giovedì 10 aprile 2014

Crisi ucraina, la relazione del comunista russo Nikolaj Arefiev a Città del Messico

arefiev
Cari compagni ed amici,
Permettetemi in primo luogo di trasmettervi un fraterno saluto del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, del Presidente del partito Gennadij Zjuganov e di tutti i comunisti della Russia.
Esprimiamo il nostro ringraziamento al Partito del Lavoro (del Messico, ndr) per l’invito che tutti gli anni riceve il nostro partito a partecipare a questo seminario che nell’ultimo decennio è divenuto un significativo esempio nel movimento del socialismo internazionale. Qui si analizzano problemi più che mai attuali della vita politica, sociale ed economica moderna ed i problemi del movimento comunista e di sinistra.
Nelle ultime settimane, nella vita del nostro partito e della Russia si sono prodotti importanti eventi. Voi lo sapete bene. Siamo legati all’Ucraina ed al fraterno popolo ucraino. Vergognosamente, la copertura informativa dei mezzi di comunicazione borghesi è molto tendenziosa e tergiversante. Desideriamo esporvi questi eventi in maniera obiettiva ed imparziale.
Negli ultimi anni, lo sviluppo della situazione politica in Ucraina è stato determinato soprattutto da un’aspra lotta tra i due gruppi del grande capitale “compradoro”, i cui interessi sono rappresentati dal Partito delle Regioni da un lato, ed i partiti che stavano all’opposizione: “Batkishvina” (Patria), “Udar” (Colpo) di Vitalij Klitshko, ed il neonazista “Svoboda” (Libertà), dall’altro.
Il risultato politico, della politica socio-economica ed estera ufficiale, con un totale disprezzo degli interessi delle ampie masse popolari, è stato il pericoloso deterioramento delle relazioni tra Ucraina e Russia, la caduta catastrofica della fiducia della popolazione verso tutte le istituzioni del potere pubblico, affetto dalla corruzione da cima a fondo. L’economia ucraina ha affrontato il pericolo del default.
L’Ucraina si è vista minacciata dalla divisione e dalla perdita dello Stato. Quando è divenuta inevitabile l’espansione del malcontento popolare, se ne sono approfittate le forze di opposizione filo-occidentali che tentano oggi di imporre la loro volontà e la loro ideologia nazista a tutto il Paese. Il confronto, crudamente, ha raggiunto il massimo grado: decine, centinaia di cittadini hanno affollato Piazza Majdan a Kiev e le strade di altre città.
Da una legittima protesta hanno tratto vantaggio gli estremisti e i seguaci di Stepan Bandera che hanno instaurato un governo totalmente illegale e incapace di governare in modo normale.
Nelle vie di Kiev si è scatenata una spirale di violenza che ha trovato una copertura mediatica unilaterale tanto in Ucraina quanto all’estero. I bellicosi seguaci di Bandera sono stati presentati come pacifici manifestanti per la causa popolare, ed i loro oppositori come nemici del popolo. Tuttavia, nel mondo molte persone capiscono che la causa dell’Euromajdan vanno oltre i limiti del rifiuto di Janukovich a sottoscrivere l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Dalla caduta del Terzo Reich, l’Europa affronta per la prima volta il perfido tentativo di rianimare il fascismo in Ucraina. Di conseguenza le lezioni della tragedia ucraina causata dalle potenze occidentali assumono oggi un significato pratico per tutti. Per questo è necessario conoscere e comprendere il meccanismo della messa in atto delle “rivoluzioni sporche” nel Nord Africa e in Ucraina.
La rinascita del neonazismo in Ucraina pone in evidenza la condizione neocoloniale dell’Ucraina nel sistema globale moderno con la connivenza diretta degli Stati Uniti. Il ruolo cinico del Nord America nella organizzazione del golpe fascista sulle rive dell’antico Dnestr non sorprende nessuno.
Gli Stati Uniti sono sempre stati dalla parte delle forze di destra per raggiungere i propri obiettivi geopolitici. D’altra parte, l’estensione dell’estremismo di destra in Ucraina deve essere analizzata nel contesto della crescente fascistizzazione dell’Europa nella condizione dell’acutizzazione della crisi globale del capitalismo. Ciò va creando una minaccia diretta alle basi della democrazia a livello mondiale.
Dimostra che la borghesia transnazionale ha portato l’Umanità ad un vicolo senza uscita, precludendo le possibilità pacifiche di sviluppo e puntando sempre più sulla violenza organizzata e sulla guerra agli albori del nuovo secolo. Gli Stati Uniti e la NATO hanno cambiato la pratica delle “rivoluzioni colorate” relativamente pacifiche con l’organizzazione di “insurrezioni di massa” nei paesi del “Terzo Mondo” e in “via di sviluppo”. Queste insurrezioni sono chiamate più frequentemente “rivoluzioni sporche” con l’obiettivo di rovesciare i regimi indesiderati con altri più docili.
