lunedì 28 aprile 2014
martedì 15 aprile 2014
domenica 13 aprile 2014
Ucraina: vecchi trucchi dalla NATO e avvertimenti dalla Russia
Alessandro Lattanzio, 13/4/2014
Fonte: Aurora sito

Accanto a ciò, i mercenari delle società di sicurezza private attueranno ciò che la NATO non può fare ufficialmente, come addestrare i terroristi neonazisti che destabilizzano l’Ucraina, afferma il Prof. Michel Chossudovsky, direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione, “Le organizzazioni faranno ciò che la NATO non può fare apertamente. Possono addestrare i terroristi. Parliamo del proseguimento della politica statunitense dell’intervento militare in Ucraina e della fase preparatoria per massacrare il sud-est dell’Ucraina“, ha detto Igor Korochenko, redattore capo della Rivista Difesa Nazionale russa, aggiungendo che il dispiegamento di mercenari della società privata Greystone Ltd. viene finanziato dagli oligarchi ucraini ed organizzata dal dipartimento di Stato USA. “Considerando che i servizi di sicurezza ucraini mostrano un’incompetenza evidente, i mercenari stranieri reprimeranno le proteste nella parte sudorientale del Paese“, ha detto Korochenko. Secondo Michel Chossudovsky “Il governo di Kiev ha perso il controllo delle sue forze di sicurezza, e ciò è un fatto compreso da diverse settimane, perché il governo ad interim dell’Ucraina ha confermato l’assunzione della compagnia militare privata Greystone Ltd, una società fondata dalle SAS inglesi, che oggi invia i mercenari da integrare nelle forze di polizia. Inoltre, c’è anche il ruolo dei neo-nazisti del governo, dato che i partiti di estrema destra Svoboda e Fazione Destra controllano il comitato per la sicurezza e la difesa nazionale. Nella Guardia Nazionale ucraina vi sono consiglieri militari occidentali, ufficiali che in realtà addestrano i terroristi. La NATO e gli Stati Uniti non riconosceranno la presenza di tali forze speciali. C’è un flusso di forze speciali in Ucraina a sostegno dei golpisti, così contribuendo alla destabilizzazione. Abbiamo notizie di mercenari presenti nell’Ucraina orientale dall’inizio di marzo. Alcuni di tali mercenari sarebbero stati utilizzati nelle sofisticate operazioni con i cecchini di Euromajdan”. Greystone Ltd. è una società privata, filiale della Blackwater, registrata alle Barbados che “fornisce professionisti e servizi qualificati come elicotteri, sicurezza e addestramento” e i circa 150 mercenari statunitensi della Greystone Ltd. indossano uniformi dell’unità speciale della polizia ucraina Sokol. Ed infatti, un’accozzaglia di mercenari statunitensi, membri della Guardia Nazionale ucraina e squadristi neonazisti si sarebbe avvicinata alla città di Donetsk per assaltare un edificio occupato dai manifestanti antigovernativi, “Circa un centinaio di elementi della Guardia Nazionale è alloggiata presso l’aeroporto di Donetsk“, affermava Sergej Tsiplakov, vicecomandante della locale Milizia popolare del Donbas. “Circa un centinaio di teppisti di Fazione Destra è in città, così come un centinaio di mercenari statunitensi che operano per contro della giunta di Kiev. In totale, circa 300 mercenari e fanatici ben addestrati e motivati. È una grossa forza, ma siamo pronti a combatterla“. Secondo la stampa degli Stati Uniti e la Gran Bretagna, la giunta di Kiev ha assunto 1800 mercenari.

Migliaia di manifestanti si sono riuniti nella città di Donetsk in sfida alle minacce di Avakov. Polizia e militari si rifiutano di eseguire gli ordini dei golpisti di Kiev. Nel frattempo, i manifestanti formano le milizie di autodifesa, raggiunte da poliziotti e soldati. Il capo della polizia di Donetsk Konstantin Pozhdaev s’era dimesso su ordine della popolazione. Eventi simili si svolgono nella città di Slavjansk, sempre nella regione di Donetsk, dove i manifestanti hanno occupato diversi edifici governativi, il comando della polizia e l’ufficio del Servizio Sicurezza SBU. Il 10 aprile, anche Lugansk proclamava la Repubblica popolare e creava la milizia popolare per affrontare gli agenti antisommossa e i neonazisti. Il politologo Aleksandr Gusev, direttore dell’Istituto per la programmazione e le previsioni strategiche, ha affermato “Ciò dimostra che la popolazione appoggia le proteste di Kharkov e Donetsk. Sono regioni di estrema importanza sul piano economico, stanche di essere ingannate dalle autorità che non risolvono i problemi e che non si occupano di queste regioni, ma diffondono voci secondo cui sarebbero regioni sovvenzionate. Questi movimenti di protesta mostrano che il Sud-Est e l’Est dell’Ucraina lotteranno fino alla fine”. Bogdan Bezpalko, vicedirettore del Centro di studi sull’Ucraina e la Bielorussia presso l’Università di Stato di Mosca, afferma: “Delle concessioni sono possibili da Kiev se riconosce il diritto dell’interlocutore di esprimere la propria opinione, ma le autorità a Kiev non li vedono come interlocutori. Se faranno delle concessioni, saranno solo di carattere tattico. Se i politici ucraini fossero saggi, nominerebbero Gubarev capo della regione di Donbass. Allora il rigetto delle autorità sarebbe meno acuto”. A Kharkov, nell’assalto alla sede dell’amministrazione occupata dai manifestanti anti-Majdan, sono stati arrestati oltre 60 attivisti. I deputati del Partito delle Regioni chiedono l’amnistia, ma difficilmente i golpisti la concederanno. Per Bogdan Bezpalko: “Queste persone o saranno messe in una cella d’isolamento, o saranno portate a Kiev, ed allora non ne sapremo più nulla. Ma si vede che nemmeno gli arresti impediscono la lotta della popolazione. Anzi, al loro posto arrivano nuovi militanti. Accelerando la macchina della repressione le autorità fanno crescere il movimento di protesta nel Sud-Est dell’Ucraina. Gli arresti e le punizioni non porranno fine alle proteste né a Kharkov, né in altre regioni”.
Tali tensioni sono vantaggiose per certe forze a Kiev, come Julija Timoshenko, che arranca nella corsa elettorale, dietro al suo rivale Petro Poroshenko.

Difatti gli scontri a fuoco sono esplosi a Slavjansk, posta sotto assedio da Kiev. Il 13 aprile, 200 elementi armati assaltavano un checkpoint dei manifestanti nella periferia della città. Diversi elicotteri atterravano in un vecchio campo d’aviazione, a 5 chilometri dalla città, sbarcando altri individui con uniformi nere, probabilmente mercenari statunitensi. Due elementi delle truppe di Kiev sono stati uccisi e altri cinque feriti. I manifestanti hanno avuto una persona uccisa e altre due ferite. Le strade per la città sono bloccate dai blindati dei mercenari di Kiev, mentre i manifestanti nella stazione di polizia si preparano a respingere l’assalto fortificando le barricate. Secondo la TV Rossija24 dalla città si alzano colonne di denso fumo nero mentre due elicotteri la sorvolano ogni cinque minuti. All’ingresso della città i mercenari di Kiev chiedono agli abitanti di rimanere a casa, ma centinaia di persone supportano attivamente le milizie di autodifesa. Secondo Igor Korochenko “Tutto ciò che accade a Slavjansk dimostra che il regime di Kiev ha scatenato la guerra contro il popolo (…) L’operazione antiterrorismo può essere effettuata solo contro i terroristi, visto che a Slavjansk agiscono persone che semplicemente fanno valere il loro diritto a decidere il destino della loro terra. A Slavjansk, è stata lanciata un’operazione contro la popolazione impiegando unità speciali, carri armati ed elicotteri da combattimento. Dobbiamo assicurarci che Nalivajchenko, capo del SBU, e Avakov siano processati per i crimini commessi nell’Ucraina orientale. A tal fine, una commissione internazionale dovrebbe essere formata per indagare con urgenza sui fatti di Slavjansk“. Mosca ha avvertito che se Kiev usa la forza contro le proteste anti-Majdan, saboterebbe la conferenza sulla soluzione della crisi nel Paese tra Stati Uniti, Unione europea, Russia e Ucraina. A Kharkov, invece, la polizia ha arrestato quattro individui provenienti da Lvov e Kiev presso la stazione ferroviaria, dopo che un cane poliziotto aveva abbaiato a un contenitore che trasportavano. Gli uomini si sono rifiutati di mostrarne il contenuto, probabilmente un ordigno. A Poltava 10 autobus carichi di neonazisti armati di bombe molotov ed esplosivi sono stati fermati e i 70 squadristi a bordo arrestati. Si dirigevano verso Kharkov. La base dei 300 soldati di Berkut di Makeevk, che sostengono i manifestanti anti-Majdan, sarebbe stata circondata da mercenari statunitensi con uniformi nere. Le organizzazioni popolari di autodifesa hanno lanciato l’appello alla mobilitazione generale e a difendere le proprie posizioni, “Tutti all’edificio del Consiglio del Popolo! Tutto per la difesa della Repubblica Popolare di Donetsk!“. A Kharkov, dove si svolge un nuovo raduno per la federalizzazione, nonostante il divieto del tribunale locale, mentre da tre giorni, nei sobborghi, si svolgono gli scontri tra la popolazione e le forze inviate da Kiev. La milizia segnala la presenza di veicoli militari e di “auto con targhe di Vinnitsa, ma guidate da persone che non parlano russo o ucraino“. Invece nel villaggio di Semjonovka i neonazisti di Fazione Destra hanno sparato sulla popolazione che bloccava la strada al loro convoglio. I paramilitari dell’autodifesa setacciano la foresta in cui si sono nascosti i neonazisti dopo la sparatoria.
Il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha affermato che “la crisi profonda e pervasiva in Ucraina è una grave preoccupazione per la Russia. Capiamo perfettamente la posizione di un Paese indipendente da poco più di 20 anni e ancora afflitto da compiti complessi nella costruzione dello Stato sovrano, tra cui la ricerca di un equilibrio di interessi tra le sue varie regioni e popoli dalle differenti radici storiche e culturali e dalle lingue diverse, dai diversi punti di vista su passato, presente e futuro del Paese. Date queste circostanze, le forze estere dovrebbero aiutare gli ucraini a proteggere le basi della pace civile e dello sviluppo sostenibile, ancora fragile. La Russia ha fatto più di qualsiasi altro Paese nel sostenere lo Stato ucraino, anche sovvenzionarne per molti anni l’economia con i bassi prezzi dell’energia. Lo scorso novembre, all’inizio della crisi attuale, abbiamo sostenuto il desiderio di Kiev di consultazioni urgenti tra Ucraina, Russia e UE sul processo d’integrazione. Bruxelles le ha categoricamente respinte. Ciò riflette la linea improduttiva e pericolosa adottata da UE e USA, cercando di costringere l’Ucraina a fare una scelta dolorosa tra est e ovest, aggravando le differenze interne. In Ucraina è stato fornito un massiccio sostegno ai movimenti politici che promuovono l’influenza occidentale, violandone la Costituzione. Il potere a Kiev è stato sequestrato con violente proteste di piazza guidate direttamente da ministri e altri funzionari di USA e UE. L’asserzione che la Russia stia minando i partenariati europei non corrispondono ai fatti. Al contrario, il nostro Paese ha costantemente promosso un sistema di sicurezza unico e indivisibile nell’area euro-atlantica. Abbiamo proposto la firma di un trattato in tal senso, e sostenuto la creazione di uno spazio economico comune dall’Atlantico al Pacifico aperto ai Paesi post-sovietici. Nel frattempo, gli Stati occidentali, nonostante le ripetute assicurazioni del contrario, hanno sempre allargato la NATO verso est e iniziato ad attuare i piani della difesa antimissile. Il partenariato orientale dell’UE è volto ad associare gli Stati presi di mira chiudendo la possibilità di una cooperazione con la Russia. I tentativi da parte di coloro che hanno attuato la secessione del Kosovo dalla Serbia e di Mayotte dalle Comore di mettere in discussione la libera volontà della Crimea, non possono essere considerati che manifesta dimostrazione di doppiopesismo. Non meno preoccupante è la pretesa di non accorgersi che il pericolo principale per il futuro dell’Ucraina è la diffusione del caos da parte di estremisti e neonazisti. La Russia fa tutto il possibile per promuovere la stabilizzazione dell’Ucraina. Siamo fermamente convinti che ciò può essere raggiunto attraverso: una riforma costituzionale che garantisca i diritti di tutte le regioni ucraine e risponda alle richieste delle regioni sud-orientali di avere il russo come seconda lingua ufficiale dello Stato; la precisa garanzia che l’Ucraina resti uno Stato non-allineato e misure urgenti per fermare l’attività delle formazioni armate illegali di Fazione Destra ed altri gruppi ultra-nazionalisti. Non imponiamo niente a nessuno, ma se vediamo che se ciò non viene fatto, l’Ucraina precipiterà nella crisi con conseguenze imprevedibili”.

L’agenzia stampa russa Rossija Segodnja si rifiuta di ritrasmettere la radio della CIA Voce dell’America. Il Direttore generale dell’Agenzia, Dmitrij Kiselev, ha detto “Rossija Segodnja non coopererà più con Voce dell’America che trasmette da un mondo che non esiste più. Considero queste radio (Voce dell’America e Radio Svoboda) spazzatura“. Il contratto per la ritrasmissione di Voce dell’America è scaduto ad aprile. La nuova agenzia Rossija Segodnja (Russia Today), che ha assorbito Voce della Russia e RIA Novosti nel dicembre 2013, non ha intenzione di prorogare il contratto con la CIA. Kiselev ha già informato della decisione la BBG, l’agenzia che soprassiede alla radiodiffusione della propaganda statunitense all’estero. Secondo il direttore della BBG, Jeff Shell, si tratterebbe di una violazione della libertà di parola. “Ciò non ha niente a che vedere con la libertà di parola. Voce dell’America e radio Svoboda non dicono nulla di originale“, osserva Kiselev, “non è affatto necessario sostenere tali radio sul territorio russo”.
sabato 12 aprile 2014
La NATO accelera le attività contro la Russia per giustificare la propria esistenza
Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 12/04/2014
Fonte: Aurora sito
Questa
settimana la NATO segna un triplice anniversario: i 15 anni
dell’adesione all’alleanza di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca; i 10
anni dell’adesione di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania,
Slovacchia e Slovenia e i 5 anni di Albania e Croazia. È il momento in
cui la NATO sembra trovare una giustificazione alla propria esistenza.
