Ogni volta che si parla di Russia i media occidentali,
specialmente quelli italiani, vedono “rosso”. Ora il gran “nemico” si
chiama Vladimir Putin, reo secondo il mainstream di aver varato un nuovo
libro di storia che rivaluta, tra le altre cose, la Rivoluzione
d’Ottobre e la figura di Stalin.
Quando i libri di storia russi parlavano della Rivoluzione del 1917
come di un “golpe bolscevico” in modo analogo a quanto operato da alcuni
storici in Occidente, nessuno nel mainstream ha storto il naso. Non
sorprende quindi ora di leggere titoli preoccupati dopo che Mosca ha
deciso di portare avanti un progetto ambizioso, ovvero la stesura di un
manuale definitivo che tiri le somme della storia russa. Si tratta di
ottanta pagine di linee guida che dovranno venire approvate da un team
di storici per creare un nuovo manuale di storia “unico” da diffondere
in tutte le scuole russe, ponendo così fine all’eterogeneità con oltre
sessanta manuali attualmente autorizzati che spesso differiscono in modo
rilevante nell’interpretazione. Quello che sconvolge i giornalisti
occidentali però è che Mosca “osi” persino avere dei giudizi sulla
propria storia differenti dalla “verità” che l’Occidente ha deciso di
dare in pasto alle giovani generazioni. Per questo il Cremlino è quasi
visto “colpevole” di volersi riappropriare della propria storia, una
storia che sicuramente conosce molto meglio di noi per averla vissuta in
prima persona. Così la Rivoluzione di Lenin verrà definita nel nuovo
manuale come la “Grande rivoluzione russa del 1917″, con buona pace dei
revisionisti che vorrebbero invece classificarlo all’interno degli
eventi da esecrare. Inutile dire che in Occidente poi la figura di un
personaggio come Stalin viene automaticamente associata a negatività e
malvagità, ma lo stesso non accade in Russia, dove negli ultimi anni
Stalin è tornato di moda comparendo in film, manifesti e monumenti e
ritornando in tutti i dibattiti storici e ufficiali dopo la lunga caccia
alle streghe ai suoi danni. Così nel nuovo manuale escogitato dal
Cremlino ci saranno cenni anche alla “variante
sovietica di modernizzazione” di Stalin, con un ovvio riferimento alla
vittoria contro il nazifascismo di Hitler. Tutto questo ovviamente ha
lasciato sbigottita la stampa occidentale, che forse sembra essersi
dimenticata che nella Seconda Guerra Mondiale fu l’Armata Rossa a
fermare l’avanzata della Wehrmacht. In molti accusano ora direttamente
Putin di aver voluto questo manuale unico unicamente per ottenere
consensi nell’ottica della “grandeur” nazionale, ma la sensazione è che
Putin inizi a spaventare proprio perchè ha assunto nei confronti del
passato dell’Urss e del comunismo un approccio opposto a quello
distruttivo e estremista di Eiltsin. Sembra quasi che Putin non voglia
prendere le distanze da quel passato e anzi riannodarne i fili, del
resto proprio Putin aveva definito la caduta dell’Urss come una tragedia
geopolitica. Fa poi sorridere il commento su “La Stampa” di Anna
Zafesova: “Agli insegnanti però, promette Chubarian, verrà offerta
notevole libertà di interpretazione in aula. In attesa che un giorno un
nuovo vincitore delle elezioni riscriva la storia a modo suo“. Come se Eiltsin e i picconatori dell’Urss abbiano, al contrario, rispettato l’integrità e la verità storica…
di Gracchus Babeuf
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