di Alfonso Piscitelli Fonte: millennivm
Coloro che, partendo da diversi punti di vista, hanno a cuore il tema della libertà dei Popoli, della sovranità e dell’indipendenza da un modello economico dominato dai grandi speculatori occidentali nelle ultime settimane si sono divisi riguardo alla valutazione della crisi in atto nella regione orientale del nostro continente. La divisione è legittima ed è doveroso ascoltare le ragioni degli altri, così come argomentare nella maniera più pacata possibile le proprie. Il modello da evitare è quello del tifo da stadio, il paradigma da perseguire è l’analisi della realtà che tenga presente i fattori strutturali (economo-sociali) e quelli valoriali nello stesso tempo. Chi scrive ritiene inoltre che sia doveroso un passaggio di livello da un piano di argomentazione “ideologico” a un piano di argomentazione più squisitamente “geopolitico”. Vedremo nei prossimi scritti di illustrare meglio – nei limiti delle nostre capacità – questo passaggio di livello.
Ciò premesso arriviamo al nocciolo della questione e della divisione. Vi è chi ritiene che i manifestanti di piazza Maidan abbiano agito per la libertà e il bene del loro popolo e che siano un esempio da seguire e un alleato da appoggiare. Vi è chi al contrario ritiene che gli “indipendentisti” di piazza Maidan – e ci riferiamo in particolare agli attivisti di Svoboda e Pravi Sector – siano stati più che altro la manovalanza di un colpo di Stato promosso all’esterno dei confini dell’Ucraina.
Questo colpo di Stato mira ad inserire l’Ucraina nella sfera di influenza della NATO, sottoponendola alle logica del Fondo Monetario Internazionale e dei grandi speculatori internazionali. Non si può parlare certo di “strumentalizzazione” di una rivolta partita con finalità giuste e con strategie efficaci: i leader della protesta di piazza sapevano benissimo quali movimenti si compivano nelle retrovie, chi forniva aiuti finanziari, logistici e addirittura armi nuove di zecca.
Come giudicare poi la figura e il ruolo assunto nel continente europeo da Vladimir Putin? Coloro che nel corso della crisi ucraina si sono schierati dalla parte della Federazione Russa sono stati accusati di essere succubi di una sorta di “emozione politica”: di una putin-mania. Se esiste questa affezione possiamo tranquillamente confessare di esserne affetti…
Ebbene sì, chi scrive è un “putiniano”: considera Vladimir Putin il più importante statista europeo e fatte le dovute differenze di contesto guarda a Putin come un patriota risorgimentale siciliano del 1861 guarderebbe a Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele e come un patriota del Baden-Wurttemberg del 1870 guarderebbe a Bismark e al Re di Prussia. Ovviamente le analogie valgono fino a un ceto punto: qui non si tratta di costituire uno Stato accentrato monolitico, con capitale Mosca, ma di pensare a una vasta e articolata confederazione di popoli europei che non può non includere la Russia (che però non è propriamente uno Stato minore… e neppure una “media potenza regionale”).
Quali sono i motivi del giudizio positivo di Putin? Elenchiamoli, schematicamente e senza pretesa di esaustività:
1. Putin ha restaurato in Russia una “concezione spirituale della vita”, incentrata sul rispetto delle grandi tradizioni religiose russe (cristianesimo, buddhismo, islam scita, sciamanesimo siberiano). Esaurita definitivamente la fase del materialismo di Stato la Russia torna a essere un luogo spiritualmente libero dove vige la compresenza rispettosa delle grandi Tradizioni religiose e se Putin bacia le icone ortodosse, il suo ministro della difesa Shoigu è buddhista.
2. Putin promuove una grande alleanza di civiltà d’Oriente (India, Cina, Iran) per bilanciare l’unipolarismo promosso da chi all’indomani del crollo del Muro di Berlino aveva la convinzione di annunciare la “fine della storia”.
3. Ultimamente, sia pur con risultati alterni, Putin ha intensificato le relazioni anche con il Giappone cercando di sottrarlo all’area americana.
4. Attraverso la cooperazione energetica (North Stream) e tecnologica (ammodernamento della Transiberiana) sta stringendo i legami strutturali tra Germania e Russia e l’integrazione tra le due grandi potenze europee procede nonostante il governo per molti aspetti occidentalista della Merkel.
5. Il Partito Russia Unita sta sviluppando i legami con quei movimenti identitari e sovranisti che – sia pur con qualche semplificazione intellettuale e qualche incertezza strategica – si propongono di ovviare ai guasti della società multietnica, del commissariamento dall’alto dei Popoli europei e dell’esposizione ai condizionamenti dei grandi speculatori occidentali.
6. Putin sta rinnovando il volto della Russia promuovendo opere come la “Grande Mosca”, nella cui realizzazione peraltro un ruolo importante assume il design di architetti italiani.
7. Putin ha vietato gli OGM sul suolo russo.
8. Putin ha indicato l’obiettivo dell’autosufficienza alimentare della Russia.
9. Egli ha indicato stabilito l’obiettivo del ripopolamento delle aree rurali e ha indicato la vita a stretto contatto con la natura come un modello positivo da proporre ai giovani.
10. Putin combatte in Siria e Egitto il terrorismo salafita e nello stesso tempo impedisce che in Siria e Iran si pongano le premesse per un nuovo disastroso intervento armato.
11. Ha fatto spiccare un mandato di cattura internazionale per Soros, lo speculatore internazionale che invece in alcuni paesi occidentali è addirittura considerato un filantropo e un munifico mecenate di artisti della politica…
13. Putin ha posto un argine all’espansione del fondamentalismo islamico in Russia e ha condannato l’ideologia del multiculturalismo ribadendo la necessità per gli immigrati di rispettare le leggi, le tradizioni religiose e civili del popolo che li ospita.
14. Guardiamo con interesse allo svilupparsi in Russia di iniziative come i Giochi militari studenteschi e al rinascere dell’Ordine dei Cosacchi. La storia dei prossimi decenni dirà se questo genere di iniziative saranno feconde per la conservazione della civiltà europea o se lo sarà invece un modello incentrato sul Grande Fratello, sul consumismo televisivo, sulla rivendicazione isterica di diritti di piccole lobby.
15. Importante è in Russia la rivalutazione dell’importanza del “pubblico”: scuola pubblica, sanità pubblica, gestione attraverso aziende strettamente legate alla sovranità statale del petrolio e delle altre risorse del sottosuolo, esercito pubblico basato sulla leva di popolo e non sull’impiego di professionisti delle armi.
16. Nella Russia di Putin sono disincentivati divorzio e aborto, vengono aiutate le famiglie prolifiche. È stato posto rimedio al drammatico crollo demografico che era frutto della crisi profonda degli anni Novanta.
18. La droga, ovviamente, è severamente proibita e sono stati previsti ceck up periodici per tutta la popolazione giovanile.
19. L’omosessualità tollerata in privato non viene innalzata a “modello pubblico”. Allo stesso modo le starlet del mondo dello spettacolo non vengono considerate profetesse di una qualche verità rivelata e se compiono provocazioni premeditate offendendo ciò che vi è di più sacro ne pagano le conseguenze.
Per tutti questi motivi Putin è entrato nel mirino di contestatori arguti ma abbastanza faziosi, come quel Bernard Henry-Levi che dalle colonne francesi e anche italiane tuona contro di lui. Per questi motivi (ma altri ancora più profondi potrebbero essere addotti: motivi di ordine storico, spirituale, culturale) noi stiamo con Putin.
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