lunedì 18 agosto 2014

America e Unione Europea, veri colpevoli del caos ucraino


di William Pfaff Fonte: millennivm



William Pfaff è un giornalista e esperto di politica estera statunitense, collabora con il Ron Paul Institute.
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Parigi, Agosto 7, 2014 — Trovo molto inquietante che così pochi commentatori della crisi ucraina europei occidentali e americani, privati o pubblici, appaiano consapevoli che sono gli Stati Uniti  ad aver cominciato questo affare, e che non è escluso che si possa arrivare ad una guerra. Ciò che è peggio, è che la demonizzazione di Washington nei confronti di Vladimir Putin ha avuto tanto successo fra i media americani e il pubblico, e il silenzio sul ruolo chiave giocato dagli americani a Kiev ha lasciato il pubblico degli Stati Uniti e dei paesi europei membri della NATO convinto che tutto questo è il risultato di una strategia russa di espansione aggressiva in Ucraina, e non un pasticciato ed essenzialmente americano tentativo di portare l’Ucraina nella NATO e nell’Unione Europea, e di compromettere la posizione politica domestica del presidente Putin — tutto andato a finire in malo modo.
Il colpo di stato ucraino avvenuto a febbraio è stato preparato da Washington. Perché altrimenti il funzionario in carica del Dipartimento di Stato di Europa e affari Eurasiatici Victoria Nuland, insieme a funzionari dell’Unione Europea e a un numero di persone facenti parte dell’intellighenzia, in compagnia coi “moderati” ucraini programmavano di prendere il controllo del governo dopo il pianificato allontanamento del corrotto (ma eletto) presidente Viktor Yanukovich? Anche il presidente Obama, in Messico per un “summit”, stava aspettando di fornire un video che spingeva il deposto Yanukovich sulla sua via, e si congratulava con i “democratici” vincitori. Ma poi, quando la notte incalzava, le cose sono sfuggite di mano. La celere e le forze di opposizione sono sfuggite dal controllo. In un video fatto a quei tempi, il candidato primo ministro supportato dall’America Arseniy Yatsenyuk diceva disperatamente, “L’Ucraina è in grande disordine.” Anche se il disordine immediato è stato alla fine risolto, e Yatsenyuk (“Yats” per la Nuland) è presto diventato (per poco) primo ministro — e subito invitato a cenare a Washington alla Casa Bianca con il presidente Americano — ci si deve chiedere a cosa hanno portato tutte queste cose, che non sia discredito per Stati Uniti e UE, e che non trascini l’Ucraina e le truppe americane oggi dispiegate in Polonia e nel Baltico, e la stessa NATO, in una guerra inutile?
E’ il più recente (e probabilmente ultimo) passo di uno stupido tradimento americano ed europeo di promesse  date a Mikhail Gorbachev dal presidente George H.W. Bush,al tempo dell’unificazione della Germania, le quali specificavano che se l’Unione Sovietica avesse accettato una nuova Germania unita nelle vesti di una repubblica federale facente parte della NATO, allora le truppe della NATO non avrebbero stazionato in quella che prima era la Repubblica Democratica Comunista Tedesca.
L’accordo fu stipulato, e a quel tempo fu causa di congratulazioni da entrambi i lati, dato che era stato rimosso il principale ostacolo alla riunificazione della Germana, considerato desiderabile dai paesi occidentali, e inevitabile, data la storia tedesca, anche da Mosca.
Questo accordo è stato compromesso durante la presidenza di Clinton da misure che in un primo momento diedero ai paesi dell’est Europa dell’ex Patto di Varsavia uno statuto di appartenenza alla NATO in qualità di cadetti (l’“Unione per la Pace”).
L’accordo per l’ufficiale ammissione alla NATO in quanti membri dell’Unione Europea è arrivato con il trattato di Maastricht del 1991, e nel 1999 Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia (che presto si sarebbe divisa in due stati) divennero membri della NATO, e nel 2004 gli Stati Baltici, la Romania e la Bulgaria.
