di Pierluigi Fagan
Fonte: Megachip
Prima Parte
Cosa sta succedendo nel mondo? Come siamo giunti qui?
Sino all'estate del 2001 vivevamo nel migliore dei mondi possibili, il futuro era bright and happy, il confort delle nostre vite mai così comodo, le nuove tecnologie erano la nostra terza rivoluzione industriale, l'Europa stava per varare la propria prima forma concreta di comunità ovvero una nuova moneta comune, il G20 si riuniva in Canada per la terza volta e la guerra una pratica irrazionale che avevamo finalmente superato come stadio evolutivo e per alcuni, addirittura, la storia era finita nel senso che avevamo raggiunto il fatidico inveramento dello spirito assoluto nel capitalismo liberale planetario (i).
Poi è iniziata una prima lenta poi sempre più precipitosa sequenza di fatti fuori norma, fatti del tutto contrari a quel sentimento di calma tranquilla e fiduciosa apertura al futuro.
Qualcuno
lancia aeroplani civili contro i cristalli dei due simboli della nota
skyline di New York, si va in guerra, d'accordo contro l'Afghanistan
(?) ma perché anche contro l'Iraq?
Poi un altro giorno di Settembre (mese in cui sembra che si formi uno
sorta di "tutti i nodi vengono al pettine") di qualche anno dopo,
salta per aria una delle grandi banche d'investimento americane ed a
seguire viene giù tutto il sistema di punta della pompa finanziaria che
regge la nuova versione del sistema economico occidentale, la
versione smaterializzata e iperglobalizzata.
Il fenomeno provoca onde d'urto che arrivano in Europa e trascinano verso il fallimento banche e stati.
Inizia un tormentato processo di omeopatia suicida per il quale paesi
già in grave sofferenza debbono soffrire di più per redimersi, inizia
l'Irlanda, poi il Portogallo, poi la Spagna, la Grecia, l'Italia.
Come recita il noto proverbio friulano "prima di acquistare un maiale occorre costruire il porcile",
l'intero sistema banco finanziario (il porcile) che regge le dinamiche
di quello economico che regge quelle delle società in cui viviamo
aveva spinto i paesi PIGS (i maiali) ad emettere titoli di debito di
cui poi si era rimpinzato ma ora che questi titoli rischiavano di
diventare chiffon de papier, pretendeva nuove garanzie per i
suoi prestiti, da cui la regola dell'austerity per la quale s'invertiva
il senso di un altro noto proverbio, questa volta chiantigiano che in
origine recita "E' meglio puzzare di porco che di povero".
Così la saggezza popolare che vede le cose dalla sua soggettiva, ma
dal punto di vista del sistema circolatorio dei capitali la logica
s'inverte e ci si convince che è meglio puzzare di povero che di PIGS.
Ma ad un certo punto, la dinamica planetaria ha un salto di stato e
dalla faccende economico-finanziarie, si sale di livello. Inizia uno
strano ed improvviso processo per cui alcuni stati del nord musulmano,
prima la Tunisia, poi l'Egitto, poi lo Yemen (forse sì, forse no), poi
la Libia, prendono a far rivoluzioni. Gioia e tripudio occidentale,
sono gli ultimi sussulti della fine della storia, l'adeguazione
planetaria al sistema liberal-democratico?
Ma in Libia, c'è un ostacolo, il caparbio e notoriamente intrattabile
Gheddafi che dopo ben quarantadue anni di incontrastato dominio verso
il quale l'intero Occidente non aveva mai mosso un dito, diventa
improvvisamente l'obiettivo da abbattere.
L'aviazione franco-inglese con supporto della logistica italiana,
s'incaricano di dare la giusta considerazione alle istanze di libertà
che gridano su twitter e facebook. L'onda della gentile primavera araba
giunge sino in Siria, ma anche lì le questioni s'incagliano nel mentre
in Egitto all'improvvisamente improponibile dittatore Mubarak (solo
trent'anni di potere, anch'esso mai discusso dagli occidentali)
succede un fratello musulmano. Anche la Turchia sembra iscriversi al
club rivoluzionario e fioccano analisi partecipate al pathos del cambiamento, c'è chi spera in un nuovo '48.
La questione siriana sembra giungere l'estate scorsa, sul punto di
rottura dove la rottura è l'intervento militare diretto dei liberatori
americani. Ma gli europei sembrano perplessi e i russi mandano la
flotta a pattugliare le coste siriane su cui hanno basi mediterranee,
anche i cinesi mandano in visita una gentile portaerei, così tanto per
farsi dei selfie e dire "io c'ero", non si sai mai.
Nel mentre, prima un australiano (Julian Assange), poi un americano
(Edward Snowden), tirano fuori prove documentali del dietro le quinte
del famoso "smart power" su cui s'impianta la dottrina
Obama, diversa da quella Bush non per i fini, ma per i mezzi. Via
truppe d'assalto troppo '900 (tra l'altro assai poco efficaci ed assai
costose), dentro un reticolo di vecchia intelligence umana e nuova
intelligence elettronica a far bassa cucina mentre in sala si proietta
Hollywood e si paga l'entrata nel sogno in dollari di cui si detengono
le chiavi della tipografia.
Un giro di valzer sostituisce vecchi ambasciatori dal dry Martini facile con veri e propri agenti strategici che
tra corruzione, mercenari, social media, ong, relazioni pubbliche e
private, connessioni con reti criminali e malavitose, estremisti e
terroristi pronti a tutto, trafficanti di armi, droga, reperti d'arte,
coadiuvati alla bisogna dall'esercito elettronico e da quello dei
grandi fondi d'investimento, manipolano i tessuti sociali from behind (si
tenga conto che questa descrizione è tratta più o meno fedelmente non
da un sito complottista-antimperialista, ma da un articolo di analisi
del Generale Fabio Mini sull'ultimo Limes).
