Nikolaj Bobkin Strategic Culture Foundation 04/04/2014
Fonte: Aurora sito
Il
2 aprile, Sergej Lavrov ha avuto una conversazione telefonica con John
Kerry in cui ha sottolineato la necessità di sforzi congiunti per un
ampio dialogo in Ucraina nel promuovere il consenso nazionale
accettabile per tutte le regioni d’Ucraina. In risposta, Kerry
prometteva che gli Stati Uniti erano interessati a continuare la ricerca
di approcci concordati, mentre allo stesso tempo una delegazione di
Kiev aveva colloqui a Bruxelles sull’adesione dell’Ucraina all’alleanza
militare della NATO. Non è chiaro per quali motivi la Casa Bianca abbia
deciso che il Cremlino sia d’accordo ad estendere l’alleanza ai propri
confini, lungo i 2.295 km di confine russo-ucraino (di cui 1974 a terra e
321 km sul mare). Sergej Lavrov ha osservato di aver visto un’immagine
interessante su internet: “Una mappa della Federazione russa e basi
militari statunitensi intorno ad essa. Sembra molto impressionante. Ce
ne sono oltre un centinaio. E c’è la citazione di un soldato
statunitense: ‘Come osano i russi essere così vicini alle nostre basi?”
Con l’adesione dell’Ucraina alla NATO, non sarebbe più una questione di
“basi”; c’è ovviamente il desiderio di trasformare uno Stato vicino e
amico in un punto d’appoggio militare, e il confine russo-ucraino nel
fronte con filo spinato. Mosca non permetterà che accada, e per il
momento da solo degli avvertimenti. Il ministero degli Esteri della
Russia ha ufficialmente avvertito l’Ucraina contro la modifica dello
status di Paese non allineato. Kiev dovrebbe ricordare che l’incombente
integrazione euro-atlantica dell’Ucraina, durante la presidenza di
Jushenko, portò al congelamento dei contatti politici russo-ucraini, al
deterioramento nelle relazioni economiche e a una spaccatura profonda
nella società ucraina. Mentre la NATO si spinge nella sua ultima impresa
antirussa, nel frattempo il capo della diplomazia statunitense John
Kerry, che s’è già guadagnato il soprannome di ‘John Fraud Kerry’, ha di
nuovo mentito alla comunità internazionale sul fatto che Washington
starebbe cercando “un accordo”.
Parlando delle differenze tra Russia e NATO sulla Crimea, il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha dichiarato la sospensione della cooperazione militare tra l’Alleanza e la Russia. La decisione è stata presa dai ministri degli Esteri dei Paesi membri della NATO, che il 1° aprile dichiaravano la cessazione di ogni tipo di cooperazione militare e civile con la Federazione russa. Va notato che ciò non avrà assolutamente alcun effetto sulla sicurezza della Russia, poiché non vi era praticamente alcun cooperazione tra Mosca e Bruxelles, con l’eccezione dell’interazione trascurabile sull’Afghanistan. Su iniziativa di Bruxelles, i progetti congiunti di Russia e NATO su elicotteri e addestramento dei funzionari antidroga in Afghanistan, saranno interrotti. Sugli elicotteri, ciò riguarda i pezzi di ricambio di decine di motori, mentre non vale neanche la pena menzionare la droga. Durante i 12 anni in cui le forze NATO hanno occupato l’Afghanistan, il volume della produzione di oppio è aumentato di 44 volte, e il Paese è diventato leader indiscusso nella minaccia globale della droga, anche per l’Europa, dove si consuma fino al 25 percento dell’eroina dell’Afghanistan. Ovviamente, il rifiuto di formare 30-40 afghani in Russia per combattere il traffico di droga organizzato dagli USA, non indebolirà la Russia. L’alleanza però non ha fretta di rinunciare al centro di transito della NATO ad Uljanovsk per trasportare persone e merci in Afghanistan. Evidentemente attende di vedere cosa la Russia ne dica, per poi raccontare rumorosamente al mondo del ‘sabotaggio’ di Mosca del processo di pace in Afghanistan.
