martedì 14 ottobre 2014

Il leader dei comunisti ucraini a Bruxelles: Ue finanzia la distruzione del nostro Paese

Petro Symonenko - Ph. European Parliament
Petro Symonenko - Ph. European Parliament
Symonenko, invitato dalla Gue, ha denunciato il tentativo delle autorità di Kiev di escludere il suo partito dalle prossime elezioni nazionali: “Ci vogliono bandire perché siamo l’unica alternativa al potere oligarchico”
L’Unione europea non sta aiutanto l’Ucraina, ma anzi sta “finanziando la continuazione della distruzione del Paese”. È l’attacco lanciato dal leader del Partito comunista d’Ucraina (Pcu) Petro Symonenko, venuto a Bruxelles su invito della Gue, il gruppo della sinistra radicale nell’Euro-parlamento, per denunciare l’esclusione del suo movimento dall’arena politica nazionale. A luglio il gruppo parlamentare comunista è stato sciolto dopo una modifica del regolamento dell’Aula che, alzando il numero minimo di deputati necessario per formare un gruppo, aveva di fatto escluso il movimento di Symonenko dall’Assemblea. Ora a poche settimane dalle elezioni parlamentari del Paese, previste per il prossimo 26 novembre, la situazione non è ben delineata e per il Pcu si prospetta il serio rischio di non poter prendere parte alla competizione.
Per Miloslav Ransdorf, che farà parte a nome della Gue della delegazione del Parlamento europeo incaricata di monitorare le elezioni, “il bando del Partito comunista ucraino riguarda il futuro del’Ucraina e dell’Europa”, perché “una tale iniziativa non serve a normalizzare la vita politica del Paese”, ma a “far crescere la violenza politica, a radicalizzare la situazione, e far crescere gli elementi neofascisti”. Si tratta insomma di una decisione che “non può essere tollerata”.
“Chi è oggi al potere in Ucraina pensa solo all’integrazione con l’Europa ma c’è una parte del Paese che vuole un’integrazione con la Russia”, ha spiegato Symonenko che ha voluto evidenziare due aspetti. Il primo è che “i nostri problemi non possono essere risolti a Washington o nell’Ue”, piuttosto “la discussione fra le parti deve svolgersi a Kiev”. E su questo punto il presidente dei comunisti ucraini ritiene che tutte le parti debbano avere la possibilità di esprimere la propria visione e le proprie posizioni sulla risoluzione del conflitto.
Il secondo aspetto riguarda invece l’attuale situazione del Pcu in Ucraina: “Il governo vuole bandirci perché siamo un’opposizione sistematica e abbiamo un programma comprensivo”, ha dichiarato. In poche parole, sintetizza, “ rappresentiamo l’unica alternativa al dominio oligarchico nel Paese”.
Symonenko ha puntualizzato anche come i comunisti ucraini siano oggi “una forza moderna che propone modelli di sviluppo moderni e sa giudicare la situazione obbiettivamente oltre gli interessi economici” a cui invece guardano “ il governo e i nazionalisti”.
La discussione si è infine spostata sulla situazione dello Stato ucraino e dei territori interessati dal conflitto. “Eravamo uno dei paesi in Europa che andava maggiormente sviluppandosi”, ha detto ancora Symonenko, “ora con la guerra oligarca siamo diventati un paese africano”. “Si sono perse le fondamenta di tipo legale da una parte e la sovranità economica dall’altra” ha tuonato l’esponente ucraino. Nelle regioni di Donetsk e di Lugansk è in atto una vera e propria “catastrofe umanitaria”: mancano medicine, acqua, corrente elettrica e cibo.

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