All'improvviso e di recente, spunta fuori una organizzazione di
tagliatori di gole (sciite, cristiane, yazide etc.) iracheni sunniti,
che proclama il califfato mentre al-Qa'ida li denuncia come pazzi
estremisti (!).
Per non farci mancare nulla, Israele decide di risolvere il problema palestinese al grido di "un solo popolo, un solo stato", ovvero applicare i passi 16-17 del capitolo 20 del Deuteronomio.
E qui si vede all'opera quella strana forma di inversione logica che
mentre ci sei dentro ti pare normale, quando la leggi a posteriori nei
libri di scuola pensi "ma come hanno fatto le genti di quei tempi a frollarsi il cervello in questa maniera?".
Il pallido oftalmologo siriano Bashar al-Assad è una belva feroce che
si nutre nottetempo del sangue di bambini, i bambini palestinesi
sventrati dai missili israeliani sono invece stati lanciati in aria
contro i proiettili israeliani, altrimenti chirurgici, da Hamas.
Nel
mentre, in questa curiosa storia dell'eterno ritorno alle origini,
dopo Babilonia e Gerusalemme, Atene e Damasco, si giunge all'Urheimat,
la patria originaria di certo spirito occidentale: l'Ucraina.
I più conoscono l'Ucraina più che altro come produttrice di badanti, a
volte anche carine. Ma lì pare originino antichissimi popoli (secondo
la principale, ma non unica interpretazione) la cui lingua è la radice
di tutte le nostre lingue occidentali, che seminomadi, armati e dotati
di cavalli, particolarmente cattivi, distruttori e feroci, patriarcali,
gerarchici e con una passione irrazionale per le armi e per ciò che
luccica (l'oro), seimila anni fa, presero a sciamare verso occidente,
mettendo a ferro e fuoco, prima tutta l'Europa, poi anche le costa
africana e quella mediorientale. C'è chi sostiene che da loro provenga
anche il primo monoteismo (via Siria ovvero quegli Hyksos che
dominarono l'Egitto ai tempi in cui Amenhotep IV o Amenofi o Akhenaton
dichiarò il dio unico Aton, ma la faccenda è molto complessa) e
qualche buontempone che sostiene che questi fossero i nuclei delle
antiche tribù poi diventate "popolo ebraico". Ma sono solo illazioni.
Una versione più recente, di questi popoli (i cosiddetti kurgan)
furono i Goti, Visigoti, Ostrogoti, Grutungi e Tervingi (un mai ben
chiarito amalgama di scandinavi, polacchi, ucraini, popoli della
steppa, centro-asiatici), cioè quei barbari che sciamarono di nuovo
(sembra abbiano una passione per l'Ovest, forse seguono il tramonto per
vedere dove va a finire il Sole o hanno letto Spengler[ii]),
travolgendo l'Impero romano e costituendo il nucleo di quella
aristocrazia terriera e guerriera che dominerà il Medioevo. Ma stiamo
divagando.
In
Ucraina, ad un certo punto, accade che una "sommossa popolare" fa
fuori un presidente eletto che scadeva l'anno successivo, la
popolazione russofona della Crimea si iscrive alla Federazione russa
defezionando con democratiche elezioni e quella del confine
continentale, prende la via della resistenza armata guerrigliera.
Cadono aerei, partono sanzioni contro la Russia, che improvvisamente
scopriamo non essere più l'amico ritrovato dopo la Guerra Fredda, ma
l'orso imperialista che mutato il pelo sovietico, non ha perso il
vizio.
Nel frattempo, i russi
stringono amicizia a tutto gas addirittura coi cinesi [fatto
geopoliticamente che sembra incarnare il più grande spettro di quella
recente disciplina che è la geopolitica, tra l'altro fondata da Halford
Mackinder, il quale asseriva che chi avrebbe dominato Heartland (il
"cuore" dell'isola-mondo euroasiatica, dal Volga al Fiume Azzurro),
avrebbe dominato il mondo, idea sottoscritta in un suo libro del
'98 ancora dal principale stratega americano Zbignew Brzeninski],
trasferiscono i capitali ad Hong Kong ed assieme a gli altri B(R)ICS,
si fanno una banca mondiale con ulteriore pretesa di ridiscutere il
ruolo mondiale del dollaro. Limes ci fa addirittura un numero di
analisi appena uscito [iii].
Sta
di fatto, anzi sopra i fatti, che ci ritroviamo dopo tredici anni
dall'estate del 2001 dall' esser circondati di sorrisi e speranze
radiose, all'esser circondati da schemini che fanno la comparazione
degli arsenali nucleari est-ovest, articoli sulla nuova Guerra Fredda,
come si passa e se si passa e quando si passerà da quella fredda a
quella meno fredda, se e quanto sarà calda, paroloni come "genocidio",
"sanzione punitiva", "attacco preventivo", operazione "false flag",
"nuova Norimberga", Obama che convoca gli ambasciatori africani e
domanda loro perché fanno traffici coi cinesi, premier giapponese
presenta 505 pagine che denunciano l'espansionismo cinese nel comune
mare, Roubini che da Davos twittava che lì si discuteva con nonchalance
di un 2014 uguale al 1914 e pare che buona parte dell'élite
finanziaria sappia già cose che a noi umani sfuggono. Rappresentanti
dell'ONU che piangono in televisione perché non solo si violano
pesantemente i diritti umani ma perché più che altro sembra che a
nessuno interessi più nulla della categoria "diritti umani", si
richiamano ambasciatori, si chiudono spazi aerei, si alzano barriere
doganali, il WTO e la gloriosa globalizzazione è archiviata, si parla
solo di trattati (ce n'è uno Trans-Atlantico che verrà firmato da USA
ed europei forse già alla fine di quest'anno ed uno Trans-Pacifico che
invero nessuno si fila) e si fanno ritorsioni sulle ritorsioni, le
propagande vanno a pieno volume, l'odio comincia a serpeggiare, chi
inneggia a Stalin, chi ad Hitler, la Polonia ai polacchi! chi sbandiera
la shoah, chi il Pil in recessione, è colpa loro! No, è colpa loro! La
misura è colma, adesso agire! Ciliegina finale, scoppia anche una
epidemia incurabile che alza l'isteria collettiva e renderà l'Africa un
lazzaretto.