Dopodiché Washington e l’EU hanno rivolto la loro attenzione al Caucaso e all’Ucraina. Appena nel 1987, l’EU “Europa 2000” pensava a eventuali candidati da inserire nell’Unione, quali Ucraina, Moldavia e Bielorussia. La Georgia è stata la prima a venire invitata a prepararsi per l’associazione con la NATO, e prese ciò come un segno che la NATO e gli USA l’avrebbero aiutata militarmente a recuperare le sue “terre perdute”, così lanciò un attacco in Sud Ossezia. La pazienza della Russia si era esaurita. L’esercito russo sconfisse prontamente i georgiani e prese il controllo dello staterello osseto, e poi dell’Abkhazia. Washington e gli alleati NATO urlarono di indignazione. Ma era la Georgia che aveva cominciato questa piccola guerra di rivincita nazionale.
La NATO era, e rimane, un alleato sotto completo controllo americano. Il suo arrivo alle frontiere dell’ex Unione Sovietica è stato visto dalla nuova Russia di Vladimir Putin con inquietudine. Questo non doveva accadere. Sarebbe necessaria una maggiore conoscenza di quella che io possiedo sui lavori del governo americano per spiegare perché decise di prendere il controllo dell’Europa centrale e orientale del post-1990, a seguito del collasso comunista. Per la Polonia, la vecchia Cecoslovacchia, gli Stati Baltici, l’Ungheria e la Romania, che soffrirono duramente sotto il dominio comunista, l’associazione alla NATO ovviamente rappresentava una sicurezza.
Ma per la Georgia e altri stati nel Caucaso, e per l’Ucraina, l’associazione alla NATO rappresenterebbe un’annessione di nazioni storicamente territorio della Russia Sovietica e Zarista. Perché gli Stati Uniti e gli stati fondatori dell’Unione Europea — occidentali, Romano Cattolici o Cristiano Protestanti, stati filo-atlantici — hanno deciso di smantellare la Russia storica prendendo sotto il proprio controllo nazioni una volta parte della stessa Russia (e nel caso ucraino si vede anche il territorio che portò il Cristianesimo in Russia), e che erano state colonie, alcune musulmane, altre degli Zar.
Questo, in ogni caso, è il punto al quale siamo arrivati, e la reazione russa non è semplicemente quella di un aggressivo e autoritario presidente Putin — come l’Occidente ama ripetere — ma l’ostilità di una parte significante della popolazione russa, che solo ora ha ritrovato la sua fiducia in sé e ambizione nazionale.
Qual era lo scopo di tutto ciò? Creare una guerra civile in ucraina? Perché gli americani hanno interessi in quanto sta accadendo? L’intervento russo in una simile, inutile guerra, gli ha restituito la Crimea, ma gli ha anche scaricato le responsabilità di qualche pazzo che ha deciso di abbattere un aereo passeggeri.
Dmitri Trenin, Direttore del Centro Carnegie a Mosca, ha recentemente fatto le seguenti osservazioni: le richieste essenziali di Vladimir Putin sono:
-Esclusione della NATO dall’Ucraina;
-Niente truppe USA ai confini con la Russia;
-Protezione e salvaguardia dell’identità culturale russa nel sud-est dell’Ucraina;
-Mantenere la Crimea russa.
Putin non si arrenderà. Ogni seria concessione agli USA potrebbero causare la sua caduta, e produrre disordine in Russia. Per il futuro, considera gli USA prossimi al declino. Non guarda solo all’alleanza con una Cina in ascesa, ma alla Germania, che vede come la futura guida di una potente Europa.
Qual è l’interesse di Barack Obama in tutto ciò? E per quanto riguarda le responsabilità di Washington in quanto sta accadendo? Perché lo hanno fatto senza una spiegazione al popolo americano? Vi è solo una possibile soluzione ora: tregua di negoziazioni sulle frontiere ucraine, alle quali dovranno seguire accordi russo-americani e l’accettazione da parte dell’UE dell’esistenza di uno stato indipendente e autonomo, ossia l’Ucraina. L’unica alternativa è un’escalation della guerra.

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