È durato oltre quaranta minuti il discorso del Presidente russo Vladimir Putin al club internazionale Valdai. Discorso durante il quale il numero uno del Cremlino ha criticato la politica estera degli Stati Uniti, accusando la Casa Bianca di aver minato il sistema della sicurezza globale e di aver assunto un ruolo dittatoriale nell’arena internazionale, addossando a Washington, inoltre, la responsabilità dell’attuale crisi politica all’Ucraina. A detta degli esperti russi, Putin ha sottolineato l’inflessibilità della posizione della Russia sui problemi di fondo mondiali e ha esortato l’Occidente al dialogo per una soluzione di tutte le questioni.
Nikolai Zlobin, presidente del Centro americano per gli interessi globali (Ria Novosti)
La tesi centrale è che la Russia non diventerà di certo un paese totalitario ed è questo il principale messaggio che il mondo voleva ascoltare poiché questa è la questione che allarma di più l’opinione pubblica mondiale. In generale, mi aspettavo un atteggiamento meno pacifico e valutazioni meno positive sull’America e sulla situazione attuale. Ho l’impressione che Putin si sia mostrato davvero disponibile a cercare un compromesso. Le sue risposte sulla questione ucraina appaiono chiaramente l’espressione di una linea di mediazione.
 

Ho l’impressione che Washington, dopo aver in parte criticato questo discorso, si sforzi di cogliere in esso dei lati positivi. La positività sta nell’assenza di giudizi troppo aspri.
Tra gli aspetti per cui verrà criticato il discorso di Putin vi è quello dell’assenza di autocritica sulle azioni intraprese dalla Russia. Quando qualcosa non funziona, occorre cercare di capire se si è in parte corresponsabili. La Russia ha anch’essa la sua quota di responsabilità nel deterioramento della situazione mondiale, e non solo rispetto alla crisi ucraina, ma anche prima. Vi sono stati molti ambiti in cui la Russia avrebbe potuto comportarsi con maggior saggezza.
Alexei Fenenko, coordinatore scientifico dell’Istituto per i problemi della sicurezza internazionale dell’Accademia delle Scienze russa (Ria Novosti)
Il discorso pronunciato dal Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, nel quadro del forum di discussione Valdai è una prosecuzione del famoso discorso di Monaco e anche un appello a cambiare lo status quo vigente nelle relazioni internazionali.
Intervenendo venerdì a Sochi, Putin ha sottolineato che la guerra fredda è terminata, ma senza concludersi con la stipulazione della pace, e che di conseguenza il sistema delle relazioni internazionali ha bisogno di essere ricostruito. Tuttavia gli Stati Uniti, proclamandosi vincitori, “dall’alto della loro presunzione non ne vedono la necessità” e anzi si ha l’impressione che abbiano deciso di rimodellare l’intero mondo “su se stessi” e sui propri interessi. Non avendo “trascinato” il mondo unipolare ora cercano di dar vita a un “sistema quasi bipolare”, ha dichiarato, inoltre, Putin. Il leader russo ha ribadito che occorre definire con precisione i limiti delle azioni unilaterali e risolvere il dilemma tra interessi della sicurezza, diritti umani e principio di sovranità.
L’idea del discorso del Presidente è che la Russia non accoglierà la richiesta americana della costruzione di un nuovo ordine mondiale. Finora alla base delle relazioni internazionali, così come negli anni della guerra, c’era la parità nucleare con gli Stati Uniti e la difesa del loro potenziale nucleare da tutti gli altri. Direi che viviamo non in un nuovo ordine mondiale, ma in una versione aggiornata del dopo Yalta e Potsdam.
Se accantoniamo la retorica anti-americana dal discorso di Putin, risulta evidente il suo auspicio. Stiamo entrando in un periodo in cui può essere avviata una discussione sulla revisione delle regole del gioco. Finora abbiamo vissuto secondo le regole fissate negli anni 1943-1945 dalle potenze vincitrici. Tutta la logica dell’evoluzione del sistema mondiale contemporaneo ci porta verso una loro revisione.
Putin esorta gli americani alla revisione dell’ordine mondiale. Non è ancora chiaro in cosa consisterà l’essenza di tale revisione, né di tale operazione, ma l’appello esiste già.
Viktor Litovkin, esperto militare indipendente
Putin ha delineato con molta durezza, ma in modo realistico, la politica degli Stati Uniti finalizzata alla supremazia nel mondo contemporaneo. Tra l’altro, a una supremazia che fa leva non su dei vantaggi nella sfera intellettuale ed economica, ma sulla forza militare e sulla distruzione di regimi al potere in paesi che per qualche loro parametro non risultano graditi alla leadership americana.
Vladimir Putin ha fatto chiaramente intendere agli Stati Uniti e ai suoi alleati della Nato che la Russia difenderà con forza i suoi interessi nazionali e che nessuna minaccia né sanzione potrà mai cambiare le posizioni del Cremlino sulle questioni di principio che toccano gli interessi nazionali del nostro paese.
La Russia ha un’enorme riserva di resistenza e forza e per lei l’una o l’altra leadership occidentale vale lo stesso. Mosca costruirà la sua politica internazionale avvalendosi della collaborazione dei paesi leader del mondo in tutti i continenti e in primo luogo dei Brics e di quegli stati che non si sottomettono all’influenza di Washington e di Bruxelles.
Putin ha inoltre sottolineato che la Russia è una potenza nucleare e che confrontarsi con lei da una posizione di forza è controproducente.