In romanesco c'è l'espressione "buttarla in caciara". La "caciara" è
la gran confusione in cui tutti urlano e non si capisce più niente. La
si butta in caciara, ovvero si pilota scientemente il
movimento dell'ordine al disordine, quando si pensa di aver meno
problemi a condividere un casino generale, rispetto alla certezza di
andare incontro ad un casino personale. Nel casino generale, si
stemperano gli effetti del casino personale, un problema più piccolo è
risolto affogandolo in uno più grosso. Ma come, non eravamo alla fine
della storia?
E' del tutto evidente che l'Occidente sia finito in un errore di sistema, il sistema non funziona più.
Per tenere stabili tenori di vita ed organizzazione sociale, si è
inondato il sistema economico di denaro. Il denaro in generale anticipa
la sua concretizzazione in ricchezza, ma se si continua ad immetterne
in tali quantità, significa che la ricchezza reale non tiene il passo
con le nostre aspettative ed invece di rivedere le aspettative, si
immette denaro "come se" questo fosse ricchezza reale. Non essendola,
esso crea un beneficio pari alle sostanze stupefacenti che regalano
qualche mezz'ora di vita spensierata irreale, nel mezzo di una vita
reale duramente preoccupante. E' una vacanza.
Pompare denaro sperando che questo si converta in ricchezza reale,
quando invece è solo debito, è stata una vacanza. La vacanza ad un certo
punto è finita e rimane il debito. L'Occidente ha un inestinguibile debito con il futuro.
Questa significa che gran parte della partite attive dei bilanci,
pubblici come privati, sono false. Questo significa che molte
istituzioni (private e pubbliche come ad esempio gli Stati) che hanno
bilanci sono tecnicamente in fallimento anche se si fa finta di credere
a bilanci in cui sono scritte cose della stessa sostanza dei sogni.
Il loro fallimento sarebbe la nostra rovina, come investitori e
detentori di capitali (grandi e piccini, ad esempio BOT, CCT e fondi
pensione, ma anche pensioni tout court, il che per una
civilizzazione sempre più spostata sulla terza età non è bello), come
lavoratori e come cittadini, che nel sistema moderno occidentale sono
la stessa cosa. Nessuno quindi ha la convenienza, ha il coraggio, la
forza e l'interesse a dire che il re è nudo e tutti continuiamo a far
finta che abbia sontuose vesti.
Per continuare a reggere la farsa, dobbiamo altresì rimuovere,
distrarci, negare, reinterpretare e violentare la realtà intorno a noi
per renderla compatibile con le nostre astratte aspettative. E
perseguitare tutti coloro che con la loro sola presenza, ci ricordano la
realtà della nostra nevrotica condizione di negatori della realtà.
L'improvvisa sterzata verso la strategia della tensione, specie quella
contro la Russia, la Cina e tutti coloro che minacciano il monopolio
della realtà americano-occidentale è la conseguenza di questa strategia
delle dosi crescenti di droga per mantenere almeno stabile il
paziente. Il paziente siamo noi. Siamo noi che bombardiamo Gaza, noi
che ci prepariamo alla guerra Russo-Ucraina, noi che contrastiamo
l'inevitabile multipolarità a cui è destinato un mondo di 7-10 miliardi
di individui.
Noi stessi siamo
quelli che hanno contribuito a creare questa recente inflazione di
complessità, non calcolando che avremmo creato le condizioni che
rompevano il precedente quadro in cui siamo prosperati per un secolo e
mezzo.
Se non siamo noi in
prima persona, siamo noi che permettiamo a qualcun'altro di farlo in
nome e per conto nostro. E' il nostro modo di stare al mondo che sta
creando il problema che rischia non solo di eliminare il suo modo di
stare al mondo, ma rischia anche di problematizzare il nostro semplice
"esserci". Il mondo è cambiato, noi ci rifiutiamo di farlo.
= 0 =
La tensione è una energia creata per raggiungere quale obiettivo?
L'obiettivo è innanzitutto perseguito da un agente e l'agente sono gli
USA, poiché gli USA sono il principale soggetto intenzionale del mondo e
dell'interesse occidentale e gli USA hanno un problema, un grosso
problema. Gli USA possono solo perdere, perdere quote di mercato, di
potere, di controllo, di influenza, quindi in una parola di "potenza".
Non possono accrescere quella potenza poiché viene da un cinquantennio
in cui già raggiunse i suoi massimi. Non possono mantenerla a quel
livello perché il mondo è cambiato ed oggi sono tanti i soggetti
stato-nazionali, dotati di forza militare, con interessi
economici-finanziari concorrenti con quelli americani ed occidentali in
genere.
Se gli USA
continuassero a favorire l'espansione di questi soggetti
continuerebbero a travasare potenza da loro a questi e questa non è
certo una via perseguibile. Se gli USA decidessero di combattere tutti i
competitor contemporaneamente perderebbero prima di iniziare poiché il
problema è tropo grosso e complesso per un solo soggetto ordinatore.