Ecco dove la crisi in Ucraina aiuta…
Parlando l’8 aprile a Parigi, il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha detto che ulteriori interventi della Russia in Ucraina avrebbero “gravi conseguenze” sulle relazioni di Mosca con la NATO e “isolerebbero ulteriormente la Russia a livello internazionale“. Rasmussen ha invitato la Russia a ritirare ciò che ha descritto come “decine di migliaia” di soldati ammassati sul confine ucraino. “Abbiamo attuato i piani per garantire la difesa e la protezione dei nostri alleati“, ha detto. “È evidente che l’evoluzione della situazione della sicurezza in Ucraina e alle sue frontiere rende necessario rivedere i nostri piani di difesa e rafforzare la nostra difesa collettiva“. Ha detto che la NATO esamina l’accordo di cooperazione (Atto istitutivo del 1997) con la Russia e la successiva dichiarazione di Roma del 2002 che impediva alla NATO la creazione di basi in Europa orientale e centrale. I ministri degli Esteri dell’alleanza decideranno a giugno. “Queste decisioni saranno influenzate dalla situazione in Ucraina e dal comportamento russo“, ha detto Rasmussen. (1) Il 9 aprile, il generale dell’US Air Force Philip Breedlove, comandante del comando europeo degli Stati Uniti e comandante supremo alleato in Europa (SACEUR) delle NATO Allied Command Operations, ha detto all’Associated Press (2) che i prossimi piani della NATO prevedono la mobilitazione delle truppe statunitensi. Secondo il generale, non “escluderebbe il coinvolgimento di alcuna nazione, inclusi gli Stati Uniti.” “Essenzialmente ciò che prevediamo è un pacchetto di misure terrestri, aeree e marittime per fornire sicurezza ai nostri alleati orientali“, ha detto Breedlove. “Ho il compito di deciderlo entro la prossima settimana. Intendo adottarlo pienamente e presto”, ha osservato. Le sue parole facevano eco al capo della difesa degli Stati Uniti. Parlando alla CNN, il 9 aprile, il segretario alla Difesa statunitense Chuck Hagel ha detto, “Siamo sempre vigili e guardiamo sempre le opzioni da prendere“. (3) L’assistente del segretario alla Difesa Derek Chollet, testimoniando alla Commissione Forze Armate della Camera l’8 aprile, ha detto che gli Stati Uniti “riesaminano le loro forze in Europa e le nostre esigenze in schieramenti futuri, esercitazioni e formazioni nella regione“. (4) Non ha specificato quale riesame potrebbe comportare quando il Pentagono affronta tagli di bilancio e cerca di ridispiegare parte delle proprie risorse nella regione Asia-Pacifico nell’ambito della strategia del pivot. Tutti questi funzionari degli Stati Uniti non avrebbero fatto tali dichiarazioni minacciose, ovviamente, se non avessero almeno un’opzione sul tavolo. Il giorno dopo la decisione della NATO di porre fine alla cooperazione con la Russia, l’8 aprile la Süddeutsche Zeitung, il maggiore quotidiano per abbonamento tedesco, per dirla chiaramente ha affermato che “la NATO ora vede nella Russia un nemico“. Ha intenzione di attuare il messaggio o è solo una dichiarazione raffazzonata?

Parlando l’8 aprile a Parigi, il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha detto che ulteriori interventi della Russia in Ucraina avrebbero “gravi conseguenze” sulle relazioni di Mosca con la NATO e “isolerebbero ulteriormente la Russia a livello internazionale“. Rasmussen ha invitato la Russia a ritirare ciò che ha descritto come “decine di migliaia” di soldati ammassati sul confine ucraino. “Abbiamo attuato i piani per garantire la difesa e la protezione dei nostri alleati“, ha detto. “È evidente che l’evoluzione della situazione della sicurezza in Ucraina e alle sue frontiere rende necessario rivedere i nostri piani di difesa e rafforzare la nostra difesa collettiva“. Ha detto che la NATO esamina l’accordo di cooperazione (Atto istitutivo del 1997) con la Russia e la successiva dichiarazione di Roma del 2002 che impediva alla NATO la creazione di basi in Europa orientale e centrale. I ministri degli Esteri dell’alleanza decideranno a giugno. “Queste decisioni saranno influenzate dalla situazione in Ucraina e dal comportamento russo“, ha detto Rasmussen. (1) Il 9 aprile, il generale dell’US Air Force Philip Breedlove, comandante del comando europeo degli Stati Uniti e comandante supremo alleato in Europa (SACEUR) delle NATO Allied Command Operations, ha detto all’Associated Press (2) che i prossimi piani della NATO prevedono la mobilitazione delle truppe statunitensi. Secondo il generale, non “escluderebbe il coinvolgimento di alcuna nazione, inclusi gli Stati Uniti.” “Essenzialmente ciò che prevediamo è un pacchetto di misure terrestri, aeree e marittime per fornire sicurezza ai nostri alleati orientali“, ha detto Breedlove. “Ho il compito di deciderlo entro la prossima settimana. Intendo adottarlo pienamente e presto”, ha osservato. Le sue parole facevano eco al capo della difesa degli Stati Uniti. Parlando alla CNN, il 9 aprile, il segretario alla Difesa statunitense Chuck Hagel ha detto, “Siamo sempre vigili e guardiamo sempre le opzioni da prendere“. (3) L’assistente del segretario alla Difesa Derek Chollet, testimoniando alla Commissione Forze Armate della Camera l’8 aprile, ha detto che gli Stati Uniti “riesaminano le loro forze in Europa e le nostre esigenze in schieramenti futuri, esercitazioni e formazioni nella regione“. (4) Non ha specificato quale riesame potrebbe comportare quando il Pentagono affronta tagli di bilancio e cerca di ridispiegare parte delle proprie risorse nella regione Asia-Pacifico nell’ambito della strategia del pivot. Tutti questi funzionari degli Stati Uniti non avrebbero fatto tali dichiarazioni minacciose, ovviamente, se non avessero almeno un’opzione sul tavolo. Il giorno dopo la decisione della NATO di porre fine alla cooperazione con la Russia, l’8 aprile la Süddeutsche Zeitung, il maggiore quotidiano per abbonamento tedesco, per dirla chiaramente ha affermato che “la NATO ora vede nella Russia un nemico“. Ha intenzione di attuare il messaggio o è solo una dichiarazione raffazzonata?
I tamburi di guerra si sentono negli USA
I repubblicani della Camera USA chiedono al Pentagono di rivedere la sua strategia. Ad esempio, il presidente del Comitato Forze Armate della Camera Buck McKeon ha presentato, l’8 aprile, una legge volta a stimolare la postura e le capacità di militari degli Stati Uniti in Europa per contrastare “l’aggressione russa all’Ucraina e agli alleati della NATO“. Il disegno di legge, sostenuto dai repubblicani Mike Turner e Mike Rogers, chiede che gli Stati Uniti sospendano l’attività militare con la Russia e forniscano consulenze militare e assistenza tecnica all’Ucraina. I repubblicani hanno criticato il Quadrennial Defense Review, documento strategico recentemente pubblicato dal dipartimento della Difesa per, tra le altre cose, menzionare appena la Russia. Derek Chollet, assistente del segretario alla Difesa per la sicurezza internazionale, ha detto che “non pensiamo di riscrivere il QDR” ma le azioni della Russia spingeranno gli USA a riesaminare la presenza di truppe in Europa. (5) Vi sono voci che chiedono l’espansione della NATO. I senatori John McCain e Lindsey Graham raccomandano d’accrescere “cooperazione e sostegno a Ucraina, Georgia, Moldova e agli altri partner non-NATO“. McCain e Graham esortano l’espansione della NATO in Georgia e Moldavia. L’iniziativa in politica estera ha raggruppato 56 star neoconservatrici a sostegno del Membership Action Plan della Georgia e dell’adesione di Finlandia, Svezia, Ucraina e “altri partner europei della sicurezza“. Un gruppo di 40 membri del Congresso ha chiesto l’ammissione di Macedonia e Montenegro, e infine del Kosovo, avanzando “la prospettiva dell’adesione di Georgia e Bosnia-Erzegovina” e continuando la “stretta collaborazione… con altri Paesi dell’Europa centrale e orientale che vogliono relazioni più strette con Stati Uniti e NATO“.
I repubblicani della Camera USA chiedono al Pentagono di rivedere la sua strategia. Ad esempio, il presidente del Comitato Forze Armate della Camera Buck McKeon ha presentato, l’8 aprile, una legge volta a stimolare la postura e le capacità di militari degli Stati Uniti in Europa per contrastare “l’aggressione russa all’Ucraina e agli alleati della NATO“. Il disegno di legge, sostenuto dai repubblicani Mike Turner e Mike Rogers, chiede che gli Stati Uniti sospendano l’attività militare con la Russia e forniscano consulenze militare e assistenza tecnica all’Ucraina. I repubblicani hanno criticato il Quadrennial Defense Review, documento strategico recentemente pubblicato dal dipartimento della Difesa per, tra le altre cose, menzionare appena la Russia. Derek Chollet, assistente del segretario alla Difesa per la sicurezza internazionale, ha detto che “non pensiamo di riscrivere il QDR” ma le azioni della Russia spingeranno gli USA a riesaminare la presenza di truppe in Europa. (5) Vi sono voci che chiedono l’espansione della NATO. I senatori John McCain e Lindsey Graham raccomandano d’accrescere “cooperazione e sostegno a Ucraina, Georgia, Moldova e agli altri partner non-NATO“. McCain e Graham esortano l’espansione della NATO in Georgia e Moldavia. L’iniziativa in politica estera ha raggruppato 56 star neoconservatrici a sostegno del Membership Action Plan della Georgia e dell’adesione di Finlandia, Svezia, Ucraina e “altri partner europei della sicurezza“. Un gruppo di 40 membri del Congresso ha chiesto l’ammissione di Macedonia e Montenegro, e infine del Kosovo, avanzando “la prospettiva dell’adesione di Georgia e Bosnia-Erzegovina” e continuando la “stretta collaborazione… con altri Paesi dell’Europa centrale e orientale che vogliono relazioni più strette con Stati Uniti e NATO“.
La NATO intensifica le attività militari
Tra le crescenti tensioni in Ucraina, il governo polacco ha confermato che le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti continueranno a giugno con l’arrivo di altri caccia F-16. Secondo la radio polacca (6) del 10 aprile, aerei da rifornimento saranno inviati in Polonia dal Regno Unito, nello stesso periodo. “Ciò mostra il forte impegno degli alleati e la visibile presenza degli Stati Uniti“, ha detto al notiziario TVN24 il ministro della Difesa Tomasz Siemoniak. “Ci sforziamo di assicurare che le lezioni della crisi (russo-ucraina) portino alla duratura presenza della NATO in Oriente“, ha aggiunto. Alla domanda sulla disponibilità della NATO ad intervenire in caso di attacco contro uno suo Stato membro, Siemoniak ha detto che “queste forze sono pronte ad un intervento immediato“. Il ministro ha osservato che 18 jet da combattimento F-16 degli Stati Uniti saranno dislocati in una base aerea di Lask, Polonia centrale, dove gli Stati Uniti e le forze armate polacche collaborano da oltre un anno e mezzo. “Per diverse settimane c’erano 12 aerei F-16 ed aerei da trasporto“, ha detto il ministro della Difesa aggiungendo che le forze della NATO nella regione sono interessate ad “attività a lungo termine che potrebbero durare anni o decenni“, anche se ha riconosciuto che un tale accordo non può essere concluso “in pochi giorni“. Nel frattempo l’USS Donald Cook e la nave-spia francese Dupuy de Lome sono nel Mar Nero. L’USS Donald Cook è la terza nave da guerra statunitense inviata nel Mar Nero. A febbraio, gli Stati Uniti hanno inviato la fregata USS Taylor nelle acque del mare per garantire la sicurezza dei Giochi Olimpici di Sochi. Il mese scorso, l’USS Truxtun aveva attraversato il Bosforo per condurre esercitazioni congiunte nel Mar Nero con Bulgaria e Romania. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha già detto che la presenza di navi statunitensi nel Mar Nero ha superato il limite della convenzione. Le precedenti visite navali statunitensi nel Mar Nero avvenivano nell’arco di mesi.
Le aeronautiche di NATO e Partenariato per la Pace hanno appena terminato le esercitazioni offensive e difensive in Olanda nell’ambito delle manovre Frisian Flag. L’esercitazione olandese, nella base aerea di Leeuwarden, s’è svolta dal 31 marzo all’11 aprile 2014. Circa 50 aerei hanno partecipato alla missione. I jet della NATO parteciperanno ai pattugliamenti aerei nella regione, dopo l’esercitazione che gli analisti dicono aver assunto ulteriore significato per la crisi. Diversi membri dell’alleanza, tra cui Regno Unito, Stati Uniti e Francia hanno offerto altri aerei militari. Gli Stati Uniti hanno aggiunto sei F-15C in Lituania e una dozzina di F-16 e 300 truppe in Polonia, e previsto ulteriori forze per le esercitazioni in Polonia e Paesi baltici, aumentando i voli d’intelligence in Polonia e Romania. Nella riunione di marzo, la NATO ha ordinato lo studio di misure per sostenere i membri dell’alleanza dell’Europa orientale, tra cui l’invio di altre truppe e attrezzature sul posto, ulteriori esercitazioni militari, miglioramento della forza di rapido dispiegamento e revisione dei piani militari. Il comandante dell’alleanza generale Philip Breedlove ha detto che le opzioni per tale “pacchetto di assicurazione” include l’aumento delle potenza aerea e delle navi nel Mar Baltico, la creazione di una forza navale nel Mar Nero e il dispiegamento dal Texas di una brigata di 4500 effettivi dell’esercito. Ma gli europei orientali vogliono altro ancora. Il ministro della Difesa polacco Tomasz Siemoniak ha insistito: “Gli Stati Uniti devono aumentare la propria presenza in Europa centrale e orientale, anche in Polonia“. Il presidente della Romania Traian Basescu ha citato “la necessità di riposizionare maggiori risorse militari della NATO” in Romania. L’ambasciatore alla NATO dell’Estonia, Lauri Lepik, ha dichiarato: “ciò che i Paesi baltici vogliono è la presenza sul campo degli alleati”. Un ex-ministro lettone ha detto all’Economist: “Vorremmo vedere un paio di squadroni statunitensi qui, soldati e anche una portaerei“. (7) Tutti questi passaggi sono una chiara violazione del Trattato del 1997 sulla cooperazione NATO-Russia, incrementando le proprie forze in Europa orientale, la NATO ha promesso di rafforzare la difesa collettiva piuttosto che l’ulteriore stazionamento permanente di sostanziali forze da combattimento in basi regolari.