Esiste una circostanza senza la quale è impossibile comprendere il significato di ciò che succede in Ucraina. Quello che avviene in Ucraina è l’espressione del confronto secolare tra Occidente (ora rappresentato da Stati Uniti, Unione Europea e NATO) da un lato, e Russia dall’altro. In tale confronto l’imperialismo nordamericano ed i suoi alleati europei cercano di destabilizzare l’equilibrio geostrategico vigente in Europa, separare l’Ucraina dai suoi alleati naturali nell’Est, ed imporre ad essa una scelta di civiltà estranea ai nostri popoli slavi.
In tale contesto merita attenzione la valutazione dell’essenza del problema ucraino data dal marxista canadese, professore emerito di Sociologia, James Petras: “Il conflitto tra Ucraina, Unione Europea e Russia – sottolinea – danneggia gli interessi economici secondari nordamericani, e danneggia tanto più gli interessi militari potenzialmente importanti degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sostengono la politica europea dell’incorporamento dell’Ucraina nel suo sistema economico e commerciale. L’Unione Europea sarà la principale beneficiaria del saccheggio dell’Ucraina, della penetrazione dei suoi mercati e dell’ottenimento di favolosi benefici finanziari. Gli Stati Uniti sono principalmente interessati all’incorporamento dell’Ucraina nella NATO come parte integrante della propria politica di accerchiamento della Russia. Niente potrà distogliere l’imperialismo nordamericano dalla volontà di conseguire questo obiettivo. Adotterà qualche misura per incorporare l’Ucraina nella NATO e convertire il suo territorio in una piazza d’armi antirussa. L’adesione dell’Ucraina alla NATO porterà alla sua partecipazione in tutte le avventure militariste degli Stati Uniti, la obbligherà a fornire la “carne da cannone” per i “punti caldi” di interesse della NATO e a partecipare alla guerra fratricida con la Federazione Russa, dove vivono 18 milioni di persone di origine ucraina. L’installazione delle basi militari degli Stati Uniti in Ucraina, permetterà loro di svolgere ricognizioni elettroniche e altre loro modalità sul nostro territorio e dispiegare il Sistema di Difesa Anti-missile sulla frontiera con la Russia. E’ sotto questo punto di vista che gli intenti di Janukovich di ampliare la cooperazione economica con la Russia furono recepiti dagli Stati Uniti e dai loro satelliti europei ed il suo rifiuto di sottoscrivere l’Accordo di Associazione con l’UE ha provocato l’ondata di isteria a Washington ed a Bruxelles. Il menzionato accordo prevede come obiettivo di separare per sempre l’Ucraina dalla Russia. D’altra parte la sua finalità è di debilitare l’Ucraina e la Russia come competitori degli Stati Uniti e dei Paesi dell’UE mediante la liquidazione dei resti del complesso economico unitario dell’URSS nel territorio di due nazioni storicamente vicine”.
Guidati dall’ossessione di far avanzare i propri interessi geostrategici in Ucraina, gli Stati Uniti hanno forzato con tutti i mezzi la sostituzione del regime di Janukovich, incluso l’accrescimento della pressione sui loro satelliti europei e l’assunzione di varie funzioni che prima erano prerogativa dell’Unione Europea.
I nuovi “padri della nazione”, che sono arrivati al potere mediante un colpo di Stato e si sono auto-proclamati “salvatori della patria”, poco si differenziano dai loro sostituiti. Può essere per il servizio più fedele ai propri padroni stranieri che hanno sostenuto l’“insurrezione di massa”.
Gli scenari e la loro realizzazione sono stati sviluppati dagli Stati Uniti e da altri paesi della NATO durante la “Primavera araba” nei paesi del Nord Africa. Oggi come oggi, i modelli africani si implementano in Ucraina in una nuova, più alta spirale “insorgente” con la manipolazione diretta degli “insorti” da parte della NATO e delle loro ambasciate a Kiev.