Lo stesso fatto che le trame di spionaggio elettronico abbiano in target "tutto&tutti" dice:
a) che non esiste una struttura più semplice del grande complesso, non
esiste cioè qualcosa controllato il quale si controlla il tutto;
b) il tutto è più della somma delle parti perché gli Stati Uniti già
controllano molte parti come buona parte della banco-finanza, la moneta
internazionale, il potere militare, la cultura di massa, ma
evidentemente non basta;
c) gli
Stati Uniti hanno vitale necessità di controllare questo tutto perché è
dal suo precedente controllo che hanno tratto la qualità del loro modo
di stare la mondo.
Ma sia a), che b) che soprattutto c), dicono anche che per loro la
situazione è disperata, semplicemente perché il tutto ha una
complessità non più controllabile gerarchicamente da un soggetto unico.
La strategia americana è allora non troppo misteriosa e per certi
versi assai razionale, in pratica, l'unica cosa possibile da fare: contenere il declino.
Contenere il declino significa reificare lo stato delle cose dal punto
di vista USA, o con noi, o contro di noi. Dicotomizzare il mondo è la
via più tradizionale della cultura occidentale da quando i zoroastriani
ipostatizzarono il Bene ed il Male.
S'intenda il modello dal punto di vista analitico, lasciamo perdere il
suo contenuto di giudizio e della pretesa morale oggetto di propaganda
infantile ed ideologia mass market, concentriamoci sulla forma
semplificante: Io - non Io. Il mondo è diventato troppo grande e
complesso per esser controllato in via strettamente gerarchica da un
soggetto solo, bene, dividiamolo in due parti e manteniamo il controllo
su una parte, sperabilmente e nella intenzioni, la parte più grande e
succosa. Dall'altra parte ci saranno i due soggetti più irriducibili,
quelli che gli USA non potranno mai controllare: i russi ed i cinesi.
Si
prendono tutti gli amici degli USA e tutti i potenziali nemici della
Cina e si offre loro un trattato economico-finanziario che accresca il
livello di globalizzazione quanto ad intensità anche se dentro una
areale inferiore al mito del pianeta-unico-villaggio. La
globalizzazione prima versione era stata una risposta per altro non
troppo meditata, all'improvvisa caduta del Muro di Berlino che tutti
ricorderanno esser stato un evento non previsto.
Nel tempo, dopo una prima illusoria fase di successo e gloria, la
globalizzazione ha favorito la crescita dei competitors e la decrescita
di chi l'aveva promossa.
Dentro questo piccolo mondo del Pacifico, varrebbe la indiscussa
leadership USA, sia militare, sia geopolitica, sia finanziaria (incluso
lo standard del dollaro), quindi economica, quindi politica. Si
creeranno continui e crescenti momenti di tensione tra questo "piccolo
mondo" e la Cina, s'inviteranno i soggetti di questo "piccolo mondo" ad
investire in armi (che verranno gentilmente offerte dagli americani
stessi con beneficio in entrata per via delle vendite ed in uscita per
via del risparmio del'investimento in prima persona, si vedano le
recenti accorate televendite europee di Obama) e tanto più tensione si
creerà e tanta più tensione porterà i vicini della Cina ad armarsi,
tanto meno la Cina potrà allargare la propria area d'influenza
economica e tanto più sarà costretta a deviare spesa interna per
armarsi a sua volta.
Questo,
non solo contiene l'espansionismo economico cinese, ma crea le premesse
per un auspicabile collasso interno poiché se la Cina dovesse
rallentare o addirittura sospendere la sua crescita, deviando
investimenti dal produttivo al difensivo, si creerebbero retroazioni
devastanti per il sempre complicato ordine iper-complesso del Paese di
Mezzo.
Col tempo, si può
addirittura sperare di aiutare da fuori, il crearsi di questi focolai
di disordine interno, accelerando la creazione di una ragnatela di caos che impigli per molto tempo, il competitor più temibile.
"From behind" significa
che formalmente gli USA non compariranno e i cinesi non potranno
inondare il mercato con i loro titoli di debito pubblico di cui sono i
maggiori detentori, senza con ciò, formalizzare una Pearl Harbor. E
comunque a quel punto andrebbe anche bene, tanto quei titoli di debito
sono inestinguibili.
L'altro competitor, la Russia non è tra l'altro da intendere da solo
ma come minaccia del venirsi a creare di una pericolosa ed esiziale relazione Europa-Russia.
Di per sé la Russia non è un competitor economico e finanziario, lo è
in minima parte dal punto di vista geopolitico e lo è precipuamente da
punto di vista dell'armamento non convenzionale e come produttore di
energia da esportazione (sopratutto ora che si potrebbe pensare ad un
collocamento estero di un po' di shale gas/oil).
Basta che la Russia dica no, questo non potete farlo, come accadde
l'altro anno in Siria e i margini di manovra americani si riducono
drasticamente e si rimediano anche vistose figuracce che erodono
credibilità di potenza. E si ricordi che il concetto di potenza vive
di un nucleo duro di realtà oggettiva ma soprattutto di una ampia
corona di credibilità e potenzialità.
Il lato più preoccupante per gli americani è il venirsi a creare di
una naturale rete di relazioni tra Europa e Russia, anche perché
sarebbero di modello per le altre ed ancor più preoccupanti possibili
relazioni Europa-Cina. Ci manca solo che si venga a creare un
megareticolo di scambi di energia e tecnologia, investimenti e
compravendite, culturali ed umani tra Europa, Russia e Cina, intorno ai
quali ruoterebbero Giappone, India, Africa e Sud America per fare
degli Stati Uniti, la isolata periferia del mondo. E' tra l'altro
proprio questo che sognano di fare russi e cinesi, cooptare la ricca e
poco militarizzata Europa, in una formazione reticolare comune che
travasi ricchezza, mezzi, innovazioni e destini, di qua e di là, con
enormi e longevi benefici comuni per i prossimi decenni. A quel punto,
si dovrebbero unire anche gli Stati Uniti e tutto continuerebbe come
negli ultimi felici anni. Pace e prosperità, quale condizione migliore
per darsi un futuro?
