenza, in conformità con la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite del 22 luglio 2010, che dice che la dichiarazione unilaterale d’indipendenza di una parte del Paese non viola le norme internazionali, con questa decisione“. La maggior parte dei crimeani, votando a favore del quesito, fa sì che la Crimea avvii il processo d’adesione della repubblica autonoma alla Federazione Russa. L’affluenza complessiva dei votanti è stata dell’81,37% e circa il 40% dei tatari s’è recato ai seggi elettorali. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che i cittadini della penisola hanno avuto la possibilità di esprimere liberamente la propria volontà e di esercitare il diritto all’autodeterminazione, “La sua effettuazione è pienamente conforme alle norme del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, prendendo in considerazione il precedente del Kosovo, tra le altre cose“. La prossima settimana, la Crimea presenterà ufficialmente il rublo come seconda moneta ufficiale con la Grivna ucraina, e la doppia moneta sarà in vigore per circa sei mesi. Nel complesso l’integrazione della Repubblica nella Russia richiederà un anno.
Lee Jay Walker dice a Tokyo Modern Times: “I mass media e i vertici politici di USA, Francia, Polonia, Svezia, Regno Unito e altre nazioni, stanno cercando di far capire che il diritto si deve applicare e le frontiere devono essere protette. Strano perché le grandi potenze occidentali s’introdussero subito negli affari interni della Jugoslavia riconoscendo nuove nazioni etniche. Naturalmente, questo doppio standard è tipico delle grandi potenze occidentali e questo vale anche quando ignorarono il diritto internazionale sostenendo la riduzione della Serbia sottraendole il Kosovo. Allo stesso modo, Cipro del Nord esiste grazie alle forze armate della Turchia che occupano questa zona ed espandono gli insediamenti turchi. Anche l’ex Cecoslovacchia ha accettato di separarsi creando così la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Nel frattempo, nel Nagorno-Karabakh dell’Azerbaijan la comunità armena vuole unirsi all’Armenia, giustamente. Pertanto, la creazione di nuovi Stati nazionali, il cambiamento dei confini nazionali e l’aspetto militare di determinati conflitti sono una realtà evidente. In questo contesto, la crisi in Crimea non è l’unica in Europa degli ultimi tempi, oltre questo caso contrario all’agenda occidentale. Il mondo è in attesa dell’esito del voto in Crimea e di come la Federazione russa risponderà al risultato. Se la maggioranza dei cittadini sostiene l’adesione della Crimea alla Federazione russa, allora Mosca assai difficilmente ignorerà la volontà della Crimea. Dopo tutto, con l’inasprirsi dei sentimenti nell’Ucraina afflitta da nazionalismo, enorme debito e svolta verso occidente, diventando un nuovo caso disperato, ignorare le masse in Crimea potrebbe essere la soluzione peggiore. Anzi, sarebbe più sensato mettere un coperchio sugli eventi accettando la volontà del popolo di Crimea e cercando di risolvere le divisioni politiche, etniche e religiose che minacciano di polverizzare l’Ucraina“.
1912369Putin, rispondendo a una telefonata di Obama, ha richiamato l’attenzione degli USA “sull’incapacità o mancanza di volontà di Kiev di tenere a freno i gruppi ultranazionalisti e radicali che destabilizzano la situazione e terrorizzano i cittadini, compresi la popolazione russofona e i nostri connazionali”. Ha anche discusso la possibilità di inviare una missione di monitoraggio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione (OSCE) in tutte le regioni dell’Ucraina. E difatti il governo golpista a Kiev dichiarava “E’ necessario stanziare fondi per le guardie e le truppe interne, per mobilitarle, e per l’effettivo adeguamento delle truppe. La richiesta prevede una spesa di 680 milioni di dollari. Anzi, dobbiamo stanziare fondi per la Difesa per 10 volte quanto previsto nella finanziaria“. Nel frattempo, i media