Allo stesso tempo la direzione del Majdan da parte della troika Jatsenjuk-Klitshko-Tjanjbokh porterà alla susseguente radicalizzazione dell’Euromajdan. Tutto ciò avrà delle conseguenza imprevedibili. E si determineranno per l’intromissione nelle azioni di protesta di Majdan da parte delle ambasciate delle nazioni della NATO a Kiev, Stati Uniti soprattutto. La posizione di attesa dei violenti del Majdan ricorda oggi la tregua prima del combattimento che può cessare in qualsiasi momento e portare ad una nuova “raccolta della morte” a Kiev. Per questo i ritardi nella risoluzione della crisi in Ucraina conducono alla divisione del Paese in vari frammenti “sovrani” e la pone al punto finale come Stato fallito. Seguirà, senza alcun dubbio, il trasferimento della rivoluzione “sporca” nel territorio russo per seppellire per sempre la civiltà sovietica che aveva lanciato la sfida all’imperialismo nel XX secolo. In questo contesto, le lezioni della tragedia ucraina devono convertirsi in un fattore di mobilitazione per la Federazione Russa. Il colpo di Stato perpetrato con la copertura dell’Occidente non ha tranquillizzato la divisa società ucraina. Le azioni impunite degli elementi fascistoidi, la barbarie dell’illegittimità e dell’arbitrarietà, contro le quali il nuovo potere degli impostori non intraprende alcuna azione, l’eblematica abolizione parlamentare della Legge sulla politica linguistica ha provocato una profonda indignazione nella società, soprattutto nella Repubblica Autonoma di Crimea e in varie province orientali e meridionali. Lì le persone che erano rimaste da molto tempo inattive hanno deciso di difendere i propri diritti e i propri interessi legittimi.
Oggi, molti politologi e politici si pongono una domanda: sono correlati gli eventi in Ucraina ed il referendum in Crimea? La risposta è “si” e “no” allo stesso tempo. La storia delle relazioni tra Russia e Crimea dura da oltre 250 anni. La Crimea è sempre stata parte della Russia, facendo eccezione il periodo nel quale Nikita Kruscev prese una decisione personale “regalando” la Crimea all’Ucraina.
Precedentemente le frontiere amministrative erano una formalità. Tutti noi vivevamo in un unico Stato: l’Unione Sovietica. Desideriamo che si capisca che la Federazione Russa quasi non ha famiglie che non hanno parenti in Ucraina. Quest’anno tra aprile e maggio si compiono i 70 anni di liberazione della Crimea dagli occupanti fascisti tedeschi. E su queste alture, il nuovo potere illegittimo di Kiev pretende che lì irrompano le squadracce di Bandera che hanno distrutto il centro di Kiev e che impongano alla Crimea il loro ordine nella sua essenza nazista-banderista ed apertamente fascista. Nessuna persona normale né in Ucraina, né in Crimea può accettarlo.
Possiamo affermare che gli ultimi avvenimenti in Crimea sono una reazione legittima degli abitanti al golpe di Kiev. L’essenza di ciò che è successo è la riunificazione della Crimea con la Russia. La Crimea è ritornata lì dove stava storicamente. Il processo di riunificazione è stato trasparente e democratico al massimo livello, mediante il referendum. La maggioranza schiacciante degli abitanti della Crimea e di Sebastopoli si è pronunciata in favore della riunificazione con la Russia dove avranno garantiti lo sviluppo libero della cultura, i diritti all’uguaglianza sociale e alla sicurezza. Il fatto più importante è che in questo modo si è impedito il genocidio contro il popolo russo e l’offensiva delle forze neonaziste.
Gli Stati Uniti ed i Paesi occidentali adottano sanzioni politiche ed economiche contro la Russia, dichiarando che non riconoscono i risultati del referendum in Crimea e a Sebastopoli. E’ in questo, che con un particolare cinismo si manifestano le doppie seccature dell’Occidente. Nel caso delle Isole Malvinas il referendum è legale, in Crimea no, nel Kosovo è legale, in Crimea no. I circoli governativi dell’Occidente temono la materializzazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione. Essi temono i referendum in Catalogna ed in Scozia. Per la popolazione di tali territori l’esempio della Crimea è degno di essere riproposto.
Uno dei principali risultati degli avvenimenti attuali è il fallimento del mondo unipolare. Per la prima volta negli ultimi ventidue anni la popolazione della Crimea si è opposta al regime che gli Stati Uniti hanno impiantato in Ucraina e quasi all’unanimità hanno preso la decisione di voltare verso la Russia. Il Partito Comunista della Federazione Russa ha rispettato la volontà del popolo di Crimea e Sebastopoli. Non potevamo comportarci in altro modo, per il fatto che il nostro partito è il partito del popolo.
Con una grande preoccupazione seguiamo la sorte dei nostri compagni comunisti dell’Ucraina. Sono i primi contro i quali si levano le repressioni dei nazionalisti-neofascisti. Così ha iniziato il fascismo in Germania negli anni Trenta del secolo passato. Le prime vittime del fascismo furono i comunisti. Esiste una minaccia reale di repressione del Partito Comunista. Dobbiamo stare all’erta ed essere disposti a dare appoggio ed aiuto ai nostri compagni in qualsiasi momento.
Il Partito Comunista della Federazione Russa mantiene contatti con il Partito Comunista d’Ucraina e gli fornisce l’aiuto necessario. In questi giorni, si celebra il Congresso dei Comunisti dell’Ucraina. Raccomandiamo loro valore e fermezza.
Grazie per la vostra attenzione!
Nikolaj Arefiev
Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa

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