La stessa
questione ucraina da molti descritta come un O.K. Corral USA vs Russia,
ha forse più contenuti strategici rivolti a gli europei di quanto non
si noti. E' il modello di pacifiche relazioni economiche (energetiche,
finanziarie) tutti vs tutti il target, modello di cui oggi il grande
beneficiario europeo è la Germania. E' la Germania, passiva se non
contraria in tutti i recenti atti di guerra verso Iraq, Libia, Siria,
la Germania rivolta all'Europa dell'Est, alla Russia, alla Cina, il
possibile terminale delle due nuove vie della seta che i cinesi stanno
stendendo per mare e terra (nonché terminale dell'ipotetica rotta
artica di recente segnata da un primo cargo cinese accompagnato da
rompighiaccio russi).
E' quella
stessa politica di austerità che la Germania impone a tutta Europa,
una politica simmetrico contraria a quella della Fed, una politica che
rende l'Europa a-sincrona rispetto a gli USA. Quale TTIP funzionerebbe
con una Europa depressa e in recessione? Come potrebbero gli europei
dedicarsi all'acquisto di armi con lo spettro del pareggio di bilancio?
Per questo Merkel ha dato grande risalto alla faccenda spionistica che
era per altro ben nota da tempo, c'è un attrito radicale USA vs Germania dietro la faccenda Ucraina e la facciata dell'accordo sulle sanzioni.
Gli Stati Uniti quindi non vogliono la coppia aperta e vogliono
costringere gli europei alla monogamia occidentale, suggellata da un
pari trattato, Tpp per l'area del Pacifico, Tttip per l'area
dell'Atlantico.
Gli strateghi americani individuano allora facilmente l'hot spot del dove far accadere il punto di svolta che inverta il corso della storia: l'Ucraina.
L'Ucraina ha il suo peso demografico ed ha una contrastata storia di
relazioni problematiche con i russi, recenti e lontane , è parte di
quella area di mezzo tra l'occidente europeo e la Russia sovietica
nella quale si trovano non solo i più motivati alleati anti-Russia e
quindi i più motivati potenziali alleati per la NATO, è l'area su cui
si posano le mire espansionistiche tedesche che è il soggetto dominante
di quella dissennata macedonia che è "Europa".
L'Ucraina è l'area su cui transitano le vie gasifere che sempre più
collegano Europa e Russia e se si risolve il problema energetico per gli
europei, creando un incidente che interrompa o riduca la fornitura
russa, si crea un danno gigantesco al soggetto russo ed assieme ad altri
incidenti che nel frattempo avranno messo sotto tensione i reciproci
rapporti, sarà facile spingere al dis-fidanzamento euro-russo e
soccorrere la vecchia signora con una bella proposta di matrimonio
finanziario-energetico-economico-militare che chiuda per sempre con la
fase della globalizzazione planetaria ed apra a quella "o con noi o
contro di noi". Sarà poi facile ripetere il modulo anche con gli
approcci cinesi che sono ancora ad uno stadio di corteggiamento.
Fatto ciò, separata l'Eurasia, costruite due reti afferenti al centro
statunitense, una orientale, l'altra occidentale, contenuti e
problematizzati da continui incidenti, tensioni, sanzioni, accuse, i
due soggetti russi e cinesi, si procederà con il divide et impera e con il nemico del mio nemico è mio amico. Il divide et impera
sarà la strategia verso il Sud America, buoni e cattivi, soldi ed
aiuti ai buoni (ad esempio il Cile e il Perù nel TPP), difficoltà e
problemi per i cattivi, a partire dall'Argentina e dal Venezuela (sulle
quali volteggiano da tempo i corvi del rating). Lo stesso per l'Africa
che è il terreno di competizione più aperto e nuovo per il confronto
USA vs Resto del Mondo. La strategia del nemico-amico tenderà di coinvolgere ad esempio l'India in funzione anti-cinese e renderà perennemente instabile il Medio Oriente.
E' una strategia razionale?
NOTE ALLA PRIMA PARTE:= 0 =(i) F. Fukuyama, La fine della storia e l'ultimo uomo, Rizzoli, Milano, 1992.
[ii] O. Spengler, Il tramonto dell'Occidente, Longanesi, Milano (originale 1918-1922). Occidente viene dal latino -occido- cioè cadere (dal Sole che cade). Uccidere, tramontare-cadere ed occidente sono legati dalla stessa radice, quando si dice l'etimologia.[iii] Limes, "Cina, Russia, Germania, unite da Obama", Agosto 2014.
Fonte prima parte: http://pierluigifagan.wordpress.com/2014/08/14/al-margine-del-caos-geopolitica-ai-tempi-dellera-della-complessita-12/.
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Seconda parte
Diciamo innanzitutto che per fare una corretta analisi geopolitica
occorre svestirsi delle preferenze ideologiche. Questo ambito è forse
quello che più di ogni altro risponde al realismo (metodologico) politico e richiede il massimo di avalutatività weberiana[1] o meglio, richiede di -provare- a tenere distinte le analisi dai giudizi.
Innanzitutto
occorre comprendere che per gli USA il declino di potenza ha una
misura quantistica. Se ne può sopportare gli effetti ma solo fino ad un
certo punto.
Ad esempio,
dentro un mondo di tutti con tutti allacciati in una rete complessa di
scambi globalizzati o gli USA mantengono il dominio di ruolo dato dal
dollaro, dal FMI e WB e WTO vecchia maniera o quella stessa rete che
venne stesa per accrescere il controllo, la potenza e la ricchezza
degli americani, diventa il veicolo per l'ascesa di altri e la discesa
che ad un certo punto diventerebbe precipitazione per gli americani
stessi.