La decisione della NATO di sospendere la cooperazione militare e civile con Mosca è solo aria fritta e la leadership della NATO, che vorrebbe mantenere il dialogo politico con la Russia, ne è consapevole. Pur contando su tale dialogo, comunque, la NATO prende una posizione fondamentalmente inaccettabile per il Cremlino; cerca di presentare la situazione in modo tale che l’Ucraina sia presumibilmente molto più importante per la sicurezza della NATO che per la sicurezza della Russia. Da quando l’Ucraina è un “elemento chiave della sicurezza euro-atlantica”, come dichiarato dai ministri degli Esteri della NATO? Washington non ha trasformato abbastanza Paesi europei da Stati sovrani in “elementi” della strategia statunitense in Europa? Nel 1990, la NATO aveva 16 membri. A questi se ne aggiunsero altri 12, tutti vicini ai confini della Russia. Ora vogliono ampliare la lista, ancora. Il ministro della Difesa statunitense Chuck Hagel vuole la guerra: “E’ il momento di stare con il popolo ucraino sostenendone l’integrità territoriale e la sovranità. E lo facciamo”. L’amministrazione Obama vuole che Mosca perda il sonno per la minaccia militare alle frontiere della Russia, e che la Russia non possa più contrastare con successo l’espansione degli Stati Uniti, come avvenuto con la Siria e l’Iran. Questo è precisamente il motivo per cui il presidente del Comitato sull’intelligence della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Mike Rogers, ha iniziato a sostenere che dopo la Crimea, la Russia aveva intenzione di invadere Georgia e Armenia. Non vi è alcun dubbio che tale paranoia non trovi supporto nella società statunitense, a differenza dell’Europa demoralizzata e divisa. Gli statunitensi sono rimasti scioccati quando Hillary Clinton ha paragonato pubblicamente il Presidente Putin a Hitler. Molti negli USA sono inorriditi da tale donna intenta a diventare il presidente degli Stati Uniti e che può in effetti riuscirci. Come si sa, il sistema elettorale statunitense è lungi dall’essere perfetto, e l’espressione della volontà del popolo, simile al referendum in Crimea, lì non sarebbe semplicemente possibile. I responsabili della Casa Bianca non hanno il sostegno di tutta la nazione. C’è una buona ragione per cui gli ultimi tre presidenti degli Stati Uniti hanno fallito in politica estera: il mondo associa i nomi di George Bush e suo figlio George W. Bush con la guerra e la violenza, come il nome di Obama. Il cinquantasette per cento degli statunitensi intervistati non gradisce le azioni di Barak Obama sugli eventi in Ucraina, mentre quasi altrettanto (54 per cento) ne critica le azioni verso la Russia. Molti vedono la reazione di Washington in Ucraina come il desiderio di Obama di vendicarsi per la sconfitta in Siria, così come l’invidia personale per Putin, la cui reputazione internazionale è incomparabilmente superiore a quella del presidente degli Stati Uniti. Agli occhi della comunità internazionale, il presidente russo è il leader di maggior successo del 21° secolo. Gli statunitensi, invece, tendono a pensare che la politica estera di Obama sia il peggiore difetto del capo della Casa Bianca. E’ impossibile considerare le azioni dell’amministrazione Obama sull’Ucraina qualcosa di diverso da una dimostrazione d’impotenza verso la crescente influenza internazionale della Russia. Washington ha usato l’Ucraina come pretesto dei neoconservatori statunitensi per provocare lo scontro con Mosca. Il colpo di Stato di Kiev s’è rivelato perfetto in ciò, ma ‘la risposta della Crimea’ della Russia ha sconfitto i piani statunitensi degli Stati Uniti per la ‘grande scacchiera’. Il presidente Obama ha voluto ferire il Presidente Putin chiamando la Russia “potenza regionale”. Ha soddisfatto i golpisti a Kiev con il suo commento, ma l’Ucraina non sarà il premio di consolazione del perduto prestigio internazionale degli USA. Quasi un quarto (24 per cento) delle persone sulla Terra è convinto che la maggiore minaccia alla pace siano gli Stati Uniti d’America, che si credono “l’unica potenza mondiale”.
Parlando delle differenze tra Russia e NATO sulla Crimea, il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha dichiarato la sospensione della cooperazione militare tra l’Alleanza e la Russia. La decisione è stata presa dai ministri degli Esteri dei Paesi membri della NATO, che il 1° aprile dichiaravano la cessazione di ogni tipo di cooperazione militare e civile con la Federazione russa. Va notato che ciò non avrà assolutamente alcun effetto sulla sicurezza della Russia, poiché non vi era praticamente alcun cooperazione tra Mosca e Bruxelles, con l’eccezione dell’interazione trascurabile sull’Afghanistan. Su iniziativa di Bruxelles, i progetti congiunti di Russia e NATO su elicotteri e addestramento dei funzionari antidroga in Afghanistan, saranno interrotti. Sugli elicotteri, ciò riguarda i pezzi di ricambio di decine di motori, mentre non vale neanche la pena menzionare la droga. Durante i 12 anni in cui le forze NATO hanno occupato l’Afghanistan, il volume della produzione di oppio è aumentato di 44 volte, e il Paese è diventato leader indiscusso nella minaccia globale della droga, anche per l’Europa, dove si consuma fino al 25 percento dell’eroina dell’Afghanistan. Ovviamente, il rifiuto di formare 30-40 afghani in Russia per combattere il traffico di droga organizzato dagli USA, non indebolirà la Russia. L’alleanza però non ha fretta di rinunciare al centro di transito della NATO ad Uljanovsk per trasportare persone e merci in Afghanistan. Evidentemente attende di vedere cosa la Russia ne dica, per poi raccontare rumorosamente al mondo del ‘sabotaggio’ di Mosca del processo di pace in Afghanistan.
