domenica 4 gennaio 2015

OMAGGIO A GIORGIO GABER, ARTISTA COMPAGNO DI UN'ALTRA EPOCA

Giorgio Gaber, nome d'arte di Giorgio Gaberscik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003), affettuosamente chiamato "Il Signor G" dai suoi estimatori, è stato un cantautore, commediografo, regista teatrale e attore teatrale e cinematografico italiano, considerato uno degli artisti più importanti dello spettacolo e della musica italiana ed europea del secondo dopoguerra. Molto apprezzate sono state anche le sue performance come autore ed attore teatrale; è stato iniziatore, assieme al suo collaboratore Sandro Luporini, del "genere" del teatro canzone. Come quasi tutti i grandi artisti, Gaber, nonostante uno spirito ironico dissacrante e uno stile personale tendente all'anarchia, non ha nascosto le proprie simpatie per la sinistra e per il comunismo come ideale verso cui tendere, seppur in maniera totalmente romantica, individuale e poco scientifica. Nonostante questi ovvi limiti dati dal suo essere artista non organico rimane un compagno cui rendere omaggio, che ha saputo prolungare il suo impegno civile negli anni regalando perle come queste:
"La libertà non è star sopra un albero, / non è neanche avere un'opinione, / la libertà non è uno spazio libero, / libertà è partecipazione"
(da La libertà, in Far finta di essere sani, 1973)

"Non c'è popolo che sia più giusto degli americani. Anche se sono costretti a fare una guerra, per cause di forza maggiore, s'intende, non la fanno mica perché conviene a loro. Nooo! È perché ci sono ancora dei posti dove non c'è né giustizia, né libertà. E loro... Eccola lì... PUM! Te la portano. Sono portatori, gli americani. Sono portatori sani di democrazia. Nel senso che a loro non fa male, però te l'attaccano."
(da L'America, in Libertà obbligatoria, 1976)

"Io se fossi Dio, | quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio, | c'avrei ancora il coraggio di continuare a dire | che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana | è il responsabile maggiore di trent'anni di cancrena italiana. | Io se fossi Dio, | un Dio incosciente enormemente saggio, | avrei anche il coraggio di andare dritto in galera, | ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora | quella faccia che era!"
(da Io se fossi Dio, in Anni Affollati, 1981)

"Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita."
(da Qualcuno era comunista, in Il teatro canzone, 1991)

"Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dai disagi quotidiani, dalle insofferenze comuni, dal nostro rifiuto! Perché un uomo solo che grida il suo no, è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso no, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo."
(da Mi fa male il mondo, in E pensare che c'era il pensiero, 1995)

"Non insegnate ai bambini | non insegnate la vostra morale | è troppo stanca e malata | potrebbe far male."
(da Non insegnate ai bambini, in Io non mi sento italiano, 2003)

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