La nuova dottrina Obama, annunciata come "pivot to Asia"
nel senso del contenimento della Cina risponde alla logica idraulica
per la quale la crescita cinese, oltre un certo limite (che ha già
raggiunto dopo la prima fase della globalizzazione) è decrescita
americana.
L'idea speranzosa di Stati Uniti saggi e paterni che rimangono primus inter pares a governo della rete mondiale degli scambi di tutti con tutti, è wishful thinking,
il contrario cioè del realismo. Quando come già è successo, gli Altri
si domandano sulle politiche FMI-WB o WTO o notano il famoso
"esorbitante privilegio" del dollaro e cominciano a compiere passi
concreti per la messa in discussione di questi parametri arbitrali in
mano ad un giocatore, l'idea di continuare sulla via del tutti assieme
appassionatamente perde ragione.
Si
deve cioè comprendere che entro una certa misura per i più può valere
l'idea di cooperare per crescere tutti assieme con mutuo beneficio, ma
oltre una certa misura, per chi dipende dal controllo esecutivo delle
dinamiche dell'intero sistema, la crescita altrui è la propria
decrescita.
Si deve poi capire cosa c'è dietro il concetto di potenza. Per uno
stato-nazione se le cose vanno bene sopra un certo limite, allora il
sistema stato-nazionale è stabile, ordinato, prevedibile, governabile,
se le cose vanno male oltre un certo limite, il sistema diventa
instabile, disordinato, imprevedibile ed ingovernabile. A
lle volte, la guerra verso l'esterno è l'unica alternativa alla guerra civile, lo stato stazionario è di nuovo "wishful thinking".
Non lo è forse in assoluto ma le cose che andrebbero cambiate
strutturalmente nella costituzione degli attuali stati
nazione occidentali sono talmente tante e radicali, da mettere l'idea
astratta dello stato stazionario fuori gioco, non
perseguibile oggettivamente, non immediatamente e non senza una
profonda rivoluzione strutturale. O si cresce o si decresce e si può
decrescere solo fino ad un certo punto ed ad una certa velocità, ovvero
gestendo l'intensità, la velocità e sopratutto il limite al quale deve
potersi arrestare il processo di contrazione.
Capire che la potenza è una quantità a pacchetti e ha un limite
inferiore e che oltre quel limite inferiore si disgrega caoticamente il
sistema di riferimento, serve per capire la differenza tra necessità e
possibilità e per leggere la realtà per quello che è e non per quello
che ci piacerebbe che fosse.
Gli Stati Uniti quindi non possono né accettare più il sistema tutti
con tutti perché gli altri crescerebbero e loro decrescerebbero ed
oltre certe soglie precipiterebbero, né possono fatalisticamente
ritirarsi dal mondo e curare il proprio orticello casalingo perché gli
Stati Uniti dipendono strutturalmente dalla ricchezza che è fuori del
loro orticello.
Né
possono ipotizzare di controllare il mondo recalcitrante inviando
forza militare ad ogni angolo del pianeta che si ribella al loro
controllo, la misura del mondo e la misura della pur straordinaria
forza militare americana non collimano di vari gradi. Sono decenni che
gli americani fanno piccole guerre qua e là e o perdono il confronto
militare diretto o perdono la pace ed il controllo successivo alla
vittoria militare. Anche i Romani arrivarono alla propri soglia di
impossibilità, quando cresce la complessità del mondo oltre una certa
soglia, l'Uno non può più controllare Tutto, questa è legge di natura
materiale, quindi inappellabile.
Accettare e pilotare la decrescita di potenza, la cosiddetta "ritirata
strategica", ridurre il complesso ad un più semplice, il troppo al
meno è allora l'unica via possibile.
Perimetrare un nuovo mondo americano includendo gli europei da una
parte e i preoccupati dalla Cina dall'altro, nevrotizzare i competitors
con un continua strategia della tensione e competere direttamente nei
teatri sud americani ed africani lasciando l'entropia mediorientale
svolgere il ruolo di sacro fuoco eterno che sempre brucia e si
autodistrugge ricordando al mondo cos'è il caos non è a nostro avviso
la migliore strategia, è l'unica possibile, credibile e perseguibile,
dal punto di vista americano. Quindi sì, questa è una strategia
razionale.
Funzionerà?
No. C'è un grosso problema oggettivo.
Oggettivamente
parlando, tutti e s'intende proprio tutte le entità geopolitiche del
pianeta, grandi e piccole, nuove e vecchie, inclusa l'Europa ed alla
sola esclusione degli USA, avrebbero interesse e mutuo beneficio a
continuare a tessere reti di scambio e relazione pacifica ancorché a
volte in competizione, alla Montesquieu.
Non è questo il cantico dei cantici della globalizzazione, di
interrelazioni econo-politiche se ne possono avere di vari tipi, il
modello '80-'90 era il modello formato sugli interessi anglosassoni, ce
ne possono essere molti altri.
Nessuno di questi soggetti è ontologicamente necessitante del
controllo del mondo, nessuno sarebbe in grado, nessuno ha tradizioni in
tal senso e nessuno sta facendo alcunché per mirare a questa
posizione. Nessun analista serio, pensa che il recente accordo
russo-cinese sul gas preluda ad un matrimonio organico tra quelli che
rimangono due confinanti, quindi due competitor naturali. Se la Russia
si rivolge all'Asia, Giappone, Corea e Vietnam hanno subito ed
immediato interesse ad avere relazioni coi russi in chiave di
riequilibrio della potenza cinese, così l'India.
Così la Cina ha immediato interesse a tessere relazione con l'Europa,
sia in sé, sia in chiave anti-russa, non si sa mai. Così la Russia ha
immediato interesse a tessere relazioni col Sud America, in chiave di
bilanciamento del peso di certe esportazioni europee e la stessa Europa
se esistesse, avrebbe naturale interesse a mostrarsi più amica ed
affascinante a gli occhi sud americani corteggiati da tempo anche dai
cinesi.