La decisione della NATO di sospendere la cooperazione militare e civile con Mosca è solo aria fritta e la leadership della NATO, che vorrebbe mantenere il dialogo politico con la Russia, ne è consapevole. Pur contando su tale dialogo, comunque, la NATO prende una posizione fondamentalmente inaccettabile per il Cremlino; cerca di presentare la situazione in modo tale che l’Ucraina sia presumibilmente molto più importante per la sicurezza della NATO che per la sicurezza della Russia. Da quando l’Ucraina è un “elemento chiave della sicurezza euro-atlantica”, come dichiarato dai ministri degli Esteri della NATO? Washington non ha trasformato abbastanza Paesi europei da Stati sovrani in “elementi” della strategia statunitense in Europa? Nel 1990, la NATO aveva 16 membri. A questi se ne aggiunsero altri 12, tutti vicini ai confini della Russia. Ora vogliono ampliare la lista, ancora. Il ministro della Difesa statunitense Chuck Hagel vuole la guerra: “E’ il momento di stare con il popolo ucraino sostenendone l’integrità territoriale e la sovranità. E lo facciamo”. L’amministrazione Obama vuole che Mosca perda il sonno per la minaccia militare alle frontiere della Russia, e che la Russia non possa più contrastare con successo l’espansione degli Stati Uniti, come avvenuto con la Siria e l’Iran. Questo è precisamente il motivo per cui il presidente del Comitato sull’intelligence della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Mike Rogers, ha iniziato a sostenere che dopo la Crimea, la Russia aveva intenzione di invadere Georgia e Armenia. Non vi è alcun dubbio che tale paranoia non trovi supporto nella società statunitense, a differenza dell’Europa demoralizzata e divisa. Gli statunitensi sono rimasti scioccati quando Hillary Clinton ha paragonato pubblicamente il Presidente Putin a Hitler. Molti negli USA sono inorriditi da tale donna intenta a diventare il presidente degli Stati Uniti e che può in effetti riuscirci. Come si sa, il sistema elettorale statunitense è lungi dall’essere perfetto, e l’espressione della volontà del popolo, simile al referendum in Crimea, lì non sarebbe semplicemente possibile. I responsabili della Casa Bianca non hanno il sostegno di tutta la nazione. C’è una buona ragione per cui gli ultimi tre presidenti degli Stati Uniti hanno fallito in politica estera: il mondo associa i nomi di George Bush e suo figlio George W. Bush con la guerra e la violenza, come il nome di Obama. Il cinquantasette per cento degli statunitensi intervistati non gradisce le azioni di Barak Obama sugli eventi in Ucraina, mentre quasi altrettanto (54 per cento) ne critica le azioni verso la Russia. Molti vedono la reazione di Washington in Ucraina come il desiderio di Obama di vendicarsi per la sconfitta in Siria, così come l’invidia personale per Putin, la cui reputazione internazionale è incomparabilmente superiore a quella del presidente degli Stati Uniti. Agli occhi della comunità internazionale, il presidente russo è il leader di maggior successo del 21° secolo. Gli statunitensi, invece, tendono a pensare che la politica estera di Obama sia il peggiore difetto del capo della Casa Bianca. E’ impossibile considerare le azioni dell’amministrazione Obama sull’Ucraina qualcosa di diverso da una dimostrazione d’impotenza verso la crescente influenza internazionale della Russia. Washington ha usato l’Ucraina come pretesto dei neoconservatori statunitensi per provocare lo scontro con Mosca. Il colpo di Stato di Kiev s’è rivelato perfetto in ciò, ma ‘la risposta della Crimea’ della Russia ha sconfitto i piani statunitensi degli Stati Uniti per la ‘grande scacchiera’. Il presidente Obama ha voluto ferire il Presidente Putin chiamando la Russia “potenza regionale”. Ha soddisfatto i golpisti a Kiev con il suo commento, ma l’Ucraina non sarà il premio di consolazione del perduto prestigio internazionale degli USA. Quasi un quarto (24 per cento) delle persone sulla Terra è convinto che la maggiore minaccia alla pace siano gli Stati Uniti d’America, che si credono “l’unica potenza mondiale”.
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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