Tra le crescenti tensioni in Ucraina, il governo polacco ha confermato che le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti continueranno a giugno con l’arrivo di altri caccia F-16. Secondo la radio polacca (6) del 10 aprile, aerei da rifornimento saranno inviati in Polonia dal Regno Unito, nello stesso periodo. “Ciò mostra il forte impegno degli alleati e la visibile presenza degli Stati Uniti“, ha detto al notiziario TVN24 il ministro della Difesa Tomasz Siemoniak. “Ci sforziamo di assicurare che le lezioni della crisi (russo-ucraina) portino alla duratura presenza della NATO in Oriente“, ha aggiunto. Alla domanda sulla disponibilità della NATO ad intervenire in caso di attacco contro uno suo Stato membro, Siemoniak ha detto che “queste forze sono pronte ad un intervento immediato“. Il ministro ha osservato che 18 jet da combattimento F-16 degli Stati Uniti saranno dislocati in una base aerea di Lask, Polonia centrale, dove gli Stati Uniti e le forze armate polacche collaborano da oltre un anno e mezzo. “Per diverse settimane c’erano 12 aerei F-16 ed aerei da trasporto“, ha detto il ministro della Difesa aggiungendo che le forze della NATO nella regione sono interessate ad “attività a lungo termine che potrebbero durare anni o decenni“, anche se ha riconosciuto che un tale accordo non può essere concluso “in pochi giorni“. Nel frattempo l’USS Donald Cook e la nave-spia francese Dupuy de Lome sono nel Mar Nero. L’USS Donald Cook è la terza nave da guerra statunitense inviata nel Mar Nero. A febbraio, gli Stati Uniti hanno inviato la fregata USS Taylor nelle acque del mare per garantire la sicurezza dei Giochi Olimpici di Sochi. Il mese scorso, l’USS Truxtun aveva attraversato il Bosforo per condurre esercitazioni congiunte nel Mar Nero con Bulgaria e Romania. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha già detto che la presenza di navi statunitensi nel Mar Nero ha superato il limite della convenzione. Le precedenti visite navali statunitensi nel Mar Nero avvenivano nell’arco di mesi.
Le aeronautiche di NATO e Partenariato per la Pace hanno appena terminato le esercitazioni offensive e difensive in Olanda nell’ambito delle manovre Frisian Flag. L’esercitazione olandese, nella base aerea di Leeuwarden, s’è svolta dal 31 marzo all’11 aprile 2014. Circa 50 aerei hanno partecipato alla missione. I jet della NATO parteciperanno ai pattugliamenti aerei nella regione, dopo l’esercitazione che gli analisti dicono aver assunto ulteriore significato per la crisi. Diversi membri dell’alleanza, tra cui Regno Unito, Stati Uniti e Francia hanno offerto altri aerei militari. Gli Stati Uniti hanno aggiunto sei F-15C in Lituania e una dozzina di F-16 e 300 truppe in Polonia, e previsto ulteriori forze per le esercitazioni in Polonia e Paesi baltici, aumentando i voli d’intelligence in Polonia e Romania. Nella riunione di marzo, la NATO ha ordinato lo studio di misure per sostenere i membri dell’alleanza dell’Europa orientale, tra cui l’invio di altre truppe e attrezzature sul posto, ulteriori esercitazioni militari, miglioramento della forza di rapido dispiegamento e revisione dei piani militari. Il comandante dell’alleanza generale Philip Breedlove ha detto che le opzioni per tale “pacchetto di assicurazione” include l’aumento delle potenza aerea e delle navi nel Mar Baltico, la creazione di una forza navale nel Mar Nero e il dispiegamento dal Texas di una brigata di 4500 effettivi dell’esercito. Ma gli europei orientali vogliono altro ancora. Il ministro della Difesa polacco Tomasz Siemoniak ha insistito: “Gli Stati Uniti devono aumentare la propria presenza in Europa centrale e orientale, anche in Polonia“. Il presidente della Romania Traian Basescu ha citato “la necessità di riposizionare maggiori risorse militari della NATO” in Romania. L’ambasciatore alla NATO dell’Estonia, Lauri Lepik, ha dichiarato: “ciò che i Paesi baltici vogliono è la presenza sul campo degli alleati”. Un ex-ministro lettone ha detto all’Economist: “Vorremmo vedere un paio di squadroni statunitensi qui, soldati e anche una portaerei“. (7) Tutti questi passaggi sono una chiara violazione del Trattato del 1997 sulla cooperazione NATO-Russia, incrementando le proprie forze in Europa orientale, la NATO ha promesso di rafforzare la difesa collettiva piuttosto che l’ulteriore stazionamento permanente di sostanziali forze da combattimento in basi regolari.
La Russia chiama alla ragione
Il Ministero degli Esteri russo ha detto che Ucraina e Stati Uniti non hanno “alcun motivo di preoccupazione” per la presenza accresciuta di forze nella regione, e che “la Russia ha ripetutamente dichiarato che non conduce attività insolite o non pianificate militarmente significative sul proprio territorio al confine con l’Ucraina“. Le autorità russe considerano le accuse del segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen contro Mosca un tentativo di rafforzare l’importanza dell’alleanza, ha detto il ministero degli Esteri russo in un commento sul suo sito del 10 aprile (8). “Le continue accuse del segretario generale contro di noi suggeriscono che l’alleanza stia cercando di usare la crisi in Ucraina per “consolidare le fila” di fronte a minacce immaginarie presumibilmente rivolte contro Paesi della NATO, come pure di rafforzare l’importanza dell’alleanza nel 21° secolo“, dice la nota. Le recenti dichiarazioni del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen sulla situazione in Ucraina, così come il doppio standard dell’alleanza in Crimea, ostacolano la riduzione delle tensioni, ha detto il Ministero degli Esteri russo. La Russia nega le accuse d’ingerenza in Ucraina e ha detto che vorrebbe dei colloqui sulla crisi politica ucraina coinvolgendo Stati Uniti, Unione Europea e “tutte le forze politiche in Ucraina”. La riunione di aprile dei capi degli Esteri della NATO ha dimostrato che i sostenitori dell’escalation hanno il sopravvento nell’alleanza. Truppe e forze aeree vengono concentrate in prossimità dei confini russi. La presenza e le attività militari vengono intensificate con la scusa delle esercitazioni. L’alleanza avanza accuse infondate su un’imminente invasione dell’Ucraina dalla Russia come pretesto per ammassare forze in Europa orientale ed elaborare piani di guerra contro la Russia. La politica estera antirussa si acutizza nello spazio post-sovietico, in particolare in Ucraina, Moldova e Georgia. La NATO approfitta della situazione in Ucraina per giustificare la sua ragione d’essere, comprese le sue spese militari pari alla metà della spesa militare mondiale e superiore di decine di volte a quelle della Russia. I piani comporteranno la militarizzazione dell’Europa. L’escalation aggressiva della NATO minaccia la guerra tra NATO e Russia, una grande potenza militare nucleare. La minaccia di un disastro incombe.
Il Ministero degli Esteri russo ha detto che Ucraina e Stati Uniti non hanno “alcun motivo di preoccupazione” per la presenza accresciuta di forze nella regione, e che “la Russia ha ripetutamente dichiarato che non conduce attività insolite o non pianificate militarmente significative sul proprio territorio al confine con l’Ucraina“. Le autorità russe considerano le accuse del segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen contro Mosca un tentativo di rafforzare l’importanza dell’alleanza, ha detto il ministero degli Esteri russo in un commento sul suo sito del 10 aprile (8). “Le continue accuse del segretario generale contro di noi suggeriscono che l’alleanza stia cercando di usare la crisi in Ucraina per “consolidare le fila” di fronte a minacce immaginarie presumibilmente rivolte contro Paesi della NATO, come pure di rafforzare l’importanza dell’alleanza nel 21° secolo“, dice la nota. Le recenti dichiarazioni del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen sulla situazione in Ucraina, così come il doppio standard dell’alleanza in Crimea, ostacolano la riduzione delle tensioni, ha detto il Ministero degli Esteri russo. La Russia nega le accuse d’ingerenza in Ucraina e ha detto che vorrebbe dei colloqui sulla crisi politica ucraina coinvolgendo Stati Uniti, Unione Europea e “tutte le forze politiche in Ucraina”. La riunione di aprile dei capi degli Esteri della NATO ha dimostrato che i sostenitori dell’escalation hanno il sopravvento nell’alleanza. Truppe e forze aeree vengono concentrate in prossimità dei confini russi. La presenza e le attività militari vengono intensificate con la scusa delle esercitazioni. L’alleanza avanza accuse infondate su un’imminente invasione dell’Ucraina dalla Russia come pretesto per ammassare forze in Europa orientale ed elaborare piani di guerra contro la Russia. La politica estera antirussa si acutizza nello spazio post-sovietico, in particolare in Ucraina, Moldova e Georgia. La NATO approfitta della situazione in Ucraina per giustificare la sua ragione d’essere, comprese le sue spese militari pari alla metà della spesa militare mondiale e superiore di decine di volte a quelle della Russia. I piani comporteranno la militarizzazione dell’Europa. L’escalation aggressiva della NATO minaccia la guerra tra NATO e Russia, una grande potenza militare nucleare. La minaccia di un disastro incombe.

venerdì 11 aprile 2014
50 verità del Presidente Vladimir Putin sulla Crimea
DI SALIM LAMRANI
Opera Mundi
Il 18 marzo 2014, dal Cremlino, il Presidente Vladimir Putin ha pronunciato uno storico discorso a seguito del referendum tenutosi in Crimea. I media occidentali hanno scelto di ignorare il punto di vista russo riguardo alla crisi ucraina.(1)
1. La Crimea è parte della storia russa e questa realtà è radicata nei cuori e nella mente dei suoi abitanti. Lì fu battezzato il Gran Principe Vladimir I. Sempre in questo territorio si trovano molte tombe dei soldati russi che permisero l’integrazione della Crimea all’Impero russo.
2. Sebastopoli è la culla della Flotta russa del Mar Nero.
3. Dopo la Rivoluzione del 1917 i bolscevichi aggregarono arbitrariamente una gran parte del sud storico della Russia all’Ucraina. Questo venne fatto senza tener conto della composizione etnica della popolazione, e oggi queste zone formano il sud-est dell’Ucraina.
4. Nel 1954 la Crimea venne ceduta all’Ucraina così come Sebastopoli, anche se era una città federale. Fu un’iniziativa personale dell’allora capo del Partito Comunista Nikita Krusciov.
5. Quella decisione venne presa violando totalmente le norme vigenti in quell’epoca, senza chiedere l’opinione degli abitanti della Crimea e di Sebastopoli. Se ne resero conto a giochi fatti.
6. In quell’epoca Ucraina e Russia erano parte di un unico Stato, l’URSS, neanche si poteva immaginare che un giorno si sarebbero separati.
7. A seguito del crollo dell’Urss la gente delle vecchie repubbliche sovietiche sperava che la nuova Comunità di Stati Indipendenti diventasse la nuova forma dello Stato. I dirigenti poi promisero una moneta unica, uno spazio economico unico e una forza armata congiunta. Ma così non fu.
8. Poi saccheggiarono la Crimea alla Russia.
9. Col crollo dell’Unione Sovietica milioni di persone “si addormentarono in un paese e si svegliarono in un altro, diventando da un giorno all’altro minoranze etniche nelle ex Repubbliche dell’URSS, mentre la Russia è diventato uno dei più grandi, forse il più grande, gruppo etnico al mondo diviso dalle frontiere”.
10. Nel 1991 i residenti di Crimea e Sebastopoli furono abbandonati al loro destino. E’ il sentimento generale condiviso dagli abitanti di questa regione.
11. Per il quieto vivere e per un buon vicinato la Russia non ha rivendicato la Crimea e Sebastopoli che gli sarebbero, tra l’altro, appartenuti di diritto.
12. Nel 2000, dopo una trattativa col Presidente ucraino Leonid Kuchma, la Russia ha riconosciuto che la Crimea era de facto e de jure territorio ucraino.
13. La Russia sperava che l’Ucraina mantenesse un’amicizia reciproca e che i cittadini russi, e i ussofoni, in particolare nel sud-est del paese e in Crimea, venissero protetti e potessero godere dei loro diritti.
14. Tuttavia russi e russofoni negli anni sono stati sottoposti a sempre maggiori tentativi di assimilazione forzata e di “privazione” della loro memoria storica.
15. Le attuali aspettative del popolo ucraino per un miglioramento della vita sono legittime.
16. La Russia era “vicina” ai manifestanti di piazza Maidan che rifiutavano la corruzione, il mal governare dello Stato e la povertà. Erano tutte rivendicazioni legittime secondo Mosca.
17. Nel 2013 tre milioni di ucraini sono emigrati in Russia per lavoro, le loro entrate furono di 20 milioni di dollari, circa il 12% del PIL dell’Ucraina.
18. Tuttavia il 21 febbraio del 2014 i cospiratori hanno rovesciato un governo legittimo, preso illegalmente il potere ricorrendo al terrore, agli omicidi e ai saccheggi. Alcuni nazionalisti, neonazisti nemici dei russi e antisemiti hanno eseguito questo golpe e ora sono al comando.
19. Gli Stati Uniti e l’Europa occidentale sono complici in questo colpo di stato e riconoscono ufficialmente le nuove autorità.
20. Il nuovo Governo de facto ha immediatamente presentato una proposta di legge di revisione della politica linguistica, una diretta violazione dei diritti delle minoranze etniche, con l’obiettivo, tra l’altro, di proibire la lingua russa.
21. Oggi non vi è nessuna autorità esecutiva legittima in Ucraina.
22. I sostenitori dell’autorità legittima sono stati repressi, a partire dalla Crimea.
23. Di fronte a questi avvenimenti gli abitanti di Crimea e Sebastopoli si sono rivolti alla Russia per essere aiutati a difendere i loro diritti e le loro vite e per prevenire la diffusione degli eventi di Kiev, Donetsk, Kharkov e di altre città ucraine.
24. La Russia aveva il dovere di rispondere alla chiamata degli abitanti di Crimea che si sentivano in pericolo.
25. In nessun momento la Russia ha violato i diritti internazionali. Le forze armate russe non sono mai entrate in Crimea poiché si trovavano già li.
26. Gli accordi militari prevedono una presenza di 25.000 soldati russi in Crimea e mai si è superato
questo limite.
27. Il Consiglio Supremo della Crimea, prevedendo che le nuove autorità golpiste non avrebbero garantito i diritti della regione, ha preso come riferimento la Carta delle Nazioni Unite e più precisamente il diritto dei popoli all’autodeterminazione per dichiarare la sua indipendenza e organizzare un referendum.
28. Il 16 marzo 2014 l’82% degli elettori ha partecipato alla consultazione e il 96% dei votanti si è pronunciato a favore della riunificazione con la Russia.
29. L’Ucraina nel ’91 adottò lo stesso procedimento quando decise di separarsi dall’URSS. L’Ucraina ha approfittato di questo diritto e ora lo nega agli abitanti della Crimea. Perché?
30. La popolazione della Crimea è di 2,2 milioni di persone tra cui 1,5 milioni di russi, 350mila ucraini madrelingua russa e 300mila tartari.
31. Le autorità della Crimea hanno usato esattamente lo stesso procedimento del Kosovo quando decise di separarsi dalla Serbia, con l’appoggio dei paesi occidentali, senza chiedere autorizzazioni alle autorità centrali.
32. Sulla base dell’Art.2 del Capitolo 1 della Carta delle Nazioni Unite, la Corte Internazionale dell’ONU ha approvato tale decisione. “Nessun divieto generale può essere dedotto dai precedenti del Consiglio di Sicurezza per quanto riguarda le dichiarazioni d’indipendenza. Il diritto generale internazionale non prevede alcun divieto contro le dichiarazioni d’indipendenza”.
33. Il 17 aprile del 2009, per quanto riguarda il Kosovo, gli Stati Uniti hanno sottoposto alla Corte Internazionale delle Nazioni Unite il seguente testo: “Le dichiarazioni d’indipendenza possono, ed è questo il caso, violare le leggi nazionali. Tuttavia ciò non costituisce una violazione del diritto internazionale”.
34. I principi validi per il Kosovo devono esserlo anche per la Crimea.
35. L’esercito russo non ha sparato nemmeno una volta e non ha causato alcuna vittima.
36. La situazione Ucraina riflette il mondo di oggi. I paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, preferiscono la forza delle armi a quella dei diritti e pensano di poter decidere autonomamente il destino del mondo. Usano la forza con gli stati sovrani, creano coalizioni basandosi sul seguente principio: “Se non siete con noi siete contro di noi”.
37. “Per dare un’apparenza di legittimità alle sue aggressioni obbligano le organizzazioni internazionali ad adottare le necessarie contromisure, e se per un qualsiasi motivo non funziona ignorano semplicemente il Consiglio di Sicurezza dell’ONU e le Nazioni Unite intere”.
38. Un esempio è la Yugoslavia nel 1999 quando Belgrado fu bombardata per settimane senza alcuna risoluzione dell’ONU. Stessa cosa per Afghanistan e Iraq. In quanto alla Libia si è violata la risoluzione del Consiglio di Sicurezza perché invece di imporre una no fly-zone hanno cominciato a bombardarla.
39. Il colpo di Stato in Ucraina, organizzato dai paesi occidentali, ha l’obiettivo di impedire l’integrazione eurasiatica.
40. L’espansione della NATO verso Est e il dispiegamento di strutture militari, come i sistemi di difesa antimissile, alle porte della Russia, sono le prove lampanti di questo.
41. In Ucraina le nazioni occidentali hanno passato la “linea rossa”.
42. Milioni di russi vivono in Ucraina e in Crimea, bisogna mancare d’istinto politico per non prevedere le conseguenze di tali atti.
43. La Russia si è trovata in una posizione dalla quale non poteva ritirarsi. Se si comprime al massimo una molla un giorno questa libererà una gran forza. Si dovrebbe saperlo questo.
44. La Russia è un partecipante indipendente e attivo negli affari internazionali, come altri paesi ha i propri interessi nazionali da prendere in considerazione e rispettare. Soprattutto con la prospettiva che l’Ucraina si integri alla NATO.
45. Il popolo russo aspira a ristabilire l’unità del suo territorio, del quale fa parte la Crimea.
46. Il rispetto per i diritti dei russi e degli abitanti di lingua russa in Ucraina sono “la garanzia di stabilità dello stato ucraino e della sua integrità territoriale”.
47. La Russia vuole mantenere relazioni amichevoli con l'Ucraina.
48. Secondo alcune indagini condotte in Russia, il 92% dei cittadini è a favore della riunificazione della Crimea con la Russia.
49. La Crimea in futuro avrà tre lingue nazionali tutte sullo stesso piano d’importanza: russo, ucraino e tartaro.
50. La crisi ucraina si deve risolvere attraverso la politica e la diplomazia secondo la costituzione del paese. Il linguaggio della forza, coercizione o minaccia non avrà nessun effetto sulla Russia.
Salim Lamrani
Fonte: www.rebelion.org
Link http://www.rebelion.org/noticia.php?id=182950
Tratto da: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13220
5.04.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIANLUCA MARTIN
Nota:
[1] Vladimir Putin, «Discorso del 18 marzo 2014», Kremlin, 18 marzo 2014. http://eng.kremlin.ru/news/6889 (sito consultato il 20 marzo 2014). Versione in francese: http://www.sayed7asan.blogspot.fr (sito consultato il 20 marzo 2014). Versione in spagnolo: http://www.radionicaragua.com.ni/noticias/ver/titulo:7186-discurso-de-presidente-de-la-federacion-de-rusia-vladimir-putin-ante-los-diputados-de-la-duma-estatal (sito consultato il 20 marzo 2014).
giovedì 10 aprile 2014
Donetsk e Lugansk, implode l’Ucraina
Aleksandr Bojtsov Strategic Culture Foundation 10/04/2014
Fonte: Aurora sito
Dal
6-7 aprile la situazione nelle zone sud-orientali dell’Ucraina evolve
con velocità sorprendente. I manifestanti di Kharkov, Donetsk e Lugansk
si sono riuniti per “protestare nel giorno del riposo”. Ma questa volta
non è andata come normalmente avviene prima che inizi un’altra
settimana di lavoro. I manifestanti hanno continuato l’azione. A
Kharkov, la prima capitale dell’Ucraina, hanno respinto l’attacco dei
militanti di Fazione Destra, facendoli strisciare attraverso il
“corridoio della vergogna”. Poi i manifestanti hanno sequestrato la sede
dell’amministrazione regionale fino al mattino, quando l’edificio fu
riconquistato dalle forze di polizia inviate da Kiev. E’ stato molto più
difficile a Lugansk, città dei discendenti dei cosacchi del Don. In
questo caso, i manifestanti hanno preso d’assalto l’ufficio del Servizio
di Sicurezza ucraino (SBU), entrando in possesso di armi e pronti a
respingere gli attacchi. C’erano molti ex-militari tra i manifestanti
che hanno saputo condurre azioni di combattimento… Negli importanti
eventi svoltisi a Donetsk, numerosi edifici amministrativi sono stati
occupati, creando la “repubblica popolare” sovrana ed indipendente da
Kiev, e proclamando il referendum sullo status della repubblica per l’11
maggio. I manifestanti hanno anche fatto appello a Mosca per inviare
forze di pace nella regione. Marjupol, centro industriale e città
portuale, è stata anche occupata da coloro che si oppongono al governo
ad interim nella capitale.
Kiev non può ignorare gli eventi. Agendo da forze anfibie, i politici di Kiev sbarcavano a frotte nei centri amministrativi, tra cui Julija Timoshenko, che non detiene cariche ufficiali. Alla conferenza stampa all’aeroporto, ha detto che i manifestanti sono mercenari e agenti dei servizi di sicurezza russi. Secondo informazioni confidenziali provenienti da ambienti governativi a Kiev, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina e Valentin Nalivajchenko, capo del Servizio di Sicurezza ucraino (SBU), insistono a che le proteste a Kharkov e Lugansk siano represse con la forza mentre vuote promesse devono minare il morale dei manifestanti di Donetsk.
Dal crollo dell’Unione Sovietica, la Crimea è vista come elemento speciale territoriale dai deboli legami con la terraferma e pronta a “partire per la Russia” in qualsiasi momento. Il caso è molto diverso per le regioni filo-russe come il Donbass. La loro secessione sembrava sempre improbabile perché erano profondamente integrate con il resto del Paese. Una cosa è tagliare l’istmo di Perekop e il ponte Chongar, altra è chiudere le molte miglia di frontiera terrestre con le regioni limitrofe. Tutte le regioni sud-orientali, che si oppongono a Kiev, hanno un potenziale industriale sviluppato; tagliare i rapporti economici con le altre regioni del Paese rappresentava una grave minaccia per il benessere del popolo. Ciò ha scoraggiato i manifestanti dal compiere passi decisi volti alla separazione dal resto dell’Ucraina. Ma la decisione di Kiev di chiudere le miniere del Donbass lasciando oltre 70 mila persone senza lavoro, è stato il punto di svolta. Inoltre, le altre simili misure di austerità draconiane e le minacce a russi e russofoni espresse dai politici, hanno aggiunto benzina al fuoco. In realtà, Donetsk e Lugansk, città che erano politicamente passive, hanno fatto implodere la situazione nel sud-est dell’Ucraina. Non è un caso che gli Stati Uniti diano tanta attenzione agli eventi che possano fare da esempio avviando una reazione a catena fino alle regioni centrali e settentrionali come Kherson, Nikolaev, Odessa, Dnepropetrovsk, Zaporozhe, Poltava, Sumy, Chernigov, Cherkassij, Kirovograd e la grande città di Kharkov.
Gli eventi a Donetsk e Lugansk possono innescare proteste su larga scala contro il regime neo-nazista a Kiev, e poi un effetto domino farà crollare l’intera struttura costruita dai golpisti giunti al potere con il colpo di Stato auspicato dagli Stati Uniti.
Kiev non può ignorare gli eventi. Agendo da forze anfibie, i politici di Kiev sbarcavano a frotte nei centri amministrativi, tra cui Julija Timoshenko, che non detiene cariche ufficiali. Alla conferenza stampa all’aeroporto, ha detto che i manifestanti sono mercenari e agenti dei servizi di sicurezza russi. Secondo informazioni confidenziali provenienti da ambienti governativi a Kiev, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina e Valentin Nalivajchenko, capo del Servizio di Sicurezza ucraino (SBU), insistono a che le proteste a Kharkov e Lugansk siano represse con la forza mentre vuote promesse devono minare il morale dei manifestanti di Donetsk.
Dal crollo dell’Unione Sovietica, la Crimea è vista come elemento speciale territoriale dai deboli legami con la terraferma e pronta a “partire per la Russia” in qualsiasi momento. Il caso è molto diverso per le regioni filo-russe come il Donbass. La loro secessione sembrava sempre improbabile perché erano profondamente integrate con il resto del Paese. Una cosa è tagliare l’istmo di Perekop e il ponte Chongar, altra è chiudere le molte miglia di frontiera terrestre con le regioni limitrofe. Tutte le regioni sud-orientali, che si oppongono a Kiev, hanno un potenziale industriale sviluppato; tagliare i rapporti economici con le altre regioni del Paese rappresentava una grave minaccia per il benessere del popolo. Ciò ha scoraggiato i manifestanti dal compiere passi decisi volti alla separazione dal resto dell’Ucraina. Ma la decisione di Kiev di chiudere le miniere del Donbass lasciando oltre 70 mila persone senza lavoro, è stato il punto di svolta. Inoltre, le altre simili misure di austerità draconiane e le minacce a russi e russofoni espresse dai politici, hanno aggiunto benzina al fuoco. In realtà, Donetsk e Lugansk, città che erano politicamente passive, hanno fatto implodere la situazione nel sud-est dell’Ucraina. Non è un caso che gli Stati Uniti diano tanta attenzione agli eventi che possano fare da esempio avviando una reazione a catena fino alle regioni centrali e settentrionali come Kherson, Nikolaev, Odessa, Dnepropetrovsk, Zaporozhe, Poltava, Sumy, Chernigov, Cherkassij, Kirovograd e la grande città di Kharkov.
Gli eventi a Donetsk e Lugansk possono innescare proteste su larga scala contro il regime neo-nazista a Kiev, e poi un effetto domino farà crollare l’intera struttura costruita dai golpisti giunti al potere con il colpo di Stato auspicato dagli Stati Uniti.
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Crisi ucraina, la relazione del comunista russo Nikolaj Arefiev a Città del Messico
Cari compagni ed amici,
Permettetemi in primo luogo di trasmettervi un fraterno saluto del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, del Presidente del partito Gennadij Zjuganov e di tutti i comunisti della Russia.
Permettetemi in primo luogo di trasmettervi un fraterno saluto del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, del Presidente del partito Gennadij Zjuganov e di tutti i comunisti della Russia.
Esprimiamo il nostro ringraziamento al Partito del Lavoro (del Messico, ndr)
per l’invito che tutti gli anni riceve il nostro partito a partecipare a
questo seminario che nell’ultimo decennio è divenuto un significativo
esempio nel movimento del socialismo internazionale. Qui si analizzano
problemi più che mai attuali della vita politica, sociale ed economica
moderna ed i problemi del movimento comunista e di sinistra.
Nelle ultime settimane, nella vita del nostro partito e della Russia si sono prodotti importanti eventi. Voi lo sapete bene. Siamo legati all’Ucraina ed al fraterno popolo ucraino. Vergognosamente, la copertura informativa dei mezzi di comunicazione borghesi è molto tendenziosa e tergiversante. Desideriamo esporvi questi eventi in maniera obiettiva ed imparziale.
Negli ultimi anni, lo sviluppo della situazione politica in Ucraina è stato determinato soprattutto da un’aspra lotta tra i due gruppi del grande capitale “compradoro”, i cui interessi sono rappresentati dal Partito delle Regioni da un lato, ed i partiti che stavano all’opposizione: “Batkishvina” (Patria), “Udar” (Colpo) di Vitalij Klitshko, ed il neonazista “Svoboda” (Libertà), dall’altro.
Il risultato politico, della politica socio-economica ed estera ufficiale, con un totale disprezzo degli interessi delle ampie masse popolari, è stato il pericoloso deterioramento delle relazioni tra Ucraina e Russia, la caduta catastrofica della fiducia della popolazione verso tutte le istituzioni del potere pubblico, affetto dalla corruzione da cima a fondo. L’economia ucraina ha affrontato il pericolo del default. L’Ucraina si è vista minacciata dalla divisione e dalla perdita dello Stato. Quando è divenuta inevitabile l’espansione del malcontento popolare, se ne sono approfittate le forze di opposizione filo-occidentali che tentano oggi di imporre la loro volontà e la loro ideologia nazista a tutto il Paese. Il confronto, crudamente, ha raggiunto il massimo grado: decine, centinaia di cittadini hanno affollato Piazza Majdan a Kiev e le strade di altre città.
Da una legittima protesta hanno tratto vantaggio gli estremisti e i seguaci di Stepan Bandera che hanno instaurato un governo totalmente illegale e incapace di governare in modo normale.
Nelle vie di Kiev si è scatenata una spirale di violenza che ha trovato una copertura mediatica unilaterale tanto in Ucraina quanto all’estero. I bellicosi seguaci di Bandera sono stati presentati come pacifici manifestanti per la causa popolare, ed i loro oppositori come nemici del popolo. Tuttavia, nel mondo molte persone capiscono che la causa dell’Euromajdan vanno oltre i limiti del rifiuto di Janukovich a sottoscrivere l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Dalla caduta del Terzo Reich, l’Europa affronta per la prima volta il perfido tentativo di rianimare il fascismo in Ucraina. Di conseguenza le lezioni della tragedia ucraina causata dalle potenze occidentali assumono oggi un significato pratico per tutti. Per questo è necessario conoscere e comprendere il meccanismo della messa in atto delle “rivoluzioni sporche” nel Nord Africa e in Ucraina.
La rinascita del neonazismo in Ucraina pone in evidenza la condizione neocoloniale dell’Ucraina nel sistema globale moderno con la connivenza diretta degli Stati Uniti. Il ruolo cinico del Nord America nella organizzazione del golpe fascista sulle rive dell’antico Dnestr non sorprende nessuno. Gli Stati Uniti sono sempre stati dalla parte delle forze di destra per raggiungere i propri obiettivi geopolitici. D’altra parte, l’estensione dell’estremismo di destra in Ucraina deve essere analizzata nel contesto della crescente fascistizzazione dell’Europa nella condizione dell’acutizzazione della crisi globale del capitalismo. Ciò va creando una minaccia diretta alle basi della democrazia a livello mondiale.
Dimostra che la borghesia transnazionale ha portato l’Umanità ad un vicolo senza uscita, precludendo le possibilità pacifiche di sviluppo e puntando sempre più sulla violenza organizzata e sulla guerra agli albori del nuovo secolo. Gli Stati Uniti e la NATO hanno cambiato la pratica delle “rivoluzioni colorate” relativamente pacifiche con l’organizzazione di “insurrezioni di massa” nei paesi del “Terzo Mondo” e in “via di sviluppo”. Queste insurrezioni sono chiamate più frequentemente “rivoluzioni sporche” con l’obiettivo di rovesciare i regimi indesiderati con altri più docili.
Esiste una circostanza senza la quale è impossibile comprendere il significato di ciò che succede in Ucraina. Quello che avviene in Ucraina è l’espressione del confronto secolare tra Occidente (ora rappresentato da Stati Uniti, Unione Europea e NATO) da un lato, e Russia dall’altro. In tale confronto l’imperialismo nordamericano ed i suoi alleati europei cercano di destabilizzare l’equilibrio geostrategico vigente in Europa, separare l’Ucraina dai suoi alleati naturali nell’Est, ed imporre ad essa una scelta di civiltà estranea ai nostri popoli slavi.
In tale contesto merita attenzione la valutazione dell’essenza del problema ucraino data dal marxista canadese, professore emerito di Sociologia, James Petras: “Il conflitto tra Ucraina, Unione Europea e Russia – sottolinea – danneggia gli interessi economici secondari nordamericani, e danneggia tanto più gli interessi militari potenzialmente importanti degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sostengono la politica europea dell’incorporamento dell’Ucraina nel suo sistema economico e commerciale. L’Unione Europea sarà la principale beneficiaria del saccheggio dell’Ucraina, della penetrazione dei suoi mercati e dell’ottenimento di favolosi benefici finanziari. Gli Stati Uniti sono principalmente interessati all’incorporamento dell’Ucraina nella NATO come parte integrante della propria politica di accerchiamento della Russia. Niente potrà distogliere l’imperialismo nordamericano dalla volontà di conseguire questo obiettivo. Adotterà qualche misura per incorporare l’Ucraina nella NATO e convertire il suo territorio in una piazza d’armi antirussa. L’adesione dell’Ucraina alla NATO porterà alla sua partecipazione in tutte le avventure militariste degli Stati Uniti, la obbligherà a fornire la “carne da cannone” per i “punti caldi” di interesse della NATO e a partecipare alla guerra fratricida con la Federazione Russa, dove vivono 18 milioni di persone di origine ucraina. L’installazione delle basi militari degli Stati Uniti in Ucraina, permetterà loro di svolgere ricognizioni elettroniche e altre loro modalità sul nostro territorio e dispiegare il Sistema di Difesa Anti-missile sulla frontiera con la Russia. E’ sotto questo punto di vista che gli intenti di Janukovich di ampliare la cooperazione economica con la Russia furono recepiti dagli Stati Uniti e dai loro satelliti europei ed il suo rifiuto di sottoscrivere l’Accordo di Associazione con l’UE ha provocato l’ondata di isteria a Washington ed a Bruxelles. Il menzionato accordo prevede come obiettivo di separare per sempre l’Ucraina dalla Russia. D’altra parte la sua finalità è di debilitare l’Ucraina e la Russia come competitori degli Stati Uniti e dei Paesi dell’UE mediante la liquidazione dei resti del complesso economico unitario dell’URSS nel territorio di due nazioni storicamente vicine”.
Guidati dall’ossessione di far avanzare i propri interessi geostrategici in Ucraina, gli Stati Uniti hanno forzato con tutti i mezzi la sostituzione del regime di Janukovich, incluso l’accrescimento della pressione sui loro satelliti europei e l’assunzione di varie funzioni che prima erano prerogativa dell’Unione Europea. I nuovi “padri della nazione”, che sono arrivati al potere mediante un colpo di Stato e si sono auto-proclamati “salvatori della patria”, poco si differenziano dai loro sostituiti. Può essere per il servizio più fedele ai propri padroni stranieri che hanno sostenuto l’“insurrezione di massa”.
Gli scenari e la loro realizzazione sono stati sviluppati dagli Stati Uniti e da altri paesi della NATO durante la “Primavera araba” nei paesi del Nord Africa. Oggi come oggi, i modelli africani si implementano in Ucraina in una nuova, più alta spirale “insorgente” con la manipolazione diretta degli “insorti” da parte della NATO e delle loro ambasciate a Kiev.
Allo stesso tempo la direzione del Majdan da parte della troika Jatsenjuk-Klitshko-Tjanjbokh porterà alla susseguente radicalizzazione dell’Euromajdan. Tutto ciò avrà delle conseguenza imprevedibili. E si determineranno per l’intromissione nelle azioni di protesta di Majdan da parte delle ambasciate delle nazioni della NATO a Kiev, Stati Uniti soprattutto. La posizione di attesa dei violenti del Majdan ricorda oggi la tregua prima del combattimento che può cessare in qualsiasi momento e portare ad una nuova “raccolta della morte” a Kiev. Per questo i ritardi nella risoluzione della crisi in Ucraina conducono alla divisione del Paese in vari frammenti “sovrani” e la pone al punto finale come Stato fallito. Seguirà, senza alcun dubbio, il trasferimento della rivoluzione “sporca” nel territorio russo per seppellire per sempre la civiltà sovietica che aveva lanciato la sfida all’imperialismo nel XX secolo. In questo contesto, le lezioni della tragedia ucraina devono convertirsi in un fattore di mobilitazione per la Federazione Russa. Il colpo di Stato perpetrato con la copertura dell’Occidente non ha tranquillizzato la divisa società ucraina. Le azioni impunite degli elementi fascistoidi, la barbarie dell’illegittimità e dell’arbitrarietà, contro le quali il nuovo potere degli impostori non intraprende alcuna azione, l’eblematica abolizione parlamentare della Legge sulla politica linguistica ha provocato una profonda indignazione nella società, soprattutto nella Repubblica Autonoma di Crimea e in varie province orientali e meridionali. Lì le persone che erano rimaste da molto tempo inattive hanno deciso di difendere i propri diritti e i propri interessi legittimi.
Oggi, molti politologi e politici si pongono una domanda: sono correlati gli eventi in Ucraina ed il referendum in Crimea? La risposta è “si” e “no” allo stesso tempo. La storia delle relazioni tra Russia e Crimea dura da oltre 250 anni. La Crimea è sempre stata parte della Russia, facendo eccezione il periodo nel quale Nikita Kruscev prese una decisione personale “regalando” la Crimea all’Ucraina.
Precedentemente le frontiere amministrative erano una formalità. Tutti noi vivevamo in un unico Stato: l’Unione Sovietica. Desideriamo che si capisca che la Federazione Russa quasi non ha famiglie che non hanno parenti in Ucraina. Quest’anno tra aprile e maggio si compiono i 70 anni di liberazione della Crimea dagli occupanti fascisti tedeschi. E su queste alture, il nuovo potere illegittimo di Kiev pretende che lì irrompano le squadracce di Bandera che hanno distrutto il centro di Kiev e che impongano alla Crimea il loro ordine nella sua essenza nazista-banderista ed apertamente fascista. Nessuna persona normale né in Ucraina, né in Crimea può accettarlo.
Possiamo affermare che gli ultimi avvenimenti in Crimea sono una reazione legittima degli abitanti al golpe di Kiev. L’essenza di ciò che è successo è la riunificazione della Crimea con la Russia. La Crimea è ritornata lì dove stava storicamente. Il processo di riunificazione è stato trasparente e democratico al massimo livello, mediante il referendum. La maggioranza schiacciante degli abitanti della Crimea e di Sebastopoli si è pronunciata in favore della riunificazione con la Russia dove avranno garantiti lo sviluppo libero della cultura, i diritti all’uguaglianza sociale e alla sicurezza. Il fatto più importante è che in questo modo si è impedito il genocidio contro il popolo russo e l’offensiva delle forze neonaziste.
Gli Stati Uniti ed i Paesi occidentali adottano sanzioni politiche ed economiche contro la Russia, dichiarando che non riconoscono i risultati del referendum in Crimea e a Sebastopoli. E’ in questo, che con un particolare cinismo si manifestano le doppie seccature dell’Occidente. Nel caso delle Isole Malvinas il referendum è legale, in Crimea no, nel Kosovo è legale, in Crimea no. I circoli governativi dell’Occidente temono la materializzazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione. Essi temono i referendum in Catalogna ed in Scozia. Per la popolazione di tali territori l’esempio della Crimea è degno di essere riproposto.
Uno dei principali risultati degli avvenimenti attuali è il fallimento del mondo unipolare. Per la prima volta negli ultimi ventidue anni la popolazione della Crimea si è opposta al regime che gli Stati Uniti hanno impiantato in Ucraina e quasi all’unanimità hanno preso la decisione di voltare verso la Russia. Il Partito Comunista della Federazione Russa ha rispettato la volontà del popolo di Crimea e Sebastopoli. Non potevamo comportarci in altro modo, per il fatto che il nostro partito è il partito del popolo.
Con una grande preoccupazione seguiamo la sorte dei nostri compagni comunisti dell’Ucraina. Sono i primi contro i quali si levano le repressioni dei nazionalisti-neofascisti. Così ha iniziato il fascismo in Germania negli anni Trenta del secolo passato. Le prime vittime del fascismo furono i comunisti. Esiste una minaccia reale di repressione del Partito Comunista. Dobbiamo stare all’erta ed essere disposti a dare appoggio ed aiuto ai nostri compagni in qualsiasi momento. Il Partito Comunista della Federazione Russa mantiene contatti con il Partito Comunista d’Ucraina e gli fornisce l’aiuto necessario. In questi giorni, si celebra il Congresso dei Comunisti dell’Ucraina. Raccomandiamo loro valore e fermezza.
Grazie per la vostra attenzione!
Nelle ultime settimane, nella vita del nostro partito e della Russia si sono prodotti importanti eventi. Voi lo sapete bene. Siamo legati all’Ucraina ed al fraterno popolo ucraino. Vergognosamente, la copertura informativa dei mezzi di comunicazione borghesi è molto tendenziosa e tergiversante. Desideriamo esporvi questi eventi in maniera obiettiva ed imparziale.
Negli ultimi anni, lo sviluppo della situazione politica in Ucraina è stato determinato soprattutto da un’aspra lotta tra i due gruppi del grande capitale “compradoro”, i cui interessi sono rappresentati dal Partito delle Regioni da un lato, ed i partiti che stavano all’opposizione: “Batkishvina” (Patria), “Udar” (Colpo) di Vitalij Klitshko, ed il neonazista “Svoboda” (Libertà), dall’altro.
Il risultato politico, della politica socio-economica ed estera ufficiale, con un totale disprezzo degli interessi delle ampie masse popolari, è stato il pericoloso deterioramento delle relazioni tra Ucraina e Russia, la caduta catastrofica della fiducia della popolazione verso tutte le istituzioni del potere pubblico, affetto dalla corruzione da cima a fondo. L’economia ucraina ha affrontato il pericolo del default. L’Ucraina si è vista minacciata dalla divisione e dalla perdita dello Stato. Quando è divenuta inevitabile l’espansione del malcontento popolare, se ne sono approfittate le forze di opposizione filo-occidentali che tentano oggi di imporre la loro volontà e la loro ideologia nazista a tutto il Paese. Il confronto, crudamente, ha raggiunto il massimo grado: decine, centinaia di cittadini hanno affollato Piazza Majdan a Kiev e le strade di altre città.
Da una legittima protesta hanno tratto vantaggio gli estremisti e i seguaci di Stepan Bandera che hanno instaurato un governo totalmente illegale e incapace di governare in modo normale.
Nelle vie di Kiev si è scatenata una spirale di violenza che ha trovato una copertura mediatica unilaterale tanto in Ucraina quanto all’estero. I bellicosi seguaci di Bandera sono stati presentati come pacifici manifestanti per la causa popolare, ed i loro oppositori come nemici del popolo. Tuttavia, nel mondo molte persone capiscono che la causa dell’Euromajdan vanno oltre i limiti del rifiuto di Janukovich a sottoscrivere l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Dalla caduta del Terzo Reich, l’Europa affronta per la prima volta il perfido tentativo di rianimare il fascismo in Ucraina. Di conseguenza le lezioni della tragedia ucraina causata dalle potenze occidentali assumono oggi un significato pratico per tutti. Per questo è necessario conoscere e comprendere il meccanismo della messa in atto delle “rivoluzioni sporche” nel Nord Africa e in Ucraina.
La rinascita del neonazismo in Ucraina pone in evidenza la condizione neocoloniale dell’Ucraina nel sistema globale moderno con la connivenza diretta degli Stati Uniti. Il ruolo cinico del Nord America nella organizzazione del golpe fascista sulle rive dell’antico Dnestr non sorprende nessuno. Gli Stati Uniti sono sempre stati dalla parte delle forze di destra per raggiungere i propri obiettivi geopolitici. D’altra parte, l’estensione dell’estremismo di destra in Ucraina deve essere analizzata nel contesto della crescente fascistizzazione dell’Europa nella condizione dell’acutizzazione della crisi globale del capitalismo. Ciò va creando una minaccia diretta alle basi della democrazia a livello mondiale.
Dimostra che la borghesia transnazionale ha portato l’Umanità ad un vicolo senza uscita, precludendo le possibilità pacifiche di sviluppo e puntando sempre più sulla violenza organizzata e sulla guerra agli albori del nuovo secolo. Gli Stati Uniti e la NATO hanno cambiato la pratica delle “rivoluzioni colorate” relativamente pacifiche con l’organizzazione di “insurrezioni di massa” nei paesi del “Terzo Mondo” e in “via di sviluppo”. Queste insurrezioni sono chiamate più frequentemente “rivoluzioni sporche” con l’obiettivo di rovesciare i regimi indesiderati con altri più docili.
Esiste una circostanza senza la quale è impossibile comprendere il significato di ciò che succede in Ucraina. Quello che avviene in Ucraina è l’espressione del confronto secolare tra Occidente (ora rappresentato da Stati Uniti, Unione Europea e NATO) da un lato, e Russia dall’altro. In tale confronto l’imperialismo nordamericano ed i suoi alleati europei cercano di destabilizzare l’equilibrio geostrategico vigente in Europa, separare l’Ucraina dai suoi alleati naturali nell’Est, ed imporre ad essa una scelta di civiltà estranea ai nostri popoli slavi.
In tale contesto merita attenzione la valutazione dell’essenza del problema ucraino data dal marxista canadese, professore emerito di Sociologia, James Petras: “Il conflitto tra Ucraina, Unione Europea e Russia – sottolinea – danneggia gli interessi economici secondari nordamericani, e danneggia tanto più gli interessi militari potenzialmente importanti degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sostengono la politica europea dell’incorporamento dell’Ucraina nel suo sistema economico e commerciale. L’Unione Europea sarà la principale beneficiaria del saccheggio dell’Ucraina, della penetrazione dei suoi mercati e dell’ottenimento di favolosi benefici finanziari. Gli Stati Uniti sono principalmente interessati all’incorporamento dell’Ucraina nella NATO come parte integrante della propria politica di accerchiamento della Russia. Niente potrà distogliere l’imperialismo nordamericano dalla volontà di conseguire questo obiettivo. Adotterà qualche misura per incorporare l’Ucraina nella NATO e convertire il suo territorio in una piazza d’armi antirussa. L’adesione dell’Ucraina alla NATO porterà alla sua partecipazione in tutte le avventure militariste degli Stati Uniti, la obbligherà a fornire la “carne da cannone” per i “punti caldi” di interesse della NATO e a partecipare alla guerra fratricida con la Federazione Russa, dove vivono 18 milioni di persone di origine ucraina. L’installazione delle basi militari degli Stati Uniti in Ucraina, permetterà loro di svolgere ricognizioni elettroniche e altre loro modalità sul nostro territorio e dispiegare il Sistema di Difesa Anti-missile sulla frontiera con la Russia. E’ sotto questo punto di vista che gli intenti di Janukovich di ampliare la cooperazione economica con la Russia furono recepiti dagli Stati Uniti e dai loro satelliti europei ed il suo rifiuto di sottoscrivere l’Accordo di Associazione con l’UE ha provocato l’ondata di isteria a Washington ed a Bruxelles. Il menzionato accordo prevede come obiettivo di separare per sempre l’Ucraina dalla Russia. D’altra parte la sua finalità è di debilitare l’Ucraina e la Russia come competitori degli Stati Uniti e dei Paesi dell’UE mediante la liquidazione dei resti del complesso economico unitario dell’URSS nel territorio di due nazioni storicamente vicine”.
Guidati dall’ossessione di far avanzare i propri interessi geostrategici in Ucraina, gli Stati Uniti hanno forzato con tutti i mezzi la sostituzione del regime di Janukovich, incluso l’accrescimento della pressione sui loro satelliti europei e l’assunzione di varie funzioni che prima erano prerogativa dell’Unione Europea. I nuovi “padri della nazione”, che sono arrivati al potere mediante un colpo di Stato e si sono auto-proclamati “salvatori della patria”, poco si differenziano dai loro sostituiti. Può essere per il servizio più fedele ai propri padroni stranieri che hanno sostenuto l’“insurrezione di massa”.
Gli scenari e la loro realizzazione sono stati sviluppati dagli Stati Uniti e da altri paesi della NATO durante la “Primavera araba” nei paesi del Nord Africa. Oggi come oggi, i modelli africani si implementano in Ucraina in una nuova, più alta spirale “insorgente” con la manipolazione diretta degli “insorti” da parte della NATO e delle loro ambasciate a Kiev.
Allo stesso tempo la direzione del Majdan da parte della troika Jatsenjuk-Klitshko-Tjanjbokh porterà alla susseguente radicalizzazione dell’Euromajdan. Tutto ciò avrà delle conseguenza imprevedibili. E si determineranno per l’intromissione nelle azioni di protesta di Majdan da parte delle ambasciate delle nazioni della NATO a Kiev, Stati Uniti soprattutto. La posizione di attesa dei violenti del Majdan ricorda oggi la tregua prima del combattimento che può cessare in qualsiasi momento e portare ad una nuova “raccolta della morte” a Kiev. Per questo i ritardi nella risoluzione della crisi in Ucraina conducono alla divisione del Paese in vari frammenti “sovrani” e la pone al punto finale come Stato fallito. Seguirà, senza alcun dubbio, il trasferimento della rivoluzione “sporca” nel territorio russo per seppellire per sempre la civiltà sovietica che aveva lanciato la sfida all’imperialismo nel XX secolo. In questo contesto, le lezioni della tragedia ucraina devono convertirsi in un fattore di mobilitazione per la Federazione Russa. Il colpo di Stato perpetrato con la copertura dell’Occidente non ha tranquillizzato la divisa società ucraina. Le azioni impunite degli elementi fascistoidi, la barbarie dell’illegittimità e dell’arbitrarietà, contro le quali il nuovo potere degli impostori non intraprende alcuna azione, l’eblematica abolizione parlamentare della Legge sulla politica linguistica ha provocato una profonda indignazione nella società, soprattutto nella Repubblica Autonoma di Crimea e in varie province orientali e meridionali. Lì le persone che erano rimaste da molto tempo inattive hanno deciso di difendere i propri diritti e i propri interessi legittimi.
Oggi, molti politologi e politici si pongono una domanda: sono correlati gli eventi in Ucraina ed il referendum in Crimea? La risposta è “si” e “no” allo stesso tempo. La storia delle relazioni tra Russia e Crimea dura da oltre 250 anni. La Crimea è sempre stata parte della Russia, facendo eccezione il periodo nel quale Nikita Kruscev prese una decisione personale “regalando” la Crimea all’Ucraina.
Precedentemente le frontiere amministrative erano una formalità. Tutti noi vivevamo in un unico Stato: l’Unione Sovietica. Desideriamo che si capisca che la Federazione Russa quasi non ha famiglie che non hanno parenti in Ucraina. Quest’anno tra aprile e maggio si compiono i 70 anni di liberazione della Crimea dagli occupanti fascisti tedeschi. E su queste alture, il nuovo potere illegittimo di Kiev pretende che lì irrompano le squadracce di Bandera che hanno distrutto il centro di Kiev e che impongano alla Crimea il loro ordine nella sua essenza nazista-banderista ed apertamente fascista. Nessuna persona normale né in Ucraina, né in Crimea può accettarlo.
Possiamo affermare che gli ultimi avvenimenti in Crimea sono una reazione legittima degli abitanti al golpe di Kiev. L’essenza di ciò che è successo è la riunificazione della Crimea con la Russia. La Crimea è ritornata lì dove stava storicamente. Il processo di riunificazione è stato trasparente e democratico al massimo livello, mediante il referendum. La maggioranza schiacciante degli abitanti della Crimea e di Sebastopoli si è pronunciata in favore della riunificazione con la Russia dove avranno garantiti lo sviluppo libero della cultura, i diritti all’uguaglianza sociale e alla sicurezza. Il fatto più importante è che in questo modo si è impedito il genocidio contro il popolo russo e l’offensiva delle forze neonaziste.
Gli Stati Uniti ed i Paesi occidentali adottano sanzioni politiche ed economiche contro la Russia, dichiarando che non riconoscono i risultati del referendum in Crimea e a Sebastopoli. E’ in questo, che con un particolare cinismo si manifestano le doppie seccature dell’Occidente. Nel caso delle Isole Malvinas il referendum è legale, in Crimea no, nel Kosovo è legale, in Crimea no. I circoli governativi dell’Occidente temono la materializzazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione. Essi temono i referendum in Catalogna ed in Scozia. Per la popolazione di tali territori l’esempio della Crimea è degno di essere riproposto.
Uno dei principali risultati degli avvenimenti attuali è il fallimento del mondo unipolare. Per la prima volta negli ultimi ventidue anni la popolazione della Crimea si è opposta al regime che gli Stati Uniti hanno impiantato in Ucraina e quasi all’unanimità hanno preso la decisione di voltare verso la Russia. Il Partito Comunista della Federazione Russa ha rispettato la volontà del popolo di Crimea e Sebastopoli. Non potevamo comportarci in altro modo, per il fatto che il nostro partito è il partito del popolo.
Con una grande preoccupazione seguiamo la sorte dei nostri compagni comunisti dell’Ucraina. Sono i primi contro i quali si levano le repressioni dei nazionalisti-neofascisti. Così ha iniziato il fascismo in Germania negli anni Trenta del secolo passato. Le prime vittime del fascismo furono i comunisti. Esiste una minaccia reale di repressione del Partito Comunista. Dobbiamo stare all’erta ed essere disposti a dare appoggio ed aiuto ai nostri compagni in qualsiasi momento. Il Partito Comunista della Federazione Russa mantiene contatti con il Partito Comunista d’Ucraina e gli fornisce l’aiuto necessario. In questi giorni, si celebra il Congresso dei Comunisti dell’Ucraina. Raccomandiamo loro valore e fermezza.
Grazie per la vostra attenzione!
Nikolaj Arefiev
Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa
Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa
mercoledì 9 aprile 2014
Dell’Ucraina alla NATO, dalla Germania alla Russia
Dedefensa, 9 aprile 2014
Fonte: Aurora sito
Ognuno
parla della seconda fase della crisi ucraina, della situazione in
rapido peggioramento nella parte russofona dell’Ucraina meridionale e
orientale. In questa processo il referendum in Crimea fu la prima fase.
Seguiamo tali resoconti, ma dai contenuti del tutto diversi. Per noi, la
fase 1 è iniziata nel novembre 2013, con l’incontro di Vilnius tra
l’Ucraina (Janukovich) e l’Unione europea, con le conseguenze che
conosciamo. Questa è la fase europea. Ora inizia la fase 2, con l’UE
sostituita dalla NATO (da ciò, salvo eccezioni, si potrebbe passare a
una nuova fase in cui l’UE ritornerebbe in prima linea). Finora,
infatti, l’Unione europea se non è “la punta”, è almeno
significativamente in ritirata per via dei gravi disaccordi tra i suoi
membri (v. 8 aprile 2014).
E… siamo lontani dal dire che ci sia un coordinamento, che ci sia un piano generale, costruito qua e là (Stati Uniti, blocco BAO e tutti quanti, in aggiunta alle suddette organizzazioni). Ci sono opportunità, errori, battute d’arresto, cecità, contropiedi che si confondono allo stesso tempo, o si alternano, ma è pura tattica dell’occasione e dell’opportunità in generale, piuttosto che di comunicazione. Le vera dinamica è completamente dinamica del sistema, operata da due burocrazie (UE e NATO) in un processo a catena automatizzato dove troviamo l’ideale da grande potenza e la politica del sistema, e nessuna strategia, nessun piano prestabilito, nessun coordinamento, ecc., ma semplicemente una spinta cieca e furiosa, dalla stupidità così estrema quanto la forza che la guida, la nota dinamica del superpotere. Le circostanze hanno sempre più respinto in secondo piano l’UE, e la NATO a precipitarsi nel vuoto, tanto più che i fatti permettono di “militarizzare” la crisi il più rapidamente possibile. In realtà la stupidità estrema della NATO ha il vantaggio sull’UE della previsione e dell’esperienza, e i pupazzi cui il sistema da voce, Rasmussen in primo luogo, sono all’altezza del compito, cioè nei bassifondi del pensiero.
• MK Bhadrakumar in un breve articolo (dell’8 aprile 2014) segnala la sceneggiata della NATO sul palco, con i soliti tonitruanti belle parole, giuramenti e valori storici, sempre nella testa di Rasmussen. Nessuna meraviglia che abbia eruttato in tale senso al palazzo dell’Eliseo, dove era in visita, alla presenza del nostro Presidente del pero, coronato dalla clamorosa rilegittimazione nelle ultime elezioni. Naturalmente, Bhadrakumar non segue la nostra classifica ma le solite concezioni delle relazioni internazionali; ma la sostanza della posizione della NATO e implicitamente delle conseguenti sue ambizioni, sono visibili.
“Nelle valutazioni occidentali sembra che le cose siano pericolosamente sul punto d’infiammarsi in Ucraina. Il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha usato un linguaggio particolarmente forte, mentre avvertiva in una conferenza stampa a Parigi, dopo i colloqui con il presidente Francois Hollande, che “un ulteriore intervento russo (in Ucraina) sarebbe un errore storico e avrebbe gravi conseguenze sul nostro rapporto con la Russia”. Significativamente, Rasmussen ha toccato i legami della NATO con l’Ucraina. La scorsa settimana, in un articolo, aveva fatto capire che l’adesione alla NATO era aperta per l’Ucraina. L’impulso del momento sembra apparire mentre si avvicina il vertice della NATO di settembre, in Galles. Chiaramente, l’Atto istitutivo delle relazioni reciproche, cooperazione e sicurezza (1997) tra NATO e Russia è diventato una reliquia. Tale accordo aveva lo scopo di arruolare l’allora presidente russo Boris Eltsin alla decisione dell’amministrazione di Bill Clinton, nel 1996, di fare aderire alla NATO i Paesi del Patto di Varsavia (contravvenendo all’intesa con il leader sovietico Mikhail Gorbaciov dell’allora segretario di Stato USA James Baker, secondo cui l’alleanza occidentale non si sarebbe mossa di un centimetro verso est, nel dopo-guerra fredda). Rasmussen ha detto oggi, a Parigi, “Per quanto concerne l’Atto istitutivo NATO-Russia del 1997, stiamo ora esaminando tutta le nostre relazioni con la Russia… E i ministri degli Esteri adotteranno decisioni in tale senso quando si incontreranno a giugno”. Per gli studiosi delle relazioni russo-statunitensi, gli archivi presenteranno un discorso affascinante al Consiglio Atlantico, il 20 maggio 1997, dell’allora vicesegretario di Stato Strobe Talbott che riconosceva che “la questione dell’allargamento della NATO è acutamente nevralgico per la Russia, soprattutto per la sua élite politica”. La storia ha chiuso il cerchio. In un articolo sul quotidiano Sunday Telegraph Rasmussen ha scritto, “Nessuno della NATO vuole un ritorno alla Guerra Fredda, ma vediamo che il Cremlino cerca di tornare indietro e spartirsi l’Europa in sfere d’influenza. Dobbiamo difendere i nostri valori“.
• Bhadrakumar conclude il suo commento affermando che in questo caso è Rasmussen, come al solito, “la voce del padrone”, cioè la voce di Washington. Come abbiamo visto, questa non è la nostra analisi e diremmo piuttosto che Washington, quando parla, è “la voce del caos”, che rinforza la non-politica con la vanteria propria dell’americanismo, essendo Kerry la voce di Nuland, che altro non è, naturalmente, che la voce del sistema; Rasmussen certamente è la “voce del padrone” (cos’altro potrebbe essere?), ma notando che il suo padrone è il sistema, nient’altro e niente di meno. Ha ragione Bhadrakumar quando infine dirige la sua attenzione sulla Germania: “In primo luogo, la sfida (per Washngton e la NATO) è convincere la Germania ad adottare una linea dura verso la Russia. La Germania, tuttavia, si trova in una situazione precaria, come un pezzo perspicace della rivista Spiegel spiega… “
• Passiamo a Spiegel, come Bhadrakumar ci invita. In un lungo articolo del 7 aprile 2014, il settimanale tedesco studia gli aspetti militari della situazione della crisi, cioè il rapporto di forze tra NATO e Russia, ecc. Ma il nocciolo di questo articolo, il vero soggetto, è contenuto nel titolo stesso (“La Crisi sull’Ucraina mette a nudo le lacune tra NATO e Berlino“) è in definitiva contrapporre la via diplomatica ai preparativi militari, spingendo ai loro estremi le due logiche che si oppongono, la tesi volta a cercare di riparare i rapporti con la Russia alla tesi della preparazione del confronto con la Russia. L’articolo sembra, comunque e piuttosto ambiguamente, non perdere il contatto con la parte più dura (la NATO) mentre mette implicitamente in evidenza i benefici dell'”accordo”, esponendo implicitamente la voce della ragione del ministro degli Esteri tedesco, in prima linea nella ricerca di un accordo con la Russia (questo, ovviamente, il 3 febbraio 2014). Dobbiamo quindi leggere i primi paragrafi dell’articolo di Spiegel, di cui il primo presenta l’ambiguità in questione …
“Una volta finita la Guerra Fredda, le forze armate occidentali hanno ridotto la loro attenzione sulla deterrenza militare in Europa. Di conseguenza, la crisi ucraina ha sorpreso la NATO, precipitatasi a cercare una risposta adeguata alla Russia. La Germania è riluttante ad andare avanti. Frank-Walter Steinmeier non ha perso tempo ritornando a Berlino dalla riunione dei ministri degli Esteri della NATO a Bruxelles, la scorsa settimana. Andò dritto al parlamento per informare i deputati tedeschi delle decisioni raggiunte. E l’ha fatto nel modo che dovrebbe essere percepito mentre negozia la crisi sulla Crimea: tranquillo, riservato e puntuale. Infatti, l’unica volta che ha mostrato emozione durante la riunione della commissione per gli Affari Esteri, fu quando parlava il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen. In precedenza, Rasmussen aveva pubblicato un editoriale sul quotidiano tedesco Die Welt dicendo che l’adesione dell’Ucraina alla NATO è fondamentalmente aperta. “Il diritto degli Stati sovrani a determinare il proprio futuro è uno dei fondamenti della moderna Europa”, ha scritto. Questo però s’allontana significativamente dall’attenzione della Germania per la de-escalation del confronto con la Russia. “L’adesione alla NATO dell’Ucraina non è prevista”, sbuffò Steinmeier. Disse che la politica estera correva il pericolo di militarizzarsi, aggiungendo che era giunto il momento per i leader politici di avere il sopravvento. Steinmeier, però, è pienamente consapevole che il corso che Rasmussen progetta non scomparirà tanto presto. Già i preparativi sono iniziati per il prossimo vertice dei capi di Stato e di governo della NATO per settembre. Finora c’è solo un punto all’ordine del giorno: la nuova strategia della NATO. Berlino è scettica e preoccupata”.
• Si aggiunga un elemento al dossier, la lettera aperta di centinaia di cittadini tedeschi, artisti, accademici, scientifici, giornalistici, esperti, legali, ecc. a seguito dell’iniziativa di un ex tenente-colonnello della Luftwaffe, Jochen Scholz, già segnalatosi diversi anni fa per attivismo antiamericanista (antisistema). RussiaToday, che ha intervistato Scholz, pubblicizza questo documento, il 9 aprile 2014. (Per non essere sospettati, cioè condannati e giustiziati per falso e commento falso da BHL o Victoria Nuland-Fuck, ci affrettiamo a presentare il link al testo della lettera e ai nomi dei firmatari).
“L’ex-tenente colonnello dell’aeronautica tedesca Jochen Scholz ha scritto una lettera aperta al leader russo in risposta al discorso che Putin fece il 18 marzo 2014 sulla riunificazione della Crimea alla Russia. La lettera è stata firmata da centinaia di tedeschi, tra cui avvocati, giornalisti, medici, militari, studiosi, scienziati, diplomatici e storici. In tale lettera gli intellettuali tedeschi hanno detto che il discorso di Putin si “appella direttamente al popolo tedesco” e merita una “risposta positiva corrispondente ai veri sentimenti dei tedeschi. La lettera riconosce che l’Unione Sovietica svolse un ruolo decisivo nella liberazione dell’Europa dalla Germania nazista e ha sostenuto la riunificazione della Germania e la sua ascesa nella NATO dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione del Patto di Varsavia. Poi il presidente degli Stati Uniti George Bush Sr. aveva assicurato alla Russia che la NATO non si sarebbe allargata ad est, eppure nonostante la dimostrazione di fiducia di Mosca, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno violato tale impegno, dice Scholz. L’espansione della NATO nelle repubbliche ex-sovietiche, la creazione di basi militari nei Paesi dell’ex-Patto di Varsavia e la messa a punto di un sistema di difesa missilistico in Europa orientale, mentre gli Stati Uniti unilateralmente si ritiravano dal trattato ABM, sono una flagrante violazione delle promesse”, si legge nella lettera. (…) In un’intervista a RT, Scholz ha elaborato la sua posizione sostenendo che gli interessi e la visione dell’ordine mondiale degli Stati Uniti, in cui al continente è assegnato il ruolo di “vassallo” di Washington, sono diversi dagli interessi europei. “Durante la Guerra Fredda, gli interessi di Stati Uniti ed Europa erano quasi al 100 per cento identici. Ma dal 1990 ciò è cambiato. Gli interessi europei sono oggettivamente diversi da quelli degli Stati Uniti”, ha detto a RT. “Quindi il nostro compito qui, in Europa, cui ovviamente la Russia appartiene, è occuparci noi stessi dei nostri affari cooperando in pace e nel rispetto dei diritti umani”. (…) Commentando la posizione del governo tedesco nei confronti della Russia, al momento, Scholz ha detto a RT che Berlino è in una “posizione molto difficile” in quanto membro di UE e NATO i cui obiettivi sono in contraddizione con il desiderio tedesco “di sviluppare una più stretta relazione con la Russia”. “Dobbiamo sviluppare la nostra politica di vicinato con la Russia e così poter andare avanti. Ma in ogni caso non ci dovrebbe essere un’ulteriore espansione della NATO verso i confini russi”, ha detto a RT”.
In periodo di normale Guerra Fredda, quasi tutti ne parlano, si direbbe che i problemi discussi qui (postura della mobilitazione NATO e posizione della Germania verso la NATO) conterebbero poco. Le questioni saranno risolte avanti: con la NATO in piena espansione nel mobilitare l’applauso unanime ai nostri “valori” così solleciti, la Germania rientrerebbe nei ranghi. Ma come abbiamo detto non siamo in una “nuova guerra fredda” (20 marzo 2014). Allo stesso modo, quando Spiegel solleva la questione se la deterrenza della NATO (blocco BAO) contro la Russia operi come durante la Guerra Fredda, sbaglia fase, “non siamo in una nuova guerra fredda”. Non è questione di deterrenza della Russia, ma di scontro con la Russia… Se la NATO segue la rotta, lo scontro è garantito in tutti i casi e in tutti i modi (e la NATO, che calcola in anni la preparazione delle sue forze, non si rende conto di quanto sia pericoloso la strada che segue). E’ a questo punto che dobbiamo giudicare il pensiero della NATO, lo sforzo non è grande e l’altezza non da le vertigini. Certamente il pensiero della NATO non è affatto certo che, se non nell’immediato (già discutibile nelle attuali circostanze), ma in ogni caso nel prossimo periodo, prevalga ancora in Europa, perché non si tratta, alla fine di questa logica folle, della guerra perduta in Afghanistan o della sconfitta travestita da massacro democratico e destrutturante in Iraq, o dell’isteria per i massacri siriani lontani dai nostri week-end pasquali e dalle nostre discussioni fondamentali sul “matrimonio per tutti”. Alla fine di tale logica folle c’è una possibile guerra in Europa, con la Russia impegnata per la sua sopravvivenza di vecchia nazione, come dimostrato più volte nella Storia, quando si trovò negli ultimi momenti della metastoria, sulla via dell’eroismo e del sacrificio. La prospettiva è significativamente diversa e le alleanze accomodanti fatte con la peste americanista e in vergognosa fedeltà alla NATO, sempre in nome del sistema il cui scopo non è altro che la distruzione del mondo, questa volta scopriranno a chi parlare, se non di cosa parlare. Pertanto, la constatazione di questa seconda fase vede l’accelerazione della burocrazia della NATO nel compie un ulteriore passo avanti, rispetto all’UE, nella filosofia “guerrafondaia”; un gioco completamente nuovo e senza precedenti nell’era del Sistema organizzato dal 1945 con, per esempio e nel caso in esame, una vera e propria incertezza sulla direzione che la Germania prenderà nel caso di un decisivo peggioramento della situazione, in cui la fedeltà transatlantica non sarebbe più il riflesso pavloviano conosciuto dal 1949-1954.
Le solite posizioni, gli argomenti infiniti e la narrativa sui nostri “valori” non sono sufficienti a darci la chiave di ciò che sarebbe una sceneggiatura già scritta. Questa volta siamo di fronte a un enigma, sempre lo stesso mistero sacro della crisi mondiale, e riprendiamo, seguendo l’attualità, la frase alla fine del nostro testo del 29 marzo 2014 “Tale questione della visione metastorica (del nostro futuro immediato…) è, per il momento, l’equivalente di quello che disse Churchill nel 1939 del potere sovietico: “è un indovinello avvolto in un mistero, all’interno di un enigma…”. Ciò significa che prima del peggio che ci riserverebbe “lo scenario già scritto” della logica folle della NATO e del sistema, si potrebbero inserire le circostanze dei disaccordi e di catastrofi successive nel blocco BAO, portando alla decisa accelerazione della crisi di collasso del sistema, sperando sia prima che il sistema possa sputare il suo ultimo veleno”.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

E… siamo lontani dal dire che ci sia un coordinamento, che ci sia un piano generale, costruito qua e là (Stati Uniti, blocco BAO e tutti quanti, in aggiunta alle suddette organizzazioni). Ci sono opportunità, errori, battute d’arresto, cecità, contropiedi che si confondono allo stesso tempo, o si alternano, ma è pura tattica dell’occasione e dell’opportunità in generale, piuttosto che di comunicazione. Le vera dinamica è completamente dinamica del sistema, operata da due burocrazie (UE e NATO) in un processo a catena automatizzato dove troviamo l’ideale da grande potenza e la politica del sistema, e nessuna strategia, nessun piano prestabilito, nessun coordinamento, ecc., ma semplicemente una spinta cieca e furiosa, dalla stupidità così estrema quanto la forza che la guida, la nota dinamica del superpotere. Le circostanze hanno sempre più respinto in secondo piano l’UE, e la NATO a precipitarsi nel vuoto, tanto più che i fatti permettono di “militarizzare” la crisi il più rapidamente possibile. In realtà la stupidità estrema della NATO ha il vantaggio sull’UE della previsione e dell’esperienza, e i pupazzi cui il sistema da voce, Rasmussen in primo luogo, sono all’altezza del compito, cioè nei bassifondi del pensiero.
• MK Bhadrakumar in un breve articolo (dell’8 aprile 2014) segnala la sceneggiata della NATO sul palco, con i soliti tonitruanti belle parole, giuramenti e valori storici, sempre nella testa di Rasmussen. Nessuna meraviglia che abbia eruttato in tale senso al palazzo dell’Eliseo, dove era in visita, alla presenza del nostro Presidente del pero, coronato dalla clamorosa rilegittimazione nelle ultime elezioni. Naturalmente, Bhadrakumar non segue la nostra classifica ma le solite concezioni delle relazioni internazionali; ma la sostanza della posizione della NATO e implicitamente delle conseguenti sue ambizioni, sono visibili.
“Nelle valutazioni occidentali sembra che le cose siano pericolosamente sul punto d’infiammarsi in Ucraina. Il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha usato un linguaggio particolarmente forte, mentre avvertiva in una conferenza stampa a Parigi, dopo i colloqui con il presidente Francois Hollande, che “un ulteriore intervento russo (in Ucraina) sarebbe un errore storico e avrebbe gravi conseguenze sul nostro rapporto con la Russia”. Significativamente, Rasmussen ha toccato i legami della NATO con l’Ucraina. La scorsa settimana, in un articolo, aveva fatto capire che l’adesione alla NATO era aperta per l’Ucraina. L’impulso del momento sembra apparire mentre si avvicina il vertice della NATO di settembre, in Galles. Chiaramente, l’Atto istitutivo delle relazioni reciproche, cooperazione e sicurezza (1997) tra NATO e Russia è diventato una reliquia. Tale accordo aveva lo scopo di arruolare l’allora presidente russo Boris Eltsin alla decisione dell’amministrazione di Bill Clinton, nel 1996, di fare aderire alla NATO i Paesi del Patto di Varsavia (contravvenendo all’intesa con il leader sovietico Mikhail Gorbaciov dell’allora segretario di Stato USA James Baker, secondo cui l’alleanza occidentale non si sarebbe mossa di un centimetro verso est, nel dopo-guerra fredda). Rasmussen ha detto oggi, a Parigi, “Per quanto concerne l’Atto istitutivo NATO-Russia del 1997, stiamo ora esaminando tutta le nostre relazioni con la Russia… E i ministri degli Esteri adotteranno decisioni in tale senso quando si incontreranno a giugno”. Per gli studiosi delle relazioni russo-statunitensi, gli archivi presenteranno un discorso affascinante al Consiglio Atlantico, il 20 maggio 1997, dell’allora vicesegretario di Stato Strobe Talbott che riconosceva che “la questione dell’allargamento della NATO è acutamente nevralgico per la Russia, soprattutto per la sua élite politica”. La storia ha chiuso il cerchio. In un articolo sul quotidiano Sunday Telegraph Rasmussen ha scritto, “Nessuno della NATO vuole un ritorno alla Guerra Fredda, ma vediamo che il Cremlino cerca di tornare indietro e spartirsi l’Europa in sfere d’influenza. Dobbiamo difendere i nostri valori“.
• Bhadrakumar conclude il suo commento affermando che in questo caso è Rasmussen, come al solito, “la voce del padrone”, cioè la voce di Washington. Come abbiamo visto, questa non è la nostra analisi e diremmo piuttosto che Washington, quando parla, è “la voce del caos”, che rinforza la non-politica con la vanteria propria dell’americanismo, essendo Kerry la voce di Nuland, che altro non è, naturalmente, che la voce del sistema; Rasmussen certamente è la “voce del padrone” (cos’altro potrebbe essere?), ma notando che il suo padrone è il sistema, nient’altro e niente di meno. Ha ragione Bhadrakumar quando infine dirige la sua attenzione sulla Germania: “In primo luogo, la sfida (per Washngton e la NATO) è convincere la Germania ad adottare una linea dura verso la Russia. La Germania, tuttavia, si trova in una situazione precaria, come un pezzo perspicace della rivista Spiegel spiega… “
• Passiamo a Spiegel, come Bhadrakumar ci invita. In un lungo articolo del 7 aprile 2014, il settimanale tedesco studia gli aspetti militari della situazione della crisi, cioè il rapporto di forze tra NATO e Russia, ecc. Ma il nocciolo di questo articolo, il vero soggetto, è contenuto nel titolo stesso (“La Crisi sull’Ucraina mette a nudo le lacune tra NATO e Berlino“) è in definitiva contrapporre la via diplomatica ai preparativi militari, spingendo ai loro estremi le due logiche che si oppongono, la tesi volta a cercare di riparare i rapporti con la Russia alla tesi della preparazione del confronto con la Russia. L’articolo sembra, comunque e piuttosto ambiguamente, non perdere il contatto con la parte più dura (la NATO) mentre mette implicitamente in evidenza i benefici dell'”accordo”, esponendo implicitamente la voce della ragione del ministro degli Esteri tedesco, in prima linea nella ricerca di un accordo con la Russia (questo, ovviamente, il 3 febbraio 2014). Dobbiamo quindi leggere i primi paragrafi dell’articolo di Spiegel, di cui il primo presenta l’ambiguità in questione …
“Una volta finita la Guerra Fredda, le forze armate occidentali hanno ridotto la loro attenzione sulla deterrenza militare in Europa. Di conseguenza, la crisi ucraina ha sorpreso la NATO, precipitatasi a cercare una risposta adeguata alla Russia. La Germania è riluttante ad andare avanti. Frank-Walter Steinmeier non ha perso tempo ritornando a Berlino dalla riunione dei ministri degli Esteri della NATO a Bruxelles, la scorsa settimana. Andò dritto al parlamento per informare i deputati tedeschi delle decisioni raggiunte. E l’ha fatto nel modo che dovrebbe essere percepito mentre negozia la crisi sulla Crimea: tranquillo, riservato e puntuale. Infatti, l’unica volta che ha mostrato emozione durante la riunione della commissione per gli Affari Esteri, fu quando parlava il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen. In precedenza, Rasmussen aveva pubblicato un editoriale sul quotidiano tedesco Die Welt dicendo che l’adesione dell’Ucraina alla NATO è fondamentalmente aperta. “Il diritto degli Stati sovrani a determinare il proprio futuro è uno dei fondamenti della moderna Europa”, ha scritto. Questo però s’allontana significativamente dall’attenzione della Germania per la de-escalation del confronto con la Russia. “L’adesione alla NATO dell’Ucraina non è prevista”, sbuffò Steinmeier. Disse che la politica estera correva il pericolo di militarizzarsi, aggiungendo che era giunto il momento per i leader politici di avere il sopravvento. Steinmeier, però, è pienamente consapevole che il corso che Rasmussen progetta non scomparirà tanto presto. Già i preparativi sono iniziati per il prossimo vertice dei capi di Stato e di governo della NATO per settembre. Finora c’è solo un punto all’ordine del giorno: la nuova strategia della NATO. Berlino è scettica e preoccupata”.
• Si aggiunga un elemento al dossier, la lettera aperta di centinaia di cittadini tedeschi, artisti, accademici, scientifici, giornalistici, esperti, legali, ecc. a seguito dell’iniziativa di un ex tenente-colonnello della Luftwaffe, Jochen Scholz, già segnalatosi diversi anni fa per attivismo antiamericanista (antisistema). RussiaToday, che ha intervistato Scholz, pubblicizza questo documento, il 9 aprile 2014. (Per non essere sospettati, cioè condannati e giustiziati per falso e commento falso da BHL o Victoria Nuland-Fuck, ci affrettiamo a presentare il link al testo della lettera e ai nomi dei firmatari).
“L’ex-tenente colonnello dell’aeronautica tedesca Jochen Scholz ha scritto una lettera aperta al leader russo in risposta al discorso che Putin fece il 18 marzo 2014 sulla riunificazione della Crimea alla Russia. La lettera è stata firmata da centinaia di tedeschi, tra cui avvocati, giornalisti, medici, militari, studiosi, scienziati, diplomatici e storici. In tale lettera gli intellettuali tedeschi hanno detto che il discorso di Putin si “appella direttamente al popolo tedesco” e merita una “risposta positiva corrispondente ai veri sentimenti dei tedeschi. La lettera riconosce che l’Unione Sovietica svolse un ruolo decisivo nella liberazione dell’Europa dalla Germania nazista e ha sostenuto la riunificazione della Germania e la sua ascesa nella NATO dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione del Patto di Varsavia. Poi il presidente degli Stati Uniti George Bush Sr. aveva assicurato alla Russia che la NATO non si sarebbe allargata ad est, eppure nonostante la dimostrazione di fiducia di Mosca, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno violato tale impegno, dice Scholz. L’espansione della NATO nelle repubbliche ex-sovietiche, la creazione di basi militari nei Paesi dell’ex-Patto di Varsavia e la messa a punto di un sistema di difesa missilistico in Europa orientale, mentre gli Stati Uniti unilateralmente si ritiravano dal trattato ABM, sono una flagrante violazione delle promesse”, si legge nella lettera. (…) In un’intervista a RT, Scholz ha elaborato la sua posizione sostenendo che gli interessi e la visione dell’ordine mondiale degli Stati Uniti, in cui al continente è assegnato il ruolo di “vassallo” di Washington, sono diversi dagli interessi europei. “Durante la Guerra Fredda, gli interessi di Stati Uniti ed Europa erano quasi al 100 per cento identici. Ma dal 1990 ciò è cambiato. Gli interessi europei sono oggettivamente diversi da quelli degli Stati Uniti”, ha detto a RT. “Quindi il nostro compito qui, in Europa, cui ovviamente la Russia appartiene, è occuparci noi stessi dei nostri affari cooperando in pace e nel rispetto dei diritti umani”. (…) Commentando la posizione del governo tedesco nei confronti della Russia, al momento, Scholz ha detto a RT che Berlino è in una “posizione molto difficile” in quanto membro di UE e NATO i cui obiettivi sono in contraddizione con il desiderio tedesco “di sviluppare una più stretta relazione con la Russia”. “Dobbiamo sviluppare la nostra politica di vicinato con la Russia e così poter andare avanti. Ma in ogni caso non ci dovrebbe essere un’ulteriore espansione della NATO verso i confini russi”, ha detto a RT”.
In periodo di normale Guerra Fredda, quasi tutti ne parlano, si direbbe che i problemi discussi qui (postura della mobilitazione NATO e posizione della Germania verso la NATO) conterebbero poco. Le questioni saranno risolte avanti: con la NATO in piena espansione nel mobilitare l’applauso unanime ai nostri “valori” così solleciti, la Germania rientrerebbe nei ranghi. Ma come abbiamo detto non siamo in una “nuova guerra fredda” (20 marzo 2014). Allo stesso modo, quando Spiegel solleva la questione se la deterrenza della NATO (blocco BAO) contro la Russia operi come durante la Guerra Fredda, sbaglia fase, “non siamo in una nuova guerra fredda”. Non è questione di deterrenza della Russia, ma di scontro con la Russia… Se la NATO segue la rotta, lo scontro è garantito in tutti i casi e in tutti i modi (e la NATO, che calcola in anni la preparazione delle sue forze, non si rende conto di quanto sia pericoloso la strada che segue). E’ a questo punto che dobbiamo giudicare il pensiero della NATO, lo sforzo non è grande e l’altezza non da le vertigini. Certamente il pensiero della NATO non è affatto certo che, se non nell’immediato (già discutibile nelle attuali circostanze), ma in ogni caso nel prossimo periodo, prevalga ancora in Europa, perché non si tratta, alla fine di questa logica folle, della guerra perduta in Afghanistan o della sconfitta travestita da massacro democratico e destrutturante in Iraq, o dell’isteria per i massacri siriani lontani dai nostri week-end pasquali e dalle nostre discussioni fondamentali sul “matrimonio per tutti”. Alla fine di tale logica folle c’è una possibile guerra in Europa, con la Russia impegnata per la sua sopravvivenza di vecchia nazione, come dimostrato più volte nella Storia, quando si trovò negli ultimi momenti della metastoria, sulla via dell’eroismo e del sacrificio. La prospettiva è significativamente diversa e le alleanze accomodanti fatte con la peste americanista e in vergognosa fedeltà alla NATO, sempre in nome del sistema il cui scopo non è altro che la distruzione del mondo, questa volta scopriranno a chi parlare, se non di cosa parlare. Pertanto, la constatazione di questa seconda fase vede l’accelerazione della burocrazia della NATO nel compie un ulteriore passo avanti, rispetto all’UE, nella filosofia “guerrafondaia”; un gioco completamente nuovo e senza precedenti nell’era del Sistema organizzato dal 1945 con, per esempio e nel caso in esame, una vera e propria incertezza sulla direzione che la Germania prenderà nel caso di un decisivo peggioramento della situazione, in cui la fedeltà transatlantica non sarebbe più il riflesso pavloviano conosciuto dal 1949-1954.
Le solite posizioni, gli argomenti infiniti e la narrativa sui nostri “valori” non sono sufficienti a darci la chiave di ciò che sarebbe una sceneggiatura già scritta. Questa volta siamo di fronte a un enigma, sempre lo stesso mistero sacro della crisi mondiale, e riprendiamo, seguendo l’attualità, la frase alla fine del nostro testo del 29 marzo 2014 “Tale questione della visione metastorica (del nostro futuro immediato…) è, per il momento, l’equivalente di quello che disse Churchill nel 1939 del potere sovietico: “è un indovinello avvolto in un mistero, all’interno di un enigma…”. Ciò significa che prima del peggio che ci riserverebbe “lo scenario già scritto” della logica folle della NATO e del sistema, si potrebbero inserire le circostanze dei disaccordi e di catastrofi successive nel blocco BAO, portando alla decisa accelerazione della crisi di collasso del sistema, sperando sia prima che il sistema possa sputare il suo ultimo veleno”.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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