Così per l'Africa,
mentre tutto il mondo avrebbe naturale interesse a piombare in forza
nel Medio Oriente e mettere le cose in modo tale che quel pezzo di
mondo la smetta di destabilizzarsi e destabilizzare tutto il suo
intorno. Basterebbe controllare Arabia Saudita ed Israele e lasciar gli
arabi trovare il loro modo di stare al mondo, commettendo anche i
propri errori così come li hanno compiuti tutti nella Storia.
Detto
altrimenti, il mondo multipolare è il modo naturale di funzionare di
una entità molto complessa, così in fisica, in biologia, in psicologia,
nella sociologia, in economia etc.
Il mondo multipolare è come una festa in cui il totale è collegato
dalla stessa intenzione, trarre il massimo beneficio da molteplici
relazioni, tutti sono spinti ad avere relazioni con tutti o in sé per
sé o per contro pesare i problemi di relazione con alcuni dei tutti.
Lo stile di queste relazioni sarebbe rendersi gradevoli, più gradevoli
degli altri (dei competitors) e nessuno potrebbe obbligare qualcun
altro a fare ciò che non vuole perché tutti gli altri lo
soccorrerebbero per farselo amico e depotenziare colui che sta alzando
un po' troppo la cresta. Inoltre, le prime reazioni non ufficiali dei
cinesi all'affaire ucraino ed in particolare alla secessione della
Crimea, reazioni negative poiché dichiaranti il diritto di qualcuno
fuori della tua giurisdizione stato-nazionale di riconoscere coloro che
vogliono secessionare mettendo in crisi il principio di sovranità
(immaginiamo la secessione del Tibet prontamente riconosciuta ad
esempio dagli USA o quella del Xinjang), dicono di quanto sia
oggettivamente conveniente per tutti rispettare una qualche forma
comune di chiaro diritto internazionale. Del resto, la stessa riserva, i
cinesi l'avevano sull'intervento della CIA nel movimento di piazza
Maidan.
Questo reciproco limitarsi che porta ad un dinamico equilibrio, è lo
stesso percorso che portò alla formazione delle prime società complesse
e secondo il Kant dell'Idea per una storia universale dal punto di
vista cosmopolitico (1784, VIIa tesi) è il fine che la natura
implicitamente impone a gli uomini ed alle loro istituzioni statali: ".reperire in questo loro inevitabile antagonismo una condizione di pace e sicurezza.",
che giunga, dopo un lungo e disperante processo di guerre, indigenza
reciprocamente patita, devastazioni, tentativi ed errori ad "uscire dalla condizione senza legge dei selvaggi ed entrare in una lega di popoli" (a riguardo, si veda il concetto di anfizionia) in cui ci si possa aspettare sicurezza e diritti non dalla propria unilaterale potenza o impianto giuridico ma da una "potenza unificata e dalla decisione secondo leggi della volontà unificata".
Un mondo multipolare è premessa sistemica per la formazione di questa
condizione di reciprocità che formi un equilibrio, diciamo così
"naturale", ancorché come tutti gli equilibri umani, imperfetto.
Con falso acume si sostiene che non c'è alternativa al dollaro,
proponendo con ironia lo yuan o il rublo. L'alternativa alla moneta
unica di riferimento in mano ad un giocatore è un sistema concordato e
controllato da tutti, in cui tutti hanno il pari interesse a renderlo
riferimento convenzionale. Non sarebbe un mondo hobbesiano, ma un mondo
che si auto organizza come si auto organizza qualsiasi entità molto
complessa.
Non sarebbero certo
rose e fiori, ma non sarebbero neanche spine e funghi (atomici).
Inoltre, occorre darsi la prospettiva storica del tempo se si vuole
costruire futuro e non pretendere di trovare sistemi d'ordine nuovi,
subito pronti a sostituire i vecchi.
Vale qui la stessa forma a priori che si usa nella teoria politica del
semplice spazio stato-nazionale. Se non c'è qualcuno che comanda c'è
il caos, la convinzione antica che legittima la gerarchia sociale e il
comando delle élite. Se non c'è qualcuno che comanda (male),
l'organismo si autogoverna (meglio), è così che funzionano tutti i
sistemi complessi e non per preferenza ideologica ma perché è solo così
che può funzionare un sistema complesso a partire da noi stessi, dal
nostro corpo e dalla nostra mente che ha una gerarchia assai variabile
proprio perché è adattativa.
In pura teoria, in questo stesso mondo ed a queste condizioni potrebbe
esserci spazio anche per l'America, senza alcun problema. Il problema è
che gli USA non possono accettarlo senza accettare una drastica e
repentina riduzione di potenza che retroagirebbe su di loro in forme
forse ingovernabili per qualsiasi buona volontà, buona volontà che
comunque, e per questioni culturali, e per peso e forma delle élite
statunitense, è assai improbabile si venga a manifestare.
Molti analisti sono ciechi di fronte alla complessità. Ragionano con
schemi otto-novecenteschi per cui se non c'è l'Uno gendarme, razionale,
iperpotente, c'è caos. Ma dal cosmo all'organismo, non c'è nulla in
Natura che funzioni in maniera così primitiva.
Così
funzionava il mondo dei faraoni, degli imperatori, dei cesari e dei
kaiser, dei re e delle regine, ma questi sono la preistoria della
complessità.
La complessità è auto-organizzazione, le parti hanno relazioni tra loro e tra loro e il loro tutto, non è semplicemente vero che le parti non trovano l'ordine delle interrelazioni senza un imperio ordinativo, è esattamente il contrario.
La complessità è auto-organizzazione, le parti hanno relazioni tra loro e tra loro e il loro tutto, non è semplicemente vero che le parti non trovano l'ordine delle interrelazioni senza un imperio ordinativo, è esattamente il contrario.
Nessun principio oggettivo, nessuna mente soggettiva ha la capacità di
ordinare un complesso, l'unica forma di ordine del complesso e quella
che il complesso si dà da sé, per tentativi ed errori, oscillazioni
contenute, auto poiesi, adattamenti reciproci che tendono alla
stabilità dinamica.
Questo è
ciò che s'intende quando si dice che la complessità si trova al margine
del caos. Il caos è da un parte, l'irrigidimento mortifero minerale è
dall'altra, in mezzo a queste due sentenze di morte c'è la pericolosa
ed affascinante danza della vita.
A questo valzer delle interrelazioni, sono invitati i popoli con le
loro forme stato-nazionali non le aziende o i detentori di capitali o i
credenti in un certo dio o qualsiasi altra forma ridotta di comunità
umana. Intendiamo dire che la logica degli attori e delle relazioni
deve essere sempre politica, poiché è la logica politica quella propria
dell'autogoverno delle comunità umane. Logica politica, significa
logica sommante gli aspetti economici, sociali, geostorici, culturali,
religiosi e non uno di questi dominante su tutti gli altri.
La globalizzazione recente è stata invece il tentativo di regolare
l'interrelazione planetaria secondo le sole logiche econo-finanziarie,
la formazione delle crociate medioevali e l'appello alla difesa dei
"valori occidentali" che oggi sostiene il trattato Ttip sono forme solo
culturali o religiose o pseudoculturali a sostegno delle sole logiche
economiche di potenza.
La
filosofia politica moderna nacque nel XVII° secolo, proprio per
affermare la logica politica contro l'unilateralità di quella religiosa
che aveva dominato il medioevo. Oggi si richiede una filosofia
geopolitica che si affermi contro l'unilateralità di quella economica
che ha dominato sino ad oggi la modernità occidentale.
La spinta all'assetto multipolare che è ciò che gli americani cercano
di contrastare è di natura oggettiva e necessaria, dal punto di vista
del complesso-mondo. Per questo, non si vede alcun progresso nella
stipula del Tpp del Pacifico, appena si passa dalle dichiarazioni
d'intenti alla scrittura dei patti, com'è nel caso dell'import-export
USA con il Giappone, le differenze si allargano, gli egoismi
primeggiano.
Oltretutto son
tempi difficili per tutti e nessuno vuol investire impegno e promesse
per esiti incerti, esiti economici che la ragione geo-politica tende a
sottovalutare come si verifica nel caso delle sanzioni europee alla
Russia o a sopravalutare come nel caso del Ttip. Tempi così incerti e
fluidi sono semmai da fidanzamento e poi vediamo come va, non da
matrimonio ed infatti se il Tpp singhiozza ecco che accordi molto meno
vincolanti nella cornice dell' Asean+3 o del Recp potrebbero essere una
alternativa ben più semplice, flessibile e conveniente per tutti.
Per questo la Germania (appena entrata in stallo) non credo accetterà
mai di trovarsi senza Russia e Cina e con l'Est Europa pieno di
aziende e banche americane, per questo c'è già la fila a fare accordi
con la Russia da parte degli asiatici non cinesi, per questo i russi
vanno in soccorso dei sud americani, per questo i cinesi ridono del
tardivo interesse obamiano per "gli uomini e le donne africani" ed intanto stendono pazienti le loro vie della seta
dirette all'Europa (e comprano di tutto ed a man bassa in Grecia ed
Italia) e progettano alacremente la nuova linea superveloce di terra che
potrebbe portare da Pechino a Berlino (via Mosca) in poche ore.
I francesi consegnano regolarmente portaelicotteri Mistral ai russi,
la tedesca Rheinmetall prosegue indefessa i lavori per la consegna di
una base addestramento truppe ai russi, i BRICS continuano nell'idea di
farsi una banca mondiale alternativa, gli indiani approcciano un
ipotetico disgelo addirittura coi pakistani, un Putin attivissimo dopo
Cina, Argentina e Cuba, stringe accordi anche con l'Iran e così via.
Sia in America che nel Vecchio Continente, le resistenze
economico-sociali-politiche ad una nuova infornata di
de-regolamentazioni e distruzione non creatrice di interi settori
produttivi, inevitabili conseguenze dei nuovi trattati (Ttip), sono un
ostacolo difficilmente aggirabile. Continuare a distorcere la natura
intrinsecamente politica delle comunità umane, per farle ordinare da un
paradigma economico-finanziario che ha e sta mostrando tutti i suoi
limiti di adattabilità al mondo complesso, sarebbe l'ultimo passo sulla
scala del suicidio storico dell'Occidente.
E' nell'interesse oggettivo di tutti, tranne che degli americani,
tenere aperta la rete delle relazioni politiche multipolari e non
fissarsi in alcunché di esclusivo e monotono.
Insomma il disegno bipolare americano ha senso ed è l'unica cosa che
possono credibilmente tentare, solo che è assai improbabile che
funzionerà per come se lo aspettano gli americani stessi. I prossimi
mesi saranno decisivi. Si vedrà che intenzioni ulteriori hanno gli
ucraini, quanto gas russo arriverà loro e quanto ne passerà per gli
europei, come questi reagiranno alle contro sanzioni russe ed alle
pressioni dell'escalation di tensione che gli americani proveranno a
mettere in atto, vedremo il comportamento di una Germania che sta
pericolosamente rallentando il suo sviluppo e che si troverà di fatto
impedita nelle sue relazioni strategiche e vedremo gli sviluppi delle
tensioni cino-giapponesi. Vedremo anche quanta fog of war è
stata alzata in vista delle elezioni di mid-term americane che si
terranno il prossimo Novembre [2] e quanto "vediamo un po' che succede" è
stato invero il primo movente dell'acuire la crisi ucraina.
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