ucraini riportavano che la “Guardia Nazionale” aveva chiuso i confini con la Federazione Russa, per via delle tensioni a Kharkov e Lugansk. Infatti, gli abitanti di Donetsk e Lugansk hanno impedito il trasferimento di mezzi militari ucraini verso la frontiera con la Russia. “Abbiamo ipotizzato che il gruppo militare si stesse avvicinando al confine. Ed essendo per la pace e contrari a che la nostra terra veda un massacro fratricida, senza usare la forza e a viso scoperto, senza mezzi di difesa… a mani nude, abbiamo detto ai militari di tornare indietro; devo dire che avendo macchine agricole pesanti e che loro dovevano attraversare la nostra città, non so cosa sarebbe successo, ci sarebbe stata un’escalation della tensione che avrebbe causato il panico totale”, aveva detto un attivista della milizia popolare.
La Russia schierava, intanto, un aereo d’allerta precoce Beriev A-50 in Bielorussia, nell’ambito dell’esercitazione della Difesa aerea bielorusso-russa, “Il 15 marzo, unità aeree e della difesa aerea che partecipano alle manovre hanno avviato le loro missioni nella difesa aerea seguendo il calendario previsto. Per rafforzare la componente del sistema regionale della Difesa aerea congiunta che partecipa alle manovre, un aereo di allerta precoce (AWACS) russo A-50 è stato rischierato nella base aerea di Baranovici. Le caratteristiche tecniche dell’A-50 permettono di incrementare significativamente la ricognizione radar, dirigere i caccia bielorussi e russi sugli obiettivi, e controllare le unità della difesa aerea“.
Nella telefonata tra il segretario di Stato USA Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov, avuta il 16 marzo, Kerry accettava la richiesta russa per la federalizzazione dell’Ucraina, in cui gli Stati federali avranno una forte autonomia nei confronti del governo centrale, “Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato statunitense John Kerry concordano nel cercare una soluzione alla crisi in Ucraina sostenendo le riforme costituzionali, afferma il ministero degli Esteri russo, che non entra nei dettagli sulle riforme se non per dire che dovrebbero avere “una forma generalmente accettabile tenendo conto degli interessi di tutte le regioni dell’Ucraina… Sergej Lavrov e John Kerry hanno deciso di continuare a lavorare per trovare una risoluzione sull’Ucraina attraverso la rapida introduzione della riforma costituzionale con il sostegno della comunità internazionale”, ha comunicato il ministero”. Lavrov ha anche esortato Washington ad usare la sua influenza su Kiev per far cessare le illegalità contro la popolazione russofona dell’Ucraina. Lo stesso Kerry descrive il processo per la nuova costituzione ucraina: il russo sarà nuovamente lingua ufficiale in Ucraina, le regioni avranno un’elevata autonomia, non ci saranno interferenze negli affari ecclesiastici e l’Ucraina rimarrà politicamente e militarmente neutrale. Qualsiasi decisione della Crimea sarà accettata. Il tutto garantito dal “gruppo di sostegno dell’Ucraina“, composto da Stati Uniti, Unione europea e Russia, consolidato da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In una successiva telefonata al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, Kerry ha invitato Mosca “a sostenere pienamente gli sforzi ucraini nell’indirizzo della condivisione del potere e del decentramento attraverso una riforma costituzionale, ampiamente inclusiva e a tutela dei diritti delle minoranze“. Washington sembra aver fallito nel sottrarre l’Ucraina alla Russia e ad integrarla nella NATO e nell’UE mentre Mosca si riprende la Crimea, dove il 97% degli elettori ha deciso di aderire alla Federazione Russa, sventando il piano degli Stati Uniti di cacciare i russi da Sebastopoli ed escluderli dal Medio Oriente. Infatti, l’uso della forza militare da parte dell’occidente sarebbe impossibile, ha impiegato mesi contro l’impreparato e mal equipaggiato esercito della Jamahiriya Libica, e ha fallito in Iraq, Afghanistan e Siria. La guerra contro la Russia sarebbe un disastro. Sapendo di essere incapace di affrontare una qualsiasi significativa minaccia militare, la NATO tenta la carta delle sanzioni economiche, ma l’applicazione delle “sanzioni” contro la Russia avrà il solo effetto di liquidare gli interessi russi ancora legati all’occidente, portando la Russia a cercare altri partner economici. La Russia poi avviando il dumping del dollaro USA, ne potrebbe aggravare la già precaria posizione da cui dipende interamente la stabilità degli Stati Uniti, e una nazione come la Russia ha la capacità di controllare l’occidente grazie a solide politica estera e strategia economica. L’ordine multipolare che promuove attrae molti alleati, come l’avversione all’ingerenza globale occidentale e il sostegno alla legittimità nazionale, soprattutto nelle situazioni estreme ai suoi confini, che ne minacciano la sicurezza nazionale. Russia, Cina e altre nazioni in crescita oramai denunciano ed isolano l’usurato modello unipolare dell’egemonia economica e geopolitica globale atlantista. “Mentre la Russia può contrastare geopoliticamente, militarmente ed economicamente l’occidente con numerose mosse, la NATO continua a perseguire questa incursione mal concepita ai confini della Russia, che potrebbe infliggergli un colpo tremendo. Come si è visto in Libia e in Siria, ogni mossa dell’occidente volta all’egemonia globale, gli costa in termini di credibilità e legittimità. Pochi possono vedere il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry senza notarne l’oscena ipocrisia verso la Russia o le palesi provocazioni occidentali che hanno innescato tale confronto”. Pochi nel mondo, ma tanti in Italia, soprattutto nei mass media e nel governo. “La continua spinta occidentale in Ucraina, se avrà successo anche parziale,  costerà altra legittimità divenendo per l’occidente ancor più difficile agire in futuro. Nel frattempo, l’occidente si sovraestende con le sue varie azioni geopolitiche, come i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, divenendo sempre più vulnerabile all’inevitabile risposta che finalmente fermerà e invertirà definitivamente la sua azione globale. Per coloro che vi hanno investito, sarebbe il momento opportuno di mollare”.
21670Dopo l’astensione sul voto per la risoluzione delle Nazioni Unite con cui gli USA hanno cercato di definire il referendum in Crimea invalido, la Cina dichiarava che non avrebbe appoggiato alcun ‘percorso conflittuale’ sulla crisi. “Non possiamo accettare l’assunto di base: dichiarare illegale il previsto referendum del 16 marzo con cui i residenti della Repubblica di Crimea dovranno decidere sul loro futuro“, aveva affermato Vitalij Churkin, ambasciatore russo all’ONU, “La filosofia della proposta va contro uno i principi base del diritto internazionale, il principio della parità dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite“. Pechino a sua volta ha detto che la “votazione sul progetto di risoluzione del Consiglio di sicurezza in questo frangente si tradurrà solo in un confronto complicando ulteriormente la situazione, che non è conforme agli interessi comuni del popolo ucraino e della comunità internazionale“, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Qin Gang. La Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, aveva posto il veto alla risoluzione del Consiglio che dichiarava il referendum sullo status della Crimea “senza alcuna validità“, esortando nazioni ed organizzazioni internazionali a non riconoscerlo. “La Cina non è d’accordo con una mossa volta al confronto“, chiedendo a tutte le parti di “astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare ulteriormente la situazione“.
Secondo Bloomberg i funzionari governativi e gli uomini d’affari russi si sono già preparati alle sanzioni. Nel caso che riserve valutarie e attivi bancari russi vengano congelati, la Russia probabilmente risponderà con un enorme dumping delle riserve e obbligazioni in dollari. Per rappresaglia la Russia potrebbe decidere di accettare solo lingotti d’oro per i pagamenti di gas, petrolio e altre materie prime. Ciò porterebbe probabilmente a una brusca svalutazione del dollaro e un aumento dei prezzi dell’oro. Infatti, nessun Paese sarà immune dalla guerra valutaria globale. La Russia come la Cina accumulano riserve auree da diversi anni. Il sistema dei petrodollari si basa solo su una cosa: la fiducia, che se dovesse svanire crollerebbe tutto il sistema. È il tallone d’Achille degli Stati Uniti e la Russia può colpirlo. Infatti, i mercati finanziari sono in allerta per la crisi Ucraina, fin dalle speculazioni secondo cui il Cremlino aveva iniziato a vendere quantità enormi di titoli del Tesoro USA. Oltre 100 miliardi di dollari hanno lasciato gli Stati Uniti la settimana scorsa, una massa almeno tre volte superiore alla media, pari all’80% delle obbligazioni del Tesoro USA detenute dalla Russia, suscitando il timore che Mosca si prepari alle sanzioni occidentali. La banca centrale russa sarebbe dietro tale azione e Aleksej Miller, dirigente di Gazprom, e Igor Sechin, direttore di Rosneft, sono probabilmente nel mirino delle sanzioni minacciate contro la Russia. L’allarme era scattato dopo che la FED aveva riferito che i buoni del Tesoro erano scesi di 105 miliardi di dollari nella settimana terminata del 5-12 marzo, passando da 2,96 a 2,85 triliardi.
In Russia, inoltre, le prime quattro banche commerciali degli Stati Uniti, Citigroup, Bank of America Corp, JPMorgan Chase e Wells Fargo, hanno circa 24 miliardi di dollari di esposizione. Poco rispetto all’esposizione delle banche europee. “L’Europa è in una posizione difficile in quanto la sua economia è interconnessa con quella russa“, afferma l’azienda di consulenza Petromatrix. La Russia ottiene oltre la metà dei suoi ricavi economici dalle esportazioni energetiche, e fornisce all’Europa un quarto del petrolio e un terzo del gas che utilizza. La Russia è anche il maggiore esportatore di metalli e uno importante di grano. Ed il Paese è anche il quinto mercato per consumatori del mondo: lo scorso anno ha importato quasi 350 miliardi di dollari di beni di consumo, cibo, medicine e macchinari; metà solo dall’Unione europea. Il 10 marzo, King World News, blog finanziario, intervistava William Kaye, manager di hedge fund della Pacific Group Ltd. di Hong Kong: William Kaye “Ora vi sono segnalazioni dall’Ucraina secondo cui l’oro ucraino è stato trasferito in aereo, alle 2:00, dall’aeroporto Borispil di Kiev, e portato a New York, presumibilmente alla FED di New York…” Si tratta di 33 tonnellate d’oro, circa 1,5-2 miliardi di dollari, un buon acconto sui 5 miliardi di dollari che Victoria Nuland vantava gli Stati Uniti avessero speso per destabilizzare l’Ucraina e imporre un governo fantoccio. Eric King: “Quando gli Stati Uniti abbatterono Saddam Hussein in Iraq e Muammar Gheddafi in Libia, hanno sempre trovato l’oro alla fine dell’arcobaleno, di cui poi si appropriavano“. Kaye: “Esatto. Gli Stati Uniti hanno messo al potere un ex-banchiere in Ucraina, grande amico dell’occidente. Ha lavorato alla banca centrale. Questa sarebbe stata la sua prima decisione importante, inviando l’oro dell’Ucraina negli Stati Uniti”. Si ricordi che la FED di New York non ha potuto restituire le 300 tonnellate di oro tedesco depositate negli Stati Uniti e che la Germania ha voluto indietro. Dopo un anno, la FED di New York ha inviato solo 5 tonnellate d’oro. Quindi la FED non ha nemmeno 5 tonnellate di oro nei suoi depositi. La Bundesbank ha perfino ammesso che l’oro inviato dalla FED è stato fuso e analizzato perché non si trattava dei lingotti originali. Così l’Ucraina probabilmente non rivedrà mai più il suo oro.
Fonti:
Electronic Resistance
ITAR-TASS
Modern Tokyo Times
Moon of Alabama
NEO
Nsnbc
Nsnbc
RussiaToday
RussiaToday
Oriental Review
Strategic-Culture
The BRICS Post

domenica 9 marzo 2014

Tra i minatori e gli operai dell'Est "Il nostro cuore batte per Mosca"

  


di Giampaolo Cada

 Fonte: la Repubblica

DONETSK — La scritta sullo striscione, giusto sotto la statua di Lenin, non deve trarre in inganno. Dice: "Nasha Rodina SSSR", "Unione sovietica nostra patria". Ma sulla piazza di Donetsk i nostalgici sono pochissimi. In mezzo ai tanti tricolori russi solo un paio di bandiere con falce e martello indicano i presidi del partito comunista, che raccoglie firme e numero di telefono dei militanti disposti a restare qualche ora nel vento ghiacciato per sorvegliare il monumento a Vladimir Ilic e impedire che «i fascisti» lo danneggino. La fila di chi vuole difendere il gigantesco bronzo è lunga. Ma quando tacciono le grida «Rossiya, Rossiya», e nell'aria si alza una canzone, non è l'Internazionale, è un canto del Donbass. Tutti si affannano a chiarire: questa è la nostra identità, la nostra cultura. Il socialismo è passato, ma il cuore batte ancora per Mosca. Il legame resta solido per i minatori che scavano il carbone diretto a Est, per gli operai che producono parti metalliche per le fabbriche della Grande Madre Russia, per tutta la regione, che vuole un voto sull'autodeterminazione, come quello voluto da Putin per la Crimea.
Nel dissenso con Kiev, Donetsk è all'avanguardia: "Referendum, referendum", chiedono decine di striscioni. Chiarisce Aleksandr Matushin, giovane leader dell'associazione Donetska Republika: «Non vogliamo distaccarci dall'Ucraina, chiediamo maggiore autonomia, vogliamo una federazione. Ma se fosse necessario scegliere, preferiamo andare con Mosca che restare con questi golpisti di Kiev».
Dopo i discorsi, gli slogan e le poesie sugli eroi della resistenza antinazista nel Donbass, migliaia di persone si spostano davanti al palazzo del governo, scandendo slogan filorussi e invocando Pavel Gubarev. E' il leader del movimento filo-russo, arrestato giovedì con una sessantina di compagni dopo il blitz nel locale palazzo del governo. Adesso però strappar via la bandiera ucraina celeste e gialla per sostituirla con il tricolore russo, come i militanti hanno fatto lunedì scorso, è più difficile. Davanti alla siepe di filo spinato a rasoio, a difendere la sede delle autorità, ci sono centinaia di poliziotti, il volto imberbe rosso per il gelo sotto l'elmetto e lo scudo metallico ben serrato sul petto. Ma la gente di Donetsk scandisce: «La polizia è con il popolo».
Si dice che oggi sfileranno i sostenitori del nuovo governatore, incaricato da Kiev di controllare la riottosa regione delle miniere. L'uomo voluto da Yiulia Tymoshenko è l'oligarca Taruta, che si prende la sua parte di fischi: «Via, via!». I suoi sostenitori sono tutti hooligan da stadio, teppisti pagati per menare le mani, garantiscono i dimostranti. C'è il rischio di scontri. A piazza Lenin, Sergej esibisce il nastrino nero-arancio, simbolo della vittoria contro i nazisti. E' un fisioterapista, e mostra mani grandi come padelle: «Con queste posso fare del bene alle persone. Ma posso anche difendere quello in cui credo». Poi si volta e va a firmare per un turno di guardia alla statua.

giovedì 6 marzo 2014

Un punto di vista partigiano sulle vicende ucraine


Un punto di vista partigiano sulle vicende ucraine

di  Luca Di Trani 

Fonte: La Voce della Russia

Il colpo di stato avvenuto in Ucraina, capeggiato dai partiti di estrema destra non sembra per il momento sgomentare i media occidentali.
Non si parla dei banderovzy, le milizie neonaziste rifacentesi alle idee di Bandera o della richiesta di “aiuto” del nuovo governo ucraino al terrorismo ceceno.

L’intervista che vi offriamo oggi ci è stata concessa da Luigi Marino, ex senatore e personaggio di primo piano nell’associazione Maksim Gorkji e l’ANPI di Napoli. Luigi, ci tiene a precisare che le sue dichiarazioni sono espresse esclusivamente a titolo personale.
- Lei come ex partigiano ed antifascista, è preoccupato per gli eventi in Ucraina?
- Io sono più che preoccupato, preoccupatissimo!
Preoccupatissimo perché il sistema mediatico ha adottato, in un certo qual senso, un pensiero unico per quanto riguarda gli eventi in Ucraina, dimenticando quello che è successo durante la Seconda Guerra Mondiale che costò 25 milioni di morti sovietici, e 50 milioni di feriti e di invalidi.
Quello che sta avvenendo è assolutamente insopportabile. Quello a cui abbiamo assistito è stato un vero e proprio colpo di stato, con il quale è stato destituito un presidente legittimamente eletto. Nessuno osa dire queste cose tranne qualche voce isolata, ma che purtroppo non riesce a raggiugere il complesso del sistema mediatico.
- Secondo lei quel è la percezione italiana dei “benderovzy”?
- La percezione italiana è completamente manipolata dal sistema mediatico. L’opinione pubblica italiana ignora completamente quello che è realmente avvenuto a Kiev …
- Perché secondo lei?
- Perché a livello internazionale c’è una visione completamente antirussa, con la quale si avalla tutto quello che è avvenuto. I mezzi di comunicazione italiani non hanno assolutamente parlato dei poliziotti bruciati per strada a Kiev, ma parla solamente delle vittime dall’altra parte. Non si parla di gente che è stata prezzolata, forse anche mercenaria, armata e sostenuta finanziariamente.
Tra l’altro i primi provvedimenti di questa Rada, così com’è venuta a formarsi dopo gli avvenimenti e l’assalto al Parlamento, sono stati due provvedimenti assolutamente inaccettabili: l’abolizione del bilinguismo e l’assunzione delle bande armate nel Ministero degli Interni.
- Secondo lei ci sono delle voce contrarie in occidente?
- Voci contrarie ci sono ma non riescono a raggiungere il sistema mediatico. Debbo dire che tranne qualche voce isolata, come quella di Sergio Romano e quella di Giulietto Chiesa, c’è il silenzio totale! Tutti gli altri tacciono perché hanno fatto una scelta anti Russia, filoamericana e filo NATO.
- Secondo lei che rapporti intercorrono tra i partiti di destra ucraina come “Patria”, “Svoboda” e “Udar”, con i partiti di destra estrema europea?
- C’è un rapporto solidissimo che nessuno può negare. La cosa che poi lascia perplessi, è che mentre questi movimenti di estrema destra sono chiaramente antisemiti, ci sono stati una serie di personaggi di estrazione ebraica come Henri Levy ed altri, che non hanno esitato a portare la piena solidarietà a questi gruppi. E’ una cosa che non riesco davvero a spiegarmi!
- Secondo lei, l’ANPI prenderà la sua posizione sulla vicenda?
- Credo di sì. Ovviamente le posizioni vengono assunte dopo riunioni formali. L’ANPI in genere, quando si tratta della violazione di principi democratici è sempre intervenuta come intervenne nel momento della violazione della nostra costituzione o in merito alla nostra legge elettorale.
Vorrei però aggiungere una cosa …
- Certo ci dica.
- Secondo me è molto grave parlare di ricatto in riferimento all’offerta russa di 15 miliardi di Euro e di un prezzo speciale sulla fornitura di gas e petrolio avvenuta in seguito alle offerte monetarie minime dell’Europa affinché l’Ucraina accettasse il trattato di associazione.
Il termine “ricatto” è stato adottato da tutto il sistema mediatico italiano! Hanno ignorato che tutto questo era dovuto alle promesse fatte dall’Europa, che ha illuso tante persone anche in buona fede. Tanti ucraini in buona fede non hanno pensato che il loro Paese sia abitato da ben cinquanta milioni di persone a cui l’Europa non avrebbe potuto facilmente aprire le frontiere.
Queste promesse hanno inoltre risvegliato a Mosca il pericolo di uno spostamento della NATO ancora più verso est, cosa che urta contro i legittimi